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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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AttualitàDalla CampaniaIn EvidenzaPolitica, economia, giustizia

Baronissi (SA). Carabinieri e Comune insieme per difendere dalle truffe, in particolare gli anziani

Il Sindaco Anna Petta: “Parte su tutto il territorio comunale la campagna di sensibilizzazione nazionale lanciata dall’Arma: il vademecum con i consigli per riconoscere i tentativi di irretire le persone più fragili e indifese. Orgogliosi di essere al fianco dell’Arma in questa operazione di contrasto alle frodi e ai reati a danno dei nostri amati anziani”.

L’Arma dei Carabinieri e il Comune di Baronissi insieme per sensibilizzare e proteggere gli anziani dalle truffe. Si è svolto presso Palazzo di Città l’incontro tra il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Baronissi, Luogotenente Carica Speciale Alberto Colella e il Sindaco Anna Petta per sostenere la campagna di sensibilizzazione nazionale e promuoverla su tutto il territorio comunale.

L’obiettivo è informare e proteggere i soggetti vulnerabili, tra cui gli anziani, sempre più fragili di fronte alle insidie della modernità, soprattutto in relazione alle diverse tipologie di truffa: un fenomeno sempre più diffuso e attuale, che prende di mira le persone fragili, lasciando in loro segni indelebili. Oltre al danno economico e al trauma psicologico dell’invasione del proprio spazio domestico, le vittime vivono spesso anche il senso di colpa di essere state raggirate.

«Ringrazio l’Arma dei Carabinieri e il Comandante Colella per aver voluto coinvolgere anche il nostro Comune in questa operazione a tutela delle persone più indifese – esordisce il Sindaco Anna Petta – La sicurezza dei nostri anziani è una priorità assoluta e siamo orgogliosi di essere al fianco dell’Arma per fornire agli anziani e alle loro famiglie strumenti concreti per difendersi dalle truffe. È una campagna di comunicazione diretta alla popolazione maggiormente colpita da questo tipo di reati, allo scopo di rafforzare la prevenzione e accrescere la funzione di rassicurazione sociale».

Testimonial della campagna è l’attore Lino Banfi, il più famoso “Nonno d’Italia”: una scelta nata dal desiderio di avvicinarsi ancora di più agli anziani, con l’intento principale di trasmettere, con un tono rassicurante ed empatico, consigli utili a tutelarsi dai raggiri, per rendere consapevoli dei rischi e promuovere comportamenti sicuri.

La campagna di sensibilizzazione si muoverà attraverso la diffusione di un vademecum con i consigli per riconoscere i tentativi di truffa, attraverso l’affissione pubblica in strada e attraverso i canali social del Comune di Baronissi. La locandina sarà affissa in tutte le caserme, nelle parrocchie e nei luoghi di ritrovo degli anziani, con l’invito a prestare massima attenzione e a rivolgersi con fiducia ai Carabinieri chiamando il 112 N.U.E.

«La Stazione dei Carabinieri è inserita nel nostro tessuto cittadino e rappresenta un punto di riferimento sempre presente e affidabile – afferma il Sindaco – Il Comandante Alberto Colella, insieme ai Carabinieri di presidio a Baronissi, da settembre svolgerà incontri formativi in aula consiliare, luoghi di culto, università della terza età per sensibilizzare l’opinione pubblica».

Sarà diffuso anche lo spot che si conclude con l’invito a consultare il sito Carabinieri.it, in cui sono illustrate le tecniche adottate dai truffatori che, per quanto subdole e fantasiose, hanno schemi ricorrenti: individuarli è il primo passo per difendersi.

Nella locandina, chiara e semplice, sono indicati i consigli per evitare di rimanere vittima delle truffe: attenzione ad aprire la porta agli sconosciuti, diffidare dalle apparenze, limitare la confidenza su internet e al telefono, evitare di farsi distrarre, ricordando che il tesserino di riconoscimento non basta.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

AttualitàDalla CampaniaIn EvidenzaLavoro & Sindacato

Infortuni sul lavoro, sanitari tra i più colpiti; Paolo Esposito: ‘tutelare in particolare i fisioterapisti’

In questi giorni l’approvazione del Decreto Legge n. 103 in tema di sicurezza sul lavoro dal titolo “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche, in attuazione della Delega al Governo di cui all’art. 27, comma 1, della Legge 5 agosto 2022, n. 118”, in vigore dal 2 agosto, sta rimettendo al centro del dibattito politico il dramma degli incidenti sui luoghi di lavoro, con critiche anche molto dure  come quelle  espresse dal Magistrato della Corte di Cassazione Bruno Giordano, già Direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro il quale, come riportato dal Quotidiano on line “LANOTIZIAGIORNALE.IT” ha tra l’altro affermato che “…per tutti i controlli sul lavoro si obbligano gli ispettori a dare un preavviso di dieci giorni. Praticamente la deterrenza di una sanzione è azzerata”.

In Italia la tragedia degli incidenti sul lavoro raggiunge numeri altissimi. Ben 585.356 nel 2023, di cui 1.041 mortali, mentre le denunce di infortunio presentate all’Inail nei primi cinque mesi del 2024, e cioè dell’anno in corso, sono state 251.132, in aumento del 2,1% rispetto alle 245.857 dello stesso periodo dello scorso anno.

