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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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L’uomo di Arcore (di Stelio W. Venceslai): La morte di Berlusconi, peraltro, mette fine a un grande equivoco: stare a destra strizzando l’occhio al centro e alla sinistra moderata. I giochi sono aperti e sulle ceneri di un grande uomo si scateneranno tutte le ambizioni e le rivalità possibili.





L’uomo di Arcore

(di Stelio W. Venceslai)

L’improvvisa scomparsa di Silvio Berlusconi risveglia molte memorie. Ha segnato in modo indelebile la storia della Repubblica, nonostante la sua spregiudicatezza e le critiche feroci e gli odi che ha suscitato.

Ora le polemiche si sono spente e amici e nemici fanno a gara nell’esaltare le sue qualità. Come tutti i grandi uomini era pieno di difetti che, però, piacevano agli Italiani che vedevano in lui il prototipo del successo, del gusto dell’avventura, del piacere delle donne. Un uomo come loro, assurto ai fastigi dal potere venendo in fondo dal nulla ma armato d’intelligenza creatrice.

Quella che a molti, purtroppo manca, soprattutto in politica.

Qualunque cosa abbia attratto il suo interesse si è trasformato in un’operazione di successo: lo sport, con il Milan, l’edilizia con Milano 1 e Milano 2, la televisione, con la fine del monopolio e l’avvento delle televisioni private, la politica, con il centro-destra, sdoganando Gianfranco Fini e la Lega, il governo, il più lungo della Repubblica, la sua politica estera, con i Russi nella NATO e così via.

La sua morte apre un grande vuoto nella politica italiana i cui effetti si vedranno nel tempo.Al momento nulla cambierà. Forza Italia, forte del 7% del consenso dell’elettorato e del suo consistente gruppo parlamentare, continuerà ad esistere e a dare il suo appoggio al governo Meloni. Ma la scomparsa di un leader del calibro di Berlusconi si farà sentire.

Forza Italia si è sempre caratterizzata per la sua visione centrista che, probabilmente, darà luogo ad altre conseguenze. La sua classe dirigente, ad eccezione di qualcuno, non è stata particolarmente brillante, schiacciata dalla personalità del suo capo. Il vuoto, al centro, si farà sentire anche se cercheranno di approfittare di questa situazione i piccoli partiti centristi che si muovevano più o meno nell’area di Forza Italia (i cattolici di Rotondi e Zamagni, i liberali democratici di Lupi e quelli di Toti e così via.)

La foresta del centro sarà ancora di più oggetto delle mire di esploratori interessati a conquistare la roccaforte dell’astensionismo, come Italia Viva di Renzi o Azione di Calenda. La polarizzazione politica in atto, tuttavia, non sembra dare grandi speranze ai cercatori del centro. Taluni vogliono un centro orientato verso sinistra, altri verso destra e la prova del fuoco sarà offerta dalle prossime elezioni europee.

La morte di Berlusconi avrà effetti anche sull’Unione europea. La tornata elettorale europea, presumibilmente, vedrà degli sconvolgimenti nella composizione dei gruppi al parlamento europeo con un probabile cambio delle maggioranze e un ruolo diverso del gruppo dei conservatori. La Meloni sta operando in questo senso per sovvertire la cosiddetta formula von der Layen.

Assisteremo a numerosi passaggi da un gruppo parlamentare ad un altro, soprattutto verso Fratelli d’Italia. La Lega non sarà la grande beneficiaria dell’eredità politica di Berlusconi.

Ci sarà un grande rimescolamento di carte dentro Forza Italia e sarà una successione molto difficile. Taviani potrebbe essere il candidato più probabile ma è difficile che lasci l’incarico al Ministero degli Affari Esteri. I candidabili sono molti: Gasbarri, Cattaneo, Miccichè, la Ronzulli, la Bernini, Schifani, Mulè e così via. Forse, sui metterà in gioco anche la Fascina.

Immagino che ci sarà un primo periodo di transizione, con tre o cinque persone preposte al riassetto del movimento. Poi, anche in base alle varie “fughe”, ci saranno cambiamenti, con un nuovo presidente o Segretario di partito. Il partito-azienda si trasformerà in un partito vero e proprio, con molte incognite sul suo futuro.

È troppo presto per fare previsioni.

La morte di Berlusconi, peraltro, mette fine a un grande equivoco: stare a destra strizzando l’occhio al centro e alla sinistra moderata. I giochi sono aperti e sulle ceneri di un grande uomo si scateneranno tutte le ambizioni e le rivalità possibili.

Entrato nella storia del Paese, rimarrà nella memoria di tutti coloro che ha beneficato con il lavoro e con la sua personale carità. Un merito straordinario, indipendentemente dalle critiche feroci che ha suscitato per il suo modo di essere.

Ho conosciuto Silvio Berlusconi ad Arcore, nel lontano 1992, quando, osteggiato dal fratello Paolo e, in fondo, da tutta la famiglia, meditava di entrare in politica. Era incerto tra l’abbandonare l’Italia e il restarvi. Allora non ci capimmo e, forse, fu un bene per tutti.

Decise di restare e il resto è noto.

 

 

Roma, 12/06/2023

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

TEATRO CILEA: LA GRANDE STAGIONE

Prosa, musica, comicità e tante emozioni: questi gli ingredienti del cartellone 2023/2024 che propone al pubblico il Teatro Cilea di Napoli per una stagione ricca di imperdibili appuntamenti, tra novità e ritorni attesi. 
Lello Arena, ancora una volta alla guida della storica sala vomerese come direttore artistico, firma una rassegna adatta ad un pubblico di tutte le età grazie ad un cartellone che vanta molti nomi della comicità napoletana di grande popolarità affermati su scala nazionale. 
 
In programma troviamo l’attore Massimiliano Gallo che inaugurerà la stagione il 9 novembre con lo spettacolo “Stasera, punto e a capo” in scena con lui l’attrice Shalana Santana e un ensemble musicale diretta dal M° Mimmo Napoletano.
Dal 30 novembre il duo Arteteca, con Enzo Iuppariello e Monica Lima, torna in scena con la cab-commedia “Chi ti è morto?” scritta da Nando Mormone, Monica Silvia Lima, Enzo Iuppariello. Dal 25 dicembre ritroviamo in scena Francesco Cicchella che con lo spettacolo “Bis! Christmas Edition” si gioca tutte le sue carte in un one man show esilarante, nel quale ritroviamo i suoi cavalli di battaglia. Grande ritorno dal 18 gennaio per Paolo Caiazzo con lo spettacolo “Separati ma non troppo” mentre per la prima volta al Cilea arriva dal 25 gennaio Enzo Decaro in “Non è vero ma ci credo”, commedia di Peppino De Filippo. “Il viaggio del papà” di Maurizio Casagrande invece andrà in scena dal 1 febbraio con una commedia toccante che racconta il rapporto tra padre e figlio. Dal 29 febbraio con uno spettacolo scritto da Stefano Sarcinelli in scena Francesco Paolantoni in “O… Tello O… Io” con Stefano Sarcinelli, Felicia del Prete, Raffaele Esposito, Arduino Speranza per una serata filo…drammatica è uno spettacolo ispirato alla commedia dell’arte. “Balcone a tre piazze” invece è lo spettacolo che vede protagonista Biagio Izzo. Scritto di Mirko Setaro e Francesco Velonà, con la regia di Pino L’Abbate, è una divertentissima commedia che andrà in scena dal 4 aprile.
“I Tre Terones & Friends” invece è lo spettacolo inedito con Lello Arena e Nino Frassica che prevede un terzo attore comico che verrà svelato a sorpresa. A chiudere la stagione teatrale del Cilea ci sarà Serena Autieri. Dal 9 maggio l’attrice e cantante napoletana sarà in scena con la regia di Gino Landi in “La Sciantosa” spettacolo scritto da Vincenzo Incenzo dove rilegge Elvira Donnarumma, detta “‘a capinera napulitana”, regina indiscussa dei cafè chantant d’inizio 900, anticonformista e antidiva, amata da Eleonora Duse e Matilde Serao. 
 
