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Castel Campagnano-Squille. Da festa a festa: dalla Madonna ‘della Neve’ a quella del Rosario

Conclusi nel migliore dei modi i solenni festeggiamenti in onore di S. Maria ad Nives, comunemente nota come Madonna della Neve, venerata patrona e protettrice di Castel Campagnano, che la chiesa ricorda il 5 agosto, mercoledì partono quelli in onore di S. M. del Rosario, venerata alla stregua nella frazione Squille.

Festeggiamenti storicamente tenuti nella prima domenica di ottobre, quando viene ricordata la protettrice, ma da qualche anno anticipati per evitare le inclemenze meteorologiche tipiche del periodo autunnale, fermo restando che per tale ricorrenza resta sempre prevista la solenne funzione religiosa culminamte con la solenne procesione della venerata effigie.

Intanto la Parrocchia Santa Maria del Rosario di Squille, retta da don Cesare Tescione, ha divulgato il calendario per i solenni festeggiamenti in onore di Santa Maria del Rosario, che terranno banco per un’intera settimana, cioè da mercoledì 7 a martedì 13 agosto 2024, all’insegna della cristiana esclamazione “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa(Ct 4,7.9) e nel rispetto del seguente

PROGRAMMA

Mercoledì 07 Agosto:

Ore 20,00: Traslazione della Statua della Madonna del Rosario dalla Chiesa presso la famiglia Torone Giovanni in Via Cesarelle.

Giovedì 08 Agosto:
Ore 20,00: Presso la famiglia Torone Mario, Rosario e Riflessione sul tema “La maternità di Maria”.

A seguire traslazione della Statua della Madonna del Rosario presso la famiglia Mancini Samuele in via Monticelli.

Venerdì 09 Agosto:

Ore 20,00: Presso la famiglia Mancini Samuele, Rosario e Riflessione sul tema “La partecipazione di Maria al Mistero del Figlio”.

A seguire traslazione della Statua della Madonna del Rosario presso la famiglia levoli Luciano in via Rotabile.

Sabato 10 Agosto:

Ore 20,00 – Presso la famiglia levoli Luciano, Rosario e Riflessione sul tema “Maria con i Discepoli nel Cenacolo”.

A seguire processione aux flambeaux verso la Chiesa.

Domenica 11 Agosto:

Ore 21,00: “GLI AMICI DELLA NOTTE” Band – con la partecipazione straordinaria di ESPEDITO DE MARINO; presenta la serata Gabriele Blair.

Lunedì 12 Agosto:

Ore 21,00: LiscioMix Live Music show con la partecipazione Straordinaria di FRANCO D’AMORE.

Martedì 13 Agosto:

Ore 21,00: Spettacolo musicale con la partecipazione straordinaria di CIRO GIUSTINIANI;

Ore 24.00: Spettacolo fuochi pirotecnici.

Il tutto con il Patrocinio del Comune di Castel Campagnano.

Buona festa a tutti!

(News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

S. Tammaro. Messa in onore della Madonna ‘della Libera’, protettrice del Comune e della Polisportiva

Per iniziativa dell’asd Polisportiva Maria SS. della Libera e S.Tammaro, di cui è Presidente Giuseppe Serulo, società ciclistica affiliata alla Federazione Ciclistica Italiana, grazie a Don Giovanni Antonio Mingione Reverendo Parroco della Parrocchia di S.Tammaro, sabato 16 Maggio 2024 alle ore 19:00, presso la chiesa Madre di San Tammaro, sarà officiata una Santa Messa in onore della Madonna Maria SS. della Libera, Speciale Protettrice del Comune di San Tammaro e in ricordo di tutti i dirigenti, tecnici, ciclisti e appassionati che ci guardano dal cielo.

(Giuseppe Serulo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Pozzuoli (NA). Panchina ‘della Memoria’ offerta da numerosi intellettuali: l’accetterà il Comune?

I sottoscritti avv. Giuseppe Catapano, Rettore dell’Università degli Studi Popolari di Milano; Prof. Giorgio Mellucci, presidente dell’Associazione culturale sociale” Meridiano”; Dott. Paolo Napolitano, presidente dell’Associazione culturale un “Giorno”, Carmine Gaudiosi, presidente dell’Ente Morale D.p.R. UNPIMC _ Unione Nazionale Profughi Invalidi Mutilati Civili di Napoli; Prof. Domenico Iannicelli, Segretario Provinciale del Sindacat”o GILDA degli insegnanti e vice presidente della Pro loco di Avella; avv. Marco Mea e con l’Ente di formazione Campania Futura” di Napoli, hanno proposto al Comune di Pozzuoli, protocollando la richiesta il 31 ottobre 2023, l’installazione di una panchina blu in ricordo del signor Antonio Arcone, originario di Licola, scomparso nel 2021 tragicamente in un incidente stradale.
(Giuseppe Catapano, Giorgio Mellucci, Domenico Iannicelli, Carmine Gaudiosi, Marco Mea e Paolo Napolitano – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Caiazzo. ‘Conferenza stramba’ (di tre ‘amici’ e un addetto) per il cimitero digitale ‘della monnezza’!

