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Attualità

Contro Gratteri a Napoli è già partito il tiro a segno IN CORSA PER LA PROCURA – Il politico di FI Labocetta invoca Mattarella e in Calabria le Camere penali indicono lo sciopero “ad personam”

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INDIGESTO

Contro Gratteri a Napoli è già partito il tiro a segno

IN CORSA PER LA PROCURA – Il politico di FI Labocetta invoca Mattarella e in Calabria le Camere penali indicono lo sciopero “ad personam”

DI LUCIO MUSOLINO 

12 LUGLIO 2023

“O si ama o si odia”. L’espressione non è sufficiente a spiegare le fibrillazioni suscitate dall’ipotesi che Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro, possa a fine mese diventare procuratore di Napoli.

In un Paese normale il magistrato originario di Gerace, diventato il simbolo della lotta alla ’ndrangheta e sotto scorta da 34 anni, già nel 2013 sarebbe stato nominato Procuratore di Reggio Calabria. Sarebbe stato il suo “posto naturale” in cui continuare le indagini contro i clan della Locride e della città dello Stretto. E invece no: il Csm nominò Federico Cafiero De Raho e Gratteri, dopo aver “rischiato” di diventare ministro della Giustizia (se Renzi non avesse subito il veto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ndr), nel 2016 andò a guidare la Procura di Catanzaro. Nel 2022 il Consiglio superiore della magistratura bocciò di nuovo la sua candidatura, questa volta alla Procura nazionale antimafia, preferendogli l’ex procuratore di Napoli Giovanni Melillo.

La storia si ripete e, a distanza di un anno, Gratteri è senza dubbio il fascicolo più delicato di cui dovrà discutere il Plenum nelle prossime settimane. E, neanche a dirlo, sono iniziate le polemiche e gli attacchi contro il magistrato calabrese che paga lo scotto di non aver mai aderito a correnti e di non aver mai strizzato l’occhio alla politica. Il suo leitmotiv è sempre lo stesso: “Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm”. Poche parole che racchiudono tutto il “Gratteri-pensiero”: nonostante il vantaggio ottenuto in quinta commissione, la strada è in salita e il suo eventuale futuro a Napoli dipende dai giochetti delle correnti. I suoi quattro voti, contro uno a testa ottenuti dal procuratore di Bologna, Giuseppe D’Amato (Unicost), e dall’aggiunto di Napoli, Rosa Volpe (Area), fanno ben sperare ma non bastano per chiudere la partita e trasformarsi nei 16/17 voti necessari per la nomina. Soprattutto se si andrà al ballottaggio, in cui non è certo l’appoggio delle correnti e dei laici in quota Pd e 5S. Prima di arrivare in aula e scoprire le carte, però, a tenere banco sono le polemiche dentro e fuori i palazzi di giustizia. Si registra, infatti, una certa insofferenza sul nome di Gratteri. Tanto in quella parte di Calabria che non gli ha perdonato le indagini su alcuni “santuari intoccabili della politica” (e non solo), quanto in quella parte di Campania che spera di non rivivere l’incubo vissuto con un altro calabrese, quell’Agostino Cordova che da procuratore di Palmi indagò sulla massoneria e contro il quale la metà dei pm partenopei chiese il trasferimento, mentre l’altra metà si astenne.

LEGGI – Procura Napoli: Gratteri in pole, ma il gioco delle correnti può ribaltare il verdetto finale

Ieri Cordova e oggi Gratteri. Napoli sempre nel mezzo: l’aria che si respira all’ombra del Vesuvio fa i conti con il silenzio di chi dovrebbe tifare per lui e le dichiarazioni sopra le righe dell’ex parlamentare e presidente di “Polo Sud” Amedeo Laboccetta. Dalle colonne del Dubbio, il giornale degli avvocati, Laboccetta lancia strali: “Negli ultimi 30 anni – dice – la Procura di Napoli è stata guidata da magistrati autorevoli, di buon equilibrio e di ottima preparazione. L’ipotesi che il dottor Nicola Gratteri possa a breve guidare la Procura partenopea non mi convince. A Napoli non c’è bisogno di prime donne, di protagonisti mediatici, di giudici che parlano per verità rivelata. Il capo della Procura più grande d’Europa deve possedere straordinarie doti di serenità e di equilibrio”. Laboccetta va oltre e invoca l’intervento del presidente Mattarella: “In qualità di capo del Csm, spero faccia i passi giusti. Nel frattempo sarei curioso anche di conoscere il parere dell’avvocatura napoletana”.

Una sorta di chiamata alle armi contro il procuratore di Catanzaro, già abituato agli attacchi delle camere penali calabresi che “a favore di gabbia”, pure quest’anno, hanno indetto un giorno di astensione per il 20 luglio. Uno sciopero ad personam contro Gratteri e la sua inchiesta “Rinascita Scott”. Anche la stampa nel mirino degli avvocati che parlano di “Calabria giudiziaria”, di “processi straordinari in cui vengono concentrati presunti innocenti in forza di una interpretazione giuridicamente eccentrica” e di “aule bunker divenute centri di attrazione mediatica”. E ancora: nel “distretto di Catanzaro si assiste alla concreta demolizione dei diritti dei cittadini indagati e imputati”. Cittadini che per le camere penali sono stati “sequestrati dallo Stato”. Al fianco degli avvocati calabresi c’è la giunta dell’Unione delle camere penali italiane presieduta da Gian Domenico Caiazza che, però, è anche l’avvocato di Giancarlo Pittelli, l’imputato di Gratteri. Per dirla con l’Anm, è “l’ennesimo calunnioso e volgare attacco al lavoro della magistratura”. Quella magistratura che deve decidere se Gratteri sarà il prossimo procuratore di Napoli.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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