Evento fuori abbonamento in opzione per gli abbonati:
dal 14 dicembre
Roberto Colella in “Ci inventeremo qualcosa”, il primo spettacolo teatrale del cantante de “La Maschera”.
Dal 19 al 22 ottobre, in omaggio agli abbonati, il musical “Noi restiamo qui”.

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Schifone (FdI) ricorda Berlusconi: ‘Un grande uomo, innovatore e visionario: ha cambiato l’Italia’

Il consigliere del Ministro della Cultura: Alla sua comunità, ai familiari e ai suoi cari la mia vicinanza.

 

«Cordoglio per la scomparsa dell’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. È stato un grande uomo, un grande politico, un grande imprenditore».Lo afferma l’onorevole Luciano Schifone, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia e consigliere del ministro alla Cultura Gennaro Sangiulian, che aggiunge:

 

«Silvio Berlusconi è stato un innovatore e un visionario. Ha impresso una svolta all’editoria italiana ma non solo. Con la sua discesa in politica, nel 1994, ha inventato la Seconda Repubblica. Berlusconi ha cambiato il concetto stesso della politica e il rapporto con la gente.

 

Ha intuito l’importanza dell’alternanza che -conclude Schifone ancora oggi è fondamentale per lo sviluppo del Paese. Alla sua comunità politica, ai suoi familiari e ai suoi cari la mia vicinanza».

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Tirelli (LGR) ricorda Berlusconi: è stato un grande italiano, la sua eredità politica va preservata

Il leader di «Libertà, Giustizia, Repubblica»: ora il centrodestra deve aprirsi a nuovi soggetti politici

«Esprimiamo grande cordoglio per la scomparsa di Silvio Berlusconi, un grande italiano, un grande politico e un grande imprenditore. Ci stringiamo a tutti i membri della famiglia, colpiti da questo tremendo lutto».

Lo afferma Alexandro Maria Tirelli, presidente di «Libertà, Giustizia, Repubblica»

«Silvio Berlusconi è stato un innovatore. In ogni campo in cui si cimentato ha ottenuto grandi successi, dalla finanza al mondo bancario, allo sport, al cinema, all’editoria.

Con la sua discesa in campo ha reso la democrazia italiana più matura, creando un sistema bipolare senza precedenti e che ancora oggi contraddistingue il nostro Paese».

«La sua eredità politica, importantissima, è chiarissima nei contenuti, ma ancora nebulosa rispetto a chi dovrà raccoglierla. L’esperienza di Forza Italia, infatti, non è più ripetibile in assenza del suo fondatore.

Lgr si pone in linea di continuità con la sua visione liberale e riformista e si batterà, nel suo solco, contro lo statalismo, il pauperismo e l’invasione della magistratura nel campo della politica.

“Libertà, Giustizia, Repubblica” si candida a essere un partito aperto alle primarie del centrodestra che, partendo dal basso con congressi estesi a tutti i moderati, aiuti a costruire un nuovo schieramento, concreto e che faccia volare l’Italia», conclude Tirelli.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Teresa di Lisieux e la grande rivoluzione teologica

Ai tempi di Teresa, ragazza e poi giovane monaca, circolavano molte pie “immaginette” destinate ad infervorare i credenti, a far loro comprendere il messaggio evangelico e a stimolarli ad una vita che concretamente potesse annunziarlo.
Se ne sono conservate molte e l’immaginario sotteso, come pure la postura di fede tipica dell’epoca, balza evidente a chi le osservi.
L’Altissimo, il Padre, il Dio creatore, canuto e barbuto, campeggiava in alto sulle nubi, sovrastando un paesaggio sottostante in cui si intravvedeva una costruzione che rimandava ad un monastero e su cui Egli guardava.
Ecco, fin qui… può anche andare… tuttavia nelle mani di questo Padre si stagliavano dei lampi, dei fulmini che stava scagliando. Dove? Proprio sul monastero.

Così veniva espressa la vita carmelitana: le monache erano dei parafulmini che accettavano di essere colpite dall’ira di Dio per scontare i peccati propri e altrui.

Teresa non conosceva un Padre così proposto. Rifletteva e Lo ascoltava. Iniziò così la grande rivoluzione teologica che avrebbe segnato non solo il suo proprio esistere di donna monaca ma quello della Chiesa e di quella dottrina che consegnò nei suoi scritti per i quali, oltre che per il suo esemplare esempio di santità, venne nominata Dottore della Chiesa.
Elisabetta Rasy sostiene che per la giovane normanna: “Era un dio da camera quello che apparve a Teresa fin dalle prime luci della memoria, un dio addomesticato e asservito alla ritualità casalinga e paesana, un dio senza terrore e senza orrore, dunque un dio senza speranza”.

Il Dio che Teresa ricevette in dono dai suoi santi genitori invece era il Padre sempre pronto ad accogliere, sempre pronto a perdonare.

La confidenza, la certezza di essere cercati ed amati prevaleva nel suo sentire il Buon Dio:
“A me Egli ha donato la sua Misericordia infinita ed è attraverso essa che contemplo ed adoro le altre perfezioni divine! Allora tutte mi appaiono raggianti d’amore, perfino la Giustizia (e forse più di ogni altra) mi sembra rivestita d’amore”.
La teologia, cioè il pensiero riflesso sulla fede, acquista una tonalità che non potrà mai più dimenticare. La giovane monaca non ha mai studiato teologia sui banchi delle Università ma ha sempre scrutato la Parola, ne è rimasta affascinata e si è posta in ascolto.
Non ha timore della sua natura umana, così fragile come quella di ogni persona che, con grande fatica, si accetta e tenta di muoversi nel gioco della vita. Non viene assalita da sgomento e timore, tutto il registro muta:

“Che dolce pensare che il Buon Dio è giusto, cioè che tiene conto delle nostre debolezze, che conosce perfettamente la fragilità della nostra natura. Di che cosa dunque dovrei avere paura Ah! Il Dio infinitamente giusto che si degnò di perdonare con tanta bontà tutte le colpe del figliol prodigo, non deve forse essere giusto verso di me che ‘sono sempre con Lui’?”.
Questo il preciso contesto in cui leggere e custodire l’Atto di offerta all’Amore misericordioso. Vi troviamo anche una parola che può far sussultare la “vittima” e far riaffiorare l’immagine truce del Dio vendicatore.
L’olocausto è un soave profumo, un gesto di consegna amorosa, non un atto brutale:

“Offerta di me stessa come vittima d’olocausto all’Amore misericordioso del buon Dio
Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che m’avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere santa, ma sento la mia impotenza e vi domando, o mio Dio, di essere voi stesso la mia santità. Poichè mi avete amata fino a darmi il vostro unico Figlio perchè fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia, supplicandovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e nel suo cuore bruciante d’amore”.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Napoli. Tuccillo, pasticciere grande in tutti i sensi: mega torta di 80 chili per festeggire lo scudetto

In onore del terzo scudetto vinto dopo ben 33 anni dal Calcio Napoli, il Bakery chef Fabio Tuccillo ha voluto celebrare i Campioni d’Italia nel modo migliore che conosce cioè con una buonissima torta, dai colori bianco-azzurri, di ben 80 chilogrammi, realizzata in occasione di una grande festa a San Gennaro Vesuviano, comune di origine del giovane Chef campano.

Sul dolce sono rappresentati i giocatori simbolo di questa straordinaria stagione, dal capitano Giovanni Di Lorenzo, al capocannoniere del campionato, Victor Osimhen, senza dimenticare colui che ha fatto la storia della squadra azzurra, Diego Armando Maradona.

UNA TORTA DI OTTANTA KG. AZZURRA COME IL NAPOLI, DOLCE COME LA VITTORIA

Il Bakery chef Fabio Tuccillo omaggia i Campioni d’Italia con una preparazione eccezionale.

In onore del terzo scudetto vinto dopo ben 33 anni dal Calcio Napoli, il Bakery chef Fabio Tuccillo ha voluto celebrare i Campioni d’Italia nel modo migliore che conosce: creando una buonissima torta, dai colori bianco-azzurri, di ben 80 kg.

Domenica 4 giugno 2023, in occasione della chiusura del campionato e della tanto attesa consegna ufficiale della coppa dei campioni d’Italia alla squadra azzurra, è stata organizzata una grande festa a San Gennaro Vesuviano, comune di origine del giovane Chef campano.

