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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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ristorante

A Santa Maria Capua Vetere il ristorante Santupietro propone una cucina fusion non lontana dalla tradizione






 

Si dice che il coraggio non è semplicemente una delle virtù ma la forma di ogni virtù, il nostro amico Gianmarco Cirrone chef e patron del ristorante Santupietro di coraggio ne ha da vendere, avendo aperto la sua attività a soli venticinque anni.

Il giovane chef facendo tesoro delle importanti esperienze avute con i grandi volti della ristorazione italiana tra cui: Enrico Bartolini, Carlo Cracco e Cristoforo Trapani (il cui deve tanto), decide di tornare a casa e trasformare la sua passione in modo da renderla tangibile, dando vita non al solito ristorante di pesce bensì a qualcosa di nuovo.

Il locale è situato a Santa Maria Capua Vetere poco distante dall’Anfiteatro Campano, vanta un’atmosfera intima ed elegante, arricchita da un menù che racchiude portate piacevoli e ben realizzate, una cucina fusion e contemporanea ma al contempo non lontana dalla tradizione. Gode di un angolo adibito esclusivamente al sushi, uno spazio dedicato al bar e inoltre è presente un gradevole dehor.

Un’offerta gastronomica mirata sulla qualità delle materie prime, pertanto il menù varia in base alla stagionalità e alla reperibilità del pescato, per un’esperienza completa lasciatevi guidare dallo chef in un percorso degustazione.

“Il primo giorno a mare” uno dei piatti che più reincarna la figura emblematica dello chef e del suo orientamento fusion, trattasi di uno spaghetto con crema di peperone, tartare di tonno, bacon di tonno, fiori di cappero, panko agrumato e katsuobushi.

Un piatto dal gusto preponderante ma al contempo delicato, bilanciato dal gioco di consistenze e temperature, egregio risultato.

All’appello non mancano i grandi classici come lo spaghetto a vongole o un buon pescato locale al forno.

Grande attenzione sui crudi e una notevole selezione di sushi da capogiro, inoltre se venite il giovedì non perdetevi la paella, il quale Gianmarco decanta con tanto orgoglio.

di Vincenzo Carbone

 

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Da Napoli a Brescia lo chef Ciro di Maio porta al canile l’acqua rimasta sui tavoli del ristorante (S. Ciro)

Lodevole iniziativa contro gli sprechi d’acqua dello chef napoletano Ciro di Maio, che a Brescia gestisce il “San Ciro”: porterà l’acqua avanzata dai suoi clienti al canile di Brescia.

In media, sui suoi tavoli rimangono 150 litri d’acqua potabile e pulita, ma non riutilizzabile, al mese.

In media i clienti non bevono una trentina di litri di acqua a settimana, lo chef napoletano che gestisce “San Ciro” li dona al Canile Rifugio di Sos Randagi di Brescia.

“Un gesto simbolico contro gli sprechi d’acqua in questo periodo di siccità”. D’estate gli abbandoni di animali aumentano. L’appello: “adottate Idro, il cane simbolo del progetto”.

Forse non ci facciamo caso. Ma molto spesso, quando andiamo al ristorante, non finiamo l’acqua delle bottiglie. I ristoratori, quando le raccolgono, sono costretti a buttarla via per rispettare le norme igieniche.

Ciro di Maio, chef di origini napoletane che ha aperto il suo ristorante “San Ciro” a Brescia, non riusciva ad accettare questo spreco. Armato di carta e penna, si è messo a segnare ogni giorno quanta acqua sprecava. E ha scoperto che con il suo flusso di clientela in media 35 litri a settimana finivano nel lavandino, ossia quasi 150 al mese.

Coincidenza: a poche centinaia di metri dal suo ristorante sorge il Canile Rifugio di Brescia, gestito dall’associazione Sos Randagi, da più di vent’anni impegnata nell’accoglienza dei trovatelli, con l’obiettivo di farli vivere serenamente e di trovare loro famiglie fedeli e responsabili.

Ciro conosceva la struttura: vive con Ciruzzo Junior, un bulldog francese che per lui è quasi un figlio.

Lo chef ha così bussato alle porte del canile e ha proposto un semplice gesto. Una o due volte a settimana passerà di lì, portando l’acqua lasciata sui tavoli dai suoi clienti, nel frattempo raccolta in tanichette da cinque litri.

Per me è davvero un sollievo non sprecare più il nostro oro blu, l’acqua che sarà sempre più un bene prezioso per l’umanità”, dice Ciro. “Sto anche educando i miei clienti al suo consumo e spero che questo gesto simbolico venga imitato anche da altri miei colleghi ristoratori.

Mi piacerebbe che si creasse una rete di chef che salvano l’acqua, sarebbe bello che qualche guida, penso ad esempio alla guida Michelin, iniziasse a valutare anche chi si impegna in iniziative green di questo genere che vanno a chiudere la filiera alimentare valorizzando davvero ogni ingrediente che portiamo in tavola. L’acqua è uno di questi, forse il più importante dato che compone tutti i cibi”.

L’iniziativa ha quindi preso il via in questo periodo di calura estiva, nel quale gli ospiti dei canili soffrono particolarmente le alte temperature e nel quale il tema della siccità per l’agricoltura sarà sempre più al centro dell’attenzione.

