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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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l’uomo

Ventimiglia: migranti presi a cinghiate. “Dov’era l’uomo?”

Le immagini che sono passate nei tg e nei talk show dei dodici ragazzi eritrei fanno inorridire.
Di fronte alla ricerca di speranza e ad un fenomeno che sta assumendo dimensioni drammatiche, la reazione del camionista al confine con Ventimiglia che ha scoperto nel suo tir le undici ragazze (di cui una incinta) e il ragazzo, è stata veramente disumana.
In un video si vede l’autotrasportatore che brandisce una cinghia e colpisce, uno ad uno, quelle persone mentre scendono dal suo veicolo.
Giovani appena maggiorenni con la sola colpa di voler attraversare un confine diventato per loro un muro invalicabile. Il diritto di partire, come quello di restare è e resta un diritto inviolabile, e la mancanza di regolamentazione, insieme a respingimenti, spinge folle di disperati ad inventarsi di tutto: dai gommoni di fortuna alla clandestinità. Ma quella violenza resta ingiustificata. Comportamenti di vera disumanità. L’autotrasportatore, per il quale proviamo solo una gran pena, rabbioso e con il cuore indurito, per liberarsi di quelle persone e punirle per essere salite sul suo camion, ha usato una cinghia da carico con terminale di acciaio.
Una nuova flagellazione per “poveri cristi” per i quali la via crucis non è ancora finita. Ora la Caritas li ha accolti temporaneamente, come una Veronica, per asciugare il volto. Ma loro proveranno e proveranno ancora ad attraversare quel confine per raggiungere quella che, per loro, è la mèta della speranza.
Ma anche questa terribile vicenda rischierà di venire ingoiata dalle cronache di questi giorni estivi e venir dimenticata, fino al prossimo episodio di morte o di violenza.
Guardando quella scena non possiamo non chiederci, al netto di leggi, riflessioni e chiacchere sul fenomeno migratorio, dov’era l’uomo a Ventimiglia Perché Cristo sappiamo che era con loro a farsi flagellare ancora!

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Genova, revocati i domiciliari a Cozzani. Ma l’uomo di Toti non è (ancora) libero/ convertendo la misura cautelare in quella, più lieve, dell’obbligo di dimora nel capoluogo regionale, con il divieto di uscire di casa dalle 19 alle 8 e l’obbligo di presentarsi alla polizia per tre volte alla settimana.






L’INCHIESTA

Genova, revocati i domiciliari a Cozzani. Ma l’uomo di Toti non è (ancora) libero

DI FQ
30 GIUGNO 2024

Il gip di Genova ha revocato gli arresti domiciliari a Matteo Cozzani, potente ex capo di gabinetto di Giovanni Toti, arrestato il 7 maggio scorso insieme al governatore ligure con le accuse di corruzione e corruzione elettorale (quest’ultima con aggravante mafiosa). La giudice Paola Faggioni ha accolto l’istanza della difesa convertendo la misura cautelare in quella, più lieve, dell’obbligo di dimora nel capoluogo regionale, con il divieto di uscire di casa dalle 19 alle 8 e l’obbligo di presentarsi alla polizia per tre volte alla settimana: prescrizioni, si legge nell’ordinanza, che “consentono di mantenere un adeguato controllo sul comportamento dell’indagato”. Secondo la Procura, durante la campagna elettorale per le Regionali del 2020 Cozzani – su mandato di Toti – ha promesso posti di lavoro in cambio di voti alla comunità originaria di Riesi (Caltanissetta) residente nel quartiere genovese di Certosa, rafforzando così il potere del clan Cammarata appartenente a Cosa nostra. Nel motivare la decisione, la gip attribuisce un peso decisivo alla scelta di Cozzani di dimettersi – già all’indomani degli arresti – dal ruolo di capo di gabinetto: “Pur a fronte della rilevante gravità delle condotte, il comportamento serbato dall’indagato (…) e, in particolare, le intervenute formali dimissioni dall’incarico costituiscono elementi che fanno ragionevolmente ritenere che le esigenze cautelari, sia pure ancora presenti, si siano ridimensionate”. Il braccio destro di Toti resterà però (almeno per ora) ai domiciliari, perché sottoposto a un’altra misura cautelare disposta dal gip di La Spezia nell’ambito di un procedimento parallelo per corruzione relativo ad appalti pubblici a Portovenere, comune di cui è stato sindaco fino al 2023. In particolare, secondo l’accusa, da primo cittadino si era impegnato “per agevolare in ogni modo la realizzazione di uno stabilimento balneare” di lusso su un’ex cava sull’isola Palmaria, paradiso naturale tutelato dall’Unesco, in cambio di varie utilità ricevute dagli imprenditori del mattone milanesi Raffaele e Mirko Paletti, tra cui numerose ospitate al “Grand Hotel” di loro proprietà per l’entourage di Toti. L’avvocato di Cozzani, Massimo Ceresa Gastaldo, presenterà però a breve istanza di revoca o di attenuazione anche della misura spezzina, che dopo la decisione genovese ha ottime probabilità di essere accolta.

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“Sto morendo, sono malato di cancro. Voglio liberarmi la coscienza e dire tutta la verità su Emanuela Orlandi”: parla Alì Agca, l’uomo che sparò al Papa






CRIME

“Sto morendo, sono malato di cancro. Voglio liberarmi la coscienza e dire tutta la verità su Emanuela Orlandi”: parla Alì Agca, l’uomo che sparò al Papa

In un’intervista a Repubblica, l’attentatore di Giovanni Paolo II annuncia di essere pronto a partire per Roma per raccontare alla Commissione parlamentare d’Inchiesta tutto ciò che sa sui casi Orlandi e Gregori

DI ALESSANDRA DE VITA

“Sono malato di cancro e ho poco tempo da vivere. Perciò voglio liberarmi la coscienza e spiegare quel che so su Emanuela Orlandi”: lo ha appena dichiarato a Repubblica Mehmet Ali Ağca.

Chi è Alì Agca
Il terrorista turco fu condannato per aver attentato alla vita di Giovanni Paolo II, il 13 maggio del 1981 quando sparò due colpi di pistola al Papa dopo il suo ingresso in piazza San Pietro per l’udienza generale. Il 22 luglio 1981, dopo otto giorni di processo per direttissima, fu condannato all’ergastolo per tentato omicidio di Capo di Stato estero. Il 13 giugno 2000, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia ad Agca che il giorno successivo venne estradato dall’Italia per tornare in Turchia. Oggi vive in Turchia con la moglie italiana conosciuta nel 2015. Da tempo, Agca sostiene di sapere tutto sulla misteriosa scomparsa della cittadina vaticana avvenuta il 22 giugno del 1983 a Roma. Ha sempre detto di conoscere anche le ragioni della scomparsa di Mirella Gregori, scomparsa a Roma pochi giorni prima, il 7 maggio dello stesso anno. Adesso, l’ex lupo grigio (questo il nome dell’organizzazione a cui apparteneva) chiede di essere ascoltato dalla commissione d’inchiesta che indaga sulle sparizioni delle due ragazze.

Le dichiarazioni
“Voglio rivelare la verità storica contro tutte le menzogne che da 41 anni stanno infangando mezzo mondo. Ho delle prove documentali indiscutibili che dimostrano come il complotto su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori fu organizzato soltanto per ottenere la mia liberazione. Non esiste nessun altro motivo”. Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi alla scomparsa della Orlandi, il suo rapimento fu rivendicato più volte dai presunti rapitori che telefonarono più volte sia a casa Orlandi che all’avvocato della famiglia, Gennaro Egidio, offrendosi di rilasciare la ragazza in cambio della liberazione dell’uomo che sparò al Papa e di altri terroristi mediorientali. “Porterò i miei documenti. Se dirò una sola menzogna allora lo Stato italiano dovrà arrestarmi”, continua Agca che ammette: “Sono stato considerato controverso soprattutto in Italia e anche in Turchia per molto tempo. Ma adesso ho il cancro e sto vivendo gli ultimi anni della mia vita. Perciò voglio liberare la mia coscienza da questo pesante segreto. Non ho bisogno di nulla tranne che Dio. Quando vengo a Roma mi compro da solo il biglietto aereo andata e ritorno”.

