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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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procura

AttualitàCaserta e SannioCronacaIn Evidenza

Caserta. Comune, ‘blitz’ della Procura: in corso arresti per appalti taroccati o lavori pubblici male affidati

Dalle prime ore di giovedì 13 giugno i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta stanno dando esecuzione a provvedimenti restrittivi, emessi su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti anche di appartenenti alla pubblica amministrazione del Comune capoluogo.

I dettagli verranno illustrati dal Procuratore Capo, dott. Pierpaolo Bruni e dal Comandante Provinciale, Col. Manuel Scarso, in una conferenza stampa che si terrà alle ore 09.30 odierne presso quell’ufficio di Procura. Seguono dettagli.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

AttualitàCaserta e SannioCronaca

S.Maria a Vico. Aurora picchiata, ustionata e mai portata dal medico; la Procura: ‘Curata con lo strutto’

Aurora picchiata, ustionata e mai portata dal medico: morta 45 giorno dopo la nascita. La Procura: «Curata con lo strutto»

La piccola morta 45 giorni dopo la nascita. Arrestati i genitori con l’accusa di omicidio colposo: lui 26 anni e lei 19

Emanuele Savino e Anna Gammella, con in braccio uno degli altri due figli che già erano stati affidati a una casa famiglia

Emanuele Savino, di 26 anni e la moglie Anna Gammella, di 19, già indagati per omicidio colposo, sono stati arrestati dai carabinieri, che hanno notificato loro un’ordinanza cautelare con l’accusa ora più pesante di omicidio volontario.
Lo scorso settembre a Santa Maria a Vico, il comune del Casertano dove abitano, i due avrebbero causato la morte di Aurora, la loro bimba di 45 giorni: in particolare il padre avrebbe colpito con violenza la piccola alla testa, provocandole gravi fratture e un ematoma.
Non solo: pur consapevoli della gravità delle condizioni della piccola, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, non la fecero curare, provocandone la morte.
In particolare, le botte del papà avevano causato alla neonata un trauma contusivo — concussivo cranio-facciale — da cui derivarono una duplice frattura ossea a un ematoma subdurale all’emisfero cerebrale sinistro; ne seguì una encefalopatia da ipertensione endocranica e la morte a seguito di insufficienza cardiorespiratoria.

Il bagno con acqua bollente

Fin dal primo momento la versione fornita dalla coppia ai carabinieri era apparsa poco credibile. I due avevano infatti raccontato di avere fatto un bagnetto alla piccola con acqua troppo calda, ipotizzando che si fosse scottata in un loro momento di distrazione.

L’autopsia e l’esame dei cellulari dei genitori (in particolare i messaggi che si erano scambiati) hanno invece fatto emergere un’altra dinamica.

Gli altri due figli della coppia erano già stati affidati a una casa famiglia.

Dall’autopsia è emerso anche che la piccola aveva subìto precedenti maltrattamenti: sul corpicino infatti sono state rilevate ecchimosi, graffi e ustioni.

Effettivamente la bimba veniva lavata con acqua bollente, ma non è stata quella la causa della morte.

Nessuna cura medica

Dalle indagini è emerso anche che nei suoi 45 giorni di vita la piccola non sarebbe mai stata visitata da un medico, ma sottoposta a cure fai da te; i genitori avrebbero usato dello strutto per medicarle le ustioni.

In un comunicato gli inquirenti sottolineano la mancata prudenza nella gestione quotidiana della bambina.

Emanuele Savino si trova ora nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Anna Gammella in quello di Pozzuoli; nelle prossime ore ci sarà l’interrogatorio di garanzia da parte del gip, nel corso del quale potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere.

La storia di Giuseppe

La vicenda di Santa Maria a Vico ricorda molto quella avvenuta a Cardito, nel Napoletano, nel gennaio del 2019: il piccolo Giuseppe, di otto anni, fu massacrato di botte in casa dal compagno della madre, l’italo tunisino Toni Essobti Badre, alla presenza della donna, Valentina Casa, che non fece nulla per salvare il figlio.

