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Campania: Ambizioni (probabili) recondite: il governatore De Luca punta alla segreteria nazionale del PD?

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La domanda è una sola: Può Vincenzo De Luca diventare segretario del pd?

Sono settimane, ormai, che il Granduca delle Due Sicilie non sta fermo un minuto. Porta i sindaci del Sud a manifestare sotto Palazzo Chigi. Litiga con i poliziotti. Insulta i ministri. Dà della stronza a Giorgia Meloni. A che gioco sta giocando? A cosa punta Vuole prendersi il partito? Vuole fondare una Lega Sud? Vuole guidare l’opposizione? Ci riuscirà o non ci riuscirà? E soprattutto: Elly Schlein riuscirà a sopravvivere alle europee? Per scoprirlo abbiamo telefonato ai notisti politici dei principali giornali italiani. Ecco cosa ci hanno detto

De Luca Tutto inizia con un pezzo di Stefano Folli, martedì scorso, su Rep. Titolo: «Pd, una variabile di nome De Luca».

Indizi De Luca che attacca con asprezza Giorgia Meloni. De Luca che insolentisce i ministri («Imbecilli, farabutti, disturbati mentali»). De Luca che cavalca la battaglia sui fondi europei destinati alla Campania. De Luca che convoca una manifestazione di sindaci meridionali sotto palazzo Chigi. De Luca che evoca «la lotta armata».

Partita Scrive Folli: «De Luca sta cercando di ricordare a tutti che il protagonista è lui». Polemizza con la premier, accusata di maltrattare il Sud. Ma polemizza anche con Elly Schlein, troppo debole e imbelle per fare una vera opposizione. È una sfida alla segretaria sul piano della leadership. Nel Sud, vuole dirci De Luca, il Pd è lui.

Borboni Due giorni dopo Fabrizio Roncone riprende il pezzo di Folli sul Corriere. Scrive: «Dev’esservi chiaro che Vincenzo De Luca, detto Enzo, non è il governatore della Campania. Ma è molto di più: De Luca è il Granduca di Campania. Parecchi anni dopo la scomparsa dei Borbone, in quelle terre si è insediato lui».

Identikit Vincenzo De Luca. Classe 1949. Ex dirigente comunista. Da giovane voleva fare il chirurgo, dopo tre anni di università mollò la facoltà di medicina per passare a filosofia. Mischia dialetto stretto e citazioni di Cicerone. Sindaco di Salerno per quattro volte. Presidente della Campania per due. Detto «’O Faraone». «Fidel». «Sceriffo». «Il Dittatore dello Stato libero di Bananas». «Il grande capo di questa Repubblica indipendente chiamata Regione Campania». A ogni soprannome reagisce con un ghigno.

Nemici «I nemici lo esaltano. E scatenano la sua fantasia. Stefano Caldoro, storico avversario: “Un pastorello di San Gregorio armeno”. Luigi Cesaro (all’epoca, presidente della Provincia di Napoli): “È un oltraggio alla biologia, è una polpetta”. Marco Travaglio, direttore del Fatto: “È uno sfessato. Spero di incontrarlo di notte per strada”. Vittorio Feltri: “Noi meridionali inferiori? Dipende da quello che decidiamo di misurare”. Michele Santoro: “Me lo ricordo quando, candidato alle Europee, mi chiamava perché gli serviva una mano. Cialtroni, gentaglia, personaggetti”. Rosy Bindi: “Impresentabile sotto tutti i punti di vista”. Roberto Fico: “Il chierichetto”. Luigi de Magistris: “Questo ex sindachetto chiamato Giggino”» [Roncone, cit.]. Il ministro della Cultura Sangiuliano: «Un parcheggiatore abusivo».

Napoli Modo di fare tipicamente partenopeo. Simone Canettieri, del Foglio: «Napoli sta vivendo il suo momento d’oro. Prima lo scudetto. Poi Geolier secondo al Festival di Sanremo. Peraltro, quest’ondata di populismo napoletano si sta allargando: persino il sindaco Gaetano Manfredi, ex rettore, algido professore, secco-secco con gli occhiali, ha convocato il rapper per dargli una medaglia…». De Luca si muove sulla scia di tutto questo: «Incarna il ribellismo che finisce in sberleffo. Il plebeismo che si sgonfia in pernacchia. Riprende il facimmo-ammuina-sfasciamo-tutto che già vedevamo in De Magistris. Ma è un uomo lucido. Conosce a fondo le regole della comunicazione. E sa benissimo di far parte di un partito in cui la segreteria è debole».

