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detenuti

Indulto, norma destra-Renzi: otto mesi di sconto immediato.  L’EMENDAMENTO GIACHETTI “BENEDETTO” DA FDI – IL DDL Giachetti alza da 45 a 60 giorni ogni semestre lo sconto di pena ai detenuti per “buona condotta” DI PAOLO FROSINA E GIACOMO SALVINI 23 APRILE 2024






GIUSTIZIA

Indulto, norma destra-Renzi: otto mesi di sconto immediato.  L’EMENDAMENTO GIACHETTI “BENEDETTO” DA FDI – IL DDL Giachetti alza da 45 a 60 giorni ogni semestre lo sconto di pena ai detenuti per “buona condotta”

DI PAOLO FROSINA E GIACOMO SALVINI
23 APRILE 2024

Otto mesi di sconto. Subito, per tutti. Così migliaia di detenuti potranno uscire dal carcere non appena la norma sarà entrata in vigore. Sono gli effetti di un emendamento presentato dal deputato di Italia Viva Roberto Giachetti, e condiviso dalla maggioranza di governo, al disegno di legge a prima firma del renziano, in discussione in commissione Giustizia alla Camera. Come raccontato nei giorni scorsi dal Fatto, Fratelli d’Italia – attraverso il sottosegretario di Via Arenula Andrea Delmastro – ha già dato un parziale via libera al provvedimento, che per contrastare il sovraffollamento carcerario prevede di potenziare il meccanismo della liberazione anticipata (volgarmente detto “sconto di pena per buona condotta”) alzando da 45 a 60 i giorni abbuonabili ogni semestre ai condannati che abbiano “dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Ora l’accordo ha preso la forma di un emendamento depositato ieri da Giachetti, relatore del ddl insieme alla meloniana Carolina Varchi. In base al testo, l’extra-bonus di quindici giorni non solo ci sarà, ma sarà retroattivo: si applicherà, infatti, anche “ai semestri di pena successivi alla data del 1° gennaio 2016, nonché al semestre in corso a tale data”. Tradotto, tutti i periodi di 45 giorni concessi a tutti i detenuti d’Italia negli ultimi otto anni diventeranno automaticamente di 60: una novità che potrà regalare fino a otto mesi in meno di pena in un colpo solo. Con uno strano meccanismo di “meritocrazia al contrario”: per chi è in carcere da più tempo – e quindi è condannato per reati più gravi – lo sconto di cui godere subito sarà maggiore.

A dare un’idea degli effetti del colpo di spugna, durante le audizioni alla Camera, era stato il procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, ex membro del Csm e magistrato antimafia d’esperienza. Commentando la versione originaria del testo Giachetti, che prevedeva uno sconto retroattivo addirittura di trenta giorni per ogni semestre (cioè 75 giorni invece di 45) aveva lanciato l’allarme: “Se questa norma venisse approvata oggi”, aveva detto, “in un anno e nove mesi uscirebbero dal carcere 23 mila detenuti”. Con l’abbassamento a 60 giorni previsto dall’emendamento i numeri saranno un po’ più bassi, ma non troppo diversi.

Rispetto alla prima versione del ddl, poi, dovrebbe esserci un’altra limitazione: il regalo non si applicherà ai condannati per reati ostativi, dal cui regime, finora, era esclusa proprio la liberazione anticipata. Nell’elenco si trovano le fattispecie di mafia e terrorismo e quelle tipiche della criminalità organizzata (tratta, sfruttamento della prostituzione…) ma non più i delitti dei colletti bianchi, cancellati a inizio legislatura da un emendamento di Forza Italia. Se la proposta passerà, dunque, anche i (pochi) corrotti e tangentisti in carcere vedranno avvicinarsi il fine pena.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

• Tredici agenti di polizia penitenziaria sono stati arrestati con l’accusa di violenze e torture sui minori detenuti al Beccaria di Milano. Li prendevano a calci e pugni, a bastonate e cinghiate






MARTEDÌ 23 APRILE 2024
Clamoroso
All’attuale tasso di natalità – intorno a 1,3 figli per donna –, nell’anno 3310 il Giappone sarà abitato da 22 individui [Hiroshi Yoshida, professore di Economia dell’Università del Tohoku a Sendai].In prima pagina
• L’Inter ha vinto il suo ventesimo scudetto. E lo ha fatto battendo nel derby il Milan 2 a 1. Festa grande a Milano
• Vito Bardi ha vinto le elezioni in Basilicata. Il governatore del centrodestra si è confermato con il 56,6% dei voti, contro il 42,1% dell’avversario di centrosinistra Piero Marrese. Fdi conquista il 17,4%, il Pd sfiora il 14. Bene Forza Italia (13,1%) e Azione (7,5%). Flop per Lega ferma al 7,8% e per il M5s al 7,6%. Alto l’astensionismo: solo il 49,8% degli aventi diritto è andato alle urne

• Tredici agenti di polizia penitenziaria sono stati arrestati con l’accusa di violenze e torture sui minori detenuti al Beccaria di Milano. Li prendevano a calci e pugni, a bastonate e cinghiate

• Alla fine Elly Schlein non metterà il suo nome nel simbolo del Pd alle europee. Mezzo partito s’era ribellato
• A Eboli un bambino di tredici mesi è stato sbranato da due pitbull. Né la mamma né i due zii del piccolo sono riusciti a bloccarli. Polemiche

• Salvatore Baiardo, condannato per favoreggiamento nei confronti dei fratelli Graviano, ha annunciato che si candiderà a sindaco di Bagheria, in provincia di Palermo

• Continua a far discutere il caso del monologo di Scurati cancellato dalla Rai. Usigrai chiede lumi sul ruolo di Meloni, Bonelli ha fatto un esposto alla commissione Ue. Il dg Rai Rossi e l’ad Sergio verranno ascoltati in Vigilanza l’8 maggio