Senza dimenticare il drammatico picco di abbandoni di animali che in questo periodo si registra ogni anno.

A sostenere l’iniziativa Ann Christine Terenghi, presidente di Sos Randagi Brescia e autrice del libro “Solo un cane”, che narra le storie di tanti cani che vivono la vita in canile.

È stata proprio lei ad accompagnare Ciro verso le ciotole, dove lo chef ha fatto fluire la prima acqua con la supervisione di Idro, un grande e bellissimo cane bianco, purtroppo sordo, che da mesi vive nel canile ed è alla ricerca, come gli altri, di una famiglia che lo adotti.

Un nome che non poteva essere più azzeccato, come testimonial di questa iniziativa”, dice Di Maio.

I nostri ospiti hanno bisogno prima di tutto di cibo e tanta acqua, soprattutto ora che il caldo aumenta la sete”, spiega Terenghi.

Speriamo che questo bel gesto di Ciro serva a far riflettere chi ne spreca molta e anche chi decide di lasciare il proprio fedele amico a quattro zampe in canile, con le motivazioni più banali, le vacanze in primis.

Ricordiamo che abbandonare un cane in strada è un reato penalmente perseguibile, ma rinunciare portandolo direttamente in canile per futili motivi è altrettanto incivile”.

Per noi è importante  la cura degli animali, molti arrivano qui in stati davvero preoccupanti”, dice Guido Pellarini, veterinario e direttore sanitario del Canile Rifugio di Brescia. “Per questo abbiamo bisogno della solidarietà di tutti”.

Non è la prima iniziativa solidale di chef Ciro, che lo scorso anno si era impegnato per insegnare l’arte bianca della pizza ai detenuti del carcere di Brescia.

Di Maio oggi gestisce “San Ciro”, locale noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina.

Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp.

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO – IL CANILE

Il Canile Rifugio di Brescia sorge in via Girelli 6 e da più di dieci anni accoglie la maggior parte dei randagi del capoluogo e dei comuni della provincia, in collaborazione con Ats Canile Sanitario di via Orzinuovi (Brescia).

Sono centinaia gli ingressi ogni anno, per fortuna  altrettante anche le belle adozioni.

Il canile conta attualmente circa ottanta ospiti cani e venti gatti, anche loro in cerca di nuova famiglia.

Gestito dall’associazione Sos Randagi, grazie all’aiuto di sostenitori e decine di volontari, il rifugio cerca di alleviare il dolore che consegue all’abbandono di queste creature innocenti e di trovare nuova e definitiva collocazione ai suoi ospiti.

Il canile ha sempre necessità di cibo, lenzuola, coperte (in inverno), donazioni di vario genere.

L’associazione promuove il benessere animale tramite iniziative quali serate benefiche, passeggiate a sei zampe e banchetti informativi su tutto il territorio bresciano.

Per info visitate il sito www.canilerifugiobrescia.it dove potrete conoscere oltre alle iniziative, i tanti ospiti del canile e gattile. I volontari sono sempre pronti ad accogliervi e farvi visitare la struttura.

SCHEDA SAN CIRO

Ciro Di Maio nasce a Frattamaggiore, un comune del Napoletano, nel 1990. Mamma casalinga, papà dal passato burrascoso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare.

Nel 2015, la svolta: trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, poi riesce a rilevare quella pizzeria assieme a sei soci, infine diventa titolare unico.

È così che è iniziata l’avventura “San Ciro”, il suo locale a Brescia (vicino al multisala Oz, in via Sorbanella) che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina.

Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp.

Fondamentale è la pasta: ogni giorno viene scelto il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata.

In menù ha la pizza verace, ma anche il battilocchio, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia.

Le pizze sono tutte diverse, sono fatte artigianalmente. Ciro lo ripete spesso. “Mi piace tirare le orecchie alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo, odio le pizze perfettamente rotonde e se c’è più pomodoro da una parte rispetto ad un’altra è perché usiamo pomodori veri”.

Molti i vip che lo amano, le pareti del suo ristorante sono piene di fotografie. Tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera da lui.

Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio e del Germani Brescia, che quando possono, anche dopo le partite,  passano a salutarlo.

Ciro ama le iniziative benefiche. Oltre al lavoro in carcere per formare i detenuti a diventar pizzaioli, Ciro si è dedicato anche alla formazione nel Rione Sanità di Napoli, un quartiere che gli ricorda la strada in cui è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore.

L’istituto che ha accolto il suo progetto è stato l’Alberghiero D’Este Caracciolo, ha portato a termine delle lezioni online a dei ragazzi che seguono l’indirizzo enogastronomico e l’indirizzo sala e accoglienza.

Con l’occasione, si lancia l’appello per adottare Idro, il cagnone di un anno, sordo, che è stato il primo a bere l’acqua del ristorante. 

Per farlo, informazioni su www.canilerifugiobrescia.it.