Un evento che ha colorato le vie e le strade del paese, ma non solo. Ogni rione ha, infatti, cucinato una specialità, mettendo a disposizione dei cittadini stand per accompagnare i festeggiamenti con degustazioni di ogni genere di prelibatezze.

Il Bakery chef Fabio Tuccillo, dopo aver pensato ed immaginato come realizzare un dolce degno dei Campioni d’Italia, ha dato vita ad una torta unica. 160 uova, 20 kg di Pan di Spagna, 16 litri di sciroppo, 40 kg di crema chantilly, 10 kg di gocce di cioccolata e 15 kg di panna, tutti ingredienti sempre di altissima qualità e materie prime di provenienza prevalentemente locali.

“È stata una vittoria davvero pesante, perché il Napoli ha dominato il campionato battendo tutti i record e distanziando tutte le inseguitrici. Ma è stata anche una vittoria dal sapore dolce perché dopo tanti anni ha finalmente realizzato il sogno di tutti noi tifosi. Ecco perché ho pensato ad una torta, il simbolo della dolcezza, ma di 80 kg per sottolineare la vittoria schiacciante di questa fantastica squadra”, ha dichiarato Fabio Tuccillo.

Sul dolce sono rappresentati i giocatori simbolo di questa straordinaria stagione, dal capitano Giovanni Di Lorenzo, al capocannoniere del campionato, Victor Osimhen, senza dimenticare colui che ha fatto la storia della squadra azzurra, Diego Armando Maradona.

Lo chef Tuccillo ha scelto, infine, il Vesuvio tricolore, simbolo iconico del Golfo di Napoli, come cornice alla sua grande opera dolciaria.

Emozione e stupore, ma anche grandissimi apprezzamenti di tutti i partecipanti, che hanno gustato la maxi torta durante la festa, tra cui anche il Sindaco di San Gennaro Vesuviano, Antonio Russo.

 www.tuccillobakery.it

(Marinella Proto Pisani – Valentina Casertano – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Grande successo per la I edizione delle Miniolompiadi del Galilei

Arienzo – Il 5/06/23 alle ore 18:00 si è svolta la prima edizione delle MINIOLIMPIADI, presso lo Stadio Comunale di Arienzo.
Protagonisti dell’evento gli alunni delle classi IV e V della Scuola Primaria dell’ IC “G.Galiei” che si sono sfidati nelle discipline: corsa, corsa ad ostacoli, staffetta, salto in lungo, lotta greco romana, dodgeball, getto del peso, tiro alla fune …
Le squadre, delle diverse classi, si sono sfidate di fronte ad una giuria composta dalla Dirigente Scolastica prof.ssa Rosa Prisco, dalle ins. Giovanna Di Maio, Michela Febbraio e Alessandra Di Caprio, dall’Assessore all’ Istruzione Maria Grazia D’Agostino e dall’Assessore allo Sport del Comune di Arienzo Luigi Verdicchio.
La manifestazione si è aperta con delle coreografie, eseguite dagli alunni, oggetto di particolare apprezzamento da parte della giuria e del pubblico.
La competizione sportiva è stata entusiasmante, ricca di spirito di squadra e di fair play, da fare invidia agli atleti professionisti. Le squadre sono state premiate, ognuna si è distinta in una disciplina differente, con le coppe offerte dall’Amministrazione Comunale.
La manifestazione si è conclusa con uno spettacolo di fuochi pirotecnici alla presenza delle Autorità Comunali e del Sindaco Giuseppe Guida.
Si ringraziano: l’Amministrazione Comunale, i genitori, parte attiva nell’organizzazione della manifestazione e un ringraziamento, nonché una menzione speciale, all’Ins. Suor Luisa Peronespolo, ideatrice delle MINIOLIMPIADI e coordinatrice delle Ins. che hanno accolto con entusiasmo e professionalità la prima annualità di un evento in grado di valorizzare al meglio, attraverso lo sport, il percorso degli alunni delle classi terminali dell’Istituto.

La Scuola ha saputo cogliere l’innovazione apportata dal Ministero con l’introduzione della figura professionale dell’ins. di educazione fisica alla scuola primaria, valorizzando l’insegnamento specialistico delle discipline sportive.
In attesa delle future edizioni delle MINIOLIMPIADI del Galilei … Viva lo Sport!

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Grande musica con Un’Estate da RE 8

Da Roberto Bolle a Placido Domingo grandi ospiti internazionali protagonisti della rassegna musicale Un’Estate da RE dal 13 luglio al 3 agosto.

CASERTA – Un’Estate da RE, la kermesse giunta alla VIII edizione dal 13 luglio al 3 agosto si svolgerà come di consueto alla Reggia vanvitelliana.

Artisti di fama internazionale, grande musica e il meglio della danza in una residenza reale tra le più importanti al mondo: sono gli ingredienti che la  rendono davvero unica.

Zucchero “Sugar” Fornaciari, Roberto Bolle e Plácido Domingo sono i principali protagonisti di un cartellone suddiviso in quattro straordinari appuntamenti a prezzi contenuti nei cortili del Palazzo Reale (circa 3000 posti a sedere) e uno spettacolo speciale, quello inaugurale, dedicato all’architetto Luigi Vanvitelli e a Franco Zeffirelli, in live streaming dall’incantevole Cappella Palatina.

Un cartellone che ha inoltre in serbo diverse sorprese e che, anche quest’anno, promette di rendere indimenticabile l’estate per le migliaia di spettatori che da tutta Italia giungeranno a Caserta: appassionati di musica leggera, di opera e danza che potranno ammirare la bellezza del Palazzo Reale attraverso speciali visite guidate, nell’anno delle Celebrazioni Vanvitelliane (1773-2023).

Programmata e finanziata dalla Regione Campania (fondi POC 2014-2020), organizzata e promossa dalla Scabec – società regionale per la valorizzazione dei beni culturali – in collaborazione con il Ministero della Cultura, la Direzione della Reggia di Caserta, il Comune di Caserta e il Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno, la rassegna è stata presentata questa mattina nella sede della Regione Campania, a Napoli. Sono intervenuti il sindaco di Caserta Carlo Marino, il direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei, il direttore artistico di Un’Estate da RE Antonio Marzullo e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Si inizia il 13 luglio con uno spettacolo suggestivo e originale: Vanvitelli all’opera, un’intervista molto musicale (e poco possibile) al grande architetto interpretato da Mariano Rigillo, con Enzo Salomone nelle vesti di Franco Zeffirelli intervistatore. Il testo del bravissimo Stefano Valanzuolo si avvale delle revisioni e scelte musicali di Eugenio Ottieri, che selezionano negli ascolti proposti le grandi passioni musicali dell’illustre architetto nella Napoli dei suoi anni.

Nel 250esimo anniversario della morte di Luigi Vanvitelli e nel centenario della nascita di Franco Zeffirelli si omaggiano i due artisti nello stile delle famose “interviste impossibili” radiofoniche, legate al fascino e al mestiere di scrittori illustri.

In scena l’Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno, diretta da Giuseppe Galiano e le voci soliste di Bruno De Simone (baritono), Angelo Giordano (sopranista), Lorenzo Martelli (tenore) e Marilena Ruta (soprano).

L’evento sarà trasmesso in live streaming sull’Ecosistema digitale per la cultura della Regione Campania (cultura.regione.campania.it) e sui canali social di Un’Estate da RE, della Regione Campania e della Reggia di Caserta.

Il cartellone prosegue il 22 luglio con la Grande Danza: il Gala Roberto Bolle and Friends – prodotto da ARTEDANZASRL – arriva alla Reggia di Caserta per infiammare il pubblico in una serata che riunisce sullo stesso palcoscenico i migliori protagonisti della danza internazionale. Un’occasione imperdibile per assistere dal vivo a una performance dell’étoile dei due mondi, Roberto Bolle, con star internazionali della danza, in un vero e proprio viaggio attraverso la bellezza e la magia di questa forma d’arte.