I documenti
Ad oggi, Agca non ha avuto alcun contatto diretto con la Commissione. Tuttavia sta seguendo attentamente il loro lavoro, dice. “L’ex magistrata e deputata Simonetta Matone nel suo discorso pubblico in Parlamento ha fatto un’affermazione importante: “Ci sono documenti inquietanti, come le lettere di rivendicazione scritte dalla stessa mano che rivendica i rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e chiedono la liberazione di Ali Agca”. L’uomo sostiene ancora che i casi Orlandi e Gregori sono collegati e che dovevano essere utilizzati come scambio per la sua libertà. Per Agca “Non esiste nessun movente della pedofilia e della criminalità organizzata che sia mafia siciliana o Banda della Magliana. Tuttavia, se la verità storica non sarà dimostrata davanti al Parlamento, le menzogne e le calunnie continueranno a diffondersi”. Agca commenta anche la recente notizia del coinvolgimento dei Servizi segreti nel caso Orlandi. Notizia che è emersa dalla pubblicazione sulla rivista “Giallo” del documento in cui sarebbe scritto che pagine del diario di scuola di Emanuela furono fotocopiate all’epoca della scomparsa dagli agenti e inviate alla Polizia. “In questa vicenda – spiega – i servizi segreti di diversi paesi hanno avuto un ruolo. Basti ricordare una frase sfuggita dalla bocca del giudice Ilario Martella in un documentario televisivo in cui dichiara: “La polizia non riusciva a controllare i rapitori, al contrario erano i rapitori di Emanuela che controllavano la polizia”. Negli anni, Alì Agca ha ritrattato più volte le proprie dichiarazioni, cambiando spesso le carte in tavola ma di una cosa è sempre stato certo: secondo lui Emanuela Orlandi è ancora viva e vivrebbe segregata in un convento di clausura. “Non posso pronunciarmi adesso su questo argomento delicato. Ho la certezza assoluta che i miei amici hanno trattato Emanuela Orlandi e Mirella Gregori con la massima umanità e dignità”, sostiene.

I contatti con Pietro Orlandi
In passato Agca ha scritto anche a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che da sempre si batte per ottenere la verità sul destino della ragazza. “Pietro Orlandi ha ragione al cento per cento. Per me è un vero eroe del nostro tempo che lotta per una causa giusta. Orlandi dichiara logicamente che la verità è nascosta dal Vaticano, e così tutto il Vaticano e tutti i Papi saranno sempre sospettati. Questa della Commissione è l’unica e ultima occasione per far trionfare la verità storica contro le troppe menzogne che girano”.

“Sto morendo, sono malato di cancro. Voglio liberarmi la coscienza e dire tutta la verità su Emanuela Orlandi”: parla Alì Agca, l’uomo che sparò al Papa

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*L’uomo che voleva fermare il declino* di Vincenzo D’Anna*






*L’uomo che voleva fermare il declino* di Vincenzo D’Anna*

Correva l’anno 1978. Era il 9 maggio quando, in via Caetani, a pochi passi da Palazzo Cenci Bolognetti, storica sede della Dc ed a non molta distanza da via delle Botteghe Oscure, “quartier generale” del Pci, fu rinvenuto il corpo senza vita di Aldo Moro. Il commando di brigatisti rossi che lo aveva rapito, trucidando i cinque uomini della sua scorta (i carabinieri Oreste Leonardi, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci e Giulio Rivera), il 16 marzo di quello stesso anno, in via Fani, aveva eseguito la sua macabra sentenza di morte affidandola al carnefice Prospero Gallinari. Innanzi a quell’epilogo tanto temuto, lo sgomento, unito al cordoglio ed all’allarme democratico, raggiunse il proprio acme. Furono quelli anni durissimi, in cui, auspici i “cattivi maestri” che predicavano nelle università e nelle fabbriche la lotta armata contro il sistema capitalistico, l’ideologia della rivoluzione proletaria contro i valori borghesi dell’Occidente, si era data alla “macchia” per combattere lo Stato. Avevano cominciato quasi tutti come militanti della sinistra extraparlamentare: una frangia di esaltati ed invasati che intendeva applicare cinicamente i dettami di un’ideologia che si prefiggeva di azzerare le consuete forme di democrazia e di governo della nazione. Il tutto come nelle peggiori tradizioni laddove si era tentato di edificare alla lettera il modello leninista, perdendo ogni freno sia umanitario che politico. Succedeva questo ovunque trionfasse la pseudo lotta di liberazione del proletariato dallo sfruttamento, nell’ottica ottusa quanto semplice di immaginare tutto il mondo occidentale e le sue regole socio-economiche raffigurando le parti in lotta come quella degli sfruttatori da una parte e quella degli sfruttati dall’altra. I secondi avrebbero dovuto eliminare materialmente i primi abbattendo il sistema delle libere istituzioni politiche e quello economico e sociale che, nel loro farneticare, erano giudicate unicamente espressione dell’imperialismo economico e della sopraffazione. Un brodo assurdo di “cultura”, maturato durante il post ’68, nei cortei in cui si inneggiava a Marx, Lenin, Mao Tze Dong, Ho Ci Min ed al generale Vo Nguyen Giap, eroi della “cacciata” degli occidentali dal sud est asiatico. Eppure in Cambogia e nel Laos, altri regimi dittatoriali erano andati costituendosi con la regia occulta della Cina rossa promotrice di una rivoluzione che, al pari di quella sovietica, aveva mietuto milioni e milioni di morti per carestia, fucilazioni, stenti e prigionia. Come dimenticare il regime cambogiano dei “Khmer Rossi”, capitanati da Pol Pot, che, prendendo alla lettera la teoria dell’eliminazione fisica dei nemici della classe operaia, ne passò per le armi a decine di migliaia, mostrandone poi al mondo i macabri resti affastellati gli uni sopra gli altri? Questi i prodromi politici di una gioventù traviata ideologicamente in Italia dai cultori di quelle tesi sanguinarie. Da questo humus vennero fuori i gruppi extra parlamentari e le bande armate che seminarono il caos nel Belpaese. In Italia Aldo Moro, la testa più brillante nel panorama democristiano, già da tempo aveva capito il rischio che correva la nostra democrazia, bloccata dalla mancata alternanza al potere a causa della presenza del più forte partito comunista europeo. L’intento perseguito dall’ex premier fu quello di “unire”, con la forza del dialogo, le due maggiori forze popolari del tempo – quelle cattoliche e quelle laico socialiste – promuovendo la cosiddetta strategia dell’attenzione verso il Pci guidato, allora, da Enrico Berlinguer. Quest’ultimo, a sua volta, si era messo alla ricerca di una “terza via” tra il socialismo ed liberalismo europeo, liberandosi sia dai soldi che affluivano da Mosca sia dalla dipendenza del PCUS, proprio nel tentativo di dare vita a quel “compromesso storico” tra le forze anti-fasciste, voluto ed immaginato da Moro.

Lo scopo, più o meno dichiarato, era quello di rinnovare le consuete formule politiche secondo le cosiddette “convergenze parallele” sbloccando, una volta e per tutte, la dialettica tra gli “avversari” di un tempo. Un tentativo che non trovò dunque facile sponda nella Dc ma che finì per allarmare anche gli ambienti extra parlamentari e finanche quelli degli alleati Americani, che vedevano come il fumo negli occhi quel tentativo. Tuttavia il progetto prese piede e lo si capì proprio il giorno del rapimento di Aldo Moro quando il governo presieduto da Giulio Andreotti (definito il governo della “non-sfiducia”) vide la luce con l’astensione dei comunisti. Fu quel “non voto”, verosimilmente, a sancire la condanna a morte del grande statista pugliese, perché molti, a sinistra, si sentirono potenzialmente “lesi” da quell’anomala formula politica e gli americani traditi. Moro fu ritenuto pericoloso da più parti, dunque punito dai terroristi rossi per il suo sforzo di fermare il declino della politica italiana. Una politica che, in buona sostanza, ripeteva le vecchie formule imposte in Italia ed in Europa dalla “guerra fredda” tra Usa e Urss, dalla cortina di ferro che separava Oriente ed Occidente, quella delle due superpotenze che allora si spartivano il mondo. Un’idealità, forse un miraggio, che pagò con la vita, come sempre accade alle persone vere e nobili. Ed a questi sentimenti ci inchiniamo nel solenne ricordo.

