Caserta-Benevento. Nuovo ‘asse’ stradale, c’è l’ok della Camera; Picerillo (Lega) ringrazia Zinzi

'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)
Nuove infrastrutture ferroviarie all’area logistica di Valle Ufita, in provincia di Avellino, saranno realizzate grazie all’intesa raggiunta tra il MIT e la Regione Campania, attraverso i fondi Fesr di 120 milioni di euro.
“Grande lavoro da parte del Vicepremier Salvini e del Ministro Piantedosi, segno di un impulso senza precedenti per il Mezzogiorno” afferma il Consigliere regionale della Lega, Antonella Piccerillo, che rincara:
“Si tratta di un’area intermodale per le merci, servente l’importante area Zes, nella prospettiva di dotare la Campania di infrastrutture utili per lo sviluppo economico e sociale.
E’ una lezione di buon governo e, grazie anche all’impegno costante della Lega, il nostro territorio torna a essere competitivo”
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Riceviamo e pubblichiamo: Spettabile redazione, da qualche settimana il sindaco di Caiazzo e qualche altro del Comune insistono nell’invitare la gente, in particolare nei fine settimana, però gli stessi si guardano bene dal preoccuparsi delle insidie in cui poi incappano soprattutto i forestieri, ma non solo, a causa del loro evidente disinteresse.
Uno per tutti cito il problema dei servizi igienici pubblici, inesistenti in tutto il paese perché, a quanto appreso, volontariamente rimossi, sicchè, soprattutto la sera, chi decide di trattenersi per godersi il fresco di Portavetere, inevitabilmente, prima o poi, deve mettere in conto le proprie esigenze fisiologiche con quella di liberarsene in qualche modo.
E finché si tratta di esigenze “liquide”, magari con la collaborazione di qualche amico, qualche punto recondito in cui liberarsi sempre si trova, anche se poi resta il problema del fetore, ma il problema verò è se ad averne bisogno è una signora e i pochi bar sono chiusi, anche se spesso, per un motivo o per un altro, poco cambia anche quando sono aperti.
Personalmente ho avuto fortuna perché, mentre mi lamentavo con altre persone, rilevato il problema (non solo mio) una cortese signora del posto ci ha invitato a casa propria, nel centro, ma naturalmente tornare a Caiazzo sarebbe impossibile.
Eppure qualcuno ci ha riferito che nel costruire il parcheggio multipiani, i servizi igienici comunali preesistenti sotto il Monumento erano stati rimossi con l’impegno di costruirli proprio nel parcheggio, dove effettivamente ci sarebbero, ma riservati solo agli addetti, cioè solitamente chiusi a chiave.
E allora che non si lamentino poi se la gente si nasconde dietro a qualche macchina per liberarsi in qualche modo e se la mattina seguente c’è bisogno di una radicale bonifica con acido e creolina.
Intanto sono stati sistemate alla men peggio delle parti dei muretti che circondano le aiuole e che rappresentavano un pericolo per la gente abituata a sedersi, vi mando alcune foto: ma vi pare giusto lasciare tutta la sporcizia cioè i residui di calce e pietrame usato per ‘sistemare’ il tutto?
E non è tutto perché, sempre a Portavetere, o la ditta non se ne è fregata o, peggio, il Comune non ha disposto la sistemazione della pavimentazione pubblica, insidiosa, dove ho saputo che più di una persona è inciampata, vicino alla farmacia?
Allora se il paese è così malandato e i problemi non si possono risolvere (si parla di forte indebitamento comunale), almeno si abbia il buon gusto di non invitare la gente, che poi magari si fa male e deve pure denunciare il Comune.
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C’è emozione nell’essere protagonisti di un evento nazionale importante a livello ecclesiale e sociale; c’è consapevolezza del proprio valore e dell’importanza del proprio contributo; ma c’è anche la volontà di far comprendere che sta crescendo nel Paese una generazione che vuole partecipare, essere attiva, incidere nel presente per determinare il futuro. Raccontano questo i volti e le storie dei giovani delegati alla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia che si concluderà domani a Trieste. Una delle scelte attuate e rivendicate dal Comitato scientifico e organizzatore è stata quella di riservare un terzo della platea dei partecipanti ai giovani. Non solo un segnale, ma un’esigenza insopprimibile volendo andare davvero “Al cuore della democrazia” contando sul contributo di tutti, nessuno escluso.