Anche in quel caso, è emerso dai processi, pur avendo compreso che le condizioni del bambino erano gravissime i due non lo fecero curare, ma si limitarono a fargli un massaggio con una pomata.

Quando i familiari dell’uomo chiamarono il 118 era troppo tardi. La vicenda di Giuseppe suscitò un clamore enorme, anche perché le maestre, che pure vedevano i lividi e i graffi, non si rivolsero alle forze di polizia.

Essobti Badre è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.

Più complicata la vicenda processuale della madre: condannata in primo grado a sei anni e in secondo all’ergastolo, subirà un nuovo processo di appello dopo l’annullamento della sentenza con rinvio da parte della Cassazione.

(Fonti: Corriere del Mezzigiorno – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Attualità

Contro Gratteri a Napoli è già partito il tiro a segno IN CORSA PER LA PROCURA – Il politico di FI Labocetta invoca Mattarella e in Calabria le Camere penali indicono lo sciopero “ad personam”





INDIGESTO

Contro Gratteri a Napoli è già partito il tiro a segno

IN CORSA PER LA PROCURA – Il politico di FI Labocetta invoca Mattarella e in Calabria le Camere penali indicono lo sciopero “ad personam”

DI LUCIO MUSOLINO 

12 LUGLIO 2023

“O si ama o si odia”. L’espressione non è sufficiente a spiegare le fibrillazioni suscitate dall’ipotesi che Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro, possa a fine mese diventare procuratore di Napoli.

In un Paese normale il magistrato originario di Gerace, diventato il simbolo della lotta alla ’ndrangheta e sotto scorta da 34 anni, già nel 2013 sarebbe stato nominato Procuratore di Reggio Calabria. Sarebbe stato il suo “posto naturale” in cui continuare le indagini contro i clan della Locride e della città dello Stretto. E invece no: il Csm nominò Federico Cafiero De Raho e Gratteri, dopo aver “rischiato” di diventare ministro della Giustizia (se Renzi non avesse subito il veto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ndr), nel 2016 andò a guidare la Procura di Catanzaro. Nel 2022 il Consiglio superiore della magistratura bocciò di nuovo la sua candidatura, questa volta alla Procura nazionale antimafia, preferendogli l’ex procuratore di Napoli Giovanni Melillo.

La storia si ripete e, a distanza di un anno, Gratteri è senza dubbio il fascicolo più delicato di cui dovrà discutere il Plenum nelle prossime settimane. E, neanche a dirlo, sono iniziate le polemiche e gli attacchi contro il magistrato calabrese che paga lo scotto di non aver mai aderito a correnti e di non aver mai strizzato l’occhio alla politica. Il suo leitmotiv è sempre lo stesso: “Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm”. Poche parole che racchiudono tutto il “Gratteri-pensiero”: nonostante il vantaggio ottenuto in quinta commissione, la strada è in salita e il suo eventuale futuro a Napoli dipende dai giochetti delle correnti. I suoi quattro voti, contro uno a testa ottenuti dal procuratore di Bologna, Giuseppe D’Amato (Unicost), e dall’aggiunto di Napoli, Rosa Volpe (Area), fanno ben sperare ma non bastano per chiudere la partita e trasformarsi nei 16/17 voti necessari per la nomina. Soprattutto se si andrà al ballottaggio, in cui non è certo l’appoggio delle correnti e dei laici in quota Pd e 5S. Prima di arrivare in aula e scoprire le carte, però, a tenere banco sono le polemiche dentro e fuori i palazzi di giustizia. Si registra, infatti, una certa insofferenza sul nome di Gratteri. Tanto in quella parte di Calabria che non gli ha perdonato le indagini su alcuni “santuari intoccabili della politica” (e non solo), quanto in quella parte di Campania che spera di non rivivere l’incubo vissuto con un altro calabrese, quell’Agostino Cordova che da procuratore di Palmi indagò sulla massoneria e contro il quale la metà dei pm partenopei chiese il trasferimento, mentre l’altra metà si astenne.