Doppio appuntamento, il 24 e il 25 luglio, con il World Wild Tour di Zucchero “Sugar” Fornaciari.  Annoverato fra i principali esponenti del blues in Italia, nell’arco di oltre trent’anni di carriera ha riscosso un incredibile successo commerciale vendendo più di 60 milioni di dischi. La sua musica si è estesa oltre i confini nazionali grazie alle tournée mondiali e alle frequenti collaborazioni con artisti come Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Eric Clapton, Joe Cocker, Miles Davis, B.B. King, Bono, Sting e Paul Young. Nel doppio show alla Reggia di Caserta, Zucchero porterà i suoi più grandi successi.

La kermesse si concluderà il 3 agosto con uno straordinario ritorno: Plácido Domingo. Cantante e direttore d’orchestra, tenore e baritono, artista eclettico con oltre 150 ruoli cantati e all’attivo una straordinaria carriera che continua ininterrottamente da oltre mezzo secolo. Già protagonista nel 2020 della V edizione di Un’Estate da RE, il grande tenore spagnolo (tra le stelle della celebre Hollywood Walk of Fame) regalerà al pubblico profonde e vibranti emozioni attraverso la sua voce, ma non solo… perché dirigerà l’Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno e altre grandi stelle della musica.

Il percorso di avvicinamento alla VIII edizione di Un’Estate da RE avrà inizio il 21 giugno, in occasione della Festa della musica, con speciali visite guidate gratuite a tema musicale alla Reggia di Caserta, ogni venerdì e sabato fino a fine luglio.

Voluta dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel 2016 per creare un evento che promuovesse allo stesso tempo i siti Unesco e la tradizione culturale musicale che in Campania vanta eccellenze internazionali, Un’Estate da RE si è radicata sul territorio grazie al successo delle passate edizioni, che hanno visto la partecipazione di artisti di fama mondiale come Ennio Morricone, Riccardo Muti, Ezio Bosso, Jonas Kaufmann, Zubin Mehta, Daniel Oren, Antonio Pappano, Ludovico Einaudi, Stefano Bollani, Uto Ughi, Anna Netrebko, David Garrett, Claudio Baglioni. La rassegna è diventata negli anni un’occasione di rilancio culturale, turistico e di valorizzazione della Campania, dando a tutti la possibilità di vivere l’esperienza di ascoltare la grande musica e i suoi straordinari protagonisti grazie a una politica di costo di biglietto contenuta.

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania: C’è soddisfazione per questa VIII edizione di Un’Estate da RE, evento che ho voluto con grande determinazione a Caserta, nella Reggia, sia per valorizzare questo monumento straordinario e l’area casertana, sia per avere un ulteriore attrattore turistico in Campania nel periodo estivo. Anche quest’anno si preannuncia una bellissima edizione, con Roberto Bolle, Zucchero, Plácido Domingo e il ricordo del grande architetto Luigi Vanvitelli nella sua Reggia e nell’anniversario della sua morte, con Mariano Rigillo che è un grandissimo artista del nostro territorio. Sarà un evento importante, un richiamo nella nostra regione e un’occasione per tanti di godere della bellezza della Reggia e di serate magiche come già capitato nelle precedenti edizioni.

Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta: Questo è un anno speciale. Il 13 luglio apriamo Un’estate da Re con un omaggio a Vanvitelli. Vanvitelli era un umanista raffinato, capace anche di assicurare l’interdisciplinarietà tra le diverse espressioni dell’arte. La musica era una sua grande passione nella fruizione come nella realizzazione di magnifici spazi per accoglierla, come dimostra il Teatro di corte della Reggia. Un’Estate da Re sarà dunque un’opportunità per parlare del grande Maestro con linguaggi diversi nell’anno delle celebrazioni a lui dedicate a 250 anni dalla sua morte.

Antonio Marzullo, direttore artistico di Un’Estate da RE: Quest’anno iniziamo con un omaggio a Vanvitelli per celebrare il 250° anniversario della sua morte e i 100 anni dalla nascita di Franco Zeffirelli. A seguire, gli amanti della danza e non solo potranno assistere dal vivo alla magia delle performance di Roberto Bolle. Poi ci sarà un doppio appuntamento con Zucchero, uno dei più grandi musicisti blues internazionali. Infine, Plácido Domingo canterà e dirigerà l’Orchestra Filarmonica di Salerno, in un evento che regalerà al pubblico incredibili sorprese.  

Il sindaco di Caserta Carlo Marino: Un’Estate da Re è uno dei grandi eventi culturali estivi della Campania ed è una tappa importante per la città di Caserta. La filiera dei beni culturali fa rete con le grandi iniziative musicali contribuendo così a costruire un vero e proprio “modello Caserta” per la cultura. Ringrazio il presidente De Luca che ha creduto sin dal 2016 a questo modello, che può essere un’occasione importante per l’intera regione.

www.unestatedare.it

 

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(Fonte: Lo Speakers Corner – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Somma Vesuviana. MIBEX, Consiglio sindacale di Fabbrica: grande successo di UIL

Alle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Fabbrica nello stabilimento MIBEX s.r.l. di Somma Vesuviana (NA), un tempo conosciuta con il nome di FAG, per la prima volta l’Ugl Metalmeccanici partecipa ed elegge un proprio delegato superando il 21,2% delle preferenze: Ciro Fazzolini è il neo rappresentante dei lavoratori. Alla lista Ugl Metalmeccanici viene assegnato uno dei tre seggi disponibili.

La Federazione Nazionale e territoriale Napoli dell’Ugl Metalmeccanici, esprimono grande soddisfazione per lo storico risultato conseguito nel sito produttivo di Somma Vesuviana, leader nella produzione di cuscinetti a rulli per il settore ferroviario.

Tale affermazione assume una valenza politica significativa in quanto, i lavoratori della Mibex, con il loro consenso riposto nella Ugl Metalmeccanici, hanno espresso la necessità di dar voce ad una nuova sigla sindacale in azienda da sempre sindacalizzata solo con Fiom-Cigl, Fim-Cisl e Uilm-Uil.

Il Segretario Nazionale Antonio Spera, si congratula con il Segretario Regionale Ugl Metalmeccanici Campania Luigi Marino, con il Segretario Provinciale della federazione di Napoli, Ciro Esposito e con tutti coloro che hanno contribuito al conseguimento di questo risultato, ringraziando in modo particolare tutti i lavoratori che hanno espresso la loro preferenza al neo eletto Ciro Fazzolini.

A quest’ultimo gli auguri di buon lavoro dalla Ugl Metalmeccanici.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

“GRAND PRIX CITTÀ DI CASERTA”: IL GRANDE NUOTO È TORNATO IN TERRA DI LAVORO. SUCCESSO PER LE DUE GIORNATE DELLA KERMESSE

 

Quasi mille atleti hanno varcato la soglia dello Stadio del Nuoto: “Il Grand Prix Città di
Caserta” ha fatto registrare, per il secondo anno consecutivo, un successo per l’attività
agonistica natatoria in Terra di Lavoro. La manifestazione è partita sabato 27 maggio, per un
intero weekend di gare, in cui sono state rappresentate, fino alle ore 19 della serata di ieri, 56
Società provenienti da 7 Regioni italiane. I giovani campioni si sono alternati in vasca, nelle
scorse ore, di fronte al cospicuo numero di spettatori presenti sugli spalti. Il risultato è stato
garantito dalla collaborazione tra il comitato organizzatore, diretto da Luciano Cotena, sotto
la direzione tecnica di Francesco Vespe, il presidente della Provincia Giorgio Magliocca e il
presidente dell’AGIS Giuseppe Guida. Guida, che ha condotto la kermesse a Caserta sotto la
sua presidenza, si è recato ieri mattina presso la struttura di via Laviano, raccogliendo i
consensi dei partecipanti:”Una straordinaria celebrazione di questo sport – ha dichiarato –
che ha portato anche un indotto economico alla città, con alberghi pieni e un flusso turistico
che ci rendono ancora più orgogliosi dell’iniziativa. Ho ricevuto i complimenti dei
responsabili delle Società sportive delle varie Regioni, che hanno apprezzato la gestione
dell’impianto e, più in generale, l’organizzazione di tutte le attività. Voglio ringraziare l’ex
direttore Agis Gerardo De Rosa per aver contribuito, fino ad oggi, a questa riuscita. È un
progetto di grande spessore, destinato a crescere nel tempo. Il mio impegno continuerà in
tale direzione. I riscontri avuti ci confermano che stiamo percorrendo la strada giusta”.