“Laboratori della partecipazione”. “Il confronto fa crescere”, afferma Ludovica Beritelli, 26enne della diocesi di Nicosia, sintetizzando il giudizio positivo diffuso anche tra i giovani delegati sulle modalità di coinvolgimento dei partecipanti alla Settimana sociale. “Nei gruppi di lavoro c’è stato modo di relazionarsi con persone adulte che hanno, ovviamente, molta più esperienza di me ed è stata un’occasione per imparare”, spiega Giuseppe Russo, 23enne della diocesi di Nicosia e studente universitario a Catania, dove è entrato a far parte dell’Ufficio comunicazioni dell’arcidiocesi.
“È stato bellissimo poter discutere di tematiche così importanti anche con adulti e, a volte, anziani, in un confronto intergenerazionale che penso sia davvero importante per lo sviluppo dell’Italia”,
gli fa eco Rachele Barale, 24enne insegnante di religione e responsabile nell’Acr della diocesi di Cuneo-Fossano. “Già con il Cammino sinodale – rileva – abbiamo fatto esperienza del confronto, un’occasione senza la quale anche noi giovani non avremmo avuto modo di riflettere insieme su fede, politica, democrazia, partecipazione, temi sociali”. Anche per Fabrizio Iacono, fresco 32enne originario della diocesi di Ragusa dove è attivo nella Pastorale sociale e prima come animatore del Progetto Policoro, “è stato un privilegio partecipare al dialogo tra generazioni e al confronto sulle sfide che l’oggi ci pone partendo da un’identità comune”. Se per molti quella di Trieste è la prima esperienza vissuta in eventi di questo rilievo, per Isabella Biasci, 26enne della diocesi di Volterra dove è impegnata nella Pastorale sociale e del lavoro, quella di quest’anno è la seconda partecipazione ad una Settimana sociale, dopo che nel 2021 era stata a Taranto.
“A Trieste, grazie all’app, c’è modo di dire il proprio pensiero e questo rimane”,
sottolinea: la dinamica del confronto fa sì che “dai pensieri dei singoli si sia individuato quello più comune a tutti e su quello si è lavorato. Questo ha reso il confronto più concreto, meno forzato. E questo mi è piaciuto molto”. Anche Ndreca Tresi, 24enne educatrice dell’arcidiocesi di Milano dove fin da piccola è attiva nell’oratorio della parrocchia di Santa Giustina, “lavorare nei laboratori è stato sicuramente interessante; ognuno ha espresso le sue visioni, però
lo schema valoriale ha accomunato tutti e questo ha consentito di ritrovarsi su quelli che sono i principi fondamentali”.
Le sofferenze del “cuore della democrazia”. Per capire quanto sia la voglia di partecipare che , emblematica è proprio la storia di Ndreca: “La partecipazione sociale è sempre stata dentro la mia vita. Quando mi è stata fatta la proposta di rappresentare la diocesi a Trieste, ho pensato di accettare proprio perché nel piccolo, dal basso, ho sperimentato una forma di partecipazione. Ed è cresciuta in me la convinzione che per poter arrivare in alto, per garantire un raccordo verticale, bisogna sempre partire dal basso. E chi è attivo nel piccolo, in un ambito, può portare il proprio contributo”, racconta come un fiume in piena: “Purtroppo, finora, non ho potuto sperimentare la partecipazione ‘politica’ perché ho ricevuto la cittadinanza italiana da pochissimo e, di conseguenza, non ho potuto votare fino al mese scorso. L’ho fatto per la prima volta alle Elezioni europee. È stato un po’ difficile aspettare così tanto tempo, fino ai 24 anni; e ho sofferto per non aver potuto finora l’elettorato passivo e attivo”. “E – confessa –
mi ha indignato l’astensionismo così alto, avendo io così a cuore la partecipazione ‘politica’”. “La bassa affluenza alle urne per le elezioni europee, non solo tra i giovani, è stato angosciante”,
conferma Giuseppe: “È come se non interessasse più partecipare, scegliere, incidere”. Lo conferma anche la sua esperienza da rappresentante degli studenti in Università: “Quando si sono svolte le ultime elezioni – spiega – sono stato eletto con 20 voti; bastava davvero poco per sbloccare i seggi, per via del regolamento didattico dell’Ateneo di Catania che, per ovviare all’abbassamento dell’affluenza al voto per gli organi interni, ha abbassato di molto la soglia per rimanere eletti”. “Anche questo fatto – commenta – dimostra che
c’è molto da fare sul tema della partecipazione
anche nei confronti della mia generazione, così come per quelle immediatamente precedente e successiva per
aumentare la consapevolezza di cos’è la democrazia, della grazia che abbiamo di vivere in uno Stato nel quale la forma di espressione politica è democratica”.