Conferenza (pseudo) stramba per il cimitero digitale caiatino: unico in Italia ad avere ossari tra la monnezza!

Ancora una conferenza (non conferenza) stramba, ovvero: insolita, strana, singolare (anzi quadrupla), al comune di Caiazzo.

In programma, la presentazione alla stampa del “Cimitero digitale”.

Conferenza stampa senza la presenza della stampa (neanche una domanda fatta: chi poteva fare domande non c’era), per pochi intimi o meglio addetti ai lavori… e ben SEI seguaci in streaming dall’universo immaginario (come tutto!).

Visibili, nella diretta streaming, il sindaco Giaquinto, gli assessori Mondrone e Pannone, e un addetto della ditta che vende il servizio all’ente.

Verosimilmente, la metà della giunta, verso la fine, della “conferenza senza stampa e senza conferenza“.

Preciso e significo: “Una conferenza stampa è un evento informativo organizzato da un organismo o ente, a cui sono invitati i mass media, per annunciare delle notizie“. Da cercare a ‘Chi l’ha visto o forse invisibili per la privacy?!

Clamorosa la boutade annunciata “urbi et orbi” (sei -dico SEI- persone connesse: neanche metà dei comunali, fra addetti e politicanti) a due riprese: “Servizio unico” ha detto Mondrone; “Uno dei pochi” -per il sindaco Giaquinto- “cimiteri digitali italiani”.

Ma basta fare una ricerca su Google per verificare (provare per credere e verificare quanti ci hanno preceduto, anche nell’aldiqua)!

Uunico comune si, a dire il vero, ma che tiene due ossari comuni fra la monnezza e nessuno ha preso provvedimenti, per ridare dignità alle due cappelle, contenenti gli ossari (Comune, Asl, Forze dell’ordine): nessuno è intervenuto, se non due carabinieri, evidentemente ignari, ma solo per presidiarle  e quindi impedire (negli intenti) l’accesso di autorità (del pari ignare) presenti e giornalisti impiccioni (che perè già si erano impicciati), mentre l’eccidio di monte Carmignano veniva ricordato con altra boutade, spacciata per novità ma vecchia di almen dieci anni: trasfornare la masseria dell’eccidio, ovveri i residui ruderi, in un museo della memoria.

Con il cimitero digitale si potranno vedere i cari defunti nelle tombe, ma anche gli ossari tra la monnezza?

La CNN, potrebbe realizzare lo scoop dell’anno!

(Anna Giuseppina Aiossa – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

Reati su minori. Terre des Hommes: “Nuovo record in Italia, 6.857 nel 2022, +10% in un anno. Aumentano i crimini sessuali”

Ennesimo record di reati a danno di minori in Italia nel 2022: sono stati 6.857, con un drastico aumento del 10% dal 2021, quando il dato aveva superato per la prima volta quota 6mila. Il peggioramento maggiore riguarda le violenze sessuali, cresciute del 27% in un anno: da 714 nel 2021 sono passate a 906 lo scorso anno, per l’89% ai danni di bambine e ragazze. I dati, elaborati dal Servizio Analisi criminale della Direzione centrale Polizia c riminale, sono stati resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023, in occasione della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre). Il documento è stato presentato venerdì 6 ottobre a Roma, al MAXXI Museo delle Arti del XXI Secolo, alla presenza di Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza; Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev, premio Nobel per la pace 2022; Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia.

I reati su minori continuano ad aumentare e segnare nuovi record:

“Se nel 2021 era stata superata per la prima volta quota 6mila casi, nel 2022 il balzo è così grande da spingere il numero verso i 7mila (6.857)”.

A confermare la tendenza di crescita è il dato su 10 anni: “Dal 2012 (5.103 reati) al 2022 i crimini a danni di minori sono aumentati del 34%”. Nel corso degli anni, precisa il Dossier, “la grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime non solo è confermata ma anch’essa aumentata, in particolare nei reati a sfondo sessuale”: “Sono state l’89% (sul totale di 906 casi) tra le vittime di violenza sessuale nel 2022, erano l’87% l’anno precedente (su 714) e l’85% (su 689) nel 2012, mentre nel 2022 sono state il 65% (su 37) le bambine vittime di prostituzione minorile mentre erano state il 60% (su 77) nel 2012”. La prevalenza di vittime di sesso femminile persiste anche in altre fattispecie di reato, “come maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%)”. Lo squilibrio a danno del genere femminile in varie fattispecie di reato, in particolare in quelli considerati “spia” delle violenze di genere, è confermato anche sulla popolazione presa nel suo complesso: nei dati dello stesso Servizio Analisi criminale, “le ragazze e donne sono oltre l’82% delle vittime di maltrattamenti contro familiari e conviventi, oltre il 92% di violenze sessuali”.