• L’Antitrust apre un’indagine su Enel Energia. Al centro del caso le tariffe del gas quintuplicate

• Il primo azionista di Tim, la francese Vivendi, ha annunciato che oggi si asterrà dal voto sul rinnovo del Cda di Telecom Italia
• Il capo dell’intelligence israeliana, Aharon Haliva, ha rassegnato le dimissioni. S’è preso la responsabilità delle falle della sicurezza che hanno permesso a Hamas di sferrare l’attacco del 7 ottobre. Intanto Netanyahu s’appresta ha spostare i civili da Rafah
• Il presidente della Polonia Andrzej Duda s’è detto pronto ad accogliere armi nucleari sul suo territorio, se la Nato lo vorrà. Mosca minaccia rappresaglie.
• In Ucraina i russi hanno attaccato Odessa e distrutto la torre della tv di Kharkiv
• Nello Stato messicano di Chihuahua, 13 cadaveri mutilati sono stati ritrovati lungo l’autostrada. Finora nessun cartello della droga ha rivendicato il gesto, ma un biglietto inchiodato su uno dei corpi recitava: «Il Chihuahua ha un padrone, capisci»
• Exor salirà al 100% di Gedi. La famiglia Agnelli rileverà le quote in mano al gruppo Cir e alla società Mercurio
• Gianmarco Tamberi e Arianna Errigo saranno i due portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi

Titoli
Corriere della Sera: Il centrodestra / vince in Basilicata / Caduta dei 5 stelle
la Repubblica: Scurati scuote la destra
La Stampa: Pd, la retromarcia di Schlein
Il Sole 24 Ore: Fisco semplificato per gli autonomi
Avvenire: L’astensione vince
Il Messaggero: Redditi bassi, bonus tredicesima
Il Giornale: Fisco, tredicesime più pesanti
Leggo: Torture sui detenuti minorenni
Qn: Vince il campo largo (di centrodestra)
Il Fatto: Elly a pezzi: bocciata / dal Pd e in Basilicata
Libero: L’hanno vista sparire
La Verità: Case popolari solo agli immigrati
Il Mattino: Basilicata al centrodestra
il Quotidiano del Sud: La forza del moderatismo di destra
il manifesto: Terra rimossa
Domani: Attacco a Domani e alla stampa libera / Solidarietà globale di media e sindacati

IN TERZA PAGINA
Francesco Verderami fa il punto sulle elezioni in vista delle europee. Stefano Cingolani ci spiega perché quella di Tim è un’assemblea che farà storia. Romagnoli racconta il primo scudetto di Inzaghi e Riotta i venti dell’Inter. Massimo Gramellini ha provato a fare pipì nel gabinetto di Monica Bonvicini ma non ce l’ha fatta. E per finire le pulci di Lorenzetto
IN QUARTA PAGINA
«Israele e Iran sono nemici perfetti. L’uno vede nell’altro la minaccia principale e il decisivo fattore di legittimazione, interna e internazionale. Nel segno di Ovidio: non posso vivere con te né senza di te. Si aggiunga il vettore antropologico, per cui divisi su tutto ebrei israeliani e musulmani persiani condividono il medesimo sprezzante giudizio sugli arabi, coltivato anche dai turchi». Un articolo di Lucio Caracciolo

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Campania. I penalisti: “Vanno tutelati i detenuti più fragili” di Leandro Del Gaudio Il Mattino, 19 aprile 2024






di Leandro Del Gaudio

Il Mattino, 19 aprile 2024

In Campania ci sono 7.400 detenuti, di cui: 94 hanno un fine pena dai 6 agli 8 mesi; 240 con fine pena da 1 a 2 anni; 464 con fine pena dai 2 ai 3 anni. E non è tutto. A voler essere ancora più analitici, si può dire che i circa 700 reclusi di cui si è fatto cenno fanno parte di un gruppo di 2500 detenuti che stanno scontando pena sotto i 4 anni. Sono alcuni numeri forniti dal garante regionale per i detenuti Samuele Ciambriello, nel corso di un convegno tenuto dalla Camera degli avvocati penalisti “Sebastiano Fusco”, in un confronto a più voci tra giuristi ed addetti ai lavori. Ad introdurre i lavori, il presidente dell’associazione Vincenzo Dostuni (che coordina l’associazione assieme ai colleghi presidenti Simona Lai e Gaetano Inserra), che ha esordito con un saluto commemorativo del penalista Riccardo Polidoro, avvocato di riconosciuta esperienza prematuramente scomparso alcune settimane fa.

Poi la parola al penalista Guido De Maio, presidente Uif, per un dibattito interamente dedicato all’analisi della condizione delle carceri italiane e delle possibili proposte per superare le criticità evidenti. Secondo il garante Ciambriello, è necessario aumentare il numero degli assistenti sociali, mentre gli avvocati Carmine Ippolito e Raffaele Esposito chiedono interventi da parte del Tribunale di Sorveglianza.

A moderare i lavori è stato l’avvocato Fabrizio Savella, in una giornata nella quale ci sono state manifestazioni all’esterno delle carceri campane e italiane per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica ad intervenire su una emergenza nazionale. Stando all’analisi dei relatori, è necessario un intervento in favore dei detenuti deboli, fragili, che spesso hanno difficoltà ad avere accesso a ogni genere di assistenza o di attenzione.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

BUONE NOTIZIE PER I DETENUTI: Svuotacarceri dopo il voto europeo: patto destra-Renzi/  PRIORITÀ DI GOVERNO – Sale a 60 giorni ogni sei mesi lo sconto di pena per buona condotta La norma si applicherebbe anche a chi è ai domiciliari/






IL DECRETO

Svuotacarceri dopo il voto europeo: patto destra-Renzi/  PRIORITÀ DI GOVERNO – Sale a 60 giorni ogni sei mesi lo sconto di pena per buona condotta La norma si applicherebbe anche a chi è ai domiciliari/

