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Campania. Confessione chok di Gaetano Vassallo sull’inquinamento, anche del casertano

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vassall-15x10-intervista-11camania-15x9-veleni«Io credo di aver seminato veramente morte nella mia terra.

Me ne vergogno. Ho fatto un macello…».
Così parla Gaetano Vassallo, imprenditore dei rifiuti legato alla camorra, “colletto bianco” delle ecomafie, uno dei maggiori responsabili del disastro della “Terra dei fuochi”.
Per quasi trenta anni ha gestito discariche e sversato illegalmente rifiuti di tutti i tipi, è stato arrestato una prima volta nel 1992 ma poi assolto fino in Cassazione e ha continuato a inquinare.
Nel 2008 ha deciso di collaborare con la giustizia «per paura di essere ucciso – ammette – ma anche per provare a riparare qualcosa di quello che avevo combinato».
Ora a 57 anni vive con la famiglia in una località protetta e lancia un’inquietante denuncia.
«Io ho pagato e sto pagando, ma altri imprenditori che lavoravano con me gestiscono ancora grossi settori».
E si scaglia anche contro gli industriali del Nord che usavano le sue discariche. «Sapevano benissimo che noi smaltivamo in quel modo».
Lo raggiungiamo al telefono al termine di una notte di lavoro.
Proprio nei giorni in cui esce il suo libro “Così vi ho avvelenato” scritto con la giornalista del Mattino Daniela De Crescenzo.
E ci racconta la sua vita di “ecomafioso”, il prima e il dopo. L’uomo e il criminale.
Parliamo di vergogna, di perdono, di speranza. Ma anche di un sistema che va ancora avanti, delle mire dei clan sulle bonifiche, delle responsabilità dei politici campani ma anche degli imprenditori del Nord.
Vassallo, si sente parte di un sistema più grande?
Quando venivano a controllarci e non guardavano le bolle di accompagnamento, quelli erano responsabili come me. Il politico che veniva e mi metteva delle persone a lavorare non si é mai interessato di quello che stavamo facendo, perché lo sapeva. Quando si pigliavano i soldi nostri lo sapevano. Sono responsabili come noi ma non pagano, ma non fa niente… Ora nessuno la conosce più… Ma quando venivano a portare le gente a fatica’ mi conoscevano bene… Erano tutti amici nostri. In realtà sono io ora che non li voglio riconoscere, non li voglio sentire. Ora ho solo mia moglie e i miei figli. Vado a lavorare di notte dalle 18 alle 6 di mattina. Ma finalmente sono orgoglioso di quello che sto facendo.
Allora lei faceva molto comodo a tanti.
Non ci potevamo tirare indietro. Oggi mi auguro che si possa fare qualcosa, sperando che sia politicamente che imprenditorialmente non ragionino nello stesso modo. Mi auguro che non succeda anche con le bonifiche…
Ha qualche sospetto?
Speriamo che chi va a fare le bonifiche non lo faccia con la stessa logica, la stessa mentalità che avevamo noi. Il sospetto ce l’ho, lo dico e lo confermo perché dove ci sono i soldi la camorra non sparisce mai. Ci vorrebbe una classe politica più attenta perché questo polverone che si sta creando attorno a queste bonifiche non mi è chiaro. Può essere che ci sia qualcosa dietro.
C’è ancora una parte del mondo imprenditoriale che lavorava con lei che ancora opera?
I grossi imprenditori che hanno lavorato con me, che erano a braccetto con me, sono ancora liberi e gestiscono ancora grossi settori. Io l’ho riferito ai magistrati e non ho paura di dirlo anche a lei. Mi conoscevano bene, hanno lavorato con me. Andavano fuori regione a prendere i rifiuti per me. Sono io che gli ho fatto acquistare i primi autotreni per fare il trasporto di rifiuti. Oggi dicono che non mi conoscono. Quante persone oggi dicono che non mi conoscono… Non hanno pagato neanche gli imprenditori del Nord che le affidavano i loro rifiuti. Secondo me non ha pagato nessuno. L’unico che ha pagato sono io, che ho fatto una scelta di collaborazione, che sono stato arrestato, che sono stato in carcere e non so se ci tornerò. Sono l’unico ad aver lasciato un intero patrimonio. Ma di questo non mi rammarico. Sono orgogliosissimo di averlo fatto e continuerò a farlo anche se mi aspettavo un’attenzione diversa. Io comunque mi sono rimboccato le maniche, sto cercando di inserirmi e di lavorare, questo è l’unica cosa che mi interessa. Ma oltre a me chi ha pagato? Solo Gaetano Vassallo ha pagato. Ma se io non avessi deciso di collaborare?
Gli imprenditori che venivano da lei sapevano?