L’articolo “GRAND PRIX CITTÀ DI CASERTA”: IL GRANDE NUOTO È TORNATO IN TERRA DI LAVORO. SUCCESSO PER LE DUE GIORNATE DELLA KERMESSE proviene da BelvedereNews.

Maltempo in Emilia Romagna. Antolini: “Superato il migliaio di frane. Urgente raggiungere le zone isolate, poi necessario un grande lavoro di progettazione”

L’emergenza maltempo che ha colpito in modo particolare la Romagna in questi giorni ha messo in luce un problema che accompagna da sempre l’Appennino: il fenomeno delle frane. Sono ancora isolate molte zone, dove ci sono abitazioni, aziende e allevamenti che ricevono rifornimenti con elicotteri. Di tutto questo parliamo con Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna.

(Foto ANSA/SIR)

In questi giorni quante frane si sono registrate?

I dati ufficiali parlano di 370-380 frane, ma ogni sindaco dice che nel proprio comune ci sono centinaia di frane. Ci può essere anche una valutazione emotiva ma effettivamente le frane sono molte di più di 370-380:

siamo sicuramente oltre il migliaio,

perché le frane non sono solo quelle grandi, ma ce ne sono tante a bordo strada o che hanno distrutto porzioni di strada, ma per ripararle ci vogliono decine di migliaia di euro. Il discorso frane è ancora tutto aperto.

(Foto ANSA/SIR)

Si possono prevedere nuove frane anche a prescindere da ulteriori piogge?

Innanzitutto, ci sono territori che ancora non si riescono a raggiungere. Gli stessi sindaci dicono che ci sono delle frane attualmente in movimento. È chiaro che con il terreno così saturo e imbevuto di acqua è normale che ci sia qualche attivazione di versante di frana che non avevamo precedentemente visionato, magari c’erano i “sintomi” ma non c’era ancora lo scivolamento. Quindi, potranno esserci nuove frane, ma andando avanti, con il caldo estivo, il terreno si asciuga e la probabilità di manifestarsi di nuove frane diminuisce.

(Foto ANSA/SIR)

Ma erano prevedibili tutte queste frane?

Il nostro territorio ha già un dissesto idrogeologico in sé, bastano poche piogge, a volte anche dei temporali estivi, per assistere a erosioni di versante o a frane. Con una piovosità come quella che c’è stata, con due eventi successivi importanti del 2 e del 3 maggio e del 16 e del 17 maggio, questi terreni, che sono prevalentemente costituiti da argilla e da sabbia più o meno cementata, insieme all’acqua costituiscono un mix micidiale: piove, l’acqua si infiltra nel terreno attraverso la porosità, le fessure e le fratture che ci sono nello stesso terreno, scende in profondità, raggiunge determinate superfici e le lubrifica, satura il terreno, che aumenta di peso, e – non dimenticando che siamo su versanti in pendenza – tutto questo provoca la frana, che può essere piccola o anche molto grande. Le frane, infatti, sono di tanti tipi: una semplice colata o una grande frana che quasi non si vede a occhio nudo ma si muove lentamente.

(Foto: ANSA/SIR)

In un territorio così a rischio si fa normalmente prevenzione?

Questo è un territorio dove c’è tanto rischio idrogeologico, vengono fatti in continuazione tanti lavori. In montagna per prevenire le frane si devono fare fossi che regimano le acque: fossi sia nelle aree agricole sia nelle stradine di campagna. Allontanare le acque dalle zone di versanti critiche è la prima azione da compiere.

Il fosso è la prima prevenzione: deve scolare bene, l’acqua non deve ristagnare.

Meno acqua buttiamo nel terreno e meglio è.

F(Foto: ANSA/SIR)

Ma c’è stata prevenzione in passato?

Per quanto riguarda l’agricoltura negli ultimi anni ci sono state modalità di coltivazione che non aiutano a combattere il dissesto idrogeologico: mi riferisco alla coltivazione intensiva, alle lavorazioni che vengono fatte su estensioni vaste anche in collina, perché ormai si ragiona in termini di quantità e mai di qualità. Non c’è più il contadino che va in montagna con la zappa a sistemare i fossi, a pulirli, a svuotare i ristagni di acqua; ormai si lavora con i trattori, si predilige un lavoro che deve costare poco e produrre molto. Per quanto riguarda la viabilità, i Comuni non hanno più i cantonieri che si occupano della manutenzione continua girando per le strade con il badile a manutenere quei piccoli dissesti. A volte tamponare determinate situazioni e curare la regimazione delle acque nelle piccole strade può aiutare. Adesso, invece, questo tipo di lavoro si dà in appalto, si fanno i fossi una o due volte all’anno. Se nel frattempo il fosso si chiude, comunque si deve aspettare l’intervento successivo della ditta che ha preso in appalto l’esecuzione dei lavori. Queste sono le piccole opere. Poi in montagna ogni volta che si interviene per sistemare una strada sono necessari moltissimi soldi: se una strada crolla per un piccolo tratto di pochi metri, dal lato mare, come di solito avviene, e metà corsia sparisce, intervenire e fare opere strutturali per ripristinare la viabilità richiede davvero tanto danaro, ma i piccoli Comuni non hanno tante risorse per affrontare il problema.

Questa emergenza può essere l’occasione per fare tante opere di cui si beneficeranno i territori.

Quando piove così tanto in un territorio così fragile i danni sono ingentissimi. D’altra parte, era impossibile eventi così estremi e, onestamente, era impossibile anche mettere in sicurezza tutto il territorio.

Volontari a Gambettola (Foto Corriere Cesenate)

Ma si riuscirà a ripristinare la situazione a com’era prima del maltempo e delle frane?

No. In alcuni casi si dovranno cambiare i tracciati delle strade, quando si valuterà che alcune strade non sono recuperabili e quindi per alcuni chilometri il tracciato andrà fatto altrove. D’altra parte, la storia dell’Appennino e delle frane va di pari passo.

Le frane sono sempre state nella storia un elemento caratterizzante del nostro Appennino,

in passato in corrispondenza di eventi climatici eccezionali: se andiamo a vedere nella storicità finché ci sono i documenti che ce lo attestano quando ci sono piovosità del genere avvengono sempre grossissime frane. L’ultima grossa piovosità che abbiamo avuto in Romagna con le piogge del 1939 hanno provocato altrettante importanti frane, anche nell’Ottocento abbiamo avuto grandi frane in corrispondenza di periodi particolarmente piovosi.

Sarsina, strada interrotta per frane (Foto Corriere Cesenate)

Ora ci vorrà una forte spesa per ripristinare o fare nuovi tracciati di strade?

Assolutamente molto grossa. Certe strade, che erano molto vicine a un fiume e sono state erose, sarebbe meglio non rifarle dove si trovano adesso. Inoltre, dobbiamo ricordare che a parte la viabilità principale, la provinciale e la statale, sono tutte strade che in passato erano mulattiere: prima ci passava il cavallo o il mulo, poi sono state allargate per la carrozza, alla fine allargate ancor di più per il camion. Quindi, nel tempo hanno subito diverse modifiche.

(Foto Corriere Cesenate)

Che tipo di lavori si dovranno fare ora per superare questa emergenza

Nell’immediato, dove si può, si ripristina la viabilità intervenendo su tutte quelle frane piccole di scarpate che hanno occupato la carreggiata, pulendo con la ruspa e riaprendo le strade. Non dimentichiamo che ci sono abitazioni, aziende e allevamenti che sono ancora isolati. Vengono riforniti con gli elicotteri sia gli alimenti per chi abita in quelle zone sia il mangime e il fieno per gli animali degli allevamenti. Siamo ancora in piena emergenza e non si potrà andare avanti sempre con gli elicotteri, quindi gli interventi più urgenti sono quelli per raggiungere le zone isolate. In un secondo momento ci vorrà un grosso lavoro di progettazione sia per mettere in sicurezza le scarpate, sia per progettare piccoli tratti che si sono rotti per le frane, sia per progettare percorsi più ampi.

(Foto: ANSA/SIR)

E quanto ci vorrà per ripristinare la situazione?

Anni e anni. Bisogna considerare, infatti, anche il lavoro di sistemazione dei fiumi, si dovranno allargare gli argini, rifarli. Ci sarà lavoro di progettazione per un’intera generazione.