Nel mondo della sanità tra più colpiti dagli infortuni sul lavoro ci sono gli infermieri ed i fisioterapisti, professionisti particolarmente esposti a carichi di lavoro movimentati e ripetuti. E non a caso gli episodi maggiormente denunciati all’Inail, sono i traumi osteoarticolari, quali contusioni, distorsioni, fratture, lesioni muscolari o tendinee, lussazioni o sub lussazioni.

Come fisioterapisti – ha dichiarato in merito il Dottor Paolo Esposito (in primo piano nella foto), Presidente dell’Ordine Interprovinciale dei Fisioterapisti di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta – siamo doppiamente interessati alla tematica degli infortuni sul lavoro. Infatti oltre ad essere tra coloro che nel mondo della sanità subiscono più infortuni, siamo tra i professionisti sanitari maggiormente coinvolti nel percorso di cura dei lavoratori colpiti da infortunio che necessitano di trattamenti riabilitativi.

Riteniamo che in Italia la sicurezza sui posti di lavoro debba diventare una priorità, partendo dalla prevenzione degli incidenti. E questo, nello specifico caso dei fisioterapisti, anche al fine di tutelare maggiormente la salute pubblica. Perché attraverso una maggiore sicurezza sul posto di lavoro dei professionisti sanitari, si creano le condizioni ideali per ottimizzare la cura dei pazienti”.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

AttualitàDalla Campania

Divieto di utilizzo degli equidi nella trazione delle vetture e nelle manifestazioni ludiche in presenza di ondate di calore di particolare intensità

Divieto di utilizzo degli equidi nella trazione delle vetture e nelle manifestazioni ludiche, dal 12 giugno al 15 settembre 2024 dalle ore 12:00 alle ore 16:00, al verificarsi di almeno una delle seguenti
circostanze:

• Temperatura atmosferica uguale o superiore a 30 gradi;

• Bollettino giornaliero del “Sistema di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate
di calore sulla salute” specifico per l’area urbana di Napoli, emanato dal Ministero della
Salute e diramato dalla Protezione Civile regionale, che preveda livelli di rischio 2 o 3.

(Fonte: Comune di Napoli – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

AttualitàTempo libero, sport, cultura, fede, salute, curiosità, eccetera.

Azione cattolica: il legame particolare dei giovani con il Papa

La storia dell’Azione cattolica, fin dalle sue origini, è segnata da un legame speciale con il Papa. La radice è duplice, da un lato il momento storico in cui nasce la Gioventù Cattolica di Mario Fani e Giovanni Acquaderni (1867), poco prima della presa di Roma, dall’altro una motivazione per così dire teologica che dice l’identità dell’associazione.
L’Ac nasce in quella fase, definita dagli storici intransigente, in cui i cattolici si schierarono a difesa del Papa e del papato, non accettando il fatto compiuto e non partecipando alla vita politica dello Stato unitario: si apre la “Questione romana”. Anni difficili in cui l’Italia era percorsa da venti anticlericali che portavano ad avversare apertamente la religione. Basti pensare che al momento dei funerali di Pio IX, nel 1878, il corteo funebre, che si snodava dal Vaticano alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura, dovette essere difeso dagli attacchi di chi voleva gettare la salma nel Tevere.
Papa Mastai aveva stabilito un legame intenso con la Gioventù cattolica, e con Acquaderni in particolare, confidando nel ruolo che quei giovani avrebbero potuto avere per il futuro della Chiesa. Saranno proprio quei giovani a vegliare la salma del Papa iniziando una tradizione che sarebbe durata nel tempo, ripetendosi anche alla morte dei successori.
L’altra motivazione ha un valore differente ed è riferita all’identità teologica dell’Azione cattolica, quell’ecclesialità che il Concilio ha richiamato nell’Apostolicam Actuositatem tra le note fondamentali e distintive dell’associazione. Sta qui il suo riferirsi non a questo o quell’aspetto della vita cristiana, non a singoli carismi fondativi, ma alla Chiesa stessa nel riferimento apostolico al Papa e ai vescovi.
Due caratteristiche che hanno dato origine ad un intenso rapporto tra i giovani di Ac e il papato.