Strategia Che sia lui il naturale candidato per guidare l’opposizione? Dice Stefano Folli: «Che dietro le sue mosse ci sia una strategia, è sicuro. Che voglia mettere sul tavolo le sue intenzioni per ottenere qualcosa in cambio, è altrettanto verosimile». Il punto è capire se ce la farà. «Tutto dipende da come andranno le europee. Se alle europee il Pd dovesse andare molto male, sarà difficile per Elly Schlein restare in sella al partito».

Concretezza Senza dubbio, dice ancora Folli, De Luca avrebbe da giocarsi alcune carte forti. «Un’immagine pubblica, anche in virtù della parodia che gli fa Maurizio Crozza. Conosce le questioni che interessano al Sud. Sa parlare. Sa farsi sentire. In un dibattito Meloni-De Luca, la Meloni sarebbe messa in difficoltà». Ma al nord riuscirebbe a sfondare uno come lui? «Un tempo sicuramente no. Però anche lì, chissà. Oggi è tutto molto più fluido». Una cosa è certa. «Il partito democratico deve ripartire da argomenti concreti. De Luca appare come un uomo concreto che parla di questioni concrete. Fare questo, al Sud, è persino più facile».

Horror Marco Travaglio non è d’accordo: «Folli ormai da tempo scambia i suoi sogni, che per me sono incubi, per la realtà. È giornalismo horror-fantasy, che non merita commenti: solo compassione».

Rendita Anche Bruno Vespa scettico: «De Luca segretario del Pd? Visto il personaggio, noi giornalisti ci camperemmo di rendita. Ma mi pare complicato».

Il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca a palazzo Chigi durante la manifestazione sindaci organizzata dalla Regione Campania e da Anci Campania contro il disegno del governo di Autonomia Differenziata e il blocco del Fondo Sviluppo e Coesione da parte del ministero della Coesione, Roma, 16 febbraio 2024. ANSA/ANGELO CARCONI

Primarie Francesco Verderami teorizza: «In politica non si vende mai la pelle dell’orso prima di averlo preso: dare Elly Schlein per spacciata è prematuro. Tuttavia, le mosse di De Luca sono “primarie senza primarie”. Per fare cosa Vuole la segreteria per sé? Vuole fare da kingmaker per un altro candidato?

Vuole fondare una lista sua».

Maschera Marcello Sorgi taglia corto: «De Luca vuole fare De Luca. Lui sa fare quello, fa quello. Devo dire che lo fa anche piuttosto bene».

Piazza E così si arriva alla grande manifestazione di venerdì. Duecento amministratori locali e dieci pullman di militanti affluiti a Roma dal sud. De Luca capeggia la rivolta contro il ministro Calderoli, l’autonomia differenziata e il blocco dei fondi di coesione alla regione Campania. Nel partito lo vedono come un tentativo di auto-investitura. E la verità è che nel Meridione c’è molta gente che gli va dietro.

Teatro Sindaci spintonati dalla polizia. Urla. De Luca che arringa la folla. De Luca che dà della stronza alla presidente del Consiglio. «Più che una manifestazione politica, è stata uno spettacolo teatrale a cielo aperto, uno show che rende superflua qualsiasi imitazione di Maurizio Crozza» (Niccolò Carratelli, Sta 17/2).

Masaniello «Era un po’ Masaniello imbizzarito, un po’ viceré di Napoli» [Niccolò Carratelli, cit.]. «Capita, nella commedia dell’arte: se non si è il grande Eduardo, la maschera prevale sull’attore, e quasi se lo mangia. È diventato il caratterista di sé stesso» [Goffredo Buccini, CdS].

Pazzo Racconta ancora Canettieri: «Venerdì De Luca era totalmente incontrollabile. Non recitava neanche più. Il bello è che mentre lui girava come una pallina impazzita sotto i palazzi del potere, la questura ha mandato venti agenti del reparto antisommossa davanti al Nazareno, quasi a proteggere la segretaria. È evidente che c’è un’intesa tra la Meloni e la Schlein. Anche questo è un argomento che lo manda in cortocircuito».