DI PAOLO FROSINA E GIACOMO SALVINI 
17 APRILE 2024

LEGGI – Stop intercettazioni dopo 45 giorni: altro assist ai tangentari

“Indulto e amnistia sono sempre sconfitte per lo Stato. Assicureremo la certezza della pena dopo la condanna”, ripeteva all’insediamento il Guardasigilli Carlo Nordio. E invece il suo ministero sta per dare il via libera a un indulto a tutti gli effetti, sebbene mimetizzato sotto un altro nome. L’emergenza suicidi tra i detenuti – già 29 dall’inizio dell’anno, un numero da record – ha convinto il governo a intervenire per contenere il sovraffollamento delle carceri: e il mezzo sarà il ddl che potenzia lo sconto di pena per buona condotta, presentato dal deputato renziano Roberto Giachetti e in discussione in Commissione Giustizia alla Camera. Sul testo c’era già l’ok di Forza Italia, che con Pietro Pittalis ha dato un contributo decisivo a farlo incardinare: adesso, a quanto risulta al Fatto, è arrivato un parziale nullaosta anche da Fratelli d’Italia, tramite il sottosegretario di via Arenula Andrea Delmastro. Con una condizione politica: approvare il provvedimento, piuttosto impopolare nell’elettorato di centrodestra, soltanto dopo le Europee di giugno.

Nordio nel frattempo ha fatto sapere, come raccontato dal Messaggero, di voler trovare una soluzione strutturale: costruire più carceri e trovare 2.300 posti in più per evitare i suicidi. Ma per una soluzione del genere serve tempo e quindi nel mentre, soprattutto su pressing del viceministro di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, si è deciso di dare il via libera alla norma Giachetti, sebbene riscritta. In base all’intesa, diventerà legge solo il primo comma dell’articolo 1, che aumenta da 45 a 60 giorni ogni sei mesi il beneficio della “liberazione anticipata”, cioè l’abbuono per il condannato che abbia “dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Insomma, ogni anno di pena d’ora in poi potrà scendere a otto mesi. Rispetto al testo Giachetti ci sarà una limitazione: non potranno godere del maxi-sconto (ma solo di quello “standard”) i condannati per i reati ostativi, citati all’articolo 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, dal cui regime, finora, era esclusa proprio la liberazione anticipata. Nell’elenco si trovano le fattispecie di mafia e terrorismo e quelle tipiche della criminalità organizzata (tratta, sfruttamento della prostituzione…) ma non più i delitti dei colletti bianchi, cancellati a inizio legislatura da un emendamento di Forza Italia. Se la proposta passerà, dunque, anche i (pochi) corrotti e tangentisti in carcere vedranno avvicinarsi il fine pena. E non solo loro: la norma, infatti, si applica pure a chi è ai domiciliari (nonostante l’intenzione dichiarata di ridurre il numero di detenuti).

Al testo sarà poi aggiunta un’altra precisazione, stavolta voluta da Delmastro: in nessun caso lo sconto potrà essere concesso ai detenuti responsabili di aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria. Il meccanismo dovrebbe essere quello di inserire un’eccezione per i detenuti che incorrono in sanzioni disciplinari, come prevederà un emendamento di Forza Italia. Nelle intenzioni del sottosegretario, la postilla ha lo scopo di disinnescare una presunta tendenza dei giudici di Sorveglianza a riconoscere la “buona condotta” anche a chi si macchia di episodi violenti nel corso del semestre. Non passerà invece l’articolo 2 del ddl, che prevede una riduzione di pena ancora maggiore e soprattutto retroattiva: tutti i “bonus” concessi dal 1° gennaio 2016 a oggi (e fino a due anni dopo l’entrata in vigore della legge) diventerebbero automaticamente di 75 giorni. In pratica, da un giorno all’altro, “chi è stato sei anni in carcere avrebbe un anno di sconto”, come ha avvertito in audizione Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania (vedi il pezzo sotto). E a guadagnarci di più sarebbero i detenuti con le condanne più lunghe: mafiosi, ma anche stupratori e stalker. Una prospettiva che il governo ha scelto di neutralizzare.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Caserta. ‘Progetto Crea’ per il reinserimento dei detenuti: semina iniziata al carcere di Carinola

Si sono aperte mercoledì 17 aprile le attività del progetto “Crea”, acronimo di Coltivare Responsabilità ed Alternative in Agricoltura.

Si tratta di un importante lavoro destinato al reinserimento sociale dei detenuti, coordinato dalla cooperativa sociale Terra Felix, con il supporto di Coldiretti Caserta insieme al Provveditorato regionale della Campania.

Oggi è iniziata la semina nel tenimento agricolo della Casa di reclusione di Carinola, con la partecipazione del presidente di Coldiretti Caserta, Enrico Amico, del direttore dell’istituto penitenziario, Carlo Brunetti, di Francesco Pascale della cooperativa “Terra Felix”, di Bartolo Aiezza dell’azienda “Naturiamo” e di Stefano Mancini per la cooperativa “La Strada”.

È stato dato il via ufficiale alle attività agricole della Casa di reclusione attraverso il trapianto delle colture estive che saranno poi gestite dai detenuti.

Siamo molto contenti di dare una mano in queste attività di inclusione“, ha commentato Enrico Amico, presidente della Federazione di Caserta della Coldiretti.

