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GIUSTIZIA

Via l’obbligo di azione penale: il governo avvera il sogno di B.

PIANO NORDIO ALTRO COLPO AI PM – Vertice a Palazzo Chigi, ci sarebbe l’ok della premier Meloni. “Discrezionalità”, parola da inserire nell’articolo 112 della costituzione

DI VINCENZO IURILLO

5 MAGGIO 2024

Edopo la separazione delle carriere di giudici e pm, sta prendendo corpo anche un altro dei punti draconiani del programma di riforma della magistratura del Guardasigilli Carlo Nordio: l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Un vecchio pallino di Silvio Berlusconi, che ne parlava già nel secolo scorso, oggi sponsorizzato anche da FdI sia pure tra perplessità e distinguo. L’accordo nel governo si sarebbe allargato fino all’ipotesi di riscrivere l’articolo 112 della Costituzione. Cambiando una sola parola, “obbligatorietà”, per sostituirla con “discrezionalità”. I criteri con i quali disegnare la discrezionalità e le eventuali priorità dell’esercizio dell’azione penale, dovrebbero poi essere messi nero su bianco con una legge ordinaria della quale al momento non esistono nemmeno i contorni.

Insomma, non c’è niente di scritto e non ci sono dettagli, ma il vertice allargato a Palazzo Chigi – a cui hanno partecipato la premier Meloni, il ministro Nordio e il suo vice Sisto, il sottosegretario Mantovano, i sottosegretari di Via Arenula, i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato e i responsabili Giustizia dei partiti di maggioranza – avrebbe registrato un diffuso consenso allo stop dell’obbligatorietà. E il pensiero corre all’intervento di Nordio al Senato nel dicembre 2022, quando il ministro sostenne che l’obbligatorietà dell’azione penale “si è tradotta in un intollerabile arbitrio” perché a suo dire “il pubblico ministero può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti, ma senza rispondere a nessuno, non è in grado di occuparsi di tutto, ma è costretto a fare una scelta”, aggiungendo che questa scelta poteva dipendere “dalle proprie ambizioni, anche se per fortuna sono pochi i magistrati così”.

Sentito dal Fatto Quotidiano, il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, commenta così l’operazione in corso: “L’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale sarebbe in linea con la riforma: una volta che si separa il pm dall’ordine giudiziario il fine non può che essere quello di rendere l’azione penale discrezionale e sotto il controllo politico. Mi preoccupa, ma non mi stupisce. Non si renderà un buon servizio per la qualità della democrazia che si è retta finora anche sull’obbligatorietà dell’azione penale, togliere questo principio significa intaccare il principio di uguaglianza dei cittadini”.

Timori che l’Anm rinnova in queste ore, denunciando “il totale stravolgimento dell’assetto costituzionale” perché “viste nell’insieme le riforme preoccupano”. Una bocciatura sui provvedimenti annunciati arriva anche dall’Associazione europea dei giudici, che ritengono queste riforme “un grave attacco all’indipendenza della magistratura”, poiché andranno a minare “l’attuale equilibrio di poteri esistente in Italia”, in contrasto “con gli standard europei”.

LEGGI – Carriere separate e doppio Csm: il ddl prima delle elezioni

Il riferimento è al pacchetto che Nordio e la maggioranza stanno confezionando nel complesso. Con l’intenzione di portarlo in Consiglio dei ministri e vararlo prima delle elezioni europee di inizio giugno, per soddisfare la pancia di un elettorato di insoddisfatti della giustizia: carriere separate per i magistrati con due distinti concorsi di accesso, discrezionalità dell’azione penale, due Csm, uno per i pm e uno per i giudici.

Sarebbe ancora in corso un dibattito sul metodo di elezione dei togati, per stabilire se sarà a sorteggio “secco” o “mediato”. In quest’ultimo caso, che sembra quello più probabile per la componente togata, i magistrati candidabili al Consiglio superiore della magistratura che saranno sorteggiati sarebbero poi sottoposti a successiva selezione. Si esclude invece l’ipotesi della nomina di metà dei componenti del Csm da parte del governo. Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento. Ed è sempre aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se è prevalente l’ipotesi che resti a guidarli il presidente della Repubblica, non è ancora esclusa l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli.

Sta però prendendo piede un’altra idea: l’istituzione di un’Alta Corte che possa giudicare tutti i magistrati. Un retaggio della cosiddetta “bozza Boato”, che mise a punto l’allora deputato Marco Boato durante la Bicamerale per le riforme di Massimo D’Alema. Secondo la bozza, “la Corte di giustizia della magistratura” si sarebbe dovuta occupare dei “provvedimenti disciplinari nei riguardi dei giudici ordinari e amministrativi e dei magistrati del Pubblico ministero”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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