Nei confronti di minori, “aumentano su base annuale i reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare (551 casi nel 2022, +10% dal 2021), abuso dei mezzi di correzione o disciplina (345 casi, +17%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (2.691 casi, +8%), sottrazione di persone incapaci (290 casi, +8%), abbandono di persone minori o incapaci (550 casi, +13%), detenzione di materiale pornografico (72 casi, +9%), atti sessuali con minorenne (430 casi, +4%), violenza sessuale aggravata (697 casi, +13%)”. Calano, invece, alcune fattispecie di reato: “L’omicidio volontario consumato in un anno diminuisce del 37% (da 19 casi del 2021 a 12 casi del 2022) e nel confronto su base decennale si registra un -33%. In discesa anche la prostituzione minorile con -14% (da 43 a 37 casi), mentre il dato è sceso del 52% dal 2012. La pornografia minorile è diminuita del 10% (da 187 a 169), ma dal 2012 al 2022 è aumentata del 56%. Un calo si registra anche per la corruzione di minore, -21% in un anno (da 136 a 107 casi) e -20% dal 2012 nonostante si tratti di un reato legato alla sfera dei reati a sfondo sessuale, che, invece, sono in crescita”.

“I dati relativi al 2022 sono elevati; alla preoccupazione per la crescita tendenziale degli indicatori, abbastanza costante negli ultimi anni, va aggiunto l’allarme per le possibili e gravi conseguenze che derivano da tale forma di violenza;

le giovanissime vittime rischiano di diventare adulti che porteranno per sempre nella loro anima orribili e, spesso, invisibili cicatrici”,

ha dichiarato, nel rapporto di Terre des Hommes, Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. “Per affrontare questo fenomeno è necessario un esame accurato e un approccio complessivo, che prendano le mosse da un’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. In particolare, è fondamentale riservare la massima attenzione alle violenze e agli abusi sui minori online non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nell’attività di supporto alle vittime e nella predisposizione di campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socioculturali per debellare il fenomeno nel prossimo futuro”, ha aggiunto.

“Alla luce del nuovo, tristissimo, record nei dati e degli aumenti di violenza sessuale e sessuale aggravata, vicende come lo stupro di Palermo appaiono come una cartina di tornasole della cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice e violenta che riduce il corpo di una donna a un ‘pezzo di carne’, in violenze nate per essere mostrate e che sembrano volere imprimere il sigillo del potere maschile, individuale e di gruppo”, ha affermato Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes. “Se vogliamo invertire la rotta – ha osservato -, dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile. Qualcosa in termini legislativi si è fatto, con l’introduzione del Codice Rosso, ma manca un piano di intervento di lungo periodo sulla parità di genere a scuola. Manca la volontà di introdurre, finalmente, materie come l’educazione sessuale e all’affettività, all’uso ‘etico’ dei media digitali. E

i ragazzi dovranno mettersi in gioco più di tutti: se la violenza di genere riguarda tutti e tutte, il violento è sempre o quasi sempre maschio”.

Oltre ai dati relativi al nostro Paese, il Dossier offre uno sguardo più ampio sulla condizione delle bambine e delle ragazze in tutto il mondo, facendo emergere dati allarmanti in molti ambiti. Le mutilazioni genitali continuano ad aumentare nel mondo, mentre questa violenza che sottrae il futuro alle bambine riguarda anche l’Europa. I dati mostrano anche il dramma dei matrimoni precoci e forzati, delle gravidanze precoci e della loro forte relazione con lo stupro per le vittime più giovani, delle violenze sessuali, del mancato diritto all’istruzione. Tra i Paesi del mondo raccontati dal dossier, l’Afghanistan “dei” talebani, l’Iran e le lotte delle donne per i loro diritti, il Sudan e l’Ucraina in guerra.

Dall’11 ottobre partirà anche la nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi di Terre des Hommes che con l’hashtag #MettitiNeiSuoiPanni invita tutti e tutte a mettersi nei panni delle bambine e ragazze che subiscono violenza, per superare discriminazioni di genere, facili giudizi e stereotipi che alimentano la cultura dello stupro e ostacolano il pieno godimento dei diritti e della libertà per bambine e ragazze. La campagna #MettitiNeiSuoiPanni è stata ideata e realizzata da Acne – A Deloitte business.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