Un faro le parole di Mattarella. Ai giovani delegati è piaciuto molto l’intervento di apertura pronunciato dal Capo dello Stato. “È stato molto prezioso”, sottolinea Giuseppe. “È stato molto interessante quanto ha detto, offrendo spunti di riflessione su cosa sia oggi la democrazia e i rischi che potrebbe incontrare nella società odierna”, conferma Vincenzo Liistro, 29enne della diocesi di Siracusa e membro della Consulta giovanile che ha collaborato con il Comitato scientifico nell’organizzazione dell’evento triestino. “Parlare del tema della democrazia, anche nel contesto giovanile, non credo sia così semplice. Per questo è importante che in questi giorni ci sia stata data la possibilità di sviscerarlo in tutte le sue sfaccettature e nei vari ambiti”. E l’intervento del presidente della Repubblica ha, in qualche modo, orientato i lavori di questi giorni. Che “democrazia” e “partecipazione” non siano tra i trend topic della gioventù trova riscontro nell’esperienza di tanti: “Non sono molto affrontati nelle chiacchierate tra di noi, ma questo succede non solo ai giovani. Per quanto mi riguarda, in famiglia e con i parenti si parla di politica mentre con i coetanei universitari e lavoratori questo non succede”. Invece, ribatte Fabrizio, “nella mia cerchia di amici
quelli della democrazia e della partecipazione sono temi che affrontiamo; ci riguardano personalmente e ci coinvolgono”.
“In generale – aggiunge –, penso che ci sia tra i giovani un’attenzione verso questi temi”.
Si riparte da Trieste. “In questi giorni ho partecipato al gruppo su impresa, innovazione e sviluppo sostenibile ed è stato bello condividere la scelta delle sfide da affrontare per iniziare processi, ognuno lì dove vive. Lungo questa settimana
ho percepito forte l’invito a rimanere svegli, a continuare a guardare e osservare per poter capire come ognuno può fare la propria parte”,
rivela Ludovica. “Ho scelto di partecipare ai gruppi di lavoro dedicati alla comunicazione, al linguaggio da adottare certo che potesse servirmi nell’esperienza che vivo tra Catania e Ragusa”, racconta Giuseppe. Un tema molto sentito, come si è potuto registrare anche nei “Caffè in redazione” che i delegati – molti i giovani partecipanti – hanno vissuto con i giornalisti di Sir, Avvenire e Tv2000. “Nel mio laboratorio – racconta Ndreca – ci siamo focalizzati anche sul tema del raccordo istituzionale alto-basso ed è importante riflettere su come i giovani possano esserne interpreti, soprattutto quando è finalizzato all’inclusione sociale”. “Con il principio del pluralismo – rileva – si tutelano le minoranze, ma quali? Perché alcune vengono tutelate, altre no. C’è una discriminazione anche in questa categoria. Ci si dimentica sempre dei poveri, degli ultimi. E nel dialogo ci siamo detti che se non ci fosse la Chiesa che si occupa degli ultimi e degli emarginati sarebbe un problema perché manca un intervento statale, istituzionale”. “A partire dall’indice sulla povertà – la proposta – sarebbe auspicabile un dialogo, un raccordo tra la Chiesa e le istituzioni riguardo quest’ambito. Non ci scandalizza più per il numero di poveri e per quanti dormono per la strada, quasi come fosse la normalità. Serve ripartire da loro, non può farlo solo la Chiesa ma anche lo Stato deve intervenire”. Avvicinandosi al termine dell’esperienza, i giovani forniscono anche un paio di rilievi sull’organizzazione della Settimana sociale: “A Trieste si è persa un po’ la possibilità di apprezzare a fondo le buone pratiche, che si sono potute vivere meno rispetto a quanto successo a Taranto, dove era previsto nel programma un tempo per conoscere le diverse realtà ed esperienze”, osserva Isabella. Per Fabrizio
“è importante che continuino ad essere messi nella mani dei partecipanti strumenti e parole per fare e dire, per poter agire anche nei territori di appartenenza”.
