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Italia: politica di infimo rango, delle metamorfosi e dei trasformisti: l’improntitudine dei buffoni

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Gli uomini si giudicano dal loro carattere morale, 

non dal numero dei voti che possono raccogliere in una tornata elettorale, come la prossima, piuttosto buffonesca.

Questa disfida picaresca non ha nulla di serio. Sembra una rappresentazione tragico-comica. La sinistra sta dando il meglio di sé. Pur di marciare accoppiata con qualcuno, imbarca, allo stesso tempo, i Verdi e Sinistra italiana con Azione di Calenda e Luigino Di Maio: tre posizioni contrastanti fra loro nei principi.

Il PD di principi non ne ha nessuno: vanno bene tutti, purché si resti attaccati al potere che male esercitano da più di tre decenni. È un contenitore di ambizioni frustrate.

I Verdi sono per il divieto del nucleare, dei termovalorizzatori, per una strizzata d’occhio alla Russia di Putin. Lo hanno sempre detto e sostenuto. Sono stati coerenti. Hanno votato contro il governo Draghi.

Letta ha giurato e spergiurato che i “traditori” di Draghi non sarebbero mai entrati a far parte della sua coalizione. Ora, invece, ne fanno parte.

Sinistra Italiana è stata sempre coerente con se stessa, come i Verdi. Anche loro sono contro il nucleare, sono per la pace (e chi non lo è?), contro i termovalorizzatori, contro le trivellazioni a mare. Hanno votato contro il governo Draghi. Adesso entrano nel calderone di Letta.

Di Maio è versipelle, pur di restare a galla. Fondatore dei 5Stelle si è improvvisato Ministro, Vice Presidente del Consiglio, alleato della Lega e poi del PD, Ministro degli Esteri, fautore di Draghi. Quando ha capito che con le regole astruse del comico Grillo rischiava di non essere più eletto, è uscito dal Movimento e ne ha fatto uno suo, attaccandosi al carro di Letta. Ha abbandonato gli amici, i “fratelli” della prima ora, ha voltato le spalle a Grillo, a Fico, alla Raggi e alla Taverna, a Crimi e a Toninelli, si è dissociato da Conte, che pure era una sua creatura, pur di restare attaccato a quel potere che, nella sua ignoranza, gli è caduto addosso, senza alcun merito.

È un buffone, un voltagabbana, un nulla ben vestito che snocciola idiozie come se fossero verità taumaturgiche. Ha votato per Draghi e per la di lui ”agenda”, in contraddizione palese con le tesi dei Verdi e di Sinistra Italiana nei cui confronti era all’opposizione fino a qualche giorno fa.

A Letta e al PD di tutto ciò non importa nulla. Altro che questione morale! L’ammucchiata val bene qualche ferita al buon senso. Purché non vinca la Destra.

Calenda, l’astro sorgente, si muove da sinistra verso il centro. È un uomo informato, un buon professionista. Eletto con i voti del PD si è fatto un movimento suo, ma sempre oscilla verso quell’area. Un peccato d’origine. Presume di avere una massa di voti che lo porterà ad essere l’arbitro della situazione post-elettorale. Letta gli crede e pensa che l’apporto di Azione possa essere determinante. Imbarca anche lui.

Ma con Calenda sono anche la Gelmini, la Carfagna, Brunetta, profughi dall’agonizzante Forza Italia. Gente che fino a ieri non è stata della Sinistra e, anzi, all’opposizione del PD. Calenda vuole i termovalorizzatori, auspica il nucleare, è a favore dell’Ucraina e dell’invio di armamenti da usare contro i Russi. Come la mettiamo con i suoi possibili compagni di banco? Se accetta è un buffone, come tutti gli altri.

Che Letta sia un bravo mediatore è indubbio ma che possa conciliare il diavolo con l’acquasanta è piuttosto difficile. Certo, se l’obiettivo primario è sconfiggere la Destra, tutto fa brodo, anche i chierichetti, le prostitute e i venditori ambulanti, con tutto il rispetto per le loro professioni. Ma dov’è la politica? Dov’è la visione degli assetti futuri del nostro Paese? Dov’è la strategia di medio periodo per salvare il Paese dalla profonda crisi nella quale versa? Se l’obiettivo è qualche seggio in più, salvare Di Maio dal ritorno a Forcella o dare un contentino a Calenda e a Sinistra Italiana assieme, siamo a posto. Sconfitta la Destra, il Paese è salvo.