La vera partita

È soltanto un gioco. Chissà quante volte lo abbiamo detto e quante volte abbiamo pensato al gioco come a qualcosa di poco importante, superficiale. Non è così. Il gioco, soprattutto quando si parla di sport, è un allenamento alla vita. Per giocare bene, e quindi divertirsi, occorre seguire regole, prepararsi, concentrarsi, osservare gli alti e interagire. Così come nella vita, che è sempre un gioco di squadra. Lo sport ci insegna tutto questo, ci insegna il valore dell’allenamento (che è un altro modo per dire educazione), ci insegna a farci aiutare dai nostri educatori (che è un altro modo per dire “fiducia” nelle persone che hanno più esperienza di noi) e ci insegna a stare con gli altri mettendo insieme le differenze, nella convinzione che questo sia il vero punto di forza (l’inclusione). In queste settimane sono tante le iniziative che ci parlano di sport e di educazione, dal recente Sport in piazza, vetrina delle numerose attività sportive e associazioni presenti sul territorio, al Torneo don Oreste Benzi che si giocherà domenica prossima. E sarà una festa. Al di là dei risultati, del podio, della performance. Perché la vera vittoria è un’altra. Poi lo sport è anche competizione, risultato, classifica, vittoria, sconfitta. Ed è normale che sia così. Ad alti livelli diventa anche business e spettacolo. E non necessariamente tutto questo è negativo. Certo è che se a prevalere sono questi ultimi elementi, cresce in modo esponenziale il rischio di perdere di vista tutto il resto. Che è la parte più importante. E allora sì, la partita è persa.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Digital detox

Sul limitare del bosco, nei prati che sovrastano il piccolo abitato di Malosco (Tn), mi incuriosisce un cartello realizzato in plastica trasparente. Riporta i simboli dei principali social media (Instagram, Facebook e Twitter) e la scritta “In Val di Non, nei luoghi più belli, il cellulare non prende. Ritorna ad apprezzarli con gli occhi, con il cuore e con la mente”. Quello che poteva essere un disagio è stato qui trasformato intelligentemente in un’opportunità, in un valore aggiunto a qualche giorno di riposo e di vacanza immersi nella natura. A fianco, un altro cartello indica cosa fare nel caso di incontro con un orso. Il rischio oggi è, per tutti, indubbiamente molto alto. Non quello di un faccia a faccia con un plantigrado, ma quello di vedere e di vivere sempre le cose attraverso la mediazione di un dispositivo elettronico (del suo schermo e della sua fotocamera) e di dover in tempo reale “condividere” con altri quello che si sta vedendo, facendo, perfino mangiando. Quasi che, se gli altri non lo sanno, la mia esperienza sia meno reale, il panorama meno bello, il mio pasto meno gustoso. E siamo sinceri, questo non è (solo) un problema dei giovani. Il cellulare, o sarebbe meglio dire lo smartphone, ovvero questo dispositivo elettronico che per sbaglio funge anche da telefono, ma che ci permette di scattare foto e realizzare filmati, ascoltare musica e guardare video, compiere pagamenti e altre operazioni bancarie, trovare la strada giusta, consultare il meteo, monitorare la nostra attività fisica e mantenere appunto in ogni momento attiva la nostra rete sociale attraverso i social e svariate app di messaggistica – incorporando così in un unico aggeggio le funzioni di telefono, macchina fotografica, cinepresa, sveglia, computer, TomTom e iPod (e chi se li ricorda più questi ultimi?), barometro e cardiofrequenzimetro… – è diventato per la maggior parte di noi una sorta di protesi, inseparabile e indispensabile. Tanto che quando non c’è rete, quando WhatsApp non funziona o addirittura quando è lo stesso telefono a non volerne sapere di accendersi (pare che moltissime persone non lo spengano mai neppure di notte), l’ansia e il panico si diffondono rapidamente, a tutte le età. Ma è proprio in quei luoghi e in quei momenti che puoi avere la grazia di riprendere contatto con la realtà, di renderti conto che il mondo esiste, gli altri esistono e perfino tu esisti, anche quando sei disconnesso e non raggiungibile; che i panorami si possono fissare nella mente e nel cuore; che il silenzio può diventare la più bella colonna sonora di un momento speciale. La buona notizia è che questa condizione può essere non solo il positivo effetto collaterale di un disservizio tecnologico, ma anche il frutto di una libera scelta. Gli esperti di comunicazione la chiamano “digital detox”, ovvero “disintossicazione digitale” e pare sia praticata da un numero crescente di persone di tutte le età che decidono per un periodo più o meno lungo (in genere un weekend o un’intera settimana di ferie) di spegnere del tutto o limitare al massimo l’utilizzo del telefono, del computer e di ogni altro dispositivo elettronico. E per non “cadere in tentazione” si può addirittura decidere di lasciarli a casa, comunicando, come si faceva un tempo, un proprio recapito in caso di autentiche emergenze. All’inizio potrà risultare difficile, ma i benefici, assicurano gli psicologi, saranno una maggior attenzione a ciò che ci circonda, meno ansia, miglior capacità di rilassarsi e più disponibilità nel vivere a pieno il rapporto con chi si ha vicino. E forse anche una maggiore facilità di “connessione” con Dio. Penso proprio valga la pena provare!