Dopo il 1870 il Papa si considera “prigioniero” in Vaticano rinunciando a uscire da quelle mura; sarà la Gioventù Cattolica a organizzare i primi pellegrinaggi, le prime udienze per far pesare meno quell’isolamento e far sentire il calore e la fedeltà di quei giovani. Sarà solo l’inizio di una lunga serie di incontri.
La vicinanza tra i giovani di Ac e il Papa riguarderà anche la Gioventù femminile nata nel 1918 e guidata dalla Beata Armida Barelli. Tanti sarebbero gli episodi, ne basti uno: Ida apprende della morte di Pio XI (siamo nel 1939) mentre è a Pegli. Si precipita a Roma dove, accompagnata dal cardinale Pizzardo, visita la salma di Pio XI appena esposta nella Cappella Sistina. Torna a visitarla con mons. Confalonieri, che “le permise di deporre lì accanto un mazzo di violette portate dalla riviera”. Anche la Gioventù femminile di Ac organizzerà raduni in Vaticano, udienze che portano dal Papa decine di migliaia di giovani. La testimonianza dell’ultimo saluto al pontefice si è mantenuta nel tempo. Alla morte di Paolo VI (1978), una rappresentanza delle giovani si recherà a Castelgandolfo mentre i giovani veglieranno la salma in San Pietro.
I grandi raduni, il convenire a Roma, per manifestare la propria fede al successore di Pietro è stata talvolta vista come una sorta di trionfalismo, forse anche per i particolari momenti storici in cui avvenivano (i famosi raduni di centinaia di migliaia di giovani nel settembre 1948), in realtà per tantissimi giovani ha costituito un atto di fede e di fiducia nel “Bianco Padre che da Roma…”. Un’esperienza forte, capace, come testimonierà Carlo Carretto, di lasciare una traccia profonda nel vissuto personale.
Il legame speciale tra i rami giovanili, l’Ac e il Papa proseguirà lungo il Novecento con le udienze e i raduni in piazza San Pietro durante il pontificato di Giovanni Paolo II (la cui salma verrà vegliata dai giovani di Ac) e di Benedetto XVI. Papa Wojtyla nel dicembre 1978 rivolgendosi agli aderenti dell’Ac e compiacendosi per “quello che rappresentate nella Chiesa italiana” dichiarava: “In voi, dunque, io posso e devo soprattutto confidare”. Papa Benedetto nel maggio 2008 dirà per i 140 anni dell’associazione come lo “speciale e diretto legame con il Papa” non sia superato ma attribuisca “piuttosto una grande responsabilità alla vostra vocazione laicale”.
Incontri, discorsi, piccoli segni, tradizioni che dicono essenzialmente il senso profondo di una “fedeltà al papa” che va oltre la persona dei singoli pontefici e richiamano ciò che per l’Ac è la nota costitutiva dell’ecclesialità. Il fine immediato dell’Ac infatti è il fine stesso della Chiesa: “l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti” (AA n.20).

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Attualità

Calvi Risorta – Il “ricordo” e la “testimonianza” dell’Insegnante Ida Prezioso di una sua “particolare” alunna, Teresa Capuano

Venerdì 22 marzo 2024, a Calvi Risorta, è volata nell’immensa prateria del Cielo la “dolce” Teresa Capuano che negli anni scolastici 1977/78–1981/1982 frequentò il ciclo della scuola elementare nel plesso “Don Lorenzo Milani” di Calvi Risorta, via Roma e si avvalse dell’insegnamento premuroso, attento, personalizzato dell’Insegnante della classe, Ida Prezioso.
Il destino/fato con Teresa non fu certo benevole, anzi le fu avverso in quanto la connotò di una particolare disabilità che la caratterizzò per tutto il percorso della sua travagliata esistenza terrena.
Ebbene, nonostante la continua attenzione, supportata da un’infinita disponibilità, che non ha avuto mai una pausa o un tentennamento da parte di entrambi i genitori, Giacomo Capuano e Rosa Caparco, Teresa alcuni giorni fa, all’età di cinquantaquattro anni, ha raggiunto la Casa del Padre, irrobustendo la folta schiera degli Angeli celesti.
L’Insegnante Prezioso nel partecipare vivamente al dolore per la scomparsa della sua “amata” e mai dimenticata alunna Teresa, ha fatto pervenire agli affranti genitori un messaggio scritto di riconoscenza per l’impegno, la costanza e “l’amore sconfinato” che avevano profuso nei confronti dell’adorata figlia e di “ricordo” dell’alunna che il trascorrere inesorabile del tempo non aveva minimamente scalfito.
Per espressa volontà e desiderio dei genitori, previo consenso e condivisione del Sacerdote Don Gianluca Zanni, l’Insegnante Prezioso ha socializzato il messaggio a familiari, parenti, amici e conoscenti dall’ambone della Chiesa parrocchiale “San Nicola” di Calvi Risorta, piazza Umberto I, nella celebrazione liturgica dell’ottavo della sua scomparsa, martedì 2 aprile 2024.
“Solo pochi pensieri per ricordare Teresa, alunna speciale e per un saluto ai suoi genitori eroici e particolari nel dono di sé stessi.
Sì, Teresa è stata per me speciale perché le sue fragilità me l’hanno resa particolarmente cara, unica, bisognosa di maggiori attenzioni, perciò speciale!
Teresa era questo per me e molto di più! Alunna e poi donna che arricchiva il vivere di chi le era vicino, di chi riusciva a cogliere in lei una ricchezza di doni. Doni capaci di scuotere il vivere di ognuno, insegnando a dare sempre e comunque per ricevere abbracci non comuni, parole da valorizzare, sguardi riconoscenti, silenzi che penetravano l’intimità come briciole di profonda umanità.
Teresa per me è stata alunna straordinaria che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso scolastico. Straordinaria, perché ha dato a me e a tutta la classe, parimenti coinvolta nel percorso educativo dell’alunna, il modo di riflettere sul nostro dover essere persone idonee ad accogliere, valorizzare, sviluppare le potenzialità di un’alunna più fragile e quindi bisognosa di maggiori cure e tempi più lunghi per maturare una sua autonomia affettiva, sociale e culturale.
Nel contempo davamo ai suoi genitori la gioia di vedere la propria figlia, ben inserita e ben accolta da tutta la comunità scolastica, che andava realizzando validi progressi psicofisici, attitudinali, didattici e sociali.
Con Teresa ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’amore sconfinato dei suoi genitori. Genitori eroici che hanno operato sempre nel silenzio, hanno saputo rialzarsi nei momenti di sconforto e dire con umiltà, serenamente grazie alla vita, confidando sempre nelle istituzioni scolastiche e nell’aiuto divino, con vera, profonda fede,
Grazie, cari genitori!
Grazie a voi famiglia!
Grazie a tutta la comunità calena sempre sollecita a dare, sostenere, condividere!
Ma soprattutto grazie a te Teresa!
Grazie per esserci stata.
Ora continua il tuo cammino tra le stelle, ma prima di essere avvolta dallo splendore della luce divina, volgi La tua, per sempre, Maestra Ida Prezioso”.