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Sunrise cala il TRIS. Dopo la pizzeria e il ristorante arriva a Caserta il fish bar

Caserta – “Cosa posso fare per farti felice? Portami al mare!” una frase che troviamo in giro su tanti meme social. E da oggi per tuffarsi nei profumi e soprattutto nei sapori del mare non è necessario spostarsi da Caserta.
E’ nato infatti il terzo figlio della famiglia Sunrise. La coppia collaudata e competente Biondi – Russo, ha presentato oggi alla stampa e agli addetti ai lavori la sua nuova creatura. Giovedì 4 luglio, infatti, aprirà ufficialmente i battenti Sunrise fish bar, un luogo in cui poter gustare l’ottimo pesce che già notoriamente si è potuto apprezzare nell’omonimo ristorante oggi in corso Trieste, in modo nuovo e diverso.


Il fish bar, nato dall’idea dello chef Fabio Biondi, che sarà gestito dal fratello Paolo, ha un concept totalmente nuovo di servire il pesce. La filosofia che lo anima è quella dello street food, del cibo da strada , mordi e fuggi, semplice e veloce da mangiare. Qui questa modalità viene rivista, richiamando più l’idea del pub , ma tutto rigorosamente a base di pesce. Antipasti, tartarre, otto tipologie di panini e tanto altro che sarà svelato nel menu saranno serviti immersi nel blu dei mari più profondi, in un’atmosfera glamour senza essere formale.
Una modalità nuova di servire il pesce, accattivante in particolare per i più giovani, per avvicinarli ai sapori del mare attraverso un panino o una milefoglie.
Come sempre accade nei locali Sunrise il menu è inclusivo ed attento alle esigenze e ai gusti di tutti. Vegetariani, celiaci ed intolleranti troveranno tranquillamente pietanze indicate per le loro esigenze. Il tutto accompagnato da bevande e vini serviti rigorosamente in vetro. Chi ama il mare è attento al suo benessere ed evita la plastica, il peggior nemico del mare.
Da giovedì tutto questo si potrà apprezzare a Caserta in via Roma, anche con possibilità di mangiare all’aperto. Il mercoledì è il giorno scelto per la chiusura. Nel week-end, sabato e domenica aperti anche a pranzo.

Segue il video del discorso inaugurale dello chef Fabio Biondi.

Lo chef Fabio Biondi presenta il fish bar

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Casoria (NA). ‘Raddoppia’ Mc Donald che apre un nuovo ristorante in Via Nazionale delle Puglie

Il nuovo ristorante McDonald’s di Casoria, situato in Via Nazionale delle Puglie angolo Via Ventotene, apre domenica 30 giugno; nel locale lavoreranno 60 persone.

Per l’occasione, il giorno stesso, si terrà una speciale festa di inaugurazione aperta a tutti, con tante attività e momenti di intrattenimento dedicati ai più piccoli.

Il ristorante è completo di doppia corsia McDrive, grazie alla quale è possibile ordinare, pagare e ricevere il proprio ordine comodamente dalla propria auto.

Nel locale si trova anche McCafé che, luogo ideale per una colazione o una pausa, offre ai clienti la possibilità di gustare con calma un caffè di qualità e un’offerta varia di soft drink e prodotti da forno, disponibili anche tramite il servizio McDrive.

Il ristorante ha 231 posti a sedere tra interno ed esterno.

È inoltre dotato di kiosk digitali grazie ai quali è possibile ordinare in autonomia, personalizzando alcune ricette e modificando le quantità degli ingredienti.

Una volta effettuato l’ordine ai kiosk, il cliente si può accomodare dove desidera, aspettando che i prodotti acquistati gli vengano serviti al tavolo direttamente dal personale McDonald’s.

L’ordine può essere effettuato e gustato presso il ristorante anche richiedendolo direttamente dal proprio tavolo tramite app.

È previsto anche uno spazio dedicato ai bambini in sala e un’area giochi esterna, per intrattenerli durante la loro permanenza.

Il nuovo ristorante di Casoria sarà aperto da lunedì a giovedì dalle 7:30 alle 24 e da venerdì a domenica dalle 7:30 alle 2:00.

La doppia corsia Drive sarà attiva da domenica a giovedì dalle 7:30 alle 4:00 e venerdì e sabato h24. Nel locale sarà inoltre disponibile anche servizio McDelivery.

McDonald’s Italia

In Italia da 38 anni, McDonald’s conta oggi più di 700 ristoranti in tutto il Paese per un totale di 35.000 persone impiegate che servono ogni giorno 1.2 milioni di clienti. I ristoranti McDonald’s italiani sono gestiti per il 90% secondo la formula del franchising grazie agli oltre 150 imprenditori locali che testimoniano il radicamento del marchio al territorio. Anche per quanto riguarda i fornitori, McDonald’s conferma la volontà di essere un marchio “locale”. Ad oggi la maggior parte dei fornitori infatti sono italiani. Nel mondo McDonald’s è presente in oltre 100 Paesi con più di 38.000 ristoranti.

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Sonata / Composizione strumentale, generalmente in tre o in quattro movimenti, dei quali uno, di solito il primo, è strutturato in ‘forma sonata’; conto salato, imbroglio, bastonata / «Mamma mia, che sonata che abbiamo preso al ristorante!»






Sonata

 Le parole della musica

so-nà-ta

SIGNIFICATO Composizione strumentale, generalmente in tre o in quattro movimenti, dei quali uno, di solito il primo, è strutturato in ‘forma sonata’; conto salato, imbroglio, bastonata

ETIMOLOGIA da suonare, ‘produrre un suono’, dal latino sonare ‘suonare, cantare’, da una radice indoeuropea ricostruita come sweno-.