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Kokono: la culla che salva i neonati in Uganda

Una culla innovativa, progettata e brevettata in Italia da De-Lab – società benefit specializzata in consulenza nel settore della cooperazione allo sviluppo e dell’economia di scopo, con base a Milano – e realizzata e distribuita localmente in Uganda, in grado di proteggere i neonati dalla malaria e da altre potenziali cause di morte, costruita in plastica biodegradabile e multifunzione: è Kokono, progetto di imprenditoria sostenibile e ad impatto unico nel suo genere, che proprio nel paese dell’Africa sub-sahariana ha le sue radici. Ad oggi sono 1.500 le culle prodotte e distribuite nei contesti più poveri dell’Uganda, dagli slum di Kampala alle aree rurali. Un numero destinato presto a raddoppiare grazie a una strategia di scale-up promossa da De-Lab e dalla Ong Amref Health Africa e vincitrice nei giorni scorsi di un contributo nell’ambito della call “Sprint. Consolidamento di soluzioni sostenute nell’ambito del Progetto Innovazione per lo sviluppo” promossa da Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo. Ora la fondatrice di De-Lab, Lucia Dal Negro, punta ad attrarre anche nuovi partner finanziari per far crescere ulteriormente il progetto.

Come funziona Kokono
Kokono, grazie a una zanzariera “di serie”, difende i bambini da 0 a 12 mesi dalle malattie infettive – tra cui la malaria che incide ancora per il 20% sulla mortalità nel continente – ma anche da altre minacce come gli incidenti domestici o il soffocamento dovuti all’assenza di un riparo specifico per i neonati e gli attacchi degli animali come insetti, rettili e roditori. Queste sono le principali cause della mortalità infantile che in Uganda colpisce ogni anno 200mila bambini sotto i 5 anni, di cui 45mila muoiono entro il primo mese di vita. Oltre ad essere un riparo per i neonati, Kokono è anche sostenibile nei confronti dell’ambiente: grazie ad un polimero organico che rende la plastica di cui è composta biodegradabile, la culla si trasforma in compost dopo una decina di anni trascorsi in ambiente aerobico.
“Kokono è un modello replicabile in tutti i contesti vulnerabili del continente africano e del mondo, grazie a un modello che nasce dal basso, a partire dall’ascolto delle necessità delle famiglie più povere”, sottolinea la fondatrice di De-Lab Lucia Dal Negro. “Una soluzione che unisce alla sostenibilità sociale e ambientale anche quella economica – prosegue Dal Negro –, visto che permette di creare un circuito virtuoso di produzione e vendita in Uganda, con grandi potenzialità in termini di ricadute economiche e occupazionali sulla popolazione locale. Per questo De-LAB è alla ricerca di nuovi partner anche finanziari che credano e investano in Kokono”. Ogni dollaro investito in Kokono, è stato calcolato, genera 2,88 dollari in termini di ritorno sociale dell’investimento e questo senza ancora calcolare gli impatti ambientali positivi.

La storia e le partnership
La storia di Kokono – che in un dialetto ugandese significa “zucca vuota” – ha inizio nel 2018 quando l’idea viene perfezionata insieme ai suoi utilizzatori finali durante una serie di focus-group che coinvolgono quasi 200 persone in quattro distretti dell’Uganda: la capitale Kampala, Hoima, Fort Portal e Gulu. Un percorso di ricerca che ha fatto emergere la necessità di un design multi-funzione – Kokono si utilizza come culla portatile, come letto, come vasca per il bagno e come spazio per il gioco –, e un prezzo accessibile per una fascia di popolazione a medio-basso reddito.

Dopo la prima fase di ideazione, prototipazione e sviluppo, De-LAB ha acquistato, grazie alla vittoria di un grant dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), lo stampo industriale per produrre la culla in modo seriale. In seguito alla sospensione dovuta alla pandemia, nel 2021 si completano il design del prodotto e la definizione della catena di fornitura locale, e avviene la registrazione da parte di De-LAB del brevetto di invenzione e del trademark “Kokono” sia in Italia che all’estero. L’anno seguente iniziano la produzione e la vendita, promossa in loco grazie alla collaborazione con l’ambasciata d’Italia in Uganda, e viene aperto un negozio a Muyenga, quartiere di Kampala, anche grazie ai fondi del bando Coopen di Fondazione Cariplo. Nel frattempo, grazie alla collaborazione tra De-Lab e le Ong Amref Health Africa Italia e Uganda, le culle vengono distribuite in contesti in difficoltà, tra cui lo slum di Kawempe.
Più di recente è stata attivata una collaborazione con Unfpa – United Nations Population Fund, l’agenzia dell’Onu per la salute sessuale e riproduttiva, grazie a cui è stata avviata la distribuzione di alcuni esemplari di Kokono nei campi profughi dell’Uganda, che conta oltre 1,5 milioni di rifugiati su una popolazione di 45 milioni di abitanti, una delle quote più alte al mondo.

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

‘Matesannio Marathon’: trionfa l’abruzzese Ivan Martinelli; G.P. della Montagna a Davide Messina

Quella del 25 giugno 2023 rimarrà una data memorabile per l’ASD Maratona del Matesannio per questa decima edizione che ancora una volta ha portato agli onori della cronaca il ciclismo sul Matese.