LEGGI – Procura Napoli: Gratteri in pole, ma il gioco delle correnti può ribaltare il verdetto finale

Ieri Cordova e oggi Gratteri. Napoli sempre nel mezzo: l’aria che si respira all’ombra del Vesuvio fa i conti con il silenzio di chi dovrebbe tifare per lui e le dichiarazioni sopra le righe dell’ex parlamentare e presidente di “Polo Sud” Amedeo Laboccetta. Dalle colonne del Dubbio, il giornale degli avvocati, Laboccetta lancia strali: “Negli ultimi 30 anni – dice – la Procura di Napoli è stata guidata da magistrati autorevoli, di buon equilibrio e di ottima preparazione. L’ipotesi che il dottor Nicola Gratteri possa a breve guidare la Procura partenopea non mi convince. A Napoli non c’è bisogno di prime donne, di protagonisti mediatici, di giudici che parlano per verità rivelata. Il capo della Procura più grande d’Europa deve possedere straordinarie doti di serenità e di equilibrio”. Laboccetta va oltre e invoca l’intervento del presidente Mattarella: “In qualità di capo del Csm, spero faccia i passi giusti. Nel frattempo sarei curioso anche di conoscere il parere dell’avvocatura napoletana”.

Una sorta di chiamata alle armi contro il procuratore di Catanzaro, già abituato agli attacchi delle camere penali calabresi che “a favore di gabbia”, pure quest’anno, hanno indetto un giorno di astensione per il 20 luglio. Uno sciopero ad personam contro Gratteri e la sua inchiesta “Rinascita Scott”. Anche la stampa nel mirino degli avvocati che parlano di “Calabria giudiziaria”, di “processi straordinari in cui vengono concentrati presunti innocenti in forza di una interpretazione giuridicamente eccentrica” e di “aule bunker divenute centri di attrazione mediatica”. E ancora: nel “distretto di Catanzaro si assiste alla concreta demolizione dei diritti dei cittadini indagati e imputati”. Cittadini che per le camere penali sono stati “sequestrati dallo Stato”. Al fianco degli avvocati calabresi c’è la giunta dell’Unione delle camere penali italiane presieduta da Gian Domenico Caiazza che, però, è anche l’avvocato di Giancarlo Pittelli, l’imputato di Gratteri. Per dirla con l’Anm, è “l’ennesimo calunnioso e volgare attacco al lavoro della magistratura”. Quella magistratura che deve decidere se Gratteri sarà il prossimo procuratore di Napoli.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Attualità

TTACCO – Il Guardasigilli contro la procura per le notizie sulla Pitonessa: sarà vietato pubblicare gli atti di indagine Balboni: “Sanzioni per i pm” DI GIACOMO SALVINI





GIUSTIZIA

Nordio vuole il segreto sull’avviso di garanzia. FdI: “Ispettori a Milano”

ATTACCO – Il Guardasigilli contro la procura per le notizie sulla Pitonessa: sarà vietato pubblicare gli atti di indagine Balboni: “Sanzioni per i pm”

DI GIACOMO SALVINI

8 LUGLIO 2023

Anche se dal Giappone, dove ha partecipato al G7 dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio non poteva rimanere in silenzio. Dopo l’attacco di martedì di Giorgia Meloni ai magistrati che fanno “opposizione” e “hanno iniziato la campagna delle Europee”, il ministro della Giustizia ieri mattina si è mosso sulla stessa scia. I casi dell’imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e delle notizie trapelate della Procura di Milano sull’indagine nei confronti della ministra Daniela Santanchè non sono accettabili per Nordio. Così è andato all’attacco dei magistrati. Intervento che serve anche per giustificare due reazioni: la prima è la volontà di accelerare sulla riforma della Giustizi rendendo segreto (quindi non pubblicabile) l’avviso di garanzia e ogni atto giudiziario in fase di indagine, magari punendo disciplinarmente i capi delle procure da cui escono le notizie; in secondo luogo in queste ore al ministero della Giustizia sta prendendo piede l’idea di inviare gli ispettori in procura a Milano dopo il caso della fuga di notizie sul caso Santanchè. Fratelli d’Italia spinge per questa ipotesi: “Deve essere aperto un fascicolo sulla fuga di notizie e ci auguriamo che Nordio si rivalga disciplinarmente anche sulla procura”, dice al Fatto Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato che mercoledì ha difeso la ministra a Palazzo Madama.