Il reinserimento delle persone detenute – ha continuato Amico – è un principio sancito dalla Costituzione ed è l’obiettivo massimo di ogni decisione che porta alla reclusione della persona. Far parte di progetti simili ci inorgoglisce“.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Chiamati a mostrare il volto della Chiesa-madre ai fratelli detenuti

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,12-13). È la risposta di Gesù ai farisei che non comprendevano il perché sedesse a tavola con “pubblicani e peccatori”. Ciò che stupisce è la presenza di quei commensali, che fa però da legame con l’episodio precedente: la chiamata di Matteo, l’odiato funzionario delle imposte. Nella risposta di Gesù c’è il capovolgimento di prospettiva: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (cfr Osea 6,6) significa che il Signore è interessato all’amore, a ciò che nasce dal cuore e non da gesti esteriori vuoti.
Cosa significa per noi oggi? E perché la scelta di dare come titolo a questo Sussidio proprio quelle parole? Di certo, non c’è alcuna contrapposizione tra sacrificio e amore ma una connessione altamente spirituale di una vita che si incarna nella storia e nell’umanità, con le sue gioie e con i suoi dolori. In questo senso si coglie anche il passaggio della frase da Osea a Cristo: nel primo si riferisce all’uomo, nel secondo a Dio. Il profeta Ezechiele aiuta nella comprensione: “Io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva” (Ez 33,11). L’amore è sempre un dono e il sacrificio segna l’apertura ad accoglierlo con tutto ciò che questo comporta. L’efficacia di questo processo si misura in tutte le situazioni che noi consideriamo di periferia o marginali. Sono quell’interrogativo che può sostenere la nostra comprensione, perché non c’è luogo in cui l’amore non si possa incarnare. Anche dentro le mura di un carcere. Ce lo ricorda continuamente Papa Francesco: “Nessuno […] punti il dito contro qualcuno. Tutti invece rendiamoci strumenti di misericordia, con atteggiamenti di condivisione e di rispetto” (Udienza, 9 novembre 2016).

Siamo chiamati a mostrare il volto della Chiesa-madre ai fratelli detenuti, sensibilizzando al contempo le comunità cristiane e la società civile verso le carceri, spazi spesso dimenticati ed emarginati.

Questo Sussidio vuole essere un segno di attenzione delle Chiese in Italia per quanti sono stati privati della loro libertà personale e di incoraggiamento per coloro che operano nelle carceri. È un modo per “visitare”, per oltrepassare le porte chiuse e le sbarre, per farci prossimi. Del resto, entrare in queste periferie umane è per i credenti un atto di fede: Gesù si identifica, continua a identificarsi, con queste persone che chiedono di essere visitate. Ecco allora che queste pagine diventano il segno di una nuova fraternità, della certezza che si può ricominciare nella vita personale e sociale anche quando sembra albergare il disagio o la disperazione. Perché, come rimarca il Papa, “il Signore non rimane fuori, non rimane fuori dalla loro cella, non rimane fuori dalle carceri, ma è dentro, è lì. […] Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, nessuna; Lui è lì, piange con loro, lavora con loro, spera con loro; il suo amore paterno e materno arriva dappertutto” (Discorso ai partecipanti al convegno nazionale dei cappellani delle carceri italiane, 23 ottobre 2013).
Con il desiderio di raggiungere tutti, vogliamo pensare questo Sussidio come una mano tesa, un abbraccio, una parola di conforto, come un’azione concreta affinché questi fratelli non siano solo destinatari di una buona azione ma protagonisti del proprio riscatto e del proprio futuro.

 

* Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della Cei

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• In ogni carcere italiano ci sono almeno cento cellulari in mano ai detenuti. Lo ha fatto sapere il procuratore Gratteri dopo un’operazione che ha portato all’arresto 30 persone. Vengono lanciati con i droni e permettono ai boss di continuare a dettare legge da dietro le sbarre






 

 

GIOVEDÌ 21 MARZO 2024
Clamoroso
In Italia vengono pubblicati 84.000 (ottantaquattromila) libri ogni anno [Andrea Kerbaker, Domenicale]In prima pagina

• In ogni carcere italiano ci sono almeno cento cellulari in mano ai detenuti. Lo ha fatto sapere il procuratore Gratteri dopo un’operazione che ha portato all’arresto 30 persone. Vengono lanciati con i droni e permettono ai boss di continuare a dettare legge da dietro le sbarre

• L’ipotesi di scioglimento del comune di Bari per infiltrazione mafiosa fa infuriare e piangere il sindaco Decaro, che da nove anni combatte contro la criminalità organizzata. Il primo cittadino si dice pronto a rinunciare alla scorta e accusa il centrodestra
• Il Consiglio europeo che si apre oggi a Bruxelles è stato ribattezzato «un summit di guerra». Ursula von der Leyen vuole parlare di difesa europea per rispondere alle crisi. Ma non tutti i Paesi sono d’accordo. Italia compresa
• Matteo Salvini ha convocato per oggi alle 19 un consiglio federale straordinario della Lega. Teme un flop del raduno sovranista di sabato
• Rocco Siffredi è stato denunciato da una giornalista per molestie sessuale. Durante e dopo un’intervista il porno attore si sarebbe lasciato andare ad avances. Poi avrebbe insultato pesantemente la cronista
• La Federcalcio spagnola è nei guai. La polizia ha arrestato sette persone con l’accusa di corruzione e riciclaggio. Al centro dell’inchiesta un accordo stipulato dall’ex presidente Luis Rubiales – squalificato per aver dato un bacio a una calciatrice – e dall’ex calciatore Gerard Piqué con una società araba per giocare la Supercoppa in Arabia Saudita
• Oggi e domani i giornalisti dell’Agi sono in sciopero. Protestano contro la possibile vendita dell’agenzia dell’Eni ad Antonio Angelucci. Il deputato della Lega, nonché editore di Libero, il Giornale e il Tempo, avrebbe messo sul tavolo 40 milioni di euro
• Bce e Fed hanno lasciato invariati i tassi. Lagarde ha fatto sapere che, se le previsioni sul rallentamento dell’inflazione saranno confermate, a giugno ci sarà un taglio. Più ottimista Powel che per il 2024 ne prevede tre
• Israele è fuori dalla classifica dei Paesi democratici. La guerra a Gaza però non c’entra nulla. È stato declassato per la riforma giudiziaria. Oggi Blinken è al Cairo e domani sarà a Tel Aviv per provare a sbloccare lo stallo sulla tregua
• Al ragazzo di 23 anni ferito con il machete a Torino è stata amputata la gamba. Per l’aggressione è stato fermato un suo coetaneo che però non ha confessato
• Alfredo Cospito resta al 41 bis. La Cassazione ha dichiarato inammissibile ricorso dell’anarchico di 56 anni detenuto a Sassari
• Brian Molko, frontman dei Placebo, rischia di essere processato a Torino con l’accusa di vilipendio per aver dato della «fascista» e della «nazista» a Giorgia Meloni
• È stata confermata in appello la condanna all’ergastolo per Mohssine Azhar, l’uomo che gettò giù dal balcone la piccola Fatima, figlia di 3 anni della sua compagna
• A Miami Matteo Berrettini è uscito di scena al primo turno. Ha perso contro lo scozzese Andy Murray in tre set per 4-6, 6-3, 6-4. L’azzurro ha accusato un malore alla fine del secondo set. Passano il turno Flavio Cobolli e Camila Gorgi. Domani c’è Sinner