(Foto Corriere Cesenate)

Teme che finita l’emergenza si spengano i riflettori sulla Romagna

Adesso c’è una grande attenzione, ma sono convinto che finita l’emergenza ci dimenticheremo di quello che è successo. Ogni Governo, a prescindere dal colore politico, quando avviene un fatto eclatante come è successo adesso in Romagna, sventola la bandiera contro il dissesto idrogeologico, ma poi, finita l’emergenza, cessa il vento che fa sventolare quella bandiera.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Emilia Romagna. Munafò: “Occorre avviare una grande campagna di ‘rinaturalizzazione’ del territorio contro il consumo di suolo”

Ancora allerta rossa oggi in Romagna. Ieri, domenica 21 maggio, la visita del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alle zone colpite. “Il governo c’è. È stata una tragedia ma può essere un’occasione per rinascere più forti, difficile fare stime ma andranno mobilitate molte risorse”, ha detto la premier da Ravenna. Gli sfollati sono 26mila. Le alluvioni, l’esondazione di fiumi, le frane hanno messo in ginocchio un’ampia parte di una Regione, che negli ultimi anni ha registrato molto consumo di suolo. Come questo incida su tragedie come quelle che si sono viste in Romagna ci viene chiarito da Michele Munafò, responsabile del rapporto sul consumo di suolo dell’Ispra.

(Foto: ANSA/SIR)

C’è molto consumo di suolo in Emilia Romagna

Sì, l’Emilia Romagna ha un tasso elevato di consumo di suolo. Innanzitutto, in termini assoluti, ossia quant’è la superficie edificata o costruita rispetto al totale del territorio: stiamo parlando di circa il 9% del territorio che è direttamente sigillato, impermeabilizzato, costruito – ed è un valore elevato, basti pensare che la media nazionale è del 7% e la media europea è intorno al 4% -; qui si tratta di una media su tutto il territorio, ma nelle zone di pianura questi valori sono decisamente più alti, arrivano tranquillamente a superare il 10, il 15 e anche il 20% in alcuni ambiti. Questa è una responsabilità “storica”, cioè dipende da decenni di edilizia, costruzioni. Noi misuriamo ogni anno quanto cresce la superficie edificata: con “consumo di suolo” intendiamo proprio questo cambiamento da una superficie non costruita, non artificiale, agricola, naturale, a una superficie artificiale. Da questo punto di vista, nel 2021, l’ultimo anno di cui abbiamo i dati disponibili, l’Emilia Romagna è stata la terza regione in Italia, dopo Lombardia e Veneto, per incremento delle superfici artificiali. Stiamo parlando di 660 ettari circa in dodici mesi, un valore elevato che si pone subito dopo Lombardia, con 880 ettari in più, e Veneto, con 680 ettari in più. Dopo l’Emilia Romagna, abbiamo il Piemonte con 630 e la Puglia 500 ettari e via via le altre Regioni, con valori più bassi, anche sotto i dieci ettari come la Valle d’Aosta. Quindi, in un anno c’è stato un forte consumo di suolo, in un territorio molto critico, fragile perché ha ampie zone – quasi la metà del territorio – in aree a pericolosità idraulica media, un’area cosiddetta inondabile.

La gran parte del consumo di suolo dei 660 ettari in più sono stati proprio collocati in zone inondabili,

in zone a pericolosità idraulica: stiamo parlando di circa 500 ettari – sui 660 realizzati – in un’area a media pericolosità idraulica, cioè allagabili con una media di ritorno dell’ordine dei cento anni.

(Foto: ANSA/SIR)

Si è costruito proprio dove non si sarebbe dovuto, in pratica…

Semplificando il discorso, assolutamente sì. È chiaro che in quelle zone si possono fare interventi di messa in sicurezza. Tutto il consumo di suolo è in qualche modo elemento di rischio. Se realizziamo un cantiere finalizzato a un viadotto è un conto, se realizziamo un quartiere residenziale o anche solo un edificio residenziale è un altro. In generale, i dati sintetici ci mostrano che sarebbe stato meglio non costruire in tali zone. Poi è chiaro che in quel territorio, essendo zona di pianura, e soprattutto nella Romagna fondamentalmente essendo quasi tutto in area a pericolosità idraulica non si può pensare a fermare tutto, ma quello che noi diciamo sempre è che probabilmente bisognerebbe, prima di aumentare il grado di cementificazione del territorio, verificare se non ci siano superfici già costruite disponibili, quindi riutilizzare l’esistente, non aumentare la rigidità in qualche modo del territorio con altre costruzioni.

(Foto: ANSA/SIR)

Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna l’aumento di suolo registrato nel 2021 riguarda soprattutto la Romagna

In realtà tutte le zone di pianura, a livello di provincia quella di Ravenna ha avuto un incremento di 114 ettari nell’ultimo anno ed è la seconda in tutta la Regione, la prima è Modena con 135, la terza Piacenza con 103. Non è un problema solo della Romagna, ma lì c’è una maggiore pericolosità.

(Foto: ANSA/SIR)

Quello che sta avvenendo in questi giorni era in un certo senso prevedibile?

Se sono zone inondabili – con una frequenza di eventi estremi che tende a intensificarsi, come spiegano gli esperti di cambiamenti climatici -, qualche evento di allagamento è atteso. Da questo punto di vista le informazioni sono molto chiare, abbiamo tutto il territorio nazionale ben mappato con tutte le zone allagabili identificate, quindi sappiamo che lì in qualche modo è atteso un evento, quando non si può dire, ma prima o poi succederà un allagamento. In queste zone bisognerebbe stare particolarmente attenti sia in termini di evitare consumo di suolo sia in termini di prevenzione, informazione, formazione della popolazione che vive in quegli ambiti. Da questo punto di vista, oltre a fare interventi di messa in sicurezza che sono fondamentali e di cui da sempre si dibatte, bisognerebbe allo stesso tempo e parallelamente

avviare una grande campagna di “rinaturalizzazione” del territorio.

(Foto: ANSA/SIR)

In cosa consiste la “rinaturalizzazione”?

Quando noi ricopriamo il suolo di cemento e asfalto stiamo perdendo quella capacità del suolo naturale di trattenere l’acqua, di farla infiltrare, di rallentarla nel suo flusso. Insomma, il suolo naturale è in grado di assicurare un vero e proprio servizio ecosistemico, un beneficio di cui noi tutti godiamo “gratuitamente”: non dobbiamo fare opere, dobbiamo lasciare un suolo al suo stato naturale, non compattato, non coperto, non impermeabilizzato per farlo diventare un grandissimo serbatoio d’acqua naturale. Quando noi invece impermeabilizziamo il suolo con cemento e asfalto questo servizio viene meno. Quello che allora dovremmo fare adesso è esattamente il contrario: invece di aumentare questa impermeabilizzazione del suolo dovremmo ridurla in pianura, nelle nostre città, eliminando il cemento, “rinaturalizzando” il suolo, aumentando la presenza di vegetazione, che non cresce sul cemento e che ha un ruolo fondamentale perché trattiene l’acqua e riduce il ruscellamento superficiale. Quando passiamo da un suolo naturale a una area urbana la quantità d’acqua che scorre in superficie aumenta di sei, sette, anche dieci volte. Immaginiamo questo aumento ogni volta che costruiamo qualcosa e si fa in fretta a fare i conti di quanti metri cubi di acqua in più derivano da una nuova espansione urbana.

(Foto: ANSA/SIR)

Ma concretamente cosa si dovrebbe fare? Togliere cemento dove c’è ora

Abbiamo tantissime aree del nostro territorio non utilizzate, abbandonate, dismesse: capannoni non più utilizzati da anni, piazzali, parcheggi, aree di cantieri abbandonati, superfici enormi impermeabilizzate non utilizzate che potrebbero essere rese molto più permeabili. Abbiamo tessuti urbani che sono estremamente compatti con ambiti degradati, con ex zone produttive inserite in contesti urbani o peri-urbani non più utilizzate, abbiamo grandissimi parcheggi di centri commerciali, piazzali di centri logistici, abbiamo tantissime superfici impermeabilizzate ma che non hanno più alcuna funzione, un vero e proprio spreco che potrebbero essere riconvertite. Inoltre, dobbiamo riforestare le nostre città perché anche la presenza della vegetazione in città ha un ruolo importante, purché sia su un suolo naturale.