  • «Mamma mia, che sonata che abbiamo preso al ristorante!»

Negli idiomi volgari la parola sonata è presente sin dalle origini; in genere corrisponde al participio passato di suonare, da cui ha avuto origine la forma sostantivata, appunto, sonata.

Il sostantivo nacque con l’intento di creare una distinzione tra la musica vocale, predominante sino al Cinquecento, e quella strumentale, da cui deriveranno i termini cantata e sonata.

L’ principale della sonata è la canzona strumentale, un genere tutto italiano che ‘arrangiava’ strumentalmente (facendo a meno del canto) le chansons d’Oltralpe; poteva essere ‘da camera’ o ‘da chiesa’. Per la verità, all’inizio, canzone e sonata erano termini generici e intercambiabili, tant’è che Tarquinio Merula compose un libro di Canzoni overo sonate concertate per chiesa e camera (1637).

Le sonate italiane del Seicento erano varie e non rispondevano a uno standard unico; piuttosto, potevano somigliare a introduzioni, a , a  o alle danze di una . Alla fine del secolo invasero l’Europa, in parte ibridandosi con gli stili locali. Man mano andò scomparendo la distinzione tra sonata da chiesa e sonata da camera. Dalla metà del Settecento si andarono poi definendo i caratteri essenziali della sonata moderna, che inizialmente si sostanziarono nella sonata di Domenico Scarlatti, monotematica (con un unico tema principale) e bipartita.

Inciso. Cos’è un ‘tema’ musicale? È un’idea melodico-armonica, il germe che dà vita a una composizione. È il sol-sol-sol-miiii (), fa-fa-fa-reeee d’attacco della quinta sinfonia beethoveniana.

Torniamo alla sonata, destinata a diventare la forma sovrana della musica . Basti considerare che le principali composizioni strumentali, dalle sonate per pianoforte alle , iniziano con l’Allegro di sonataAllegro è un’indicazione , che riguarda la velocità e non il carattere della composizione. Infatti, prima dell’invenzione del metronomo, il tempo esecutivo poteva essere suggerito soltanto con indicazioni come lentoallegro

Riprendendo il geniale attacco della quinta sinfonia, nonostante l’innegabile drammacità tematica, l’indicazione dell’autore è allegro con brio. Beh, come sempre ci sono delle eccezioni e la scelta dell’allegro iniziale non è una norma inderogabile. Ancora in compagnia di Ludwig, la sonata Al chiaro di luna – dedicata alla sua bellissima allieva diciassettenne, la contessina Giulietta Guicciardi – comincia col famoso adagio sostenuto, invece che con un allegro. Forse è perciò che l’autore stesso l’aveva intitolata «Sonata quasi una fantasia».

Ritratto di 'Giulietta' Guicciardi. Sembra che con la sua avvenenza fece impazzire tutta Vienna e qualcuno ha fantasiosamente proposto una storia d'amore tra maestro e allieva, che però non ha riscontro neille testimonianza storiche
Giulietta Guicciardi in un’eliografia d’epoca

Nel 1803 Beethoven compose una delle sonate più belle e difficili per violino e pianoforte, la Sonata a Kreutzer, resa celebre anche dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj. Beethoven stesso la eseguì per primo, accompagnando al pianoforte il giovane ma già affermato violinista George Bridgetower.

Perciò, la forma-sonata che si affermò con il classicismo viennese di Haydn, Mozart e dello stesso Beethoven, costituì la struttura portante del primo tempo di sonate, trii, quartetti o sinfonie, purché in movimento mosso o moderato. Insomma, la forma-sonata è la più importante delle forme tradizionali della musica, ed è la prima nella quale la  interna alla composizione assume nuova importanza.
La forma-sonata è bitematica, ossia presenta due temi principali ed è composta da tre parti (tripartita). Il bitematismo è l’intuizione geniale che, per la prima volta, permise al compositore di organizzare la propria composizione creando un contrasto tra il primo e il secondo tema, l’uno protagonista e l’altro deuteragonista. Questo è il primo tema del Concerto per pianoforte e orchestra in Do minore, n. 3, di Beethoven, mentre il secondo compare invece qui, (nel video, dalla seconda ), introducendo la nuova idea musicale.

Infine, nel quotidiano, la forza squillante della sonata può diventare un conto salato, «che sonata al ristorante!», come anche un imbroglio «con quel contratto mi sono preso una sonata» o perfino una bastonatura «che sonate dà quel pugile!».