*già parlamentare

 

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L’uomo di Toti: “Speriamo che non arrivi l’Antimafia”






LE CARTE

L’uomo di Toti: “Speriamo che non arrivi l’Antimafia”

I GEMELLI DEL CLAN – Presentati dal deputato Sorte (FI), factotum della vedova di B. I fratelli testa, di Fi, sono stati sospesi. In crisi il cerchio magico di Fascina

DI VINCENZO BISBIGLIA

9 MAGGIO 2024

“Se viene la Dia Vabbè, belin ma mica ce lo sposiamo sto qua, fa il candidato… vabbè oh, ti porterà un certificato penale a un certo punto eh”. Così, il 21 luglio 2020, in una conversazione intercettata, l’allora deputata di Forza Italia, Manuela Gagliardi (estranea all’inchiesta) risponde a Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti e in quel momento coordinatore della campagna elettorale 2020 del governatore ligure per la riconferma in Regione. Cozzani martedì è finito ai domiciliari insieme a Toti e altri. Per loro non c’è l’accusa di voto di scambio aggravato dalla connessione ad attività mafiose (art. 416 bis 1 del codice penale). La “connessione”, infatti, riguarda solo il presunto scambio elettorale concordato – per la Procura di Genova – dai fratelli siciliani Arturo Angelo e Italo Maurizio Testa, con un’associazione genovese legata alla cittadina di Riesi (Caltanissetta), permeata secondo gli investigatori dal clan Cammarata di Cosa Nostra. Di certo però tutti avevano almeno il sospetto che qualcosa, in quella “comunità” non andasse. Solo che in pochi hanno voluto approfondire.

L’imbuto politico che in queste ore imbarazza Forza Italia riguarda il “gancio” tra Toti e i due siciliani trapiantati a Bergamo. A sponsorizzare i Testa con il presidente ligure e il suo entourage, infatti, è stato l’attuale deputato di Forza Italia, Alessandro Sorte (anche lui estraneo all’inchiesta). Sorte dal 2023 è coordinatore di Forza Italia in Lombardia e soprattutto uomo vicinissimo a Marta Fascina, tanto da essere riconosciuto nel mondo politico, insieme all’altro deputato forzista Stefano Benigni (estraneo all’indagine, anche lui vicinissimo a Fascina) come punto di riferimento della corrente azzurra che fa capo alla “vedova” di Silvio Berlusconi. “Io ho una persona che conosco da vent’anni, tra l’altro ha collaborato anche con me, e in questo momento lavora in Regione Lombardia (…)”, dice il parlamentare a Cozzani, intercettato, nel tentativo di proporre la candidatura di Arturo Testa alla Regione Liguria (nonostante il suo raggio di azione fosse la provincia di Bergamo). Alla “comunità riesina” di Genova, risulta dall’indagine, i Testa avevano promesso posti di lavoro, anche ai “carusi” imparentati – si apprende dalle carte – con le famiglie Maurici e Mamone, oggetto di diverse inchieste portate avanti negli ultimi anni dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Per capire meglio la filiera è utile rifarsi alle carte dell’inchiesta. Siamo nel luglio 2020 e Sorte vorrebbe candidare Arturo Testa alla Regione Liguria: “L’idea mia che di Stefano Benigni – si legge in una conversazione agli atti – e sua sarebbe quella di organizzare una cena (…) Loro mi dicono: ‘senti noi quattro, cinquecento voti li potremmo anche mettere insieme (…)”. È lì che il deputato si muove per mettere in piedi una cena elettorale “robusta con tutto il suo elettorato” in favore di Toti, la cui organizzazione finisce in capo proprio ai riesini del quartiere genovese di Certosa: “(…) così vedi anche con mano certe impressioni in modo tale che capisci anche il perché della mia candidatura”, dice Testa a Cozzani, invitandolo il giorno stesso nel “Quartier generale” di Certosa. È quello il punto di contatto tra i totiani e i riesini. Durante il tragitto in auto con Manuela Gagliardi, Cozzani “ridendo” dice: “Me ne frega soltanto che un bel giorno… una mattina non vorrei trovarmi la Dia in ufficio”. Di qui la risposta dell’ex deputata: “Vabbè oh, ti porterà un certificato penale”. Come già riportato ieri, la candidatura di Testa salterà non per il timore di collegamenti con Cosa Nostra, ma per una foto che girava sul web del fratello alle prese con un saluto romano a Predappio, città natale di Benito Mussolini. I voti dei riesini, in accordo con Toti e Cozzani, dovranno dunque confluire ai candidati Ilaria Cavo (attuale deputata di Noi Moderati), Lilli Lauro e Stefano Anzalone, tutti e tre estranei all’inchiesta. Solo che Ilaria Cavo il 20 agosto, mostra perplessità rispetto al coinvolgimento elettorale dei Testa: “Se poi devo avere dei messaggi di questi… hai capito?”. A lei Cozzani replica: “È come la mortadella, poca spesa tanta resa”.

Seppure nessuno di loro sia indagato, l’intercettazione imbarazza il cerchio magico attorno a Marta Fascina, che ieri non ha commentato i passaggi dell’inchiesta dedicata a Sorte. Lo ha fatto il coordinatore azzurro in Lombardia: “Forza Italia è un partito in prima linea contro la mafia, punto”, ha replicato Sorte che, contattato dal Fatto, aggiunge: “I fratelli Testa hanno un vissuto politico di decenni, noi siamo garantisti. Sono stati sospesi da Forza Italia come atto dovuto. Fascina Non l’ho sentita e comunque lei non c’entra niente in questa vicenda. E poi non c’è nessun mio coinvolgimento nell’inchiesta”. La scalata di Sorte nel partito in Lombardia si deve al punto più alto del potere di Fascina in Forza Italia, a marzo 2023, tre mesi prima della morte di Berlusconi, quando il deputato arriva a scalzare dal coordinamento regionale la potente senatrice Licia Ronzulli.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Piedimonte Matese. Stalking e atti persecutori nei confronti della ex convivente: arrestato l’uomo

Nella giornata di giovedì 21 marzo 2024 la Stazione dei Carabinieri di Piedimonte Matese, ad esito di una attivita d’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria C.V., che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un indagato, per il reato di atti persecutori (cosiddetto “stalking”).

Il provvedimento coercitivo emesso dal GIP sammaritano, su richiesta di questa Procura, compendia gli esiti delle indagini che hanno consentito di accertare i comportamenti vessatori tenuti dall’indagato nei confronti della donna con cui aveva avuto una relazione affettiva, che si protraevano dal mese di maggio e che causavano ai danni della stessa un fondato timore per la incolumità propria e un perdurante stato di ansia ¢ di paura.

L’ultimo episodio, un violento litigio che terminava con gravi minacce e che segnava I’ultimo atto di una spirale aggressiva, spingeva quest’ultima a presentare denuncia presso il Commissariato, consentendo l’attivazione della procedura d’urgenza del cosiddeto “Codice Rosso” (Legge 69/2019, avente ad oggetto disposizioni in tema di violenza domestica e di genere).

Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari, che l’indagato è da ritenersi innocente fino a sentenza definitiva e che la misura cautelare veniva adottata senza il contraddittorio che avverrà innanzi al Giudice, il quale potrà anche valutare l’assenza di ogni forma di responsabilità in capo all’indagato.

(Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, 1l Procuratore della Repubblica dott. Pierpaolo Bruni – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Papa Francesco: San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato”

“Padri non si nasce, lo si diventa”. Si conclude così la lettera apostolica Patris Corde, con la quale Papa Francesco – in piena pandemia, dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 – ha indetto uno speciale anno dedicato a quello che lui definisce “il custode della Chiesa” e per il quale nutre da sempre una particolare devozione, come ha rivelato fin dalla messa di inizio del suo ministero petrino, esattamente undici anni fa.  È a San Giuseppe, infatti, che il Papa argentino deve la data della sua vocazione sacerdotale:  era il 19 marzo 1953 quando nella chiesa di San José di Buenos Aires il diciassettenne Jorge Mario Bergoglio scopre la vocazione al sacerdozio. Ed è con San Giuseppe che ha una consuetudine quotidiana di preghiera, anche grazie alla statuetta di San Giuseppe dormiente che è ora nel suo appartamento a Casa Santa Marta ma che risale all’epoca in cui risiedeva nel Collegio San Miguel, di cui era rettore. “Sulla mia scrivania ho un’immagine di San Giuseppe mentre dorme”, ha rivelato il Papa: “E quando ho un problema o una difficoltà io scrivo un biglietto su un pezzo di carta e lo metto sotto la statua di San Giuseppe affinché lui possa sognarlo. Ma come san Giuseppe, una volta ascoltata la voce di Dio, dobbiamo riscuoterci dal nostro sonno. Dobbiamo alzarci e agire”. Oltre alla Patris Corde, il Papa ha dedicato a San Giuseppe un ciclo di 12 catechesi, dal 17 novembre 2021 al 16 febbraio 2022.

“Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre”, la denuncia del Papa al termine della lettera apostolica: “Anche la Chiesa di oggi ha bisogno di padri”.

“Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà”, assicura Francesco, secondo il quale “San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in ‘seconda linea’ hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”.

Maestro di tenerezza e di obbedienza, San Giuseppe ci dimostra come la storia della salvezza si compie attraverso le nostre debolezze. “Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza”, il monito: “Giuseppe ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande”.

“In questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente, Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato che, pur non possedendo tutte le informazioni, si decide per la reputazione, la dignità e la vita di Maria”.

Così il Papa definisce la capacità di “accoglienza” di San Giuseppe nei confronti della sua futura sposa e della sua storia. “Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni”, il grido d’allarme: “Solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza”, garantisce il Papa: “La venuta di Gesù in mezzo a noi è un dono del Padre, affinché ciascuno si riconcili con la carne della propria storia anche quando non la comprende fino in fondo”.

“La fede che ci ha insegnato Cristo è quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta ‘ad occhi aperti’ quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità”.

L’accoglienza di Giuseppe ci invita “ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli”. “Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste”, l’invito del Papa sulla scorta di San Giuseppe:

“La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente.

E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce”.

San Giuseppe è “uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell’odio, della persecuzione e della miseria”,

sostiene inoltre Bergoglio: “Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare”.

 

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Caserta. ‘L’uomo via della Chiesa…’: lunedì la ‘Canonica’ presenta il saggio di don Nicola Buffolano

“La Canonica” si riunisce lunedì 18 marzo – ore 17,30 , in piazza Ruggiero 1 (alle spalle del Comune) per presentare il saggio di don Nicola Buffolano dal titolo “L’uomo via della Chiesa – gli esordi di una ‘Chiesa in uscita’ nella prima enciclica di Giovanni Paolo II” Con l’autore ne parla Lidia Luberto. Segue dibattito.
L’enciclica alla quale il titolo del libro fa riferimento è la “Redemptor hominis”, scritta da Karol Wojtyla il 4 marzo 1979, meno di cinque mesi dopo l’inizio del suo pontificato, per fornire un metodo rigoroso e praticabile per vivere e scoprire la verità, la bellezza, e la grandezza dell’ identità cristiana agli uomini non solo del suo tempo ma, secondo l’Autore, anche a noi uomini di oggi, dopo ben 45 anni, durante i quali è accaduto di tutto, dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 alla guerra in atto tra Russia e Ucraina.
C’è, quindi, per don Nicola Buffolano una validità ancora attuale del messaggio di Giovanni Paolo II, che sosteneva come un qualsiasi sistema esclusivamente materialistico, nel quale viene ignorata la persona umana, condanna definitivamente l’uomo a essere uno schiavo delle cose, dei sistemi economici, della produzione, dei suoi propri prodotti.
La Chiesa, invece, annuncia la verità che rende liberi, annuncia il Vangelo e il nostro unico Salvatore, Gesù Cristo.
Un evento che si presenta ricco di spunti per una approfondita discussione sulla chiesa, così come la vedeva Giovanni Paolo II e così come realmente è oggi.
(Salvatore Candalino – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

La scuola,insieme alla famiglia, ha il compito di formare l’uomo e il cittadino di oggi proiettato nel futuro

Uno dei primi obiettivi è fornire allo studente strumenti metodologici, valori etici e morali per una crescita culturale, psicologica e sociale attiva,autonoma e responsabile in una società travagliata da tante piaghe che si perpetuano nel tempo, come “la violenza di Genere”-
A tale riguardo, l’Istituto Superiore G. Marconi di Giugliano in Campania, ha fatto sua la questione ed ha organizzato un simposio “Spazio Donna: riflettiamo sul genere ed educhiamo a contrastare la violenza di Genere” presso la sala teatro 1° Circolo Didattico in Giugliano “Mena Morlando” il 12 marzo 2024 dalle ore 10.00 alle ore 12.30.
L’iniziativa vuole sensibilizzare la scolaresca e i giovani tutti ad una presa di coscienza di responsabilità di fronte a tale preoccupazione sociale.
La Dirigente Scolastica Prof.ssa Giuseppina Nugnes aprirà la giornata con i saluti e illustrazioni sull’argomento.
Seguiranno i saluti del Sindaco di Giugliano, il Dott. Nicola Pirozzi.
Interverranno la Dott.ssa Lucia Fortini, Assessora alla scuola, alle Politiche Sociali e Giovanili della regione Campania che ha sempre supportato tale iniziative con spunti di riflessione significativi.
La Dott.ssa Isabella Riccardo, Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Giugliano darà il suo contributo con dibattito a tema.
La Dott.ssa Anna Paparone, Consulta regionale, Capo Regione Campania sportello Antiviolenza I. S. Marconi, sarà la portavoce di testimonianze vissute di violenza .
La giornalista Dott.ssa Ivana Alessia Ciccarelli sarà la moderatrice dell’evento.

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Palamara, Caivano e le nomine: Pinelli, l’uomo dei “deragliamenti”






LE GAFFE

Palamara, Caivano e le nomine: Pinelli, l’uomo dei “deragliamenti”

DI ILARIA PROIETTI 
26 GENNAIO 2024

In principio fu lo scivolone sul caso Palamara con annessa sconfessione del Csm convinto, a differenza sua, che le condotte contestate all’ex pm abbiano causato, eccome, danni all’immagine della magistratura. Ma allora il mandato di Fabio Pinelli eletto in quota Lega sulla poltrona di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura era solo all’inizio e il bello, diciamo così, doveva ancora venire: la scorsa settimana, le sue parole sul “deragliamento politico” di Palazzo dei Marescialli prima che iniziasse la sua gestione, hanno innescato un cortocircuito istituzionale mai visto prima: a fine giornata, dopo che mezzo plenum si era dissociato dalla sua uscita, è stato costretto a rimangiarsi tutto. Nel tentativo di placare Sergio Mattarella che, da capo dello Stato e dunque da presidente del Consiglio superiore della magistratura, era stato inevitabilmente tirato in ballo dal j’accuse di Pinelli, e chissà se consapevolmente o meno.

Ieri il dubbio si è in parte chiarito. Alla prima uscita pubblica dopo il patatrac di pochi giorni fa, il vicepresidente leghista ha rilanciato con un controcanto da manuale: “V’è da chiedersi se la legittimazione del magistrato non trovi più ragione, o almeno non solo e non tanto nella sua sottoposizione alla legge”, ma piuttosto “nel suo rapporto con i cittadini fondato sulla fiducia”. Come dire: i magistrati devono avere soprattutto la capacità di corrispondere al sentiment corrente nei loro comportamenti “dentro e fuori l’esercizio della funzione”. E pace per i principi fissati nella Costituzione evocati da Mattarella, che incontrando i magistrati di fresca nomina li aveva richiamati al loro compito “senza alcun timore di possibili reazioni di pubblica opinione o di interessi coinvolti”, chiarendo come “nel quadro degli equilibri costituzionali i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Il che realizza l’unico collegamento possibile, in uno Stato di diritto, tra il giudice, non elettivo né politicamente responsabile, e la sovranità popolare, di cui la legge, opera di parlamentari eletti dal popolo e politicamente responsabili, è l’espressione prima”.