Partenza da Telese Terme (BN) di buon mattino. Questi i numeri: 300 atleti allo start; 14 comuni attraversati, tra Caserta e Benevento; 105 km percorsi; 1409 mt di altitudine.

Al primo posto della granfondo vola l’abruzzese Ivan Martinelli dell’Hair Gallery Cycling Team, mentre al secondo gradino del podio, con un lieve distacco, c’è il beneventano Davide Messina dell’ASD Dama Project, che si aggiudica anche il Gran Premio della Montagna dedicato a Cassandra Mele, scomparsa prematuramente a 37 anni all’indomani della nona edizione della Maratona del Matesannio. GPM (Gran Premio della Montagna) che coincide con il punto più alto del percorso e cioè Bocca della Selva (tra Piedimonte Matese (CE) e Cusano Mutri (BN)). Terzo posto, invece, che rimane in Campania con l’atleta Umberto Di Tella dell’ASD Bikers Italia Group. Primi tre atleti che trionfano con un minimo distacco l’uno dall’altro.

Ero nella triade che lo scorso anno ha conquistato il titolo italiano mediofondo FCI (Federazione Ciclistica Italiana) proprio alla nona edizione della Maratona del Matesannio a Gioia Sannitica (CE). Questo per me è stato un motivo in più per partecipare anche quest’anno alla Matesannio Marathon, tanto da preferirla ad altre che sempre oggi si stanno disputando in Italia. Non si può non apprezzare il fantastico e variegato percorso”. Questa la dichiarazione a caldo del campione Ivan Martinelli.

L’Hair Gallery Cycling Team, la sua squadra, conta circa 150 iscritti, 8 dei quali atleti di granfondo. “Ho 30 anni, da sempre appassionato di bicicletta fino a quando nel 2004 è cominciato il mio percorso sportivo da professionista”. Ha concluso.

La gioia che si prova alla fine di questa meravigliosa gara, che tra le altre cose mette meravigliosamente in mostra il nostro Matese, azzera tutta la fatica che c’è dietro le quinte” a dichiararlo l’ASD Maratona del Matesannio capitanata dall’atleta Claudio Melillo.

(Adele Consola – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

“Giustizia, stessi problemi da secoli” – Parla l’avvocato Giuseppe Garofalo: “La questione dell’abuso d’uffi cio fu aff rontata alla fi ne del ’700 nella costituzione della Repubblica Napoletana” – , Il decano dei penalisti: “Interrogatorio prima dell’arresto? C’è il trucco: può essere posticipato”  





 

 

 

“Giustizia, stessi problemi da secoli” – Parla l’avvocato Giuseppe Garofalo: “La questione dell’abuso d’uffi cio fu aff rontata alla fi ne del ’700 nella costituzione della Repubblica Napoletana” – , Il decano dei penalisti: “Interrogatorio prima dell’arresto? C’è il trucco: può essere posticipato”

 

 

 di Ugo Clemente

NAPOLI – SANTA MARIA CAPUA VETERE – L’avvocato Giuseppe Garofalo, oggi unico testimone dell’antica e prestigiosa scuola forense di Santa Maria Capua Vetere, ci accoglie nel suo studio privato, al piano terra della casa nella zona di piazza Padre Pio. Gli scaffali pieni di libri, le scrivanie coperte da fogli scritti a mano, antichi documenti e altri libri. Ha appena compiuto 100 anni, il fondatore della Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere. “La prima in Italia”, specifica orgoglioso. All’epoca non c’era nemmeno a Napoli, per dire, e lui scavando nel passato aveva rinvenuto l’atto costitutivo dell’organismo rappresentativo dei penalisti partenopei.
Aveva quindi deciso di formarne uno nella sua città e di quell’ente oggi è presidente onorario, dopo essere stato per anni coordinatore delle camere penali di tutta la Campania. Ci mostra documenti preziosi, come gli articoli dell’epoca sul rapimento di Francesco Coppola, 19enne figlio del costruttore Vincenzo, a Castel Volturno, il 23 aprile del 1980. Fu Garofalo a fare da mediatore con le Brigate Rosse per la liberazione del ragazzo.
Da penalista ha seguito i processi più importanti, insieme o contro colleghi illustri come Alfredo De Marsico o Giovanni Leone, ex presidente della Repubblica. Da quello alla camorra di Raffaele Cutolo a quello per l’assassinio del sindacalista Salvatore Carnevale da parte della mafia nel ’55, nel quale difendeva la madre di Carnevale, Francesca Serio. Garofalo è conosciutissimo anche come raffinato scrittore e storico. Ha pubblicato saggi memorabili come “La seconda guerra napoletana alla camorra”, “L’empia bilancia”, “Le ragioni del boia”, “Teatro di Giustizia” e altri.