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Oltre che per le elezioni europee, il 9 giugno in Bulgaria si voterà per rinnovare il parlamento nazionale, un voto anticipato in seguito alle dimissioni del governo di coalizione all’inizio di aprile. “Le due principali forze politiche nel Paese – i conservatori di Gerb di Boyko Borissov e il movimento anticorruzione ‘Continuiamo il cambiamento – Bulgaria democratica’ – hanno avuto delle divergenze molto forti e le trattative per formare un nuovo governo sono fallite”, spiega al Sir Boris Popivanov, analista politico e docente di Scienze politiche all’Università di Sofia. I bulgari si recheranno alle urne per la sesta volta consecutiva negli ultimi 4 anni cercando di sbloccare lo stallo politico. Praticamente la vita dell’ultimo governo politico, e non tecnico, è stata di soli nove mesi.
Scarso interesse per la politica. Anche se gli ultimi sondaggi segnalano un lieve rialzo dell’affluenza, i numeri rimangono molto sotto la media europea e al massimo attorno al 40%. “Oltre la metà dei bulgari non andrà a votare”, rileva Popivanov, secondo cui “gli scandali е l’uso eccessivo di fatti compromettenti ancora di più allontana le persone e crea un disgusto nei confronti della politica”. L’analista politico ritiene che “i partiti maggiori non fanno niente per far appassionare gli elettori perché fa comodo un’affluenza minore mentre contano sui nuclei duri del proprio elettorato”.
Retorica antieuropea. Per la prima volta in Bulgaria le elezioni europee si svolgeranno insieme a quelle parlamentari e le tematiche europee sono state marginalizzate durante la campagna. “Forte risalto però ha avuto la retorica antieuropea”, rileva Popivanov fornendo esempi concreti tra cui “il presunto desiderio dell’Ue di coinvolgere la Bulgaria in una guerra contro la Russia” e poi il Green Deal “che avrebbe come scopo distruggere il settore energetico della Bulgaria”. Comunque, secondo il professore universitario, il partito “Rinascimento”, filorusso e antieuropeo, artefice di questi argomenti, non avrà ulteriore sostegno per queste posizioni.
I sondaggi. Stando agli ultimi sondaggi il primo partito sarà Gerb con il 25% dei consensi, nonostante le accuse di corruzione e l’isolamento ai quali è stato sottoposto negli ultimi anni. Poco chiaro rimane chi sarà il secondo partito, ma sicuramente “Continuiamo il cambiamento-Bulgaria democratica” registra un calo netto in seguito alla delusione dei suoi elettori dopo aver formato la infelice coalizione con Gerb. Nel sondaggio di Market links il partito della minoranza turca – Movimento per i diritti e le libertà Dps – otterrebbe il 12,3%, mentre i nazionalisti di “Rinascimento” arriverebbero all’11,1%. Meno consensi dovrebbero andare ai socialisti con 7,5% e a “C’è un popolo come questo” con il 4%. “Un ruolo particolare giocano coloro che decidono per chi votare all’ultimo momento, quotati al 12%, e quelli che sosterranno i piccoli partiti”, spiega Popivanov. “L’interesse per i partiti piccoli è un segnale di stanchezza nei confronti dei nuovi movimenti contro il sistema”, afferma il politologo.