Eccome se sapevano! Sapevano benissimo che noi smaltivamo in quel modo. In Campania eravamo 9 discariche, una sola non ha smaltito rifiuti provenienti da fuori regione ed era la Sari di Terzigno. Tutte le altre ricevevano quei rifiuti, tutti scaricavano nello stesso modo, perché c’era l’intervento della camorra, erano tutti affiliati. Nel Salernitano, nel Napoletano, nel Casertano ci sono quei rifiuti. E ora questi imprenditori del Nord non dovrebbero chiedere scusa anche loro? I primi responsabili sono i produttori di rifiuti perché avrebbero dovuto interessarsi della destinazione finale dei loro rifiuti. Le loro aziende avevano interesse a venire da noi, pagavano di meno, ma poi non se ne interessavano perché non c’erano controlli. Io dovrei preoccuparmi di colui al quale mi affido. L’Acna di Cengio quando è venuta a scaricare da noi non sapeva chi eravamo, come scaricavamo? Si affidavano a noi ma solo qualche imprenditore del Nord veniva, mentre quelli con la roba più pericolosa non si sono mai fatti vedere. C’era sempre qualche intermediario che si preoccupava di portarceli.
E adesso i rifiuti del Nord, lei che conosce bene il sistema, come vengono smaltiti? Tutto a norma?
Non credo. Io ora sono fuori gioco ma anche dove adesso mi trovo si vedono i traffici di rifiuti. Li faranno un po’ diversamente ma li fanno. In modo un po’ più camuffato.
E ora cosa le succederà?
Il processo per disastro ambientale non è stato ancora fatto. In un altro, in abbreviato, sono stato condannato in primo grado a 6 anni e sto facendo l’appello. Tutti gli altri imputati sono a piede libero, non sono stati mai arrestati, andranno in prescrizione. Io sono andato a collaborare da libero. Non è che ero stato arrestato e ho deciso di collaborare per questo motivo. Chi ha avuto l’ergastolo è facile che collabori perché è l’unica soluzione per uscire. Io ero libero e la mia scelta è stata fatta con la mia famiglia. Mi ero reso conto che avevo fatto un casino e volevo dare un contributo. Non ho collaborato per avere benefici ma per cercare di dare una mano. Mi auguro che qualcosa si possa ancora fare.
Lei evidentemente é stato purtroppo molto bravo a fare quegli affari coi rifiuti…
Bravo? Altri sono stati più bravi e sono ancora a casa loro. Ma non sono invidioso, per carità… È giusto che paghi e se devo pagare anche per gli altri va bene. Ma non sono stato l’unico a rovinare la Campania. Sono stato invece l’unico ad trovare il coraggio di dirlo. Forse perché mi volevano uccidere, ma almeno ho avuto questo coraggio. Gli altri se lo tengono tra di loro. C’é sempre chi aspetta che passi l’onda. Ma il tempo é galantuomo. Chi non ha ancora pagato dovrà pagare. Io ho pagato in questo modo, forse era questo il mio destino.
Gli investigatori e i magistrati non si sono certo fermati.
Non credo, ma forse dovrebbero aprire un po’ di più occhi e orecchi… Oggi do più valore a tutto. Ora faccio la raccolta differenziata che prima non facevo. Tutta la famiglia è molto attenta. Continua così il racconto di Gaetano Vassallo, imprenditore dei rifiuti, “re delle ecomafie”, legato al clan camorrista dei “casalesi” e oggi collaboratore di giustizia. Tanti processi in vista ma la condanna più pesante è suo figlio che si vergogna di lui. «Una volta a scuola gli insegnanti hanno annunciato che si sarebbe parlato della “Terra dei fuochi”. E che lo avrebbero fatto soprattutto sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Mio figlio moriva dalla vergogna. Poi per fortuna non se n’è più discusso. Ma lui tornato a casa mi ha detto: “Papà mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi”. E io ascoltando le sue parole mi sono sentito veramente male».
Le pesa che suo figlio si vergogni di lei?
Si vergogna e mi ha cancellato dal suo profilo facebook. Guardi che è proprio brutto. Mi ha detto: «Papà se qualche mio amico vede la tua foto…». Ma non è che mi ha abbandonato (si commuove). È stata proprio la mia famiglia ad aiutarmi a fare la scelta della collaborazione. Prima di partire ho spiegato: «Setola può venire a uccidermi davanti ai vostri occhi e non so che cosa fare». Mio figlio mi ha detto: «Papà tu farai la cosa giusta, denuncia tutto e partiamo». Loro non si rendevano tanto conto di quello che avevo combinato, qua si sono resi conto e si vergognano, non tanto di me ma di quello che avevo combinato. E non ne vogliono più parlare. Anche io dal 2008 non parlo più, non rilascio interviste. Ho trovato il coraggio di scrivere un libro ma non sono orgoglioso di quello che ho scritto. 
Ma non poteva accorgersene prima?