Un uomo e un professionista d’altri tempi, che però non ha mai smesso di interessarsi all’evoluzione della società, alle sue conquiste e alle sue nuove contraddizioni. Con i giornalisti di Cronache commenta la proposta di riforma della Giustizia del ministro Carlo Nordio, alla quale sta lavorando il Parlamento.
Si parla dell’abolizione di tipologie di reato additate come ‘nebulose’. Lei cosa ne pensa
L’abuso d’ufficio, così come disciplinato nel codice penale, va sicuramente cambiato. Abolirlo presenterebbe comunque dei rischi. Oggi molti lamentano l’eccessiva discrezionalità dei magistrati. Ma se priviamo il magistrato della possibilità di intervenire nei confronti degli amministratori che tengono determinati comportamenti, potremmo trovarci di fronte al problema della libertà illimitata dei sindaci. Secondo me sarebbe un problema ben più grave. Contro l’azione del magistrato abbiamo la possibilità di difenderci o di impugnare le sentenze. Contro gli abusi dei sindaci non avremmo tutele. In ogni caso, è un problema molto antico. Un esempio è quello di Mario Pagano, grande avvocato, grande politico, ministro della giustizia della Repubblica Napoletana, che fu condannato a morte e impiccato in piazza Mercato a Napoli. All’epoca lavorò a una bozza di Costituzione repubblicana. All’articolo 202 la Carta recitava: “I giudici non possono mescolarsi nell’esercizio del potere legislativo né fare alcun regolamento. Non possono arrestare o sospendere l’esecuzione di una legge né citare davanti a loro gli amministratori in ragione delle loro funzioni”. Una riforma ben più radicale di quella di Nordio. Ma Pagano si pose anche altri problemi che ancora oggi infiammano il dibattito pubblico. I tempi della giustizia, ad esempio. Oggi ci si sorprende del fatto che un processo possa durare dieci anni o più. La domanda è: la giustizia deve essere rapida o lenta Pagano non era d’accordo con chi chiedeva processi più rapidi. La giustizia ha i suoi tempi. Un processo rapido non necessariamente è un processo giusto. Anzi, il rischio è che sia vero esattamente il contrario”.


è in corso un dibattito molto animato, anche a livello europeo, sui temi della presunzione di innocenza, del rispetto della dignità dell’indagato, dell’utilizzo delle intercettazioni e della pubblicazione degli atti contenuti nel fascicolo del pm durante le indagini. Il giustizialismo è al tramonto?
Quanto alle intercettazioni, secondo me si sta facendo troppo chiasso su una norma che dovrebbe essere approvata senza troppe discussioni. Si tratta di impedire che vengano divulgate dichiarazioni di persone non coinvolte nelle indagini ma che vengono intercettate. Che bisogno c’è di pubblicarle sui giornali?
La riforma Nordio prevede anche la necessità che l’indagato venga interrogato insieme al suo avvocato da un collegio di tre giudici prima che si possa procedere all’applicazione di una misura cautelare nei suoi confronti. Così non si rischiano abusi?


Beh, ovviamente molti pensano che, a meno che l’imputato non sia stupido, scapperebbe subito una volta ricevuto l’invito a presentarsi all’interrogatorio. Per i giuristi più anziani, di vecchio stampo, il problema non è nuovo. Giuseppe Maria Galanti, che è l’autore della “Breve descrizione della città di Napoli e del suo contorno”, diceva che l’interrogatorio è di per sé un inganno, perché il giudice che pone le domande conosce già tutto il procedimento e può preparare prima i suoi quesiti. L’indagato non sa nulla in anticipo, quindi non può prepararsi le risposte. Durante il Regno delle Due Sicilie e, prima ancora, durante la dominazione spagnola, c’era una regola. Ne ho parlato lungamente in un capitolo del mio libro, “L’empia bilancia”. Veniva chiamato il monitus. Era l’interrogatorio dell’imputato che veniva fatto in un modo particolare. Quando erano stati raccolti tutti gli elementi di prova e c’era un dubbio sulla sussistenza dei presupposti per l’arresto dell’indagato, si procedeva a un interrogatorio in cui ci si rivolgeva alla coscienza dell’imputato. Allora c’era ancora una coscienza, oggi a volte non ce l’hanno nemmeno i magistrati. Durante l’interrogatorio l’imputato doveva giurare e chiamare Dio a testimone. Doveva promettere che avrebbe detto la verità. All’epoca c’era un sentimento religioso molto forte e fare falso giuramento sarebbe stato un atto gravissimo. Ecco perché i giudici si rivolgevano alla religione e alla coscienza per cercare la verità. Tornando all’interrogatorio di Nordio, il ministro vuole che venga fatto prima dell’arresto. Ma poi dice che ci può essere anche un arresto temporaneo, prima dell’interrogatorio. Allora stiamo solo scherzando. Anche adesso l’arresto è temporaneo.