L’attacco ai pm aveva creato una prima spaccatura a Palazzo Chigi: il comunicato di giovedì era stato ispirato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari contro il parere più morbido dell’altro sottosegretario Alfredo Mantovano, che da mesi sta provando a tessere la tela con la magistratura più moderata (“le interferenze riguardano tutti i partiti”, ha detto ieri). Ieri mattina però, utilizzando la stessa formula di Palazzo Chigi (“fonti del ministero della Giustizia”), Nordio ha scritto un comunicato durissimo nei confronti dei magistrati. Su Delmastro è entrato nel merito del processo: “L’imputazione coatta dimostra l’irrazionalità del nostro sistema”. Ma il passaggio più significativo riguarda l’attacco ai pm sulla ministra Santanchè. Dal ministero “manifestano, ancora una volta, lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato”. E qui arriva la minaccia sulla riforma della Giustizia, bollinata ieri dal Mef e in attesa di firma al Quirinale: “La riforma proposta mira ad eliminare questa anomalia tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva”. In pratica le modifiche saranno proprio ispirate dal caso Santanchè. L’obiettivo del governo sarà quello di rendere completamente segreto (quindi non pubblicabile) il contenuto dell’avviso di garanzia fino al termine delle indagini.

L’idea è quella di pensare l’avviso solo come tutela dell’indagato senza farlo sapere all’esterno. Per questo dovrà contenere una descrizione sommaria del fatto. Inoltre l’ipotesi è quella di inserire una sanzione sia nei confronti dei giornalisti (con multe fino a 150 mila euro) ma anche disciplinari nei confronti del procuratore capo – responsabile dell’ufficio – se dovessero uscire notizie sull’avviso di garanzia. L’altro obiettivo sarà quello di limitare le intercettazioni per i reati legati alla pubblica amministrazione. Mentre in Giappone Nordio provava a convincere il commissario europeo, Didier Reynders, che l’abolizione dell’abuso d’ufficio non porterà a un indebolimento del contrasto ai reati contro la Pubblica amministrazione, nel governo intanto si fa strada l’ipotesi di mandare gli ispettori a Milano per verificare ipotetiche violazioni del segreto sul caso Santanchè.

Se ne sta parlando al ministero della Giustizia e Fratelli d’Italia spinge per questa soluzione. Balboni, senatore e di mestiere avvocato, mette in fila i fatti: “Santanchè è stata iscritta nel registro degli indagati il 5 ottobre, i giornali lo scrivono un mese dopo senza che lei lo sapesse: questo significa che la notizia è uscita dai pm o dai suoi collaboratori nonostante l’atto fosse segreto. Inoltre le indagini sono state prorogate a inizio aprile e non c’è stato il tempo di notificarlo all’indagata”. E ancora: “Un killeraggio nei confronti di Santanchè: l’unica certezza qui è che è stato commesso un reato sulla fuga di notizie”. Quindi la soluzione drastica: “Confidiamo che la procura aprirà un fascicolo per indagare sulla fuga di notizie e trovare il responsabile, mentre dal punto di vista disciplinare ci auguriamo che anche il ministro mandi gli ispettori in procura”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàCronacaDall'Italia

Lanuvio. Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri, eseguite una serie di perquisizioni finalizzate alla ricerca di droga. – Questura di Roma

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Arrestato un 33 in flagranza di reato perché gravemente indiziato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacenti. Sequestrati 2 panetti di hashish. La Polizia di Stato ha altresì proceduto al sequestro preventivo delle armi regolarmente detenute dall’indagato.

Gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Genzano, durante una complessa indagine coordinata dalla Procura di Velletri sul traffico di stupefacenti tra l’Agro Pontino ed i Castelli Romani, hanno dato esecuzione ad una serie di perquisizioni delegate dalla stessa A.G.; proprio durante una di queste operazioni è stato arrestato un 33enne perché trovato in possesso di poco meno di 2 etti di hashish, di materiale per il confezionamento delle singole dosi e di 3850 euro in contanti.

La perquisizione che ha portato all’arresto è stata effettuata nel territorio di Lanuvio; gli investigatori, in casa dell’indagato, hanno trovato i contanti ed il materiale generalmente usato per sporzionare la droga, mentre lo stupefacente, 2 panetti di hashish, anche grazie all’infallibile fiuto di Faro, uno dei migliori cani antidroga della Questura di Roma, era nascosto in un vecchio forno rurale costruito in un casaletto di campagna.  

Il ragazzo, al termine degli accertamenti, è stato arrestato perché gravemente indiziato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. La Procura di Velletri ha di seguito chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari la convalida dell’arresto e dei sequestri. Lo stesso Giudice ha disposto per il giovane la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Parallelamente, gli stessi agenti del commissariato di Genzano, in applicazione dell’articolo 39 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), hanno proceduto al sequestro preventivo dei 14 fucili e del relativo munizionamento, regolarmente detenuti dall’odierno indagato.    

Ad ogni modo l’ indagato é da ritenere presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.


(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàCronacaDall'Italia

Squadra Mobile – Procura della Repubblica – Questura di Catania

Nella giornata del 28 giugno 2023, la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha coordinato le attività svolte dalla Squadra Mobile che ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare reale, emessa dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, procedendo al sequestro preventivo degli immobili, siti a Catania, in via Milano n. 10, 10/A e in via Bologna n. 17, nei quali si è accertato che veniva esercitato il meretricio, di proprietà di G.C.S.

Nel medesimo contesto si è provveduto a notificare l’informazione di garanzia agli indagati:

  • F.F.L. della Repubblica Dominicana classe 1973;
  • F.C.  argentina classe 2003;
  • F.O.G. della Repubblica Dominicana classe 1989;
  • H.R.A.B. della Repubblica Dominicana classe 1963;
  • G.C.S. catanese classe 1968.

Il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti a carico degli indagati gravi indizi dei reati di esercizio di casa di prostituzione e favoreggiamento della prostituzione, non avendo invece ravvisato il configurarsi della fattispecie di sfruttamento dal momento che il corrispettivo percepito dai protagonisti della vicenda appare strettamente correlato ad un canone giornaliero di “sub-locazione” di 50,00 euro al giorno e non al numero di prestazioni sessuali consumate dalla prostitute di volta in volta ospitate.

Sebbene le modalità attuative delle condotte contestate agli indagati non siano apparse rivelatrici di una particolare pericolosità sociale dei suddetti (soggetti tutti incensurati), tale da giustificare  l’adozione di una misura cautelare personale, le risultanze di indagine, avviata nel mese di luglio 2022, hanno non di meno comprovato (così come peraltro rilevato dallo stesso G.I.P.) che nei segnalati immobili, insistenti nel centro di questo Capoluogo, il cui prezzo di mercato complessivo ammonta a circa 349.000,00 euro, è stata registrata una notevole affluenza di clientela maschile, in quanto adibiti all’esercizio abituale della prostituzione indoor ed itinerante di matrice straniera.

 

Le indagini, coordinate da questo Ufficio ed eseguite dagli investigatori della Sezione Criminalità Straniera della Squadra Mobile, hanno permesso di acquisire, allo stato degli atti, in una fase in cui non è ancora stato instaurato il contradittorio, elementi che dimostrerebbero come il proprietario, G.C.S., sarebbe stato non soltanto consapevole dell’attività di meretricio esercitata nei richiamati appartamenti, ma ne ha, altresì, tratto un profitto.