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Grottaglie (TA). ‘Sulle sponde della Magna Grecia’: grande successo, in particolare fra gli studenti

“Sulle sponde della Magna Grecia” a Grottaglie fra echi di grecità, Fornaro, Selvaggi, Carrieri e un inedito Rodolfo Valentino.

È stata presentata ufficialmente, nella giornata del 22 marzo, la II edizione – rivista e ampliata – del saggio “Sulle sponde della Magna Grecia – Il Novecento di Spagnoletti, Carrieri, Grisi e gli altri”, di Pierfranco Bruni, Micol Bruni e Marilena Cavallo e a cura di Rosaria Scialpi, pubblicato da Passerino Editore.

L’incontro, tenuto presso l’accogliente Biblioteca Comunale G. Pignatelli di Grottaglie, ha visto protagonista la storia letteraria del Novecento, collocandola dove, sovente, i manuali dimenticano di farlo: nel meridione, nella terra di quella che un tempo fu la Magna Grecia.

In collegamento telematico, fra l’altro, un’equipe di ricercatori brasiliani particolarmente interessati al volume.

Davanti a un’ampia platea, composta prevalentemente da giovani studenti liceali, si sono anzitutto volute percorrere le vie di Grottaglie e Martina Franca, inseguendo i passi di Francesco Grisi fra i suoi versi. L’intento, oltra a quello di permettere ai più giovani di conoscere lo scrittore, è stato dare loro diretta dimostrazione di quanto anche Taranto, Grottaglie e il meridione tutto facciano parte della storia e in essa lascino tracce indelebili, anche quando i programmi ministeriali decidono di ignorarle, e offrire loro lo sguardo ammaliato di un uomo di un’altra regione sulla propria terra, un nuovo punto di vista.

I versi sono stati letti con grande passione e capacità da alcune studentesse.

La discussione si è poi sviluppata sul tema delle memorie collettive che si intrecciano ai ricordi e trovano sfogo nella letteratura, fra geografia politica e geografia degli animi.

Il pubblico ha poi partecipato attivamente, dando vita a un’interessante discussione, che ha elicitato nuove possibilità di lettura. Oltre alle poesie di Francesco Grisi, si sono lette quelle di Cosimo Fornaro, che tanto è piaciuto agli studenti e che potrebbe effettivamente fornire interessanti spunti di riflessione in un consesso scolastico, Raffaele Carrieri e un inaspettato Rodolfo Valentino nelle vesti di scrittore e le impressioni di D’Annunzio su Grottaglie, mentre inseguiva la sua devozione per San Francesco da Paola.

A tal proposito, scrive nella sua nota post evento Pierfranco Bruni che “i luoghi sono spesso passeggiate tra le strade dei Sud che diventano l’eredità attraverso un immaginario tra memoria e ricordi. Un percorso per viandanti nel cerchio magico del Sud che incrocia poesia e filosofia…”.

Ed è così, allora, che, partendo dalla rilettura appassionata di Leonida da Taranto da parte di Quasimodo, si è raggomitolato un filo, fra grecità e istanze contemporanee, che hanno portato a una versione meno nota e poco studiata di Angelo Lippo, passando per la poetica di Corrado Alvaro, attraverso nuovi approcci, giungendo alla poco nota penna di Michele Rio, per poi tornare sulle tracce di Rocco Scotellaro ed Emanuele De Giorgio, lungo un’autostrada di scritture, parole e ricordanze che include Giuseppe Selvaggi e Stefano D’Arrigo, senza dimenticare il contributo, raramente sottolineato, degli scrittori meridionali a un movimento perturbante come quello del Futurismo.

“Sulle sponde della Magna Grecia” ha suscitato non pochi interrogativi e spunti nel pubblico, cercando di far attecchire il desiderio di riscoprire le proprie origini, per riscoprirsi e non perdersi, anche quando si è fisicamente lontani.

Il saggio sarà presto presentato anche a Taranto.

Gli autori e la curatrice ringraziano la Biblioteca Pignatelli per la disponibilità e l’ottima accoglienza.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Attualità

Pathos pà-thos SIGNIFICATO Forza drammatica, particolare intensità di sentimento di una creazione artistica; forte tensione emotiva ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino tardo pathos, dal greco páthos ‘sofferenza’, da pâschein ‘soffrire’. «È stato un intervento ricco di pathos.»