Sul tavolo c’è anche la preclusione dell’impugnazione della sentenza di assoluzione in primo grado da parte dei pubblici ministeri. Una norma sicuramente favorevole all’imputato. Ma in Italia non è affatto un caso raro che le sentenze di primo grado vengano ribaltate in appello o in Cassazione. Così non si rischia di dare al giudice di primo grado un potere ancora maggiore?
Secondo me su questo punto si dovrebbe inserire una norma secca, asciutta, senza inutili giri di parole che di solito servono solo ad alimentare polemiche inutili. Se l’imputato viene assolto con formula piena, la sentenza non può essere impugnata dal pm. Punto. Per il resto, non capisco perché non sia stata affrontata in questa sede anche la questione della separazione delle carriere. E comunque il pubblico ministero è una parte nel procedimento, e in quanto tale non può essere privilegiata rispetto all’altra parte, l’imputato. Dovrebbe essere quest’ultimo, piuttosto, ad essere messo in una posizione privilegiata, visto che il processo si svolge sulla sua pelle.

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Grazzanise. Occultava sotto il sedile dell’auto una pistola a salve e della marijuana: denunicato 25enne

Stava percorrendo a bordo di una Volkswagen Golf la strada provinciale 333, agro del comune di Grazzanise, quando, con manovre repentine, ha insospettito la pattuglia dei carabinieri che stava effettuando dei controlli proprio su quell’arteria stradale.

Il venticinquenne del luogo, che ha subito ottemperato all’alt, si è mostrato particolarmente nervoso nei confronti dei militari che, dopo l’identificazione, hanno proceduto alla perquisizione personale e veicolare rinvenendo, nella sua disponibilità, una pistola a salve calibro 8 mm priva di tappo rosso, occultata nella tasca posteriore del sedile del conducente.

Sotto lo stesso sedile è stata altresì rinvenuta e sequestrata una dose di marijuana nascosta in un pacchetto di sigarette.

Il venticinquenne è stato denunciato in stato di libertà per porto abusivo di armi e segnalato alla locale Prefettura per possesso di sostanze stupefacenti.

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“Note e Legalità”: La Banda Musicale della Polizia di Stato regala emozioni a Marcianise – Questura di Caserta

“Note e Legalità”: La Banda Musicale della Polizia di Stato regala emozioni a Marcianise

Nella serata di ieri, nell’ambito dell’iniziativa “Nise Art Festival”, a Marcianise a Piazza Carità, si è tenuto il concerto della Banda Musicale della Polizia di Stato, il cui alto profilo artistico delle interpretazioni qualifica “l’orchestra di fiati” tra le migliori a livello internazionale.

Il Nise Art Festival è una manifestazione di carattere musico-culturale, nata nel 2022 da un’idea del maestro Antonio Gentile, clarinettista e docente, in occasione del 35° anniversario dalla prima esibizione pubblica dell’associazione “F. Marchesiello”, oggi associazione “Opere”, la cui finalità è la promozione sul territorio della musica di livello e della cultura in generale.

Nel corso dell’ultima serata dedicata alla kermesse musicale, diretta dal Maestro  Direttore Maurizio Billi, si è esibita la Banda della Polizia di Stato, graditissima ed applauditissima, con standing ovation per i musicisti, che hanno emozionato il pubblico intervenuto per l’occasione, ed un vasto repertorio tra “tradizione e modernità”, con brani classici ricavati dalle opere di Ennio Morricone, Rossini, Puccini e Bizet, rivisitati anche in  chiave contemporanea, contribuendo, attraverso il linguaggio universale della musica, a veicolare i valori che caratterizzano la cultura della legalità, dell’armonia e della concordia.


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41° Anniversario dell’uccisione dell’agente della Polizia di Stato Antonio Galluzzo vittima di un commando terrorista dei NAR – Questura di Roma

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Ricorre oggi il 41° anniversario dell’uccisione dell’agente della Polizia di Stato Antonio Galluzzo ad opera di un commando composto da quattro terroristi dei NAR che, il 24 giugno 1982, attaccarono una pattuglia della Polizia di Stato in servizio di vigilanza fissa presso l’abitazione del capo della rappresentanza dell’ OLP in Italia, Nemer Hamad. Dopo aver disarmato i due agenti, i terroristi esplosero alcuni colpi di arma da fuoco contro i poliziotti ferendoli entrambi. Antonio Galluzzo a seguito delle ferite riportate morì durante il trasporto in ospedale, mentre Giuseppe Pillon, l’altro agente rimase gravemente ferito. Le indagini della Digos della Questura di Roma permisero, in meno di una settimana, di arrestare due degli autori dell’omicidio che, a seguito dei vari gradi di giudizio, nel 1988 furono condannati: Gilberto Cavallini e Walter Sordi alla pena dell’ergastolo, mentre Vittorio Spadavecchia e Pierfrancesco Vito coinvolti nel grave attentato furono condannati rispettivamente a 14 e 10 anni di reclusione.  In sua memoria, alle ore 11 odierne, il Vice Questore Vicario di Roma Francesco Rattà ha deposto una corona di alloro, a nome del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Vittorio Pisani, alla presenza della vedova, di familiari, e di autorità civili, militari e religiose, sulla lapide collocata all’interno del Commissariato di P.S. “Sant’Ippolito”, dove l’agente Galluzzo prestava servizio.

 


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