Durante l’attività di esecuzione all’interno di uno degli appartamenti è stato rinvenuto materiale per lo svolgimento dell’attività di prostituzione.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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Cilento. Fondale marino inquinato da peschereccio affondato nel 2017: Vassallo adisce la Procura

Dario Vassallo: “Rischio di disastro ambientale. Esposto alla procura della Repubblica di Vallo della Lucania in merito al peschereccio che giace sui fondali del Cilento dal lontano 2017”.

Rincara il Presidente della Commissione d’Area Marina Protetta “Costa degli Infreschi e della Masseta”: “Tale imbarcazione è dotata di serbatoi che potrebbero contenere fino a 10.000 litri di gasolio, che il mare potrebbe corrodere e creare un disastro ecologico”.

«Era il dicembre del 2017 quando un peschereccio di 21 metri, affondò a circa quarantacinque metri dalla costa, nell’Area marina protetta degli Infreschi e della Masseta, tra il Comune di Camerota e quello di San Giovanni a Piro, in uno dei luoghi più belli e affascinanti del Cilento.

Tale imbarcazione giace sul fondale dal dicembre 2017 e risulta munita di serbatoi che possono contenere ingenti quantità di carburante. Durante questi anni non si è proceduto al suo recupero, mettendo a rischio inquinamento l’intera area marina.

L’imbarcazione è dotata, infatti, di serbatoi che potrebbero contenere fino a 10.000 litri di gasolio, che il mare potrebbe corrodere e creare un disastro ecologico».

A denunciarlo è Dario Vassallo presidente della Commissione Area Marina Protetta “Costa degli Infreschi e della Massetta”, situata nel tratto di mare compresa tra Punta dello Zancale, nel territorio comunale di Camerota, e Punta Spinosa, nel Comune di San Giovanni a Piro.

«Le immagini – prosegue Vassallo – documentano quello che abbiamo già denunciato anni fa. Il peschereccio giace sui fondali, a 50 metri di profondità, dell’area marina protetta: area protetta che rientra nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Ho già denunciato la Ministro dell’Ambiente, alla Procura di Vallo della Lucania la presenza del peschereccio e il rischio di rottura dei serbatoi e il pericolo di disastro ambientale che ne conseguirebbe. In questi anni l’amministrazione del Parco non ho fatto nulla. 

Ho chiesto alla Procura di intervenire e al Ministero di attivarsi, affinché questo relitto venga recuperato. È così che si cautela un territorio, non con le chiacchiere».

«Inoltre, in qualità di Presidente dell’Area Marina Protetta Costa degli Infreschi e della Masseta – nominato con Decreto n° 0000027 del 25 – 01 – 2021, da parte del Ministero della Transizione Ecologica, a firma del Ministro Sergio Costa – chiedo che la suddetta area venga posta sotto rigorosa osservazione ai fini della tutela e della conservazione soprattutto per contrastare la pesca illegale con motopescherecci e con qualsiasi altra forma di pesca non autorizzata nel rispetto delle disposizioni in materia e della legge.

Da parte mia e della Commissione la Procura della Repubblica troverà la completa collaborazione per consentire che iniziative, attività e programmi avvengano nel rispetto delle norme e della tutela dell’habitat naturale. 

Alla luce di questa situazione ho già proposto una soluzione per rimuovere il moto peschereccio: nella trasmissione annuale dei contributi, che il Ministero della Transizione Ecologica elargisce all’Ente Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, di destinare specificamente una somma di denaro per il recupero di suddetta imbarcazione.

Tale somma -conclude Vassallo- può essere identificata dai preventivi che dovrebbero essere in possesso dell’Ente Parco e in possesso della Capitaneria di Porto».