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Caiazzo. Il sindaco ricorda il compianto Guido Tascillo e il suo ristorante dove faceva il cameriere

Toccante memoria del compianto Guido Tascillo, primo grande ristoratore caiatino, e del suo famoso ristorante “Bellavista” (di nome e di fatto), riportata su Facebook dal suo ex cameriere ed attuale sindaco

Stefano Giaquinto:

⚫️ È stato molto triste apprendere della morte del caro #Guido #Tascillo: a lui, alla sua famiglia sono legati tanti ricordi della mia gioventù!
Io, come tanti altri miei coetanei, ho avuto la fortuna di fare il cameriere nel suo ristorante, il bellissimo #Bellavista, che lui costruí a Caiazzo, nella terra dove era nato e cresciuto e dove era tornato, dopo lunghi anni trascorsi in Canada in cerca di fortuna.
Un uomo, #Guido #Tascillo, profondamente legato alle sue radici tanto da scegliere di ritornare nei luoghi della sua gioventù e far fruttare qui tutto quanto aveva imparato negli anni vissuti all’estero.
Raccontare la mia esperienza di cameriere alle sue dipendenze non è facile: tanti sono i bei momenti vissuti insieme!
Come non ricordare la gentilezza, la generosità, la #disponibilità di “zi Guido” e della sua #famiglia: una grande e bella famiglia, che ha permesso a tanti giovani caiatini di lavorare al Bellavista, imparare un mestiere e mettere da parte i primi guadagni.
Come non pensare alle possiamo dire migliaia di coppie che ha accolto nel suo locale e ha fatto di tutto per rendere indimenticabile il giorno del loro matrimonio!
Caiazzo perde un grande lavoratore ma non perde l’esempio che questo grande uomo ci ha lasciato: l’esempio di una bella persona rimasta umile anche negli anni del successo, un successo costruito con sacrificio e abnegazione nella sua terra.
Fai buon viaggio Zio Guido e grazie per tutto ciò che hai dato.
Resterai sempre nel cuore di ognuno di noi ❤️.
Stefano Giaquinto – Sindaco.
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Nel palazzo Ducale di Parete si nasconde Moles: un ristorante che racconta e valorizza il territorio.






C’è un ristorante celato nel Palazzo Ducale di Parete, che ci siamo persi per troppo tempo. La sua cucina vale il viaggio.

Un progetto ambizioso che comunque si fa notare in una realtà provinciale è quello dei due imprenditori locali, Giuliano D’Alterio e Francesco Aversana proprietari di Moles ristorante sito a Parete, dentro le mura dello storico “Palazzo molto magnifico” così descritto dalla nobile famiglia Moles (da qui il nome) che un tempo vi risiedeva.

Il ristorante, composto da due sale e circa trenta coperti, offre una location prestigiosa e fiabesca, immersa tra dipinti e mobili antichi, che permette al cliente di vivere un’esperienza fuori dal comune, quasi come un viaggio nel tempo.

Al comando della cucina troviamo Giuliano D’Alterio giovane chef campano, nel suo ristorante propone una cucina moderna ed essenziale ma che al contempo punta a riportare in tavola la storia, i sapori e i piatti che rispecchiano la nobiltà della casata attraverso prodotti locali e non.

Inizia la sua carriera a Londra come lavapiatti, per esigenza, ma in seguito affascinato ed incuriosito dalla seducente arte culinaria, capisce che la sua strada sarebbe stata quella del cuoco.

Dopo esperienze rinomate, tra cui: a Roma presso Enoteca Costantini e la Pergola, in Trentino, Sardegna e in Toscana come sous chef, nel 2019 torna a casa e decide di raccontare la sua storia, dando vita a Moles.

Uno stile minimal rispecchia D’Alterio, i suoi piatti si distinguono per cromaticità di colori e per i pochi ma buoni ingredienti usati.

Una forte dedizione per i prodotti del territorio, grande amante dei latticini e dei vegetali, soprattutto quelli locali, ma non solo, si destreggia nella nobile arte bianca con egregi risultati.

Piccola ma curata la proposta a la carte, in continuo aggiornamento a seconda della stagionalità e reperibilità degli ingredienti, arricchisce il menù una selezione di carni e uno spazio dedicato alla frollatura.

Sono presenti tre menù degustazione: il primo da 55 composto da 4 portate, uno da 75 composto da sei ed uno da 95 a mano libera dello chef.

La carta dei vini, invece, è ampia e ben fornita, in più è presente una selezione di cocktail a cura di Francesco Aversana, mixologist di Moles.

In sala, Francesco è affiancato da Luigi Ferrante, figura presente e dinamica fin dall’apertura, risulta preparato ed attento nella spiegazione dei piatti i quali ci ha decantato con orgoglio e professionalità.

Optiamo per il menù degustazione da sei portate con wine pairing.

Aprono le danze gli amuse bouche composti da: un “pettinato” cestino di frolla con un cremoso alla carbonara e una polpettina di minestra maritata (zuppa a base di carne di maiale e verdure) con una maionese piccante, notevole quest’ultima, ricorda i profumi d’infanzia, quando nei periodi di festa nelle case partenopee ne ribollivano enormi pentoloni.

Grande attenzione sui lievitati (artigianali), di ogni tipo: grissini, pane integrale, focaccia classica ed un soffice danubio salato dal colore ambrato, con un inebriante sentore di cannella, perfetto da intingere.

In accompagnamento ai lievitati ci viene servita un’eccellenza del territorio, olio società agricola Li Campi vincitore del premio miglior olio italiano Bibenda 2023.

In virtù dell’estate lo chef propone come antipasto un piatto fresco e delicato, ricorda una cheesecake salata che però cheesecake non è: tartare di manzo composta da tre strati: una base di carne, crema di avocado, concassè di pomodoro cuore di bue e sesamo tostato.

Ottima qualità della carne, pochi ingredienti ma ben abbinati, il sesamo tostato rimane indispensabile per donare una nota croccante al piatto.