Titoli
Corriere della Sera: Russia, scintille alla Camera
la Repubblica: Bari, colpo di mano
La Stampa: Torino, università senza pace
Il Sole 24 Ore: Tax free le donazioni genitori-figli
Avvenire: Molte più cittadinanze / ma ci vogliono 15 anni
Il Messaggero: Statali, liquidazioni in ritardo
Il Giornale: Il caso ora spaventa la sinistra
Leggo: La felicità non è più di casa
Qn: Mafia a Bari, il faro del Viminale sul Comune
Il Fatto: Il Papa invitato a Mosca / Meloni si dà al teatrino
Libero: Deliri di impotenza a sinistra
La Verità: La Bari dem in odore di mafia / e i compagni perdono la testa
Il Mattino: «Statali, più valore al merito»
il Quotidiano del Sud: Quella pazza voglia di Italia
il manifesto: Cinici e Bari
Domani: La destra e la congiura pugliese / Attacco al Pd per vincere col trucco

IN TERZA PAGINA
Lina Palmerini analizza come il caso di Bari influirà sulla campagna elettorale. Valeria D’Autilia racconta la bella vita di Mary Lorusso, la consigliera arrestata. Antonello Guerrera ci fa sapere che per evitare ulteriori scivoloni Biden s’è tolto le scarpe per infilarsi le sneakers anti-caduta. Camillo Langone si dice politossico di cravatte, messe, preghiere e ovviamente di vino. Infine Paolo Tomaselli elenca le nuove regole di Spalletti per la Nazionale: dai social al libro sugli All Blacks
IN QUARTA PAGINA
Come fanno i boss a procurarsi i cellulari con cui continuano a dirigere la criminalità italiana L’inchiesta di Saul Caia e Vincenzo Iurillo
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Castelvolturno. Numerosi cani mal detenuti e maltrattati: i Carabinieri sequestrano tutto

Militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Castel Volturno (CE) e del Nucleo CITES di Napoli, unitamente a personale del Servizio Veterinario ASL di Caserta, presso un’abitazione privata in comune di Castel Volturno (CE), hanno svolto un controllo sul benessere animale dovuto all’elevato numero di cani di razza iscritti in banca dati anagrafe canina.

Al momento dell’accesso sono risultati presenti e identificati mediante lettura di microchip, n. 25 cani in totale, di cui solo 16 sono risultati intestati al conduttore dell’abitazione ed altri 9 risultati intestati ad altri soggetti.

All’esito degli accertamenti effettuati è stato accertato il reato di maltrattamento degli animali ivi presenti, in quanto: 20 esemplari di cani sono risultati essere detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie, nonché privi delle cinque libertà connesse al benessere degli stessi (fame, sete, libertà di movimento, stress e paura), così come descritto nel referto redatto dai medici veterinari dell’ASL.

In particolare nel cortile dell’abitazione due cani: un Pastore del Caucaso ed un Mastino Tibetano erano detenuti con catena.

Sei cuccioloni di razza Mastino Tibetano erano detenuti in 3 gabbie (due soggetti per gabbia) con una superficie a disposizione di circa 1 metro quadro, con impossibilità di movimento.

Sul terrazzo dell’abitazione, in box di muratura prefabbricata con copertura non idonea al mantenimento di temperatura omogenea, esposti all’intemperie, sono stati rinvenuti ulteriori n. 15 cani di razza barboncino ed un cane maltese. Riposti all’interno di gabbie per allevamento di conigli.

Alla luce di quanto accertato, i predetti militari hanno proceduto al sequestro giudiziario dei cani di razza affidando la custodia degli stessi al canile convenzionato del Comune di Castel Volturno (CE).

Il detentore dei cani è stato deferito in stato di libertà perché ritenuto responsabile della ipotesi di reato di maltrattamento di animali.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Il progetto “Crea”, mirato all’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, sarà realizzato all’interno della casa circondariale e di reclusione “G.B. Novelli” di Carinola.






L’INCLUSIONE, Crea progetto carcere Carinola

“Coltivare responsabilità e alternative in agricoltura”: il progetto “Crea”, mirato all’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti, sarà realizzato all’interno della casa circondariale e di reclusione “G.B. Novelli” di Carinola. È qui che a breve verranno coltivati sei ettari di terreno e lavorati prodotti nel laboratorio di trasformazione agricola già esistente. L’associazione temporanea di scopo per attuare l’iniziativa di economia carceraria si è costituita, nella sede della federazione provinciale di Coldiretti Caserta, tra le cooperative sociali “Terra Felix”, “La Strada”, “L’uomo il legno” e le aziende agricole “Naturiamo” e “Rusciano”. L’intento è promuovere un’attività agricola e sociale che possa gestire la filiera, dalla coltivazione alla vendita, fornendo anche servizi di trasformazione dei prodotti in conto terzi agli agricoltori del territorio e ad altri Istituti penitenziari.
Partire da Carinola, dunque, per estendere la rete di agricoltura sociale anche ad altre realtà carcerarie della Campania. Ad avere un ruolo di primo piano saranno i prodotti locali, come il cece e la nocciola di Teano, ma saranno coltivati anche ortaggi. In programma c’è già la semina dei pomodori.