(Nicola Arpaia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Attualità

LA SPREMUTA DEI GIORNALI DI GIORGIO DELL’ARTI

Clamoroso
Numero di referendum su cui gli Stati Uniti sono chiamati a votare oggi: 124.
Oltre al voto sulla presidenza, sulla Camera, su un terzo del Senato, su undici governatori e su cinquemila seggi relativi ai parlamenti locali.

In prima pagina
• Il presidente degli Stati Uniti ancora non c’è: alle 6 di stamattina (ora italiana) né Trump né Biden avevano conquistato 270 grandi elettori. Gli stati chiave sono Michigan, Wisconsin e Pennsylvania che spoglieranno i voti posta forse addirittura fino a venerdì.
• Il Dpcm che entrerà in vigore da domani imporrà il coprifuoco nazionale dalle 22 alle 5, la didattica a distanza al 100% per le superiori, la chiusura dei centri commerciali nel weekend. Il decreto prevede regole diverse per aree, denominate rosse, arancioni e verdi
• Ieri in Italia 28.244 nuovi casi con 182.287 tamponi. Il tasso di positività scende al 15,5% dal 16,4 di lunedì. I morti sono 353, (mai così tanti dal 6 maggio), un terzo in Lombardia
• Con i 207 ricoverati in più di ieri, è stata superata la soglia critica delle terapie intensive: il 31% dei posti sono occupati
• Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, è in terapia intensiva
• Allarme dal Gemelli: «Stiamo per fallire»
• L’Europa ha superato gli 11 milioni di contagi. La Francia torna a trasferire i malati in Germania. In Corea del Nord 10.462 test e zero positivi
• L’attacco terroristico di Vienna sarebbe stato opera di una sola persona. L’ha detto il ministro dell’Interno austriaco. L’attentatore ucciso dalla polizia si chiama Fejzulai Kujtim, ha 20 anni, origini macedoni, cresciuto in Austria. L’Isis ha rivendicato l’azione. L’Italia ha deciso di intensificare i controlli alle frontiere
• La Cassazione conferma la condanna a sei anni e mezzo per Denis Verdini. L’ex senatore si è costituito ed è stato rinchiuso nel carcere di Rebibbia
• Una rapina in banca a Milano è finita con i ladri in fuga con il bottino
dalle fogne
• Ieri era il primo giorno in cui si poteva fare richiesta per il bonus mobilità. E ci sono stati enormi problemi, il sito è andato in tilt
• Il vicario del vescovo di Macerata, don Andrea Leonesi, durante un’omelia ha detto che «l’aborto è più grave di un atto di pedofilia»
• Il gruppo ultranazionalista turco dei Lupi grigi diventerà illegale in Francia
• Alassane Ouattara è stato eletto presidente della Costa d’Avorio per la terza volta
• Maradona rimane ricoverato ma sta meglio e non è in pericolo di vita, assicura il suo medico personale, che parla di un forte «stress emotivo»
• L’ex stella del Manchester United Ryan Giggs è stato arrestato per violenza domestica (botte alla compagna)
• La Procura della Figc ha aperto un’inchiesta sulla Lazio per eventuali violazioni al protocollo Covid nella gestione dei tamponi ai giocatori

Titoli
Corriere della Sera: Battaglia negli Stati in bilico
la Repubblica: Referendum sull’America
La Stampa: Coprifuoco dalle 22 alle 5 Il Nord Ovest è zona rossa
Il Sole 24 Ore: Covid, chiusure e 1,5 miliardi di aiuti
Avvenire: Il lockdown si fa a strati
Il Messaggero: Chiusure e coprifuoco alle 22
Leggo: Zone rosse in lockdown
Il Giornale: Un virus, tre Italie
Qn: La lista delle regioni rosse (di rabbia)
Il Fatto: Regioni sediziose: “Potere di veto”
Libero: Abolita la libertà
La Verità: A letto alle 22. E senza cena
Il Mattino: Campania i ristoranti e i bar verso lo stop
il Quotidiano del Sud: Doppiogiochisti
il manifesto: La sottile linea rossa
Domani: Trincee, chat e carcere Così l’Isis ha formato i soldati anche in Italia