C’è che la questione del famigerato sentiment ha investito anche il Csm a proposito di talune nomine. Come quella di Filippo Spiezia come nuovo Procuratore di Firenze grazie al voto decisivo proprio di Pinelli: nomina ritenuta ossequiosa alla volontà di chi aveva criticato la gestione delle indagini da parte dei magistrati della città del Giglio (su Matteo Renzi da una parte e Silvio Berlusconi dall’altra) come fatto notare dall’Anm milanese che aveva sentenziato: “Non ci si deve fare carico di una classe politica in cerca di rassicurazioni”. Ma Pinelli insiste: sulle nomine del nuovo direttivo della Scuola superiore della magistratura ha annunciato la svolta che vale una denuncia di (presunti) peccati passati: “ai giovani magistrati (va garantita, ndr) un’offerta formativa che tenga conto delle diverse sensibilità”. E che dire quando lamentando uno sconfinamento del Csm dalla sue funzioni, aveva deciso di astenersi dalla votazione al plenum del parere sul decreto Caivano del governo? “Il parere non si limita ad analizzare l’impatto delle previsioni normative sull’organizzazione degli uffici giudiziari ma esprime una serie di perplessità e anche censure e critiche su vari punti dell’articolato normativo” aveva detto richiamando il Csm al rispetto del “principio della separazione dei poteri”. Questo nonostante si trattasse di un parere tutto sommato sobrio tal che lo avevano votato persino i laici in quota Fratelli d’Italia. Più realista del re.

FONTE:

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Condanna all’ergastolo per l’uomo che violentò, uccise e fece a pezzi- • Don Gabriele Martinelli è stato condannato dal tribunale vaticano a due anni e mezzo di carcere per corruzione di minore. • I carabinieri hanno trovato una corda arrotolata a una trave e un biglietto, con alcune frasi, nelle vicinanze dei resti di Andreea Rabciuc. Si pensa al suicidio •






 

 

MERCOLEDÌ 24 GENNAIO 2024
Clamoroso
Metà dello stato maggiore di Napoleone era composto da analfabeti [Ginori, Rep].In prima pagina
• Donald Trump è il primo candidato dal 1976 a trionfare sia in Iowa sia in New Hampshire. Nel Granite State, con il 54,6 per cento il tycoon ha battuto Nikki Haley ferma al 43,5 per cento. Ma lei non molla. Prossima tappa la sua South Carolina
• Contro Biden potrebbe scendere in campo Michelle Obama. Meglio: pare che il marito, ex presidente, stia sondando il terreno. Ieri anche il presidente ha vinto le primarie non riconosciute dai dem in New Hampshire, ma solo perché il partito aveva fatto una campagna per evitargli possibili imbarazzi.
• Con 110 voti a favore, il Senato ha dato il primo via libera all’autonomia. In Aula l’esultanza della Lega viene smorzata dall’inno di Mameli intonato dalle opposizioni furibonde, ripreso poi anche dalla maggioranza. Tra un tricolore e una bandiera della Liga veneta, Calderoli festeggia con un pinot Grigio, Salvini con un pensiero a Bobo Maroni. Conte e Schlein annunciano una forte mobilitazione contro lo «spacca Italia»
• Tutto pronto per il Question Time della Premier. Elly Schlein punta sulla Sanità, Nicola Fratoianni sul conflitto tra Israele e Palestina, Conte sul Patto di stabilità e Calenda su Stellantis e gli Elkann. Un assist a Meloni?

• La Cassazione conferma la condanna di Innocent Oseghale all’ergastolo. Il 30 gennaio del 2018 a Macerata violentò, uccise e fece a pezzi Pamela Mastropietro. I resti della ragazza, una romana di 18 anni, vennero ritrovati in due valige abbandonate

• In attesa della perizia balistica sul revolver, la procura sta valutando se accusare Pozzolo anche di porto abusivo di armi. Quella pistola era da collezione. Intanto la prefettura, dopo avergli tolto il porto d’armi, gli ha assegnato la vigilanza. Pozzolo sarebbe in pericolo per le sue posizioni sull’Iran. I suoi compagni di Fdi lo credono colpevole
• Salvini emana una direttiva contro i 30 all’ora in un intero centro cittadino. Il limite è di 50 ma saranno previste deroghe al ribasso (30 km/h) o al rialzo (70 km/h) su singole strade
• Migliaia di persone si sono messe in fila per l’ultimo saluto a Gigi Riva. Nel feretro il campione indossa la tuta blu della Nazionale, le scarpe sportive dello stesso colore, la maglia rossoblù del Cagliari ai piedi. Oggi i funerali
• Sull’ingresso di Lufthansa in Ita Airways, l’Ue deciderà a giugno. Bruxelles è preoccupata per la concorrenza e ha aperto un’ulteriore indagine
• Sul rigassificatore, il Tar dà torto al comune di Piombino e lo condanna a pagare novantamila euro di spese processuali
• A pochi giorni dalla scadenza dei termini europei, Stato ed enti locali francesi non hanno ancora chiuso il finanziamento per la Tav: mancano 20 milioni e il governo non vuole metterli
• Neanche l’editoria Usa se la passa bene. Il Los Angeles Times ha annunciato il licenziamento di un quinto della redazione. A new York i giornalisti di Vanity Fair, Vogue e GQ hanno organizzato un picchetto di protesta e 24 ore di sciopero contro un taglio del 5 per cento.
• Hamas avrebbe aperto alla librazione degli ostaggi in cambio di una tregua. Intanto, alla Knesset, i liberati raccontano di come uomini e donne rapiti vengano stuprati e torturati
• Ieri a Gaza sono morti 24 soldati israeliani, 21 dei quali in un’imboscata. L’Idf ha risposto uccidendo cento militanti di Hamas
• Sono almeno 19 le persone uccise e oltre 120 i feriti causati dagli attacchi missilistici che ieri hanno colpito le città ucraine. Oggi le Lega presenterà un ordine del giorno non vincolante per chiedere lo stop all’invio di armi in Ucraina
• La Turchia dice sì alla Svezia nella Nato. Ora manca l’approvazione dell’Ungheria. Polemiche
• Domani l’Alabama diventerà il primo Stato americano a giustiziare un detenuto con l’azoto puro. Un metodo condannato persino dai veterinari
• L’Iran, per le proteste pro Mahsa, ha impiccato un altro detenuto. Durante una manifestazione l’uomo aveva investito un gruppo di agenti uccidendone uno
• La corte suprema tedesca ha bloccato i finanziamenti al partito di estrema destra ex-Nationaldemokratische Partei Deutschlands (Npd) perché mira a distruggere libertà e democrazia. È la prima volta che accade una cosa simile
• Anche Francia e Austria sono contro la carne coltivata. Hanno firmato un documento congiunto con Roma: «È una minaccia per i metodi di produzione alimentare»

• Don Gabriele Martinelli è stato condannato dal tribunale vaticano a due anni e mezzo di carcere per corruzione di minore. Si tratta della prima pronuncia su reati di natura sessuale consumati dentro le mura leonine. Da allievo alla scuola dei chierichetti che servono la messa del Papa, Martinelli abusò sessualmente di un altro allievo

• I carabinieri hanno trovato una corda arrotolata a una trave e un biglietto, con alcune frasi, nelle vicinanze dei resti di Andreea Rabciuc. Si pensa al suicidio
• In Francia, un’auto s’è lanciata contro una manifestazione degli agricoltori. Morte una donna e sua figlia di 12 anni che partecipava alla protesta per sostenere la mamma

• In Canada un elicottero con a bordo sei italiani è precipitato, due sono morti. Erano ereditieri d’industia dell’Alto Adige
• Garrone va agli Oscar. Io capitano è entrato nella cinquina dei migliori film internazionali
• Rimontando un 1-5 nel secondo set, Jannik Sinner ha clamorosamente battuto per 3 set a 0 Andrej Rublëv (6-4 7-6 6-3) ed è volato alle semifinali. Venerdì dovrà vedersela di nuovo con Djoković
• L’Udinese dovrà giocare un turno a porte chiuse. Lo ha deciso il giudice sportivo dopo gli insulti razziali a Maignan