(Foto: ANSA/SIR)

Sono tutte opere da incentivare…

Assolutamente sì, perché l’adattamento ai cambiamenti climatici non si fa con un’unica soluzione. Non c’è la bacchetta magica che con un intervento risolve il problema.

In questa situazione di crisi climatica dovremo adattarci con una serie di interventi che tenteranno di rendere più resiliente il nostro territorio.

La resilienza si fa con una serie di piccoli, medi, grandi interventi, che però devono concorrere tutti nella stessa direzione, mentre aumentare il cemento va nella direzione opposta.

F(Foto: ANSA/SIR)

In zone a rischio idrogeologico quando piove tanto le frane sono inevitabili? E il consumo di suolo aggrava la situazione?

Quando piove tanto si possono innescare una serie di fenomeni anche franosi come purtroppo si sono visti in questi giorni. Le frane avvengono prevalentemente nelle zone montane e collinari dove il consumo di suolo è più ridotto, quello che è il risultato del consumo di suolo è un aumento dell’esposizione quando le nuove costruzioni vengono realizzate in zone dove c’è il rischio che s’inneschino questi fenomeni. Da un punto di vista tecnico-scientifico non è escluso un collegamento perché aumentando il consumo di suolo aumenta anche l’erosione per la velocità di scorrimento superficiale oltre che per la quantità di acqua che cade. Se l’acqua scorre più velocemente aumenta anche la capacità erosiva. Però di solito non è questo che innesca le frane, il problema è legato soprattutto all’aumento dell’esposizione: per ricordare un’altra tragedia recente, il caso di Ischia, dove si era costruito in zone franose e quando viene giù una colata di quel tipo si porta via le case costruite lì.

(Foto: ANSA/SIR)

Che appello vorrebbe lanciare anche ai semplici cittadini?

Dobbiamo capire l’importanza di quello che sta sotto i nostri piedi, perché spesso lo sottovalutiamo, l’importanza del suolo e delle sue funzioni, la regolazione delle acque che spesso viene un po’ dimenticata e ignorata. Dobbiamo continuare a guardare sopra, ma allo stesso tempo dobbiamo guardare in basso, sotto i nostri piedi, e capire che questa risorsa così poco considerata è invece fondamentale per regolare tutti i cicli ambientali, tutti i processi naturali: il ciclo delle acque, il ciclo del carbonio, il ciclo dei nutrienti è fondamentale per il nostro benessere, per la nostra vita. Poi non dimentichiamo che senza suolo non c’è produzione agricola, non si mangia. E, poi, una perdita di suolo nella gran parte dei casi è irreversibile, resterà lì a vita.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

ANATOMIA DEL PUTINISMO di Bartolomeo Valentino: martedì 23 maggio alla Biblioteca comunale di Santa Maria Capua Vetere – Evento culturale di grande attualità –





Martedì 23 maggio, alle ore 18, nell’ambito della II Edizione di “Santa Maria Capua Vetere – Teatro di Lettura”, presso la sala lettura della Biblioteca Comunale “F. Pezzella”,  verrà presentata l’ultima fatica letteraria di Bartolomeo Valentino, “ANATOMIA DEL PUTINISMO”.

Interverrà, oltre all’Autore ( professore emerito di anatomia II Università di Napoli, morfopsicologo), Anna Maria Ferriero, assessore alla cultura del comune di Santa Maria Capua Vetere. Dialogherà con l’Autore il Prof. Aldo Bova, Presidente Nazionale “Forum Socio Sanitario” e Primario ortopedico emerito dell’Ospedale San Gennaro.

Il Prof.  Bartolomeo Valentino, tra l’altro,  è titolare di una rubrica di cultura per “Cronache di Caserta” e “Cronache di Napoli”, collaboratore della Agenzia “Cronache”  e, per Cuzzolin Editore ha pubblicato : “Alimentazione e disfunzioni biologiche nei delitti di Hitler”. E’ inoltre autore di oltre 200  pubblicazioni su riviste italiane e straniere avente per argomenti studi sulla posatura, linguaggi extraverbali e morfopsicologia.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caiazzo. Elezioni comunali: si scoprono le carte del ‘grande intreccio’ (o intrigo?) in casa Della Rocca?

Elezioni Comunali e Consorzio di Bonifica: il ruolo di Della Rocca tra cambi di casacca e invasioni di campo: come può il presidente di un ente pubblico prendere posizione  e schierarsi apertamente a favore di un candidato nel corso di una competizione elettorale?

La risposta è scontata: non potrebbe visto che i contributi a quell’ente li pagano tutti i cittadini e non solo una parte.

Parliamo del presidente del consorzio Sannio AlifanoDella Rocca, a cui un ruolo super partes sta proprio stretto.

Se ad Alife la questione è esplosa nel corso di un comizio quando il candidato sindaco Salvatore Cirioli ha denunciato con toni severi  una invasione di campo dello stesso Della Rocca, reo, secondo Cirioli, di sponsorizzare due candidati dello schieramento guidato dall’imprenditore De Felice, a Caiazzo la vicenda si fa ancora più interessante.

Se infatti ad Alife il presidente del Sannio Alifano – uomo di Zannini – sembra avere due pupilli, a Caiazzo, suo comune di origine, ne ha una a cui tiene sicuramente più di chiunque altro: sua moglie, candidata nell’unica compagine in gara ovvero quella guidata dal sindaco uscente Stefano Giaquinto.

Una candidatura che è stata un po’ un fulmine a ciel sereno.

Suo figlio, infatti, ha ricoperto negli ultimi 5 anni la carica di consigliere comunale di opposizione.

Periodo di tempo nel quale Della Rocca jr non ha mai mollato il mancato sindaco alle elezioni del 2018, Michele Ruggieri.

Tanto che anche dopo la decadenza di questi dal consiglio comunale è comunque rimasto saldamente ancorato a quel gruppo politico guidato dalla famiglia dei Sibillo.

Vicini, a loro volta, al presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero.

Un legame che pareva essersi consolidato giorno dopo giorno al punto che gli stessi Sibillo avrebbero proposto Della Rocca come candidato sindaco. Poi non se n’è fatto più nulla.

E siccome, per ragioni che su questa testata abbiamo già affrontato, nessuna lista alternativa a quella di Giaquinto è in gara, non stupisce che il nome del consigliere di opposizione uscente Della Rocca non figuri nella lista Uniti per Caiazzo.

Stupisce invece che al suo posto si sia candidata sua madre, a sua volta moglie del presidente del Consorzio. Caiazzo come Alife in sostanza.

Con una differenza: mentre ad Alife la presenza di due liste in campo e quindi di una competizione vera ha determinato che il leader di una delle due si ribellasse pubblicamente all’invasione di campo di Della Rocca senior, a Caiazzo la vicenda passa quasi sotto traccia.

Almeno apparentemente visto che ai Sibillo, famiglia legata ad Oliviero, il ‘tradimento’ politico di Della Rocca non sarà certamente piaciuto. E di riflesso anche al presidente del consiglio regionale che proprio al Sannio Alifano potrebbe togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Ma, soprattutto, la candidatura della donna potrebbe aver fatto storcere il naso a quella parte della popolazione pronta a reagire a questi repentini cambi di casacca ampliando la base dell’astensionismo.