Nella contesa ci sono due isolati: il primo, Conte, “avvocato del popolo”, il reietto. Il secondo è Renzi, in uno splendido isolamento da cui trarre tutti i vantaggi possibili, come ha fatto la Meloni.

Di Conte è inutile parlare. Non conta e non ha mai contato nulla, a parte il nome. Schierandosi con Grillo e raccogliendo i brandelli estremisti di quello che fu il Movimento, se sopravvive alla tornata elettorale è un miracolo del buon Dio che premia sempre le anime semplici.

Renzi, invece, nel suo silenzio, è come una bestia che fiuta la preda. Ne farà qualcuna delle sue. Per quanto inaffidabile, è un uomo intelligente e capace, troppo pieno di se stesso ma anche sagace osservatore del marasma in cui sta precipitando il PD. Guarda altrove. I veri giochi sono ancora tutti da fare.

A destra non è che le prospettive siano migliori. Tra un vecchio leone in vistoso declino, Berlusconi, che s’illude d’essere ancora il salvatore della patria con un partito che va in pezzi, un ex rampante noioso, come il Salvini, reduce da una serie di sciocchezze fatte con la faccia feroce, brilla la Meloni che raccoglie i frutti della sua pervicace opposizione e del suo pseudo-isolamento politico.

Sul programma sembrano tutti d’accordo: blocco navale contro le navi che trasportano gli immigrati, hot spot per questi in Paesi del Nordafrica (pagati ovviamente da noi), misure di sicurezza interna ed esterna rafforzate, niente patrimoniale, flat tax al 23% e, praticamente, un’agenda Draghi per le questioni europee e internazionali, riveduta e corretta. Quindi, armi all’Ucraina. Il bello è che fino a poco tempo fa Berlusconi era amico di Putin, Salvini flirtava con l’Ambasciatore russo e aveva tra i suoi (e lo ha tuttora) il Prof. Bagnai, ostilissimo a Draghi e all’euro, e la Meloni tuonava contro l’Europa e il suo asservimento agli Stati Uniti.

Questa è la facciata. Dietro, c’è Berlusconi che sogna di tornare a sedersi in Senato, magari come Presidente, Salvini che mette il cappello (anzi il berretto) sul Ministero dell’Interno, la Meloni che potrebbe essere il nuovo Presidente del Consiglio ma, attenzione, non si sa. Prima di tutto è una donna, e questo non piace a nessuno in un Paese retrogrado come il nostro. Poi, da che era una forsennata, adesso si è placata, veste meglio, qualcuno la trucca, è cresciuta, si è fatta più carina. Ha un punto, a suo favore: a detta del Corriere della Sera, parla un inglese fluente. Straordinario, abituati ai balbettii linguistici di Conte e di quella povera anima spaesata di Di Maio!

Però, dietro di lei, ahimè, non c’è nessuno, tranne Crosetto e altri due o tre. Le manca una vera classe dirigente. È il suo tallone d’Achille.

Intendiamoci, dopo l’exploit degli analfabeti di 5Stelle, che volevano smuovere il mondo e sono scoppiati nello sforzo, dopo le gestioni fantasiose del centro-sinistra, un passo avanti e due indietro, un occhio all’elettore e uno alla tasca, non c’è da meravigliarsi. La classe politica è quello che è: il peggio del Paese. Non a caso i nostri giovani migliori se ne vanno all’estero.

La Meloni, forse, governerà il Paese. Non facciamoci troppe illusioni. Una cosa è certa: che li si vada a votare o no, comunque qualcuno li eleggerà al Parlamento. Questa Destra e questa Sinistra continueranno a galleggiare nel vasto mare dell’indifferenza e del rifiuto collettivo.

(di Stelio W. Venceslai – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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