Titoli

Corriere della Sera: Sì all’Autonomia, è scontro
la Repubblica: Voglia di censura
La Stampa: Regioni, via all’Autonomia / Pd e 5Stelle: Paese a pezzi
Il Sole 24 Ore: L’alta gamma cerca 346mila tecnici entro il 2026 / ma per il 50% non li troverà
Avvenire: Più autonomi o più soli?
Il Messaggero: Mar Rosso, rincari per la crisi
Il Giornale: Primo colpo allo statalismo
Leggo: Hamas boccia la tregua
Qn: Sì all’autonomia, proteste in Senato
Il Fatto: Lega contro Meloni: «Kiev / non può vincere, basta armi»
Libero: Più autonomia, meno sprechi
La Verità: L’Oms tenta la spallata finale / per i pieni poteri sulla salute
Il Mattino: Autonomia, c’è il primo sì
il Quotidiano del Sud: La fuffa leghista dell’autonomia
il manifesto: State / serenissimi
Domani: Medici e pazienti, sarà fuga dal Sud / Il governo uccide la sanità per tutti

IN TERZA PAGINA
Mattia Feltri fa il punto sul caso Pozzolo e sui patrioti che fanno fumo. Per Massimo Fini il diritto all’eutanasia è sacro santo. Ma meglio se con una pistola. Simonetta Scarane ci fa sapere che i sudcoreani noleggiano gratis i vestiti per i colloqui di lavoro. Luca Roberto racconta i segreti del successo di Sinner. E per finire le pulci di Lorenzetto
IN QUARTA PAGINA
Si conclude l’analisi di Lucio Caracciolo su Taiwan: l’America in crisi d’indentità, la Cina col terrore di un incidente che faccia scoppiare una guerra che non si può permettere. E soprattutto: mai i cinesi hanno vinto una guerrra contro gli occidentali

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• A uccidere Concetta Russo sarebbe stato il nipote, Gaetano Santaniello. L’uomo avrebbe comprato una pistola rubata proprio per festeggiare ad Afragola (Napoli) il nuovo anno ma pensava fosse scarica. Quando ha sparato invece ha ucciso la zia






 

 

MERCOLEDI’ 3 GENNAIO 2024
Clamoroso
Il governo ha stanziato in Finanziaria 200 mila euro per rifare gli spogliatoi e i bagni del campo sportivo “Sante Tonello” di Barbeano a Spilimbergo, in Friuli-Venezia Giulia.In prima pagina
• Il deputato di Fdi Emanuele Pozzolo è indagato per lesioni colpose per il proiettile sparato dalla sua pistola che ha ferito il genero di un uomo della scorta di Andrea Delmastro la notte di capodanno. Alla fine si è sottoposto al guanto di paraffina ma non ha voluto consegnare i suoi abiti. S’è trincerato dietro l’immunità parlamentare. Meloni vuole cacciarlo dal partito
• Mattarella ha promulgato il ddl Concorrenza solo perché era un obiettivo del Pnrr da conseguire entro il 2023, ma non è d’accordo con le proroghe agli ambulanti. Le considera sproporzionate e eccessive (12 anni) e contrarie al diritto europeo. Contro il Colle si scaglia la Lega
• Un raid aereo in un quartiere residenziale di Beirut ha ucciso il numero due di Hamas, Saleh al-Arouri. Il Libano accusa Israele ma Tel Aviv non rivendica l’attacco
• È morto Zvi Zamir, il direttore del Mossad che si occupò della guerra dello Yom Kippur e del Settembre Nero
• La presidente di Harvard Claudine Gay, che si rifiutò di condannare le manifestazioni antisemite nella sua università, si è dimessa. Dice di aver subito minacce
• Continua l’offensiva russa in ucraina. Mosca ha lasciato più di cento missili. Uccisi almeno cinque civile e feriti più di cento
• Oggi davanti al giudice gli interrogatori di alcuni degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di appalti Anas pilotati. Verranno ascoltati anche Tommaso Verdini e Fabio Pileri
• Bufera sul giudice contabile Marcello Degni che accusa la sinistra di non aver fatto ostruzionismo sulla manovra: «Potevamo farli sbavare di rabbia»
• Tesla mantiene la leadership sulle auto elettriche. Ha venduto 1,808 milioni di vetture. Meno di quanto sperato da Musk ma più di quanto prevedevano le stime
• Arrivano gli incentivi per le auto elettriche e ibride. Chi ha un reddito basso e rottama un Euro 2 può avere uno sconto fino a 13.750 euro
• A Siena il comune cerca un ingegnere di sesso maschile. Non lo fa per discriminazione bensì nel rispetto delle pari opportunità. Su 121 ingegneri solo 40 sono uomini
• Al funerale di Paolo Graldi la chiesa era piena. C’erano tutti: da Gianni Letta ai suoi autisti affezionati
• Si aggrava il bilancio del terremoto in Giappone. I morti sono 64. A Suzu, circa il 90 per cento delle case è stato completamente o parzialmente distrutto
• Sfiorata una nuova tragedia in Giappone. In un aeroporto di Tokyo un aereo in fase di atterraggio è entrato in collisione contro un velivolo della guardia costiera. I 400 passeggeri a bordo sono stati messi in salvo prima che l’aereo esplodesse. Morti i cinque militari della guardia costiera
• Non lontano da Pordenone un’ambulanza s’è scontrata contro un Tir. Morto il camionista, l’autista del mezzo di soccorso e la paziente di 80 anni

• Un uomo di 74 anni ha ucciso la moglie a padellate in testa. Poi ha portato il cadavere in ospedale fingendo che fosse caduta dalle scale. È il primo femminicidio del 2024

• Solo a capodanno in Italia sono morti cinquemila animali a causa dei botti
• A Hong Kong il magnate pro-democrazia Jimmy Lai si è dichiarato «non colpevole» durante il processo per attentato alla sicurezza nazionale
• Nelle ultime ore l’Iran ha giustiziato nove persone per traffico di droga

• A uccidere Concetta Russo sarebbe stato il nipote, Gaetano Santaniello. L’uomo avrebbe comprato una pistola rubata proprio per festeggiare ad Afragola (Napoli) il nuovo anno ma pensava fosse scarica. Quando ha sparato invece ha ucciso la zia

• Gino Cecchettin, papà di Giulia, si affida a un’agenzia letteraria. Si pensa voglia scrivere un libro o una fiction
• L’ereditiera tedesca Christina Block avrebbe fatto rapire i figli che stavano con il papà in Danimarca. Lei, in Germania, ne ha la custodia legale, e lui ce l’ha in Danimarca.
• Sono morti la giornalista Simonetta Robiony e Françoise Bornet, la protagonista del «bacio» rubato di Doisneau
• Il Milan batte il Cagliari 4 a 1 e conquista un posto ai quarti di Coppa Italia
• Dopo un anno di assenza dal tennis, Rafa Nadal ritorna e batte Thiem per 7-5; 6-1 in 89 minuti di gioco

Titoli
Corriere della Sera: Festa e spari, indagato Pozzolo
la Repubblica: I paletti di Mattarella
La Stampa: «Ferito da Pozzolo, potrei denunciarlo»
Il Sole 24 Ore: Borse, il caso Apple frena il rally
Avvenire: «Diritti dei disabili: / i fondi non bastano»
Il Messaggero: Auto ecologiche, arriva il bonus
Il Giornale: La sinistra spara a casaccio
Qn: Affidiamoci alla scienza
Il Fatto: «Il detenuto Verdini insegnava / come nascondere le mazzette»
Libero: Ecco tutta la verità / sul pistola del veglione
La Verità: Nuovo slogan dei democratici / «Le elezioni sono pericolose»
Il Mattino: Ambulanti, i rilievi del Colle
il Quotidiano del Sud: La riforma del bilancio dello Stato
il manifesto: Sindrome / milanese
Domani: Indagato Pozzolo, il pistolero di FdI Meloni e Salvini costretti alla tregua

IN TERZA PAGINA
Chi è Emanuele Pozzolo (Fraschilla)
L’anno d’oro dei vip americani (D’Ascenzo)
L’invadenza degli agenti (Grasso)
Tra Bardot e Bergoglio vince BB (Fini)
Come uccidere una Stella di Natale (Langone)
Le pulci di Lorenzetto
IN QUARTA PAGINA
ALFONSIN, UNA DONNA

AL GIRO D’ITALIA DEL 1924
di Giorgio Calcagno

 

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Prof carbonizzato in auto giallo nel Casertano Era sparito da due giorni.  L’UOMO LAVORAVA IN UNA SCUOLA DI MINTURNO E VIVEVA DA SOLO DOPO LA SEPARAZIONE DALLA MOGLIE di Marilù Musto ( Il Mattino ) 





 

 

Prof carbonizzato in auto giallo nel Casertano Era sparito da due giorni.
L’UOMO LAVORAVA IN UNA SCUOLA DI MINTURNO E VIVEVA DA SOLO DOPO LA SEPARAZIONE DALLA MOGLIE di Marilù Musto ( Il Mattino )

È rimasta intatta solo la mascella. Il resto è poco più che cenere. Anche le ossa sono irriconoscibili. Chi ha ridotto in questo stato il cadavere di Pietro Caprio, insegnante di Educazione fisica in un istituto scolastico di Minturno (in provincia di Latina), non ha avuto alcuna pietà. L’insegnante è stato avvolto dalle fiamme mentre era bordo della sua vettura in un luogo isolato, in via Pietre bianche a Baia Domizia (Cellole), dove di solito si incontrano le coppie. Ma di lui, ora, non rimane nulla. L’ipotesi è che fosse già morto quando è stata incendiata l’auto, ma non si esclude la pista che sia stato cosparso di benzina ancora semicosciente.