(Francesco Maniovani – Fonte & Aggiornamenti: https://www.craterenews.it/2023/05/caiazzo-alife-comunali-e-consorzio-il-ruolo-di-della-rocca-tra-cambi-di-casacca-e-invasioni-di-campo/?fbclid=IwAR1JHCIwZR29fdCZ7kX6gTGSnNXLga4pVd52LjDUFfpUND3ryHkfjrNWKYA – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

Caserta/“Visioni dell’Arte”, grande e sentita la partecipazione alla prima kermesse culturale in ricordo del prof. Carlo Roberto Sciascia

«Un consistente patrimonio immateriale di competenza artistica e produzione culturale» è il lascito alla sua città di adozione, Caserta, dove per molti anni è stato presidente della Pro Loco e impegnato in svariate attività sul territorio: un’eredità professionale dalla forte risonanza, quella che riecheggia al ricordo del prof. Carlo Roberto Sciascia, per la creatività e il talento di eccellente promotore in campo artistico, nel segno dei numerosi eventi artistici e letterari, in Italia e all’estero, che portano la firma di un operatore culturale di rarissimo valore.
A tre mesi esatti dalla sua scomparsa, avvenuta lo scorso 9 febbraio, a Caserta, sentita è stata la partecipazione di un vasto pubblico alla kermesse culturale “Visioni dell’Arte”: un omaggio in onore e in memoria di una figura dal grande spessore umano oltre che culturale, per la “spiccata sensibilità, gentilezza, garbo, eleganza, finezza”.
Tantissimi i presenti al convegno tra
autorità, professionisti e artisti che hanno «testimoniato con la loro presenza  l’ardore per l’Arte che ha contraddistinto l’indimenticabile Carlo Roberto Sciascia».
È stato uno dei critici d’arte più importanti a livello nazionale e internazionale, ha promosso diverse mostre alla Reggia di Caserta collaborando spesso con Ottavia Patrizia Santo, Responsabile Eventi del Dipartimento di Arte e Cultura dell’Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli.

Volta a commemorare un «uomo che aveva la capacità di leggere l’artista attraverso la sua opera», nell’ambito dell’iniziativa si è tenuto anche il convegno “Arteterapia nell’infanzia e nell’età evolutiva” e la rassegna di arte contemporanea e fotografia “Il colore, linguaggio dell’anima”, a cura del critico d’arte Anna de Core e di Ottavia Patrizia Santo.

Ad avviare i lavori nel pomeriggio di venerdì 5 maggio presso la sala della Biblioteca Comunale “Alfonso Ruggiero” di Caserta, diretta dalla dott.ssa Marialidia Raffone, i saluti di rito della prof.ssa Lia Pannitti, presidente UNICEF – comitato di Caserta, dell’ass. alla Cultura Enzo Battarra, del dott. Angelo Cioffi, presidente del Lions Club Maddaloni Calatia, di Vladimiro Ariano, Rettore dell’Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli.

Nessun cambio di location per il gran finale della kermesse culturale, che si è lì conclusa nella serata di lunedì 8 maggio.

A rendere speciale ed emozionante   l’evento, in programma dal 5 all’8 maggio, tutto l’affetto e la stima espressi dall’organizzatrice Ottavia Patrizia Santo e la prof.ssa, critica d’arte, Anna De Core.

“Interessantissimo l’intervento della dott.ssa Carmen Cimmino, resp. UOSD Asl Napoli2 Nord – ha sottolineato, poi, la stessa Anna De Core – cui ha fatto seguito la comunicazione delle esperienze sul campo di Assunta Improta, artista del sociale. Con una circolarità che ha racchiuso e inglobato i sentimenti più veri di rispetto, da critico ho ritenuto di porre l’accento sulla specificità di un tema che è stato il leitmotiv delle competenze dell’ing. Carlo Roberto: ‘La lettura dell’opera come strumento di elaborazione mentale e mezzo di socialità costruttiva’.

Quale esperto storico, da fine esteta, Egli si poneva in viaggio, nel panorama della grande Historia, la strada maestra inglobante passato, presente, futuro, alla scoperta del sentimento sui sentieri dello Spirito, distanti sì, ma solidali e complementari, di cui l’uno dà valore all’altro.

Nella suggestività di un ambito preposto a custodire il respiro di memorie, e in un’atmosfera di commossa intonazione si è collocato l’intervento musicale del soprano Teresa Sparaco, magistrale interprete col suo “bel canto” di “Vissi d’arte, Vissi d’amore” (dalla Tosca di G. Puccini).

Le toccanti espressioni di affetto e di stima da parte dei convenuti, delle tante  personalità intervenute, sono state raccolte in un opuscolo da consegnare alla Storia di una poliedrica figura nel mondo della Cultura e dell’Arte: un grazie ab aeterno, racchiuso in eloquenti pensieri, per averli rappresentati quali adepti dei suoi sodalizi, delle iniziative accademiche, come ammirazione del ricordo nel ricordo.

Questo, – conclude – perché le note di quella melodia del “Bello, del Vero, del Bene”, da Lui disseminate “cum merito et tempora”, risuonino ovunque”.

 

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Caserta: grande successo per la kermesse “Le Visioni Dell’Arte”

Si è concluso ieri 8 maggio, la kermesse iniziata venerdì scorso dal titolo “Le visioni dell’Arte” presso la sala della Biblioteca comunale “Alfonso Ruggiero” di Caserta, diretta dalla dott.ssa Marialidia Raffone. Tra un novero di Autorità, professionisti e artisti, si è svolto il convegno in onore e memoria di Carlo Roberto Sciascia, insigne Ingegnere, Docente, critico d’arte di grande spessore, nonché instancabile promotore di creatività. L’evento, organizzato da Ottavia Patrizia Santo, responsabile Eventi Uniposst, è stato promosso dalle Associazioni internazionali UNICEF di Caserta, Lions Club Maddaloni Calatia, Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli. Dopo i saluti di rito della Prof.ssa Lia Pannitti, Presidente UNICEF – Comitato di Caserta, dell’Ass. alla Cultura Enzo Battarra, del Dott. Angelo Cioffi, Presidente del Lions Club Maddaloni Calatia, di Vladimiro Ariano, Rettore dell’Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli, si è dato avvio ai lavori.
Nell’ambito dell’iniziativa anche il convegno “Arteterapia nell’infanzia e nell’età evolutiva” e la rassegna di arte contemporanea e fotografia “Il colore, linguaggio dell’anima” a cura del critico d’arte Anna de Core e di Ottavia Patrizia Santo, Responsabile Eventi del Dipartimento di Arte e Cultura dell’Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli.
“È stato un incontro da considerarsi vera spinta all’assunzione e alla rielaborazione del concetto di Arte-terapia nei suoi significati, funzioni e valori, per aprire il varco alla circolarità delle energie trasmesse dai linguaggi tecnico-scientifico e storico-artistico. Questo, perché “i colori della vita”, nel giardino della comunicazione, fanno la loro parte, per il raggiungimento di un fine altamente umanitario: la quadratura del cerchio, a favore di una cultura verso nuovi orizzonti; un fine verso cui si sono sempre proiettati gli intenti di Carlo Roberto Sciascia”. Questo quanto dichiarato dal critico d’arte Anna de Core, che ha sottolineato: “Interessantissimo l’intervento della Dott.ssa Carmen Cimmino, resp. UOSD ASL Napoli 2 cui ha fatto seguito la comunicazione delle esperienze sul campo di Assunta Improta, artista del sociale. Con una circolarità che ha racchiuso e inglobato i sentimenti più veri di rispetto, da critico ho ritenuto porre l’accento sulla specificità di un tema che è stato il leitmotiv delle competenze dell’Ing. Carlo Roberto: ‘La lettura dell’opera come strumento di elaborazione mentale e mezzo di socialità costruttiva’. Quale esperto storico, da fine esteta, Egli si poneva in viaggio, nel panorama della grande Historia, la strada maestra inglobante passato, presente, futuro, alla scoperta del sentimento sui sentieri dello Spirito, distanti sì, ma solidali e complementari, di cui l’uno dà valore all’altro. Nella suggestività di un ambito preposto a custodire il respiro di memorie, e in un’atmosfera di commossa intonazione elevata dal sublime “bel canto” della soprano Teresa Sparaco, magistrale interprete di “Vissi d’arte, Vissi d’amore” (dalla Tosca di G. Puccini), tantissimi i convenuti che con la loro presenza hanno testimoniato l’onore e l’ardore per l’Arte che ha contraddistinto l’indimenticabile Carlo Roberto Sciascia. E le loro toccanti espressioni di affetto e di stima già pervenute, sono state raccolte in un opuscolo da consegnare alla Storia di una poliedrica figura nel mondo della Cultura e dell’Arte: un grazie ab aeterno, racchiuso in eloquenti pensieri, per averli rappresentati quali adepti dei suoi sodalizi, delle iniziative accademiche, come ammirazione del ricordo nel ricordo”.

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(Fonte: DeaNotizie – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)