IL RECUPERO

Al centro dell’iniziativa ci saranno ovviamente i detenuti che saranno destinatari di specifici corsi di formazione professionale e saranno inclusi nel percorso lavorativo. Dovranno essere sempre i detenuti a illustrare il progetto, quando, come previsto, arriveranno in visita didattica gli studenti. «”Crea” è un punto di partenza nella costruzione di un percorso di economia sociale che può portare lontano – commenta Francesco Pascale, direttore della Cooperativa sociale “Terra Felix” capofila dell’Ats costituita – Grazie al supporto di diverse organizzazioni come la federazione provinciale di Coldiretti, la fondazione Campagna amica, Legacoop Campania, Legambiente agricoltura e Novamont, il progetto può contare sullo sviluppo di pratiche agricole sostenibili ed innovative con la promozione e vendita dei prodotti ottenuti in diversi mercati contadini sia in ambito regionale che nazionale».

IL PRESIDENTE

Sostenibilità ambientale e tradizione agricola che si coniugano con l’inclusione. La cooperativa sociale “La strada” gestisce a Pugliano di Teano il bene confiscato intitolato alla memoria della vittima innocente “Antonio Landieri”. «Il progetto – afferma il presidente Stefano Mancini – rappresenta un modo per mettere in collegamento il bene confiscato con il carcere, dando ai detenuti un’opportunità di lavoro che potrà essere spendibile anche fuori. Questa iniziativa – aggiunge Mancini – è un modo per dimostrare che anche all’interno del carcere si possono costruire dei percorsi di dignità per le persone detenute».

LA COLDIRETTI

Soddisfazione per le potenzialità del progetto è stata espressa anche dal direttore di Coldiretti Caserta Giuseppe Miselli: «Abbiamo supportato la costituzione del partenariato favorendo l’incontro tra aziende agricole del territorio e il mondo del terzo settore. Un modello nuovo che può sicuramente essere esportato in altre realtà».
Un progetto di agricoltura è stato recentemente annunciato anche dalla direzione della casa circondariale di Santa Maria Capua vetere, dove i detenuti coltiveranno orti sociali e lavoreranno in impianti di trasformazione dei prodotti

 

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Due detenuti si tolgono la vita a Carinola e a Verona: salgono a 15 i suicidi in carcere da inizio anno. I sindacati: “Sconfitta per lo Stato”






CRONACA

Due detenuti si tolgono la vita a Caserta e a Verona: salgono a 15 i suicidi in carcere da inizio anno. I sindacati: “Sconfitta per lo Stato”

Due detenuti si tolgono la vita a Caserta e a Verona: salgono a 15 i suicidi in carcere da inizio anno. I sindacati: “Sconfitta per lo Stato”

Altri due suicidi in carcere. Quindici da inizio anno. Sono avvenuti nel carcere di Carinola, a Caserta, dove a togliersi la vita è stato un detenuto disabile di 58 anni, e nella casa circondariale Montorio di Verona, dove a morire è stato un cittadino straniero, dimesso da pochi giorni dal reparto psichiatrico.

A dare il terribile annuncio del detenuto morto a Caserta è stato il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), con il segretario generale, Donato Capece, che ha definito l’episodio “una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”. L’uomo, ha spiegato la segretaria del sindacato, Tiziana Guacci, “è stato trovato impiccato nella sua cella e sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte dei sanitari e del personale di Polizia Penitenziaria”. Quello di Caserta, ha proseguito Guacci, è solo l’ultimo caso che racconta di una situazione in graduale peggioramento all’interno degli istituti penitenziari italiani: “Il suicidio è sicuramente un evento imprevedibile, il problema è prevenirlo. Con il passaggio della sanità penitenziaria alle Regioni, la situazione è purtroppo estremamente peggiorata. La carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri campane”.

L’ennesimo suicidio in carcere a Verona, invece, è stato reso noto dall’associazione “Sbarre di zucchero“. Una “morte annunciata”, secondo l’associazione, perché il detenuto, di origini ucraine, aveva già tentato il suicidio all’inizio di gennaio, tagliandosi la gola. L’episodio è avvenuto sabato sera, attorno alle 20: l’uomo si è impiccato nella sua cella della sezione infermerie. Inutili, spiega una nota della Uilpa Polizia penitenziaria, i soccorsi degli agenti di custodia e del personale sanitario. “Nostro malgrado – commenta il segretario Uilpa Gennarino De Fazio – la carneficina nelle carceri del Paese continua, così come proseguono il malaffare, le risse, le aggressioni alla Polizia penitenziaria, il degrado e molto altro ancora. Pure un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria due settimane fa si è tolto la vita. Apprezziamo che il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo le incaute dichiarazioni in occasione della relazione al Parlamento sull’amministrazione della giustizia, abbia parzialmente corretto il tiro rispetto alla drammatica piaga delle morti in carcere, ma è ancora troppo poco”. A Verona, denuncia ancora l’associazione Sbarre di zucchero, è il quinto suicidio in tre mesi, il secondo dall’inizio dell’anno.