La prima portata viene definita il “signature dish del ristorante, nonché il più richiesto”, ci dice lo chef, si tratta di un carciofo in tre cotture: vapore, fritto e alla brace, farcito con pane in cassetta, porro e colatura di alici a donare ulteriore sapidità e gusto al ripieno, viene adagiato su una fonduta di pecorino e bagnato da un amaricante olio all’alloro, infine viene guarnito con una cenere e bruciato con il cannello, ricordando a “carcioffl arrustut” (carciofo arrostito) come tradizione vuole.

Un piatto che sposa a pieno il pensiero di Giuliano, cioè riportare in tavola i sapori della tradizione con tecniche moderne, ulteriore nota di merito per la presentazione e scenografia del piatto.

In abbinamento ci viene proposto un Conegliano Valdobbiadene superiore che contrasta e pulisce il sapore ferroso del carciofo. Prosit!

Divertente e conviviale lo “spicchio di pizza” che allontana dall’idea troppo formale di degustazione, anche se in realtà viene servito come portata.

Trancio di pizza in forno elettrico (impasto 100% biga), base tre formaggi, fonduta di pecorino, parmigiano 24 mesi e a freddo un cremoso al provolone, a guarnire una marmellata di arance amare (autoprodotta) che dona equilibrio e leggerezza al palato, infine una menta all’olio per un tocco fresco e balsamico.

Stesso impasto del pane, viene stagliato e messo nei ruotini come veniva fatto una volta, risulta alveolato, croccante e scioglievole al morso.

Portata dopo portata lo chef inizia a scoprire le carte, lasciando in parte percepire il suo stile di cucina, che è quello di giocare con pochi ingredienti, sui contrasti, bilanciamenti, forme e consistenze.

Vincente e interessante l’abbinamento con questa birra a chilometro zero, di un produttore locale, ambrata con un sapore amaricante ma al contempo leggera e beverina.

Sapori decisi distinguono la prossima portata: riso mantecato con burro acido di bufala (autoprodotto), Parmigiano Reggiano 36 mesi e aceto balsamico invecchiato 35 anni.

Piatto eccellente ma complesso, ogni ingrediente è centellinato, il burro acido rende il piatto cremoso e armonioso nei sapori, sublime l’accostamento con il balsamico che svolge a pieno il suo lavoro, utilizzato a crudo e versato a piccole gocce sullo stagionato Parmigiano Reggiano, in bocca un gusto rotondo.

Un buon calice di Pallagrello Nero si abbina a pennello ad uno dei piatti più avvolgenti della serata, facciamo un salto in Sudamerica, parliamo di una Picanha cotta a bassa temperatura (72 gradi), nascosta da croccanti zucchine marinate, spuntoni di panna acida, chimichurri, a guarnire pomodorini semi canditi ed erbetta cipollina.

Rivediamo un ricordo non troppo lontano del tradizionale churrasco per sapori e accostamenti, tenera e succulenta la carne, servita a carpaccio con il suo grasso sapido e scioglievole, condita con la classica salsa chimichurri che sposa perfettamente, ogni ingrediente in bocca funziona ed è come un gioco, ogni ingrediente richiama l’altro.

Si chiude in dolcezza con una piccola degustazione di dolci: una tartelletta con mousse al caffè e polvere di liquirizia funge solo da apripista ad una goduriosa bomba in due cotture prima a vapore e poi fritta, farcita con un profumato e setoso mascarpone al caramello salato.

Dulcis in fundo lo chef ci prepara a tavola un Babbà imbevuto ed impreziosito da un gradevole rum alle pere, coulis di mandarino e panna montata alla vaniglia.

Buono e sfarzoso il babbà, volutamente diverso da quello tradizionale, più compatto e meno alveolato per avere una maggior struttura quando viene servito e montato a tavola.

L’attenzione ai dettagli e l’uso sapiente dei lievitati, rendono l’esperienza culinaria di Moles unica e memorabile.

di Vincenzo Carbone

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Aversa, Tre Farine ristorante pizzeria vince contro Comune e condomini di viale Olimpico






Aversa, il Comune e i condomini di viale Olimpico perdono la battaglia contro Tre Farine: regolamento comunale obsoleto, in contrasto con il progresso tecnologico. Consiglio di Stato dà ragione alla società proprietaria del locale