Pathos

pà-thos

SIGNIFICATO Forza drammatica, particolare intensità di sentimento di una creazione artistica; forte tensione emotiva

ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino tardo pathosdal greco páthos ‘sofferenza’, da pâschein ‘soffrire’.

  • «È stato un intervento ricco di pathos.»

Patemi e patologie — che sono fronde etimologiche che spuntano dal pathos — possono farci annusare che qui si parla di sofferenza. Questo è vero, ma è una verità parziale: si parla di un sentimento intenso.

Proviamo a fare qualche passo su un concetto scivoloso?
Abbiamo un atteggiamento ambivalente rispetto ai sentimenti in genere: dominiamo complesse impalcature morali e culturali che sostengono ed esaltano quelli buoni, così come sviliscono e ripudiano quelli cattivi. Oggi difficilmente consideriamo che provare sentimenti sia male. Ma la prima  impressione rispetto alle affezioni dell’animo, ai sentimenti in genere (anche quelli positivi, anche quelli buoni) traspare come essenzialmente negativa — e a modo nostro la perpetuiamo.

Ad esempio la  è una declinazione del tormento; la rabbia è idrofobia pazza e violenta; l’ non può essere un senso di benessere, deve essere effetto di follia o di sostanze; la pietà ci ripugna e brucia tanto che grattiamo dal fondo del barile una pietas latina  con cui sostituirla, che la raffreddi e . Il sentimento, l’esperienza del sentimento, è essenzialmente un’esperienza dolorosa — ed è di questo che ci parla soprattutto il pathos originale. (Sembra una variazione sull’assunto buddhista del «tutta l’esistenza è duḥkha», sofferenza.) Ma in fondo a questo tradizionale vaso di Pandora troviamo qualcosa di inatteso.

La parola ha un grande potere — questo è stato evidente a tutte le  dei progenitori, risalendo, via via più pelosi. Una delle manifestazioni di questa potere sta nella  delle passioni. È un mezzo — di lingua, di gesto — capace di esprimere e rendere queste affezioni, a quanto pare tanto . E questo tipo drammatico di rappresentazione è uno dei significati antichi del pathos: ha l’aria di essere un significato particolare e minore, ma oggi, dopo una cascata di secoli, se parliamo di pathos parliamo precisamente di questo.

Se descrivo una scena con grande pathos, non significa che io compio questa descrizione con patimento, ma con enfasi, con trasporto — o meglio, rappresentando in maniera lirica, efficace, vivace da un punto di vista emotivo. Non sto raccontando che la zia quando abbiamo perso al torneo di briscola per un punto si è  molto: sto mimando, imitando il modo in cui ha lanciato il mazzo di carte per aria, il tono di voce rotto e furente con cui ha insultato gli altri e me, puntandoci il salame ricevuto in premio sul petto. Se parlo di come una commemorazione sia stata priva di pathos, non sto dicendo semplicemente che è stata essenziale, non retorica, ma che è mancata la resa di un sentimento, è mancata l’efficacia nella rappresentazione della passione. Se racconto di come l’ dell’opera sia piena di pathos, presento tutta la tensione emotiva congegnata in quella situazione — intensa, che muove.

È uno dei caratteri che la cultura greca riconosceva alla tragedia, il pathos, e uno dei mezzi per la catarsi, la purificazione dalle passioni attraverso la rappresentazione delle passioni. Noi  non siamo tragediografi della Grecia antica, ma anche noi, nel nostro piccolo, abitiamo gli  impetuosi e seducenti delle potenze drammatiche, e nello scherzo e nella serietà continuiamo a coglierne i frutti.

Ecco perché il pathos, il nostro pathos, l’accezione con cui intendiamo oggi in italiano questo grecismo crudo, è tanto importante: perché squaderna una funzione essenziale della comunicazione, della parola. Cioè ergersi, minuta e volante, a fronteggiare l’ magma del sentimento nell’unico modo possibile: rendendolo con efficacia.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Attualità

L’ASD Sporting Bellona ha in programma di riempire lo stadio di persone che amano lo sport, in particolare di bambini

Dario Di Nuzzo – Gli screzi verificatosi domenica 10 dicembre 2023 sul campo sportivo di Cancello ed Arnone durante l’incontro del campionato di terza categoria tra l’ASD Santa Maria La Fossa e l’ASD Sporting Bellona non si devono ripetere poiché altro non fanno che danneggiare lo sport ed allontanare da esso gli appassionati, i veri sportivi. Il Presidente Mario Di Lillo ed i Dirigenti dell’ASD Sporting Bellona hanno in programma di formare, gratuitamente, una scuola calcio iniziando dai bambini per formarli sportivamente tenendo sempre alto il valore ed il rispetto per gli avversari. Non a caso i Dirigenti dell’ASD Sporting Bellona hanno emanato il seguente comunicato: “Noi siamo gente perbene e crediamo nei valori dello sport, i tifosi ed i Dirigenti del Santa Maria La Fossa saranno i benvenuti nella partita di ritorno. In riferimento agli screzi di cui sopra, sarà la Federazione a decidere. Viva lo sport”.