E a toccare il problema dei suicidi in carcere è stato anche lo stesso ministro Nordio. Come riporta il Corriere del Veneto, il ministro, parlando all’assemblea dell’Unione triveneta degli avvocati e dei magistrati, ha rilanciato la proposta di riconvertire “decine di caserme dismesse” per far fronte al sovraffollamento. Una ristrutturazione, ha aggiunto però (e qui sta la novità), che “sarebbe a spese contenute” e che “potrebbe essere realizzata anche dai detenuti“. Secondo il ministro, infatti, per arginare il problema ci sono due soluzioni: o ridurre il numero delle persone che entrano in cella, oppure aumentare i posti.

Intanto i due suicidi hanno allarmato le opposizioni. “Siamo quest’anno a una media di circa un suicidio al giorno. Un numero enorme ed è grave che questo succeda nell’inerzia di chi dovrebbe prendere decisioni e fare qualcosa contro il sovraffollamento delle carceri”, ha commentato la senatrice Ilaria Cucchi (Avs), vicepresidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, contattata da LaPresse. “Avere un ministro della Giustizia che si dispiace molto, ma non fa nulla per risolvere il problema, non è rassicurante, ma in fondo si è dispiaciuto anche per Ilaria Salis, senza riportarla a casa da un anno”. “Di soluzioni ce ne sarebbero ed è francamente inutile si continui a dire che ‘dispiace ma non si può fare nulla’ – aggiunge la senatrice – Innanzitutto togliere dalle carceri tutti coloro che non dovrebbero starci perché affetti da malattie psichiatriche a volte anche gravi. I tossicodipendenti dovrebbero essere seguiti in altre strutture, per non parlare di tutti coloro che sono in carcere per scontare i cosiddetti reati minori e che potrebbero usufruire delle misure alternative”. “La soluzione non è costruire nuove carceri – conclude – ma rendere efficienti quelle che ci sono e mettere il personale che ci lavora nelle condizioni di poter garantire una qualità di vita dignitosa ai detenuti”.

“I malati psichici non dovrebbero stare in carcere, ci meravigliamo per quello che accade in Ungheria, ma in Italia lo Stato è ‘fuorilegge’”, aggiunge su Twitter il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Davide Faraone. “Andrebbero inseriti nelle Rems, strutture sanitarie di accoglienza per chi ha commesso dei reati ma è affetto da disturbi mentali. Andrebbero creati nuovi posti in queste strutture e invece le liste d’attesa sono infinite e con esse si allunga la lista dei suicidi nelle strutture penitenziarie. L’infermo di mente, il socialmente pericoloso, è ancora più solo di prima in carcere. Il carcere non rieduca e non protegge. Bisogna intervenire davanti a questa strage, ogni suicidio è una sconfitta per lo Stato“.

Se hai bisogno di aiuto o conosci qualcuno che potrebbe averne bisogno, ricordati che esiste Telefono amico Italia (0223272327), un servizio di ascolto attivo ogni giorno dalle 10 alle 24 da contattare in caso di solitudine, angoscia, tristezza, sconforto e rabbia. Per ricevere aiuto si può chiamare anche il 112, numero unico di emergenza. O contattare i volontari della onlus Samaritans allo 0677208977 (operativi tutti i giorni dalle ore 13 alle 22).

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Anche i detenuti al 41 bis potranno videochiamare le loro famiglie con Skype: via libera della Cassazione. Respinto il ricorso del Ministero della Giustizia

Anche i detenuti al 41 bis potranno fare colloqui via Skype. È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza 4282/24 del 31 gennaio 2024, ha respinto il ricorso del ministero della giustizia. A avviso della prima sezione penale, il detenuto sottoposto a regime differenziato, ai sensi dell’art. 41-bis Ord. pen., può essere autorizzato ad avere colloqui visivi con i familiari, in situazioni di impossibilità o, comunque, di gravissima difficoltà ad effettuare i colloqui in presenza – mediante forme di comunicazione audiovisiva controllabili a distanza, secondo modalità esecutive idonee ad assicurare il rispetto delle cautele imposte dal citato art. 41-bis. Ad avviso del Collegio di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “La ratio dell’orientamento al quale si presta adesione è costituita dall’importanza rivestita dai colloqui ai fini del trattamento penitenziario e dall’esigenza che le limitazioni conseguenti al regime differenziato siano strettamente connesse «a non altrimenti gestibili esigenze di ordine e di sicurezza e siano congrue rispetto allo scopo perseguito”.

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Roma. ‘Nessuno escluso’: intesa triplice per far decollare il progetto in favore dei detenuti italiani

Firmato tra Giuffrè Francis Lefebvre, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e l’associazione Antigone il protocollo d’intesa per dare il via al progetto “Nessuno escluso”, programma  nazionale volto a sensibilizzare la comunità penitenziaria intorno alla cultura giuridica e costituzionale.

Presso la Sala Livatino del Ministero della Giustizia è stato firmato ieri il protocollo d’intesa tra Giuffrè Francis Lefebvre, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e l’associazione Antigone per dare il via a “Nessuno escluso”, programma nazionale nato con l’obiettivo di sensibilizzare tutta la comunità penitenziaria intorno alla cultura giuridica e costituzionale.

Con il progetto “Nessuno escluso” Giuffrè Francis Lefebvre – leader nell’editoria professionale legale, fiscale e del lavoro, che fa oggi parte del gruppo multinazionale Lefebvre Sarrut – insieme all’Associazione Antigone promuove il tema della riabilitazione delle persone sottoposte ad esecuzione di pena supportando l’attività del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia (DAP). A tale scopo, metterà a disposizione le proprie risorse culturali, autoriali e editoriali all’interno degli Istituti penitenziari italiani per favorire l’interazione sociale, attraverso programmi mirati volti allo sviluppo culturale e umano.

La casa editrice Giuffrè Francis Lefebvre, da sempre fortemente impegnata nella promozione e diffusione del sapere giuridico come bene fondamentale di tutta la collettività, donerà una selezione di testi e altri contenuti dei propri prodotti editoriali alle biblioteche degli istituti penitenziari coinvolti nel progetto, all’interno dei quali saranno creati dei corner dedicati: veri e propri punti stabili di informazione, ma anche luoghi di promozione di istanze di diritti e di partecipazione attiva della popolazione carceraria.