Quando facevo sta robba non mi rendevo conto. Il sistema andava così. Noi facevamo una buca, una discarica per i comuni. Quando ha cominciato mio padre, venivano coi trattori e i camioncini a scaricare nelle nostre cave. Poi mano mano ci siamo trovati a gestire una cosa più grande di noi. Ma con l’ingordigia del denaro, con l’immunità, con l’ingresso degli “amici” della camorra eravamo diventati onnipotenti, nessuno ci poteva controllare. E abbiamo fatto di tutto.
Chi c’è dietro un avvelenatore?
C’è un “povero Cristo” che ha gestito una cosa più grande di lui. Quando ero bambino non avevamo niente, non tenevamo neanche i soldi per mangiare. Ci siamo trovati a gestire una vecchia cava di pozzolana dove abbiamo cominciato a scaricare. I rifiuti so’ soldi. E chi li aveva mai visti tutti quei soldi? 
Ma lei sapeva cosa scaricava.
Certo che lo sapevo. Anche se chi ci seguiva tecnicamente ci diceva: «Non vi preoccupate, non ci sono problemi per la falda, non mettiamo i teli, però nel sottofondo c’è una lava vulcanica dura». Ma lo sapevo, per carità, che scaricavo fusti…
E cosa c’era dentro? Ora qualcuno parla di rifiuti radioattivi.
Io non lo so se effettivamente abbiamo scaricato rifiuti radioattivi perché in quei fusti non sapevamo cosa ci fosse. Mica li aprivamo. Quando li schiacciavamo uscivano dei fanghi, ma non ci rendevamo conto di quello che era. Ci rendevamo invece conto dei soldi che incassavamo a fine mese. Il nostro problema non era quello di smaltire ma di creare fatture false per far sparire l’utile dalle società perché il 99% del fatturato era tutto utile.
Lei sa che tanta gente nella sua terra è morta e sta morendo di tumore. Vuole chiedere scusa ai familiari?
Anche mio padre e mia madre sono morti di tumore. Mi auguro che non succeda a me, però l’ho preventivato. Chiedere scusa adesso che senso ha a distanza di anni? E dopo aver seminato morte? L’unica cosa che ho potuto fare è lasciare tutto quello che avevo. Quando ho deciso di collaborare sono partito in mutande, dico la verità, senza niente, per cercare di rifarmi una vita, ma senza dimenticarmi quello che ho combinato per poter poi dare una mano. Se potessi fare volontariato lo farei, se potessi venire giù ad accompagnarvi per farvi vedere dove stanno i rifiuti lo farei volentieri, ma purtroppo non mi è consentito.
In alcuni di quei posti ci siamo stati. La discarica Novambiente la conosciamo bene. Ogni tanto qualcuno la incendia.
Ho visto in tv i bambini rom che ci girano con le bici. Ma il comune di Giugliano perché ha messo quelle famiglie là in mezzo. Devono morire?
Quanto deve a sua moglie?
Le devo tutto. A lei e ai figli. Io ne ho viste tante di persone abbandonate in carcere, quel poco che ci sono stato, soprattutto i collaboratori di giustizia perché hanno perso tutto. Io invece devo ringraziare moltissimo mia moglie perché non mi ha mai lasciato. È stata sempre con me facendo sacrifici, sradicata dalla sua famiglia che è rimasta tutta giù. Però adesso ci sentiamo bene. 
Come vede ora il suo futuro?
Manterrò i miei impegni, non torno indietro e continuerò fino a che riterranno che io possa essere utile. Quando avrò finito e mi chiederanno di uscire dal programma di protezione me ne uscirò. I miei figli studiano e io mi inserirò con loro. So che devo pagare il mio conto con la giustizia. Se riandrò in carcere e potrò così risolvere il problema che ho creato, ci andrò volentieri, però purtroppo non credo che così lo risolverò. Poi spero solo di poter continuare quello che sto facendo, quel poco di lavoro, per finire dignitosamente i giorni della mia vita. 
Vuole essere dimenticato?
Sì, preferirei essere dimenticato.
Ma molti non la dimenticheranno…
Lo so. Quelli che ho rovinato non mi dimenticheranno mai ed è giusto che sia così. Ma anche molti di quelli che ho accusato non mi dimenticheranno mai. Questo l’aveva messo in conto quando ha deciso di collaborare. Sono già stato fortunato, miracolato. Vuol dire che il Signore così ha voluto. Mi auguro veramente che se mi ascolta aiuti questa povera gente e che si possa sistemare quello che ho combinato. Non l’ho combinato solo io, ma non mi interessa, io parlo del mio. Sono una noce nel sacco ma non fa niente, mi assumo la mia responsabilità.
Lei ha citato il Signore. Ci parla mai?
Prego solo che possa risolvere qualche problema giù. Io devo pagare la mia pena. Se morendo io si potessero salvare gli altri sono a disposizione, ma non comando io, comanda il Signore. Ma se potessi ancora dare una mano lo farei.
Pensa che potrebbe essere perdonato per quello che ha fatto?
Dalla gente no, ma forse dal Signore.
Si fida di Lui?
Io sì.
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