Nascerà un governo? Questa è la domanda ricorrente alla vigilia dell’ennesima edizione delle elezioni in Bulgaria. “Per Gerb sarà molto difficile formare una coalizione e secondo me sarà un governo più debole del precedente destinato alla instabilità e durerà poco”, afferma il docente universitario. A suo avviso, la prospettiva è “una coalizione di Gerb con il partito della minoranza turca Dps, che negli anni, anche se dietro le quinte, collaborava con Gerb, senza ufficializzare una tale unione”. Forse sarà necessario anche un terzo soggetto per formare la coalizione e allora si dovrà ricorrere ai piccoli partiti. Nel frattempo, la speranza di un governo stabile, che riesca a fare le riforme necessarie nel Paese più povero dell’Ue e avvicinare Sofia alla zona euro e alla piena adesione a Schengen, rimane ancora lontana.
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Consiglio andato deserto, “Casapulla C’è”: uno spettacolo istituzionalmente indegno, non è così che cancellano cinque anni di nulla. Siamo noi l’unica alternativa alla ‘boscocrazia’.
«Uno spettacolo istituzionalmente indegno. Mandare deserto l’ultimo consiglio comunale della consiliatura è stato l’ennesimo schiaffo inferto al Paese che merita rispetto da parte dei suoi amministratori.
Non prevedere lo streaming della seduta non mette al riparo Bosco, Santorelli, Santillo ed Esposito dalla figuraccia fatta.
L’aver mandato deserto il consiglio comunale non cancella cinque anni di nulla amministrativo da parte di questi consiglieri che hanno avuto un ruolo determinante nel paralizzare il paese in tutti i settori.
Gravissima l’assenza dell’assessore esterno Esposito visto che si sarebbero dovuti discutere argomenti legati alla sua delega, cioè il bilancio. Esposito non è un eletto ed è stato individuato appositamente dal duo Bosco-Lillo per dare una mano all’amministrazione in questa materia a spese dei casapullesi.
Ancor più patetico lo spettacolo al quale i cittadini presenti hanno dovuto assistere: si sono attesi i canonici quarantacinque minuti previsti dalla legge nella speranza che qualcuno si ravvedesse ed elemosinasse la sua presenza.
Amministrare Casapulla è un onore che i cittadini ci hanno concesso. A loro dobbiamo rispetto.
Fortunatamente questa pantomima amministrativa si chiude qui: l’8 e il 9 giugno i Casapullesi hanno una possibilità concreta di mettere la parola fine alla ‘boscocrazia’ votando l’unico progetto credibile che è quello del gruppo ‘Per Casapulla’». A dichiararlo sono i consiglieri del gruppo Casapulla C’è Anna Di Nardo e Francesco Trepiccione che hanno abbandonato l’aula dopo che la maggioranza non è riuscita, come da prassi, a garantire il numero legale.
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La Candidata Sindaco Anna Petta: “Riqualificazione della Villa Romana di Sava: gli slogan populisti senza fondamento sono smentiti dai fatti e dalla realtà: già finanziati i lavori per 500mila euro.
La tenacia e il lavoro di squadra vincono sempre contro i tentativi di strumentalizzazione e di demagogia spicciola.
Una ‘reclame’ elettorale di chi ignora la storia di Baronissi, evidenziando uno scollamento con i cittadini e il territorio. Noi replichiamo con la verità e con un programma serio e concreto per Villa Romana, prezioso sito di turismo archeologico, cuore identitario per chi ama realmente la città e la vive”.
«Oggi la città di Baronissi è stata testimone di un grave affronto alla sua storia e alla sua cultura. Una discrepanza grave, che denota un divario dalla realtà. La Villa Romana di Sava è stata presentata come “abbandonata nel degrado”, ignorando completamente gli sforzi congiunti dell’Assessore alla Cultura e della Giunta Comunale per il suo recupero e riqualificazione, senza rendersi conto che la stessa villa è, allo stato attuale, oggetto di un progetto di riqualificazione già finanziato per 500mila euro.
Questo finanziamento, di cui la prima rata (del valore di 150mila euro) è già disponibile presso il Segretariato Generale dei Beni Culturali della Campania, è stato ottenuto grazie al lavoro incessante compiuto dall’Amministrazione Comunale.
Un successo incredibile, frutto di un incessante e duraturo lavoro, fatto di richieste, solleciti e continue interlocuzioni per il recupero di un gioiello architettonico.