I corner potranno inoltre ospitare una serie di incontri periodici con gli autori di Giuffrè Francis Lefebvre per approfondire particolari diritti o temi costituzionali, al fine di fornire ai detenuti le conoscenze utili per una maggiore comprensione del sistema giudiziario italiano, affinché possano raggiungere una piena consapevolezza e una partecipazione sempre più attiva nell’ambito del proprio percorso di riabilitazione.

Con orgoglio e riconoscenza abbiamo sottoscritto questo grande progetto col Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e la storica associazione Antigone. Come editore, consapevoli di quanto abbiamo costruito nei nostri quasi cento anni di vita, siamo pronti a dedicare tempo ed energie per contribuire fattivamente a processi di solidarietà ed inclusione attraverso la diffusione più ampia possibile della cultura giuridica in tutta la comunità penitenziaria” ha dichiarato Antonio Delfino, Direttore Comunicazione e Relazioni istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre.

È importante costruire sui diritti un linguaggio condiviso tra tutti gli attori che si occupano di pena, nel pieno rispetto di quanto previsto nel nostro ordinamento giuridico. Questo progetto ha proprio questo importante obiettivo. Portare la Costituzione, anche materialmente, dentro gli istituti di pena” commenta Patrizio Gonnella, Presidente dell’Associazione Antigone.

Le prime sperimentazioni del progetto “Nessuno escluso” saranno attivate nel carcere di Roma Rebibbia femminile e nelle case circondariali di Bari e Torino, con l’obiettivo di coinvolgere gradualmente il maggior numero possibile di istituti penitenziari di tutta Italia.

Giuffrè Francis Lefebvre è leader in Italia nell’offerta di soluzioni e servizi editoriali tradizionali e digitali, portali specialistici, piattaforme integrate, software e formazione accreditata in aula e online per le aree professionali legale, fiscale, lavoro e per le imprese.

La società è nata nel 2018 dalla fusione tra la storica casa editrice Giuffrè, fondata a Milano nel 1931 e da sempre tra i principali player del mercato editoriale professionale legale, e Memento Francis Lefebvre, da 30 anni specializzata nella produzione di volumi e supporti digitali per i professionisti fiscali e del lavoro, con più di 50 mila clienti solo in Italia.

Giuffrè Francis Lefebvre è parte del gruppo Lefebvre Sarrut, multinazionale attiva in Europa con numerose aziende controllate in 8 Paesi, con 2.600 dipendenti e un fatturato annuo di oltre 550 milioni di euro.

Antigone è una associazione fondata nel 1991, impegnata ad assicurare il rispetto dei diritti e delle garanzie fondamentali per coloro che sono all’interno del sistema penale e penitenziario. Antigone persegue i suoi obiettivi attraverso studi, ricerche, campagne informative sui temi della pena, nonché tramite pubblicazioni scientifiche. Dal 1998 ha attivato un Osservatorio sulle condizioni di detenzione con diramazioni anche a livello internazionale.

Contatti ufficio stampa Giuffrè Francis Lefebvre: ddl studio (gfl@ddlstudio.net)

(Alessandra de Antonellis – Ilaria Bolognesi – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Felice Maurizio D’Ettore è il nuovo presidente del Garante nazionale dei detenuti






garantedetenutilazio.it, 27 gennaio 2024

Succede a Mauro Palma e resterà in carica per cinque anni. Gli avvocati Irma Conti e Mario Serio sono gli altri due componenti del collegio. Felice Maurizio D’Ettore è il nuovo presidente del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Il decreto del Presidente della Repubblica che conclude l’iter di nomina è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 25 gennaio 2024. Venerdì 26 gennaio è il primo giorno di insediamento.

Avvocato e professore di diritto privato, D’Ettore succede a Mauro Palma e resterà in carica per cinque anni, non prorogabili. Gli avvocati Irma Conti e Mario Serio sono gli altri due componenti del collegio del Garante, cui la Legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà. Succedono a Emilia Rossi e Daniela De Robert.

Autorità di garanzia indipendente, istituita presso il ministero della Giustizia nel 2013, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ebbe effettiva operatività solo nel 2016. L’articolo 7 del decreto legge istitutivo, il decreto legge 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 10, gli ha attribuito il compito di vigilare, affinché la custodia delle persone sottoposte alla limitazione della libertà personale sia attuata in conformità alle norme nazionali e alle convenzioni internazionali sui diritti umani ratificate dall’Italia, “oltre a promuovere e favorire rapporti di collaborazione con i garanti territoriali, ovvero con altre figure istituzionali comunque denominate, che hanno competenza nelle stesse materie”.

Per esercitare le sue funzioni, Il Garante nazionale visita, senza restrizioni e senza necessità di autorizzazione, qualunque locale adibito o comunque funzionale alle esigenze restrittive dei luoghi detentivi destinati all’espiazione della pena o della custodia cautelare per adulti o per minori, le residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza (Rems) e le strutture sanitarie destinate ad accogliere le persone sottoposte a misure di sicurezza detentive, le comunità terapeutiche e di accoglienza o comunque le strutture pubbliche e private dove si trovano persone sottoposte a misure alternative o alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Inoltre, il Garante nazionale visita le camere di sicurezza delle forze di polizia.

“Il Garante nazionale – si legge al comma 5 dell’articolo 7 del decreto legge istitutivo – può delegare i garanti territoriali per l’esercizio delle proprie funzioni relativamente alle strutture sanitarie, sociosanitarie e assistenziali, alle comunità terapeutiche e di accoglienza, per adulti e per minori, nonché alle strutture di cui alla lettera e) del comma 5, quando particolari circostanze lo richiedano. La delega ha una durata massima di sei mesi)”.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)