I DETTAGLI

Di certo, ci sono pochi dubbi sul fatto che il cadavere appartenga a Pietro: l’auto incendiata è una Dacia Duster intestata alla mamma, lui è introvabile da oltre 24 ore. Si annodano i primi fili di indizi. Se un riconoscimento è impossibile, resta il fatto che troppe strade riconducono a lui. Unica appendice di un’indagine sul riconoscimento è l’esame del Dna sulle ossa. Ma per avere il responso bisognerà aspettare. Ieri mattina, la macabra scoperta di un passante in località Baia Domizia, in provincia di Caserta. Sono stati i carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca a rintracciare la vettura. Pietro era sparito da venerdì sera, ma non c’è alcuna traccia di una denuncia di scomparsa dei familiari alle forze dell’ordine. Da tempo, viveva solo. La sua abitazione è divisa in tre piani, nel cuore di Cellole: al primo piano abita la mamma anziana, Maria G. di 84 anni (intestataria della vettura), al secondo viveva lui e al terzo piano abita la moglie, dalla quale Pietro si era separato. Il “giallo” sulla sua morte è il nuovo caso che tiene impegnati gli investigatori della provincia di Caserta.

L’IPOTESI

I militari – coordinati dal capitano Alessia Di Rocco – e i vigili del fuoco del distaccamento di Mondragone hanno raccolto molti elementi sul posto. Accanto al cadavere dell’uomo sono stati trovati dei fazzoletti. Chi ha dato alle fiamme il suv Dacia Duster voleva far sparire ogni prova, ma è riuscito solo in parte nel suo intento. Perché la sezione “rilievi” del nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri potrebbe avere fra le mani qualche elemento-chiave. Gli inquirenti si trovano ora di fronte a un dilemma: se si tratti di un omicidio o di un suicidio. Difficile ipotizzare un gesto estremo di autolesionismo, molto più semplice ricondurre il decesso a un omicidio. Ma in quale ambiente si scava La sfera privata è quella che contiene più informazioni: Pietro Caprio aveva tanti amici, pare frequentasse locali alla moda. La sera della scomparsa aveva un appuntamento in un luogo isolato, accanto a un campeggio. Da lì parte la ricostruzione. Della sua vita si conosce ogni passaggio: in estate lavorava come bagnino in alcuni stabilimenti balneari di Baia Domizia; aveva il brevetto di maestro di salvamento della “federazione italiana nuoto” e anche quello di scuba driver. La famiglia era molto impegnata nell’organizzazione del carnevale a Cellole, al punto che la madre pare vestisse ogni anno gli abiti di “regina del Carnevale”.

IL LAVORO

Da settembre in poi, però, Pietro svolgeva la sua professione in una scuola di Minturno, dove lunedì si recheranno gli inquirenti per interrogare i colleghi. Intanto, ieri sera, dopo il sopralluogo del magistrato della procura di Santa Maria Capua Vetere, i resti del cadavere sono stati portati all’Istituto legale dell’ospedale di Caserta. Gli amici di Cellole raccontano di Pietro come «una persona gioviale». Si scava nella sua vita privata: è un buco nero pieno di informazioni.

FONTE:

 

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Milano: 11 arresti e 153 indagati: ipotizzato sodalizio mafioso tra siciliani, calabresi e campani

“La santa alleanza di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra: ecco il nuovo consorzio mafioso che comanda in Lombardia”: 11 arresti e 153 indagati

“La santa alleanza di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra: ecco il nuovo consorzio mafioso che comanda in Lombardia”: 11 arresti e 153 indagati

GIUSTIZIA & IMPUNITÀ

Operazione antimafia a Milano, dove secondo le indagini della pm Alessandra Cerreti e dal Nucleo investigativo dei carabinieri esiste un sistema che raggruppa clan siciliani, calabresi e campani in una unica associazione.

La ricostruzione della procura, però, è stata bocciata dal gip che con un’ordinanza di duemila pagine ha accolto solo 11 richieste di arresto su ben 153 proposte. Disposto il sequestro di oltre 200 milioni di euro, centinaia le perquisizioni in corso

Dollarino, al secolo Emanuele Gregorini uomo del clan campano-romano diretto da Michele Senese, non ha dubbi: “Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!”. Dollarino sta parlando con Gioacchino Amico, siciliano con residenza lombarda, vicino ai Senese e agli uomini di Cosa nostra, sia palermitani che trapanesi. Amico aggiunge: “Abbiamo costruito un impero e ci siamo fatti autorizzare tutto da Milano, passando dalla Calabria da Napoli ovunque”. Le ambientali nascoste negli uffici della Seven Space di Busto Garolfo registrano tutto e fissano un punto: oggi esiste un sistema mafioso lombardo che raggruppa clan sicilianicalabresi e campani in una unica associazione, che condivide affari e società, gestite da professionisti comuni. E’ questa la rivoluzione copernicana proposta dalla procura di Milano, dal pm Alessandra Cerreti e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova diretto dal colonnello Antonio Coppola.

La federazione della mafia sotto al Duomo – Non più dunque diverse associazioni, ma una super-associazione al cui tavolo milanese siedono i rappresentanti più influenti di Cosa nostra, ndrangheta e camorra. Una federazione, insomma, o meglio, come si ascolta nelle intercettazioni, “il consorzio”, termine già usato negli anni Novanta proprio per descrivere un’altra federazione mafiosa cresciuta e nata sotto al Duomo. Così come ha spiegato il pentito Salvatore Annacondia, detto manomozza riferendosi al passato: “Il Consorzio era la mamma di tutti i gruppi. Una realtà che andava oltre la ’ndrangheta e ricomprendeva ‘ndrangheta, pugliesi, siciliani, campani. Milano e la Lombardia erano la terra di elezione di questo Consorzio”. E se allora erano quintali di droga, oggi sono milioni di euro. I protagonisti di questo nuovo patto hanno in testa un solo obiettivo: fare soldi senza creare allarme sociale, e intimidendo solo quando è proprio indispensabile.

I nomi degli arrestati – Ora l’ipotesi dell’accusa è stata bocciata dal giudice per le indagini preliminare Tommaso Perna che nella sua ordinanza di oggi, circa duemila pagine (scritta a partire da aprile), ha accolto undici richieste di arresto su ben 153 proposte dalla Procura in una richiesta monster di oltre cinquemila pagine. Finiscono così in galera: Gioacchino Amico, Francesco Bellusci, Rosario Bonvissuto, Giacomo Cristello, Giuseppe Fiore, Pietro Mazzotta, Dario e Francesco Nicastro, Massimo Rosi, Sergio Sanseverino, Giuseppe Sorce. I reati contestati a vario titolo sono: porto d’armi, due estorsioni aggravate dal metodo mafioso, una minaccia aggravata, traffico di droga, spaccio, ed evasione fiscale. Un dato senza precedenti e certo incomprensibile, visti gli atti dell’indagine, che non sminuisce la ricostruzione del pm, il quale contro questa ordinanza ha già proposto appello al tribunale del Riesame di Milano. Il gip ha disposto il sequestro di oltre 200 milioni di euro. Centinaia le perquisizioni in corso. Mentre la Procura sta notificando ai 154 indagati l’avviso di conclusione indagine.