Il Consiglio di Stato ha annullato una sentenza del Tar Campania con la quale si dava ragione al Comune di Aversa, sollecitati da alcuni condomini, che con un provvedimento aveva imposto al locale Tre Farine di canalizzare i fumi delle cucine in canne fumarie, secondo il regolamento comunale. Il Tribunale amministrativo regionale aveva inizialmente respinto il ricorso dell’azienda dando ragione al Comune e quindi ai condomini. La società titolare di Tre Farine ha quindi presentato un ricorso al Consiglio di Stato che ha valutato – anche sulla base di relazioni tecniche dell’Arpac – la questione tecnico – olfattiva ribaltando completamente la decisione di primo grado e dando torto al Comune e ai condomini del lussuoso palazzo di viale Olimpico dove nei locali sottostanti è ubicato il Ristorante pizzeria. I legali della società, (avvocati Luigi Ricciardelli e Ciro Foglia di Caserta) avevano sostenuto che le emissioni prodotte non fossero considerate inquinanti rilevanti secondo le normative vigenti. Inoltre, avevano sottolineato che la questione della tollerabilità delle immissioni odorigene dovrebbe essere risolta dalla giurisdizione del giudice ordinario e che la prova del superamento del limite di tollerabilità dovrebbe essere fornita da chi lo afferma. Il Consiglio di Stato ha accolto cosi l’appello dell’azienda, annullando il provvedimento del Comune. Di conseguenza, l’azienda è autorizzata a continuare la sua attività senza dover installare canne fumarie. Nel locale è installato infatti un sistema tecnologico di ultima generazione utilizzato dal locale. La proprietà di Tre Farine aveva chiesto l’annullamento dell’applicazione dell’articolo 30 del Regolamento Edilizio Comunale ritenuta obsoleta (1974) invocato per ostacolare l’attività di ristorazione aperta nel 2018 nel prestigioso edificio nei cui locali, a quanto pare, si prevedeva la presenza di un istituto di credito. Un regolamento che stride con i progressi tecnologici oramai avanzati nel settore della ristorazione.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Napoli. Spaghetti al cioccolato con gamberoni e foglie d’oro: sensazionale novità del ristorante ‘Innovative’

Da “Innovative” c’è lo spaghetto al cioccolato, gamberoni e foglie d’oro da milioni di view: tutti pazzi per il piatto “Social” di Giuseppe Scicchitano, che racconta la ricetta ai suoi follower.

Le sue video ricette superano costantemente il milione di visualizzazioni, con picchi di 10. L’ultima creazione ne vanta oltre 8 milioni tra Instagram e Tik Tok, e fioccano le prenotazioni per degustarla.

Da Innovative lo spaghetto con cioccolato, gamberoni e foglie d’oro, super instagrammabile, è servito, ed è diventato talmente famoso e richiesto, ché il patron Giuseppe Scicchitano ha deciso di raccontare a tutti i suoi follower e clienti la ricetta.

Classe 1990, Scicchitano è cresciuto nel ristorante di famiglia, il noto ‘A Figlia d’’o Marenaro in via Foria a Napoli. Prima di affermarsi come imprenditore e food creator, ha lavorato in tutti i reparti dello storico ristorante, iniziando dai frutti di mare, primo e grande amore culinario, seguendo le orme del padre.

Nel 2018, a soli 28 anni ha aperto “Innovative”, dove a tavola coniuga i segreti della tradizione con un tocco di freschezza. Oggi Giuseppe vanta un enorme seguito sui social network con circa 240 mila follower su Instagram, uno dei ristoranti più seguiti in Italia, e la cifra record di 700 mila su Tik Tok.

Ricetta

Spaghetto al cioccolato con gamberoni e foglie d’oro.

Ingredienti per 4 persone: 360 g pasta, 100 g cioccolato extra fondente 75% fuso, 8 gamberi, 4 foglie d’oro alimentari 100 g di burro, 1 spicchio d’aglio, 20 g di granella di pane tostato, 30 g di ricotta Olio extravergine di oliva sale q. b.

Procedimento

Il primo passo è sciogliere il cioccolato fondente e si può scegliere se farlo a bagnomaria oppure nel forno a microonde. Successivamente, prendete i gamberoni che vanno puliti accuratamente rimuovendo testa e carapace, e tritateli finemente con un coltello. Per donare una nota croccante del piatto, si utilizza un po’ di granella di pane abbrustolito, per donare invece una nota di morbidezza, si utilizza la ricotta in salvietta. Ora Dedicatevi all’assemblaggio del piatto. Iniziate posizionando la granella di pane abbrustolito su un piatto, poi con una sac-à-poche, distribuite uniformemente la ricotta sopra la granella. Prendete una pentola, riempitela d’acqua e appena bolle cuocete gli spaghetti fino a raggiungere la giusta consistenza, preferibilmente al dente poiché dovrà continuare la cottura in padella. In una padella a parte, fate sciogliere due noci di burro e aggiungete un mestolo di acqua di cottura della pasta. A questo punto unite gli spaghetti al dente, amalgamateli con il burro e versate un po’ di cioccolato fuso. Sarà necessario mantecare la pasta in modo che possa fondersi al meglio con gli ingredienti. Posizionate un’abbondante porzione di pasta al centro del piatto, adagiandola delicatamente sulla granella di pane e mousse di formaggio. Terminate posizionando dei bocconcini di carpaccio di gamberoni, e decorate con foglie alimentari d’oro.

(Federica Riccio – Alessandro Savoia – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Bacoli (NA). ‘Caracol’: riparte venerdì 12 aprile il ristorante stellato con vista mozzafiato

Nuova stagione per il Caracol: il ristorante stellato di Bacoli, guidato dallo Chef Angelo Carannante, riapre venerdì 12 aprile.

A tavola dallo chef Angelo Carannante, cucina che rimanda alle suggestioni dei Campi Flegrei.

Tra sfumature di sapori, colori e armonia, riapre venerdì 12 aprile il Caracol, ristorante una stella Michelin del Cala Moresca di Bacoli.

Al timone c’è sempre lo chef Angelo Carannante, con il suo stile  saldamente mediterraneo contemporaneo, che rimanda alle suggestioni del posto. I piatti infatti sono improntati sulla sua storia e quella del territorio flegreo.