Tali affermazioni, che offendono l’intera comunità di Baronissi (da sempre attenta al decoro urbano e alla salvaguardia del proprio patrimonio archeologico e culturale), dimostrano chiaramente una assoluta ‘non conoscenza’ della storia e della situazione attuale della Città» afferma Anna Petta, Candidata al Sindaco di Baronissi.
«Inoltre desideriamo sottolineare che il programma elettorale espresso dalla nostra coalizione include, tra i primi punti, l’impegno a collaborare strettamente con la Soprintendenza Archeologia e Belle Arti di Salerno per accelerare i lavori di riqualificazione della Villa Romana di Sava.
I lavori di recupero si rendevano necessari perché la Villa racchiude preziosi affreschi che rischiavano di andare persi per sempre senza un intervento e una pianificazione seria ed accurata. Questo sito, una volta riqualificato, diventerà un punto focale per il turismo archeologico, inserito nei grandi itinerari della Regione», spiega Petta.
«Il recupero dell’antica Villa Romana non è solo un atto di tutela e conservazione di un patrimonio architettonico, artistico e storico, ma rappresenta anche un importante valore sociale e culturale per la nostra comunità: uno spazio identitario in cui Baronissi, e in particolare la Frazione di Sava, si riconoscono. Una storia d’amore. La Villa di Sava è uno monumenti più rappresentativi della Valle dell’Irno. Costruita nel I secolo a.C., ha ospitato famiglie nobiliari salernitane.
Conosciuta come “catacombe”, la Villa conserva bellissimi affreschi del XV secolo. La sua riqualificazione arricchirà la vita dei nostri cittadini e offrirà opportunità di sviluppo turistico e culturale.
La differenza della nostra coalizione è evidente: noi apriamo la nostra campagna elettorale insieme ai cittadini, dimostrando un reale impegno per il benessere della comunità. Noi siamo tra la gente: preferiamo i legami reali con le persone» conclude la Candidata Sindaco al Comune di Baronissi Anna Petta.
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LEGGI – Tangenti, finanziamenti, lobby, è corruzione: la bugia dei soldi “leciti”
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Il Comune di Curti, il Consorzio dei Servizi sociali e socio-sanitari dell’Ambito C8 e l’associazione ‘Bridge the digital divide Italia/StMicroeletronics Foundation’, firmano il protocollo di intesa per promuovere la formazione informatica nelle fasce più deboli della popolazione.
Venerdì mattina, alla presenza del sindaco Antonio Raiano, é stato siglato l’accordo; i corsi si terranno nella Biblioteca comunale di Piazza della Repubblica a Curti.
Il progetto é rivolto agli anziani, ai cittadini con disabilità fisica, psichica e sensoriale, minori in povertà educativa, nuclei familiari beneficiari dell’assegno di inclusione, donne vittime di violenza, immigrati, residenti nei sette
comuni consorziati (Santa Maria Capua Vetere, Casapulla, Curti,
Grazzanise, San Prisco, Santa Maria la Fossa, San Tammaro).
Ogni corso avrà la durata di venti ore.
Sul tema il sindaco di Curti Antonio Raiano ha affermato: «Nella società moderna la formazione informatica assume un’enorme importanza, utile a ridurre anche la disuguaglianza tra le varie fasce sociali. Per questo motivo ritengo molto importante il protocollo d’intesa siglato con l’Ambito C8 e la società Bdd volto a promuove le conoscenze informatiche tra i cittadini con disagio economico e sociale.
Per il nostro Comune é un piacere ed un orgoglio mettere a disposizione i locali della Biblioteca Comunale per la
diffusione di un progetto così importante, anche per i comuni che con noi fanno parte del Consorzio C8, a favore delle fasce più deboli della popolazione».
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Uno dei settori che remano contro al grande afflusso turistico degli ultimi tempi a Napoli è proprio il trasporto pubblico, un colabrodo nell’immaginario collettivo, nonostante gli sforzi fatti da ANM negli ultimi anni.
Rumors a parte, pare proprio che l’azienda napoletana mobilità, società partecipata di Palazzo San Giacomo, resterà pubblica, scongiurando il ricorso a privati per la gestione del trasporto locale che non solo perde colpi, ma è molto indietro rispetto alla prassi delle altre grandi città italiane.