Le cinque derivazioni del sistema – L’accusa individua ben cinque derivazioni che compongono il nuovo sistema mafioso lombardo. Da qui il nome dell’indagine: Hydra. L’inchiesta nasce a partire dal monitoraggio sulla riattivazione della locale di ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo e si allarga seguendo un caso di lupara bianca. E cioé la scomparsa di Gaetano Cantarella, legato al clan Mazzei di Catania, ma secondo il pentito Emanuele De Castro collegato a Massimo Rosi, il quale su ordine del boss Vincenzo Rispoli, stava riattivando la locale di Lonate. Sceso a Catania il 3 febbraio 2020 e dopo aver incontrato Gioacchino Amico, Cantarella detto Tanu u Curtu scompare per sempre. Il fatto è rilevante perché apre nuovi scenari alla Procura che inizia a ricostruire le componenti del Consorzio. La prima è quella palermitana rappresentata da Giuseppe Fidanzati, detto Ninni, figlio del defunto Gaetano, già a capo del mandamento dell’Arenella, e da suo zio Stefano Fidanzati, ritenuto oggi il reggente del clan a Palermo. La componente trapanese porta il nome di Bernardo Pace e dei suoi due figli.

L’ombra di Messina Denaro – E poi c’è quella di Castelevetrano legata all’ex latitante Matteo Messina Denaro (catturato il 16 gennaio 2023 a Palermo) e rappresentata dal suo parente Errante Parrino, boss alla vecchia maniera che da decenni dirige i suoi affari dai tavoli del bar Las Vegas di Abbiategrasso e che qui incontrerà, con Denaro ancora fuggiasco, Antonio Messina detto l’avvocato, uomo vicinissimo all’ex primula rossa che stando alle indagini era coinvolta direttamente nella gestione degli affari lombardi. E questo per due motivi: la vicinanza diretta di Errante ai familiari del boss e diversi incontri che si tengono in Sicilia tra i protagonisti principali del Consorzio e Antonio Messina. Uno, quello del 2 febbraio, si terrà a Campobello di Mazara al bar San Vito a cento metri dal luogo che poi si scoprirà essere uno dei covi di Matteo Messina Denaro. Di Castelvetrano sono anche gli imprenditori Rosario e Giovanni Abilone che mettono a disposizione del cartello oltre duecento società, anche estere, per riciclare denaro e accumulare milioni di euro con crediti fittizi. Poi ci sono i fratelli Nicastro, legati alla mafia di Gela, da anni presenti nella zona di Varese, i catanesi della famiglia Mazzei, già collegati alla ‘ndrangheta. In particolare alla locale di Lonate Pozzolo, rinata per volere del boss Vincenzo Rispoli, oggi in carcere, e grazie all’opera di Massimo Rosi. La parte reggina è rappresentata dalla famiglia Crea, Santo e il figlio Filippo, legati alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, storicamente insediata nell’area brianzola di Desio. Infine la parte romana, certo la più numerosa, rappresentata da Vincenzo Senese, figlio di Michele e presente a Milano in moltissime occasioni, dallo stesso Amico e da Giancarlo Vestiti, il quale prima del suo arresto era l’uomo-cerniera per tenere assieme tutti i gruppi. Tanto che Filippo Crea gli dirà: “Guardate che voi siete al centro siete come epicentro di molti equilibri – voi siete l’epicentro di molti equilibri, per i figlioli, per noi per tutti!”.

Cosa nega il giudice – Eccolo allora il Consorzio che si riunisce, decide, apre società con capitali interamente versati da oltre 300 milioni di euro (International petroli spa) , investe nel settore petrolifero, lucra sull’Ecobonus, sul Covid, tra Dpi e sanificazioni, e anche si infiltra all’Ortomercato, nelle Rsa e nei parcheggi di notissimi ospedali lombardi, pubblici e privati, appalti anche all’interno delle carceri, aggancia parlamentari di Fratelli d’Italia, tiene rapporti con i sindaci, con esponenti regionali della Lega e anche con personaggi come Lele Mora. Eppure per il giudice non c’è mafia. Non solo: per supportare la bocciatura del Consorzio si arriva a negare la presenza (storicamente accertata) in Lombardia del clan Fidanzati o degli Iamonte. Manca, si legge nell’ordinanza, la forza d’intimidazione tipica dell’associazione mafiosa.

Facce da matrimonio – Dimentica, forse il giudice, che anche altri elementi mostrano l’esistenza dell’associazione. I matrimoni ad esempio. E qui le intercettazioni fissano un dialogo storico. A parlare è Gioacchino Amico assieme alla compagna. Stano organizzando il pranzo del loro matrimonio e stilano la lista degli invitati. “I sanlucoti li possiamo mettere in campagna, che sono due famiglie, cognati”. E i romani, Vincenzo Senese e Dollarino. “Quelli di Roma non vengono? – E certo che vengono!”. E poi c’è Enrico Nicoletti, nipote omonimo del cassiere della Banda della Magliana: “A sto piccolino l’ho cresciuto io”. E poi il clan Fidanzati: “Ma Zi Ninni stesso! Il padre di Acquasanta! Ninni! Lo zio Stefano, il fratello di Acquasanta la bonanima!”. E poi Antonio Romeo, nipote del boss Romeo U staccu di San Luca, parente di Giuseppe Giorgi detto “la capra”: “Giorgi! Il parente della “Pecora“, quello che hanno preso latitante, quello che era capo là, reggente di “Gambazza” Che ci posso fare io! Se è mio compare! Lavoriamo insieme!”. E poi “tutti quelli di Castelvetrano”. E qui la compagna chiede ad Amico: “E parlando del latitante, Antonio Messina, che dobbiamo fare?”. Senza dimenticare i napoletani e Giancarlo Vestiti, indagato e ritenuto al centro degli affari del Consorzio: “Un bordello ci sarà! La famiglia di Giancarlo che gli dici no? Quelli di Secondigliano, quelli di Torre Annunziata! E qua siamo”. Sarà presente anche Massimo Rosi, l’uomo che ha ricostituito la locale di Lonate-Pozzolo. Alla fine di questo elenco, Amico confessa, secondo l’accusa, l’esistenza stessa del Consorzio: “Minchia napoletana è! Calabrese è! Siciliana sei! Che minchia devo fare di più di questo! Per davvero con l’elicottero devono venire (le forze dell’ordine, ndr) questa giornata! E se vengono con il drone, che minchia vogliono! Mi sto sposando!”.

Il Consorzio a pranzo – I matrimoni, dunque, ma anche i cosiddetti summit. Tutto avvalorerebbe l’ipotesi del nuovo Consorzio. I carabinieri coordinati nelle indagini dal tenente colonnello Cataldo Pantaleo, uno non nato ieri, uno che ha fatto tutta l’indagine Infinito del 2010, uno che conosce nomi, fatti, circostanze della mafia a Milano, registrano e filmano ben 21 incontri all’interno degli uffici delle società riconducibili in buona parte ad Amico. Incontri tra Dairago, Busto Garolfo, Abbiategrasso, Cinisello Balsamo, Inveruno. E uno che si tiene nel terreno di Castano Primo di Giacomo Cristello, uomo di fiducia di Rosi e, secondo l’accusa, affiliato alla locale. Si tratta di una vera e propria “mangiata” che i carabinieri riescono a filmare per intero e alla quale partecipano calabresi e siciliani, tutti ricompresi negli assetti del Consorzio.

Gli affari immobiliari – Gli affari, poi, il bonus facciate, il cosiddetto 110, gestito per conto del gruppo dal siciliano Pietro Mannino, persona vicina ai Fidanzati. Tra i vari lavori anche quelli nel carcere di Vigevano, grazie alla conoscenza dei Crea con l’ex vicesindaco Antonello Galiani (non indagato) da poco nominato vice commissario regionale per Forza italia. E sempre grazie ai contatti di Galiani, i Crea, per conto del Consorzio, progettano la ristrutturazione di oltre duemila alloggi popolari in Piemonte. In via generale, le parole di Amico chiariscono ulteriormente il quadro: “Faremo l’immobiliare, acquisteremo tutte le cose che ci va a costare, asse non asse…costruiremo tutto