«Punto da sempre sulla ricerca e sulla conoscenza delle materie prime – spiega Carannante – con un’attenzione alle filiere corte e alle coltivazioni autoctone».

Quest’anno, inoltre, un grande ritorno, quello del restaurant manager e sommelier Ciro Sannino. La sua cantina è un excursus attraverso l’Italia valorizzando chicche regionali; del territorio si propongono anche vecchie annate per capire l’evoluzione di questa terra. Amari e liquori per il fine  pasto sono macerati direttamente  al Caracol.

Le etichette spaziano dall’Europa al resto del mondo con un’attenzione particolare alla Francia, attraverso un preciso “food pairing”. La grande novità di quest’anno i cocktail personalizzati seguendo i gusti dei clienti emersi durante la degustazione. In sala confermatissimo il maître e sommelier Giannantonio Scotto Di Vetta. Atmosfera unica, mare, venti coperti e piatti ambasciatori dei Campi Flegrei, come hanno da sempre voluto gli imprenditori Roberto Laringe e Alfredo Gisonno.

Un successo ottenuto in poco tempo, i due infatti, dopo tante e importanti esperienze nel settore alberghiero e ristorativo, uniti da una solida amicizia che dura da oltre trent’anni, nel 2016 hanno inaugurato il loro ristorante gourmet, e a meno di due anni dall’apertura, hanno ricevuto la stella Michelin.

«Al Caracol – commenta Laringe-  ogni riapertura trasmette sempre una grande emozione. Qui regna la cultura della sana ospitalità, che fortunatamente è ancora viva, unita a una cucina etica e consapevole. Cerchiamo di aggiungere peculiarità e dettagli alla esperienza Caracol. Siamo da sempre  irrequieti e già stiamo lavorando ad uno speciale restyling, che darà al locale una veste ancora più romantica».

Qui si respira tutta l’anima del sud; il locale dal design elegante e raffinato, deve il suo nome alla particolarità del soffitto che ricorda una piccola chiocciola: caracol, in spagnolo, con terrazza sospesa tra terra e mare, e vista mozzafiato.

Caracol: Via Faro 44, Bacoli (NA), tel 081 523 3052; aperto la sera, da martedì a venerdì; sabato pranzo e cena; domenica pranzo; chiuso il lunedì.
(Federica Riccio – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Caiazzo. Cinque stelle d’oro confermate per la chef Anna Maria Mone del ristorante ‘Il Sogno, Dream House’

Anche per l’anno 2024 confermate dall’Associazione Italiana Cuochi le Cinque Stelle d’Oro in cucina per Anna Maria Mone, rinomata chef del ristorante “Il Sogno Dream House” di Caiazzo.

L’evento si è svolto nel corso dell’Assemblea Nazionale AIC, presso “Best Western Plus Leone di Messapia” Hotel & Conference, via Cavallino 32, Lecce, quindi alla presenza dell’intero il consiglio Nazionale del

benemerito sodalizio e in particolare con il presidente Simone Falcini, chef, presidente Istituto Italiano della Cucina e Pasticceria oltre che Fondatore e Direttore Didattico di Università, Scuole e Accademie, Presidente e Rappresentante di vari organi istituzionali della Enogastronomia, ha ricoperto e copre tutt’oggi cariche istituzionali importanti; dulcis in fundo è Rappresentante Incaricato per la

Trasparenza in Parlamento Europeo.

Il piatto presentato quest’anno da Anna Maria, lo scorso anno insignita del medesimo, prestigioso riconoscimento, è stato: Tortello di pasta fresca al limone di Sorrento con stracciata di bufala campana, zest di agrumi, gamberoni di Mazzara e pistacchi di Bronte.

Il ristorante “Il Sogno Dream House” è in via San Leucio 1/bis, nei pressi di Cesarano, Caiazzo.

Castelvolturno. Accusa un malore al ristorante rischiando di soffocare: 59enne salvato da un carabiniere

Stava trascorrendo un pomeriggio tra amici presso il ristorante di uno dei lidi del litorale domitio, a Castel Volturno, quando ha accusato un malore e un principio di soffocamento.

Il 59enne ha chiesto aiuto cercando di attirare l’attenzione dei presenti, senza riuscire a emettere alcun suono e cadendo a terra dopo pochi istanti. Sul posto, libero dal servizio, c’era un Appuntato dei carabinieri che resosi conto della gravità della situazione è prontamente intervenuto in soccorso dell’uomo.

Le immediate manovre, prima tese a rimuovere l’ostruzione che gli impediva di respirare, e poi a rianimare il malcapitato, hanno permesso di scongiurare il peggio e di fargli riprendere coscienza.

L’ambulanza, fatta intervenire sul posto dopo pochi minuti, attraverso l’immediato allarme inoltrato alla Centrale Operativa del Reparto Territoriale Carabinieri di Mondragone, ha consentito al 59enne di ricevere le cure necessarie e di essere trasportato prima presso il pronto soccorso della clinica “Pineta Grande” di Castel Volturno e successivamente trasferito presso l’ospedale “Cardarelli” di Napoli dove è stato ricoverato, non in pericolo di vita.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)