“Nessuna obiezione di carattere ideologico sul fatto che le gestioni restino pubbliche – ha commentato l’economista Gianni Lepre, consigliere del ministro Sangiuliano con delega al made in Italy – se un’azienda assicura un servizio efficace, va bene, che sia pubblica o privata, anche se i problemi sono di altra natura, purtroppo, e sottolineo purtroppo”. Il noto economista ha poi continuato: “A prescindere dalla natura dell’azienda, a qualcuno è venuto in mente di capire cosa ne pensano i cittadini fruitori dei servizi della mobilità?”.
“Su questo stendiamo un velo pietoso o affrontiamo l’argomento parlando dei disservizi? Tra tutti un esempio calzante – ha proseguito Lepre – se un servizio indecoroso come quello che fino a pochi mesi fa caratterizzava la Linea 1 della Metropolitana di Napoli è migliorato, raggiungendo livelli in ogni caso meno che mediocri, con treni che invece che ogni venti passano con frequenze di dieci minuti, su altri fronti le cose sembrano anche peggiorate.
E’ ovvio che è superfluo citare città come Roma e Milano, i cui tempi sono più che dimezzati.
Dalla metropolitana alla linea su gomma: i bus in città passano con intervalli sempre maggiori. Una linea caratterizzata da grande domanda come la R2, fino a qualche anno fa con frequenze non disprezzabili, è diventata ormai un tormentone per chi è costretto a lunghe attese lungo le fermate del suo centralissimo itinerario”.
Il prof. Lepre ha poi concluso: “Sul trasporto pubblico c’è molto ancora da lavorare, anche in considerazione del fatto che il turismo di massa in città non si sposta su gomma o su rotaia, ma solo perché non sanno quando poter prendere un mezzo ed anche quando arriverà a destinazione.
E’ vergognoso, lo so, ma a tutto è possibile dare una svolta, e Napoli ne ha urgente bisogno in attesa della stagione estiva alle porte”.
(Rosario Lavorgna – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)
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Un Airbus A330-300, targato 4R-ALO, della SriLankan Airlines, ha subito ritardi all’aeroporto internazionale di Bandaranaike a Colombo dopo che un topo è stato scoperto a bordo all’arrivo del volo UL154 da Lahore il 22 febbraio, provocando una ricerca dell’aereo durata un giorno.
La messa a terra era necessaria per verificare eventuali danni e localizzare il roditore che, se lasciato senza controllo, avrebbe potuto rappresentare una seria minaccia rosicchiando componenti tecnici o cavi.
L’incidente potrebbe avere un impatto sull’interesse degli investitori nella compagnia aerea, che sta già affrontando sfide finanziarie con perdite superiori a 1,8 miliardi di dollari a marzo 2023.
L’interruzione legata ai ratti, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si aggiunge alle difficoltà della compagnia aerea a causa dei precedenti tentativi di vendita, anche se offerti per un dollaro, senza che gli acquirenti riuscissero. Questo incidente segue precedenti casi di animali che hanno causato disagi sui voli.
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ECONOMIA & LOBBY
Luciano Benetton addio con perdite. A 89 anni lascia il gruppo con un rosso di 100 milioni. Edizioni: “Pronti 260 milioni”
Crea sconcerto la confessione di Luciano Benetton che in un’intervista al Corriere della Sera fa sapere che il gruppo di Ponzano è alle prese con un buco di bilancio 2023 “attorno ai 100 milioni di euro”. Il fondatore, che si appresta a lasciare il ruolo di presidente, rinfaccia la cattiva gestione a dirigenti e all’ amministratore delegato Massimo Renon, da lui scelto. “Mi sono fidato e sono stato tradito”, dice Benetton. Al di là della buona fede o meno di Luciano Benetton, non è peraltro certo la prima volta che la famiglia scarica sui manager la responsabilità di gestioni fallimentari o peggio, come fu tristemente noto nel caso del disastro del ponte Morandi. Ora a rischiare dover convivere con le conseguenze della mala gestio durata 4 anni saranno i 6mila dipendenti dell’azienda. Renon che ora minaccia il ricorso a vie legali. “Non commento l’argomento, mi sto organizzando con i miei legali per una risposta strutturata”, afferma il manager.