Elena La grande avversione che separa Vincenzo da Elly. Lui le ha chiesto di ricandidarlo per un terzo mandato. Lei non lo sopporta e gli ha spedito in Campania due commissari: Susanna Camusso, milanese, a controllare Caserta, e Antonio Misiani, bergamasco, a controllare tutta la regione. Lui comincia a sfotterla apertamente. Dice «Sono, non dimenticatelo, l’esponente dem più votato d’Italia. Essere eletto in Campania con il 70% non è banale. Per capirci: ho preso il triplo dei voti che Elena Schlein ha preso alle primarie», pronunciando il nome «Elena» con fare beffardo. Attacca dove sa di fare più male: «Ho appreso che Elena si avvale della consulenza di una armocromista, la quale si fa pagare 300 euro all’ora… si chiama Enrica Chicchio… cacchio, mi verrebbe da dire».

Figlio C’è poi tutta una mitologia sul figlio. Piero De Luca, classe 1980, avvocato, deputato della Repubblica. Canettieri: «Quell’uomo è un ostaggio. Il Pd lo tiene prigioniero: gli offrono ruoli e incarichi nella speranza che questo possa calmare la furia del padre. Ora pare che la Schlein voglia candidarlo alle europee. Ma non serve a niente. Non c’è niente che possa calmare De Luca».

Piano Spiega Roncone: «De Luca però non può pensare di prendere il posto della Schlein. Non è controllabile. È fuori dai meccanismi romani. Non ha mai messo piede in Parlamento. Lui sa che quanto più diventerà ingombrante, tanto più sarà difficile fare a meno di lui. Vuole un terzo mandato. Qualora non dovessero darglielo, potrebbe fondare una lista sua». Verderami: «Il problema è che difficilmente questo Parlamento cambierà la legge sui due mandati. E senza il palcoscenico che gli offre la carica di governatore, De Luca dovrà inventarsi qualcos’altro. Ma per lui non sarà semplice».

Isolato Sorgi: «La verità è che al Sud si guardano bene dal dare una delega in bianco a Vincenzo De Luca. Io lo vedo molto isolato, lo posso dire? E l’isolamento in politica non è mai una cosa buona».

Rimpiazzi Ma insomma, che la Schlein sia debole, è un fatto. Se non De Luca, chi potrebbe prendere il suo posto? Verderami: «I nomi sono pochi: molti parlano del sindaco di Bari Antonio Decaro …». Roncone: «L’unico nome sul tavolo in questo momento è Gentiloni. È l’unica possibilità. Il problema è che al momento è molto riluttante». Canettieri: «Questa volta sarà veramente difficile creare un leader in laboratorio. Potrebbe essere il momento di un Papa straniero. Forse Decaro? Mi dirai: è sconosciuto, ma anche la Schlein praticamente era sconosciuta. Forse Bonaccini? Mi dirai: ha già perso una volta, ma anche Renzi aveva già perso una volta, poi è tornato e s’è preso il partito…».

Cautele Sia come sia, tutti avvertono: è presto per fare questi discorsi. Sorgi: «Per essere cacciata dalla segreteria dovrà andare veramente malissimo. Se andrà malino o benino, è probabile che resti dov’è». Canettieri: «Voglio spezzare una lancia a favore della Schlein. Comunque la si pensi, lei tocca temi e fasce di popolazione che la Meloni non riesce proprio a intercettare. Secondo me alle europee non andrà così male e rimarrà in sella. Sarei pronto a scommettere che riuscirà a vedersi un altro Sanremo da segretaria del Pd».

Maionese Ancora Canettieri: «Il problema è che oggi il Pd è una maionese impazzita. Il gruppo dirigente guarda molto a sinistra. I gruppi parlamentari sono legati alle vecchie logiche e fanno tutto con il bilancino».

Tornare indietro Sorgi, in conclusione: «Prima di ipotizzare scenari alternativi, occorre che lei si dimetta o che la facciano dimettere. Anche perché, se fai fuori la Schlein, che ne sarà di chi ha visto in lei un’occasione di rinnovamento? Non è escluso che, qualora la cacciassero, anche lei non si faccia un partito suo. La verità è che ormai il Pd ha imboccato una certa strada. E non è detto che si possa tornare indietro».

(di Jacopo Strapparava, Nostro servizio  particolare –Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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