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Attualità

Auguri di Buon Natale a tutti in particolare a chi vive nel disagio

A Natale, tutti più buoni… anche quelli che non parlano con i loro fratelli o familiari, non vanno a trovare i loro genitori o li pesa curare, non condividono il loro cibo con i bisognosi, vietano ai loro figli di vedere il loro papà o la loro mamma, criticano la vita degli altri, coniugi che si picchiano, ecc… Almeno a Natale siamo meno superbi e più umili di cuore. Auguri

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Attualità

Commando/ com-màn-do/  SIGNIFICATO Gruppo di pochi soldati che compie missioni speciali, in particolare ardite incursioni a sorpresa; gruppo armato di poche persone composto di poche persone, che compie azioni criminose fulminee, specie terroristiche/  ETIMOLOGIA voce inglese, mutuata dall’afrikaans commando, a sua volta mutuata dal portoghese./  «L’azione è stata svolta da un commando di tre sole persone.»






Commando/ com-màn-do/  SIGNIFICATO Gruppo di pochi soldati che compie missioni speciali, in particolare ardite incursioni a sorpresa; gruppo armato di poche persone composto di poche persone, che compie azioni criminose fulminee, specie terroristiche/  ETIMOLOGIA voce inglese, mutuata dall’afrikaans commando, a sua volta mutuata dal portoghese./  «L’azione è stata svolta da un commando di tre sole persone.»

È una parola terribile, dal suono pesante, cupo, vagamente esotico. Perciò, spesso viene usata con compiacimento. Ad esempio è un vecchio amore dei mezzi d’informazione, per i quali la sobrietà, nella narrazione del , sembra spesso essere l’ultimo dei valori. Meglio impressionare, piuttosto che dire qualcosa di lucido: a maggior ragione possiamo avere la curiosità di capire da dove venga fuori questo termine, che oltretutto, a sentirlo bene, è piuttosto .

‘Commando’ è un termine che si usa per indicare il gruppo di poche persone in armi che compie azioni ardite verso obiettivi specifici. Si dice commando il piccolo reparto di militari che fa un’incursione a sorpresa in territorio nemico, si dice commando il  terrorista che compie la sua azione. La voce è presa dall’inglese, ma con tutta evidenza non è nativa inglese. Il gergo inglese l’ha imparata in un  storico molto preciso e di solito poco conosciuto.

Le  coloniali in Africa sono state interminabili e hanno visto fronteggiarsi praticamente tutti contro tutti. In Sudafrica (prima che esistesse come lo conosciamo noi oggi) alla fine dell’Ottocento si combatterono le due cosiddette guerre anglo-boere, fra i britannici e i boeri, cioè coloni di origine olandese (soprattutto olandese, boer significa ‘colono’). I britannici le vinsero, e acquisirono le repubbliche boere della zona. I boeri però impiegavano una particolare unità, nello scontro armato, che chiamavano appunto ‘commando’: piccoli gruppi di tiratori che attaccavano e fuggivano, specie da lontano, senza scontri campali. I britannici si ricordarono di questo nome durante la seconda guerra mondiale, e (pare su specifica proposta dell’allora tenente colonnello Dudley Clarke, nato proprio a Johannesburg, in Sudafrica) lo diedero alle unità britanniche che avrebbero agito nei territori occupati della Germania nazista con attacchi , mirati, rapidi. Di qui il nome ebbe successo, fino alla diffusione attuale. Però i commando boeri hanno una storia che si spinge in un passato più risalente.

Dopotutto quella boera è una colonizzazione antica, ed è non più tardi della fine del Settecento che iniziano a usare il termine ‘commando’ in afrikaans, la lingua germanica parlata nell’Africa australe. L’ascendenza linguistica del termine è probabilmente portoghese (ricordiamo che il Portogallo, fra le altre, ebbe come colonie nell’area il Mozambico e l’Angola): letteralmente significa ‘comando’ ma il senso è quello di ‘gruppo comandato’: comunque il primo  d’uso non riguardava gente in guerra, ma un genere di spedizione punitiva nei confronti delle popolazioni indigene — spesso  e con fini di razzia e peggio — che veniva compiuta dai boeri col permesso di un’autorità centrale (ad esempio così spiega il termine e la pratica George Carter nel suo A Narrative of the Loss of the Grosvenor, del 1791).

Da spedizione contro gli indigeni a  di guerra coloniale, e quindi di guerriglia moderna, e infine più in genere di azione violenta, il commando ci ha raccontato tutto il suo pedigree. Quando leggiamo del commando che blocca il traffico fulmineamente per una protesta, del commando che svuota il  nottetempo, del commando di tifosi  che fa una comparsata all’aeroporto, rendiamoci conto di quale è il grado di violenza che si sceglie di rappresentare. ‘Commando’ è un termine che può ammantarsi di tecnicità, ma spesso è una  facile (se non poco onesta) per rendere  e drammatico un racconto. Le parole così intrinsecamente intessute di violenza, funzionano meglio se sono usate con sobrietà.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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Reati su minori. Terre des Hommes: “Nuovo record in Italia, 6.857 nel 2022, +10% in un anno. Aumentano i crimini sessuali”

Ennesimo record di reati a danno di minori in Italia nel 2022: sono stati 6.857, con un drastico aumento del 10% dal 2021, quando il dato aveva superato per la prima volta quota 6mila. Il peggioramento maggiore riguarda le violenze sessuali, cresciute del 27% in un anno: da 714 nel 2021 sono passate a 906 lo scorso anno, per l’89% ai danni di bambine e ragazze. I dati, elaborati dal Servizio Analisi criminale della Direzione centrale Polizia c riminale, sono stati resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023, in occasione della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre). Il documento è stato presentato venerdì 6 ottobre a Roma, al MAXXI Museo delle Arti del XXI Secolo, alla presenza di Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza; Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev, premio Nobel per la pace 2022; Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia.

I reati su minori continuano ad aumentare e segnare nuovi record:

“Se nel 2021 era stata superata per la prima volta quota 6mila casi, nel 2022 il balzo è così grande da spingere il numero verso i 7mila (6.857)”.

A confermare la tendenza di crescita è il dato su 10 anni: “Dal 2012 (5.103 reati) al 2022 i crimini a danni di minori sono aumentati del 34%”. Nel corso degli anni, precisa il Dossier, “la grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime non solo è confermata ma anch’essa aumentata, in particolare nei reati a sfondo sessuale”: “Sono state l’89% (sul totale di 906 casi) tra le vittime di violenza sessuale nel 2022, erano l’87% l’anno precedente (su 714) e l’85% (su 689) nel 2012, mentre nel 2022 sono state il 65% (su 37) le bambine vittime di prostituzione minorile mentre erano state il 60% (su 77) nel 2012”. La prevalenza di vittime di sesso femminile persiste anche in altre fattispecie di reato, “come maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%)”. Lo squilibrio a danno del genere femminile in varie fattispecie di reato, in particolare in quelli considerati “spia” delle violenze di genere, è confermato anche sulla popolazione presa nel suo complesso: nei dati dello stesso Servizio Analisi criminale, “le ragazze e donne sono oltre l’82% delle vittime di maltrattamenti contro familiari e conviventi, oltre il 92% di violenze sessuali”.

Nei confronti di minori, “aumentano su base annuale i reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare (551 casi nel 2022, +10% dal 2021), abuso dei mezzi di correzione o disciplina (345 casi, +17%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (2.691 casi, +8%), sottrazione di persone incapaci (290 casi, +8%), abbandono di persone minori o incapaci (550 casi, +13%), detenzione di materiale pornografico (72 casi, +9%), atti sessuali con minorenne (430 casi, +4%), violenza sessuale aggravata (697 casi, +13%)”. Calano, invece, alcune fattispecie di reato: “L’omicidio volontario consumato in un anno diminuisce del 37% (da 19 casi del 2021 a 12 casi del 2022) e nel confronto su base decennale si registra un -33%. In discesa anche la prostituzione minorile con -14% (da 43 a 37 casi), mentre il dato è sceso del 52% dal 2012. La pornografia minorile è diminuita del 10% (da 187 a 169), ma dal 2012 al 2022 è aumentata del 56%. Un calo si registra anche per la corruzione di minore, -21% in un anno (da 136 a 107 casi) e -20% dal 2012 nonostante si tratti di un reato legato alla sfera dei reati a sfondo sessuale, che, invece, sono in crescita”.

“I dati relativi al 2022 sono elevati; alla preoccupazione per la crescita tendenziale degli indicatori, abbastanza costante negli ultimi anni, va aggiunto l’allarme per le possibili e gravi conseguenze che derivano da tale forma di violenza;

le giovanissime vittime rischiano di diventare adulti che porteranno per sempre nella loro anima orribili e, spesso, invisibili cicatrici”,

ha dichiarato, nel rapporto di Terre des Hommes, Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. “Per affrontare questo fenomeno è necessario un esame accurato e un approccio complessivo, che prendano le mosse da un’effettiva conoscenza del fenomeno, nelle sue dimensioni e nelle sue tendenze evolutive. In particolare, è fondamentale riservare la massima attenzione alle violenze e agli abusi sui minori online non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nell’attività di supporto alle vittime e nella predisposizione di campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socioculturali per debellare il fenomeno nel prossimo futuro”, ha aggiunto.

“Alla luce del nuovo, tristissimo, record nei dati e degli aumenti di violenza sessuale e sessuale aggravata, vicende come lo stupro di Palermo appaiono come una cartina di tornasole della cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice e violenta che riduce il corpo di una donna a un ‘pezzo di carne’, in violenze nate per essere mostrate e che sembrano volere imprimere il sigillo del potere maschile, individuale e di gruppo”, ha affermato Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes. “Se vogliamo invertire la rotta – ha osservato -, dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile. Qualcosa in termini legislativi si è fatto, con l’introduzione del Codice Rosso, ma manca un piano di intervento di lungo periodo sulla parità di genere a scuola. Manca la volontà di introdurre, finalmente, materie come l’educazione sessuale e all’affettività, all’uso ‘etico’ dei media digitali. E

i ragazzi dovranno mettersi in gioco più di tutti: se la violenza di genere riguarda tutti e tutte, il violento è sempre o quasi sempre maschio”.

Oltre ai dati relativi al nostro Paese, il Dossier offre uno sguardo più ampio sulla condizione delle bambine e delle ragazze in tutto il mondo, facendo emergere dati allarmanti in molti ambiti. Le mutilazioni genitali continuano ad aumentare nel mondo, mentre questa violenza che sottrae il futuro alle bambine riguarda anche l’Europa. I dati mostrano anche il dramma dei matrimoni precoci e forzati, delle gravidanze precoci e della loro forte relazione con lo stupro per le vittime più giovani, delle violenze sessuali, del mancato diritto all’istruzione. Tra i Paesi del mondo raccontati dal dossier, l’Afghanistan “dei” talebani, l’Iran e le lotte delle donne per i loro diritti, il Sudan e l’Ucraina in guerra.

Dall’11 ottobre partirà anche la nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi di Terre des Hommes che con l’hashtag #MettitiNeiSuoiPanni invita tutti e tutte a mettersi nei panni delle bambine e ragazze che subiscono violenza, per superare discriminazioni di genere, facili giudizi e stereotipi che alimentano la cultura dello stupro e ostacolano il pieno godimento dei diritti e della libertà per bambine e ragazze. La campagna #MettitiNeiSuoiPanni è stata ideata e realizzata da Acne – A Deloitte business.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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POLIZIA DI STATO DI VENEZIA – MISURE AMMINISTRATIVE DISPOSTE DAL QUESTORE DI VENEZIA PER EVITARE LA RIPROPOSIZIONE DI COMPORATMENTI DELITTUOSI CHE DESTANO PARTICOLARE ALLARME SOCIALE – Questura di Venezia

La Polizia di Stato di Venezia, grazie all’attività del Questore di Venezia ha disposto una serie di misure preventive, di natura amministrativa, volte a contenere e reprimere comportamenti violenti o manifestazioni che quei comportamenti precedono.

Nel Comune di Jesolo il Questore ha emesso un importante provvedimento di Ammonimento in base all’art. 8 della Legge 38 dell’aprile 2009, concernente “misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”, nei confronti di un cittadino jesolano resosi responsabile di una condotta persecutoria ai danni di una signora residente nel litorale jesolano. Il provvedimento si è reso necessario dopo l’istanza formale di ammonimento presentata della signora alla Autorità di P.S. vista la progressiva intensificazione vessatoria messa in atto dallo jesolano che, oltre a coinvolgere anche i suoi familiari, ha costretto la donna a modificare le proprie abitudini di vita causandole un grave stato di ansia e timore per la propria incolumità.

Sempre a Jesolo sono stati emessi due Fogli di Via Obbligatori a carico di uno straniero e un italiano che lo scorso agosto hanno creato turbative all’interno di un mezzo di trasporto pubblico a Jesolo. I due hanno operato separatamente ma lo straniero, in stato di alterazione alcolica, aveva aggredito l’autista e importunato altri passeggeri, compromettendo la prosecuzione della corsa. L’italiano, invece, approfittando della concitazione del momento aveva sottratto un cellulare ad un passeggero creando ulteriori tensioni all’interno del mezzo pubblico. Per entrambi, che vantano diversi pregiudizi di polizia per reati contro il patrimonio, è stato disposto il Foglio di Via Obbligatorio per la durata di anni 3 dal Comune di Jesolo.

Nel Comune di San Michele al Tagliamento è stato emesso un Foglio di Via Obbligatorio della durata di anni 3 a carico di un connazionale, dedito alla commissione seriale di furti sulla spiaggia di Bibione. L’uomo si appropriava di portafogli e borselli lasciati incustoditi dai turisti sotto gli ombrelloni. Anche in questo caso la persona, trovata in possesso di un coltello a serramanico e già tratta in arresto dalla Polizia Locale, è stata allontanata dal comune balneare per 3 anni.

La Divisione Anticrimine della Questura ha predisposto, inoltre, provvedimenti a carico di una persona responsabile di ripetuti ingressi e furti all’interno di negozi jesolani e dell’area di Bibione. In queste circostanze l’uomo, raggiunto dal cd Daspo Willy, si è reso responsabile, in concorso con altri, di atti predatori, atti di spaccio, possesso di un coltello a serramanico e aggressione a Bibione. Il provvedimento emesso sulla scorta delle indicazioni espresse dalla Polizia Locale, impedisce al ragazzo di accedere, per la durata di anni 3 alle aree jesolano e di Bibione che sono state teatro dei fatti narrati. In caso di violazione dei suddetti provvedimenti è prevista una sanzione penale dagli 8 ai 20 mila euro.

Sul fronte dei borseggi si registrano ancora risultati significativi a seguito dei servizi di potenziamento predisposti dal Questore. Nel mese di agosto, infatti, sono stati fermati e identificati due rumeni, appena giunti in Venezia, il cui comportamento ha destato forti sospetti. L’identificazione ha consentito di ricondurre ai soggetti precedenti specifici per furti con destrezza commessi su Venezia e Torino. Entrambi, dopo il fermo, sono stati raggiunti dal Foglio di via Obbligatorio.

(Fonte: Polizia di Stato – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)