Edizione holding (azionista al 100%), spiegano fonti, è pronta ad intervenire, nei prossimi anni, con 260 milioni di euro a sostegno del piano di riorganizzazione e rilancio del gruppo Benetton. Un intervento che potrà avvenire sia con un aumento di capitale, che con altre forme finanziarie.
L’addio di Luciano dovrebbe essere ufficializzato nell‘assemblea del prossimo 18 giugno. Fonti della società fanno sapere che sarà dunque avviato “un piano di riorganizzazione e di rilancio di Benetton Group”. “Va chiarito -aggiungono le fonti – che la situazione contabile di Benetton Group non presenta un buco di bilancio, ma nei conti dell’anno è emersa una perdita significativa rispetto alle previsioni. Edizione, ha sempre supportato la società (350 mln negli ultimi 3 anni) e continuerà a farlo nei prossimi anni”.
Il mancato raggiungimento da parte del gruppo Benetton degli obiettivi prefissati al 2023 dal piano industriale “era previsto, ma non certo delle dimensioni indicate nell’intervista al Corriere da Luciano Benetton”, dicono le organizzazioni sindacali di Treviso. I sindacati riferiscono che, causa l’andamento non corrispondente alle aspettative, era già stato loro comunicato che non sarebbero stati distribuiti i premi di risultato previsti nel contratto integrativo. I dati 2023, comunque, non sono ancora ufficialmente stati resi noti. “Solo nel territorio trevigiano il gruppo, tra le sedi di Ponzano Veneto e di Castrette di Villorba, ha un organico di circa 1.300 unità. Da tempo sono in vigore ammortizzatori sociali ed incentivi all’esodo volontari”.
Tuttavia i sindacati temono ora che queste misure “potrebbero non essere più sufficienti ad attutire l’impatto sociale che una situazione come quella delineata dal fondatore” potrebbe avere sul bacino occupazionale di Treviso. “Da tempo sono in corso contratti di solidarietà, è chiaro che questa notizia desta nuove preoccupazioni nella comunità che rappresento dato che tra i miei concittadini sono in tanti a lavorare alla Benetton”, afferma Antonello Baseggio, sindaco di Ponzano Veneto.
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Relativamente agli aspetti caratteriali di alcuni manager, evidenziati nell’intervista da stesso Benetton, i sindacalisti affermano: “non tanto l’amministratore delegato (Massimo Renon, ndr), ma altre figure che a lui rispondono hanno manifestato in più occasioni toni di supponenza alla ‘Marchese del Grillò, rigettando occasioni di confronto con dirigenti presenti nel sistema di Ponzano Veneto da moltissimi anni”.
“La somma dei disavanzi dal 2013 ad oggi di Benetton Group supera il miliardo di euro, quindi non è la prima volta che l’azienda si trova a risanare una perdita di bilancio di oltre 100 milioni come quella di quest’anno. Ad intervenire per appianare i debiti è sempre stato Luciano Benetton, che non ha mai fatto ricadere pesantemente sui lavoratori e sulle lavoratrici il prezzo della crisi”, ricorda Gianni Boato, segretario generale Femca Cisl di Treviso. “Come sindacato tendiamo la mano a Benetton – aggiunge – e lo invitiamo a coinvolgere nelle scelte strategiche i lavoratori e il grande know-how presente in azienda a tutti i livelli”.
Oltre a Luciano, siedono nel Consiglio del gruppo anche Christian Benetton (figlio dello scomparso Carlo), Franca Bertagnin Benetton (figlia di Giuliana) ed Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton (figlia di Gilberto, scomparso nel 2018). Tutti e tre sono anche nel board della holding Edizione che oltre a quelli in Benetton ha diversi altre partecipazioni e di cui è presidente Alessandro Benetton, figlio di Luciano. Alessandro nel 2016 lasciò il Consiglio di Benetton, dopo esserne stato anche presidente fino al 2014, per una visione strategica diversa. “Quando vedi che è necessario un momento di discontinuità, e le cose invece vanno a rilento, lasci perdere”, affermò nel 2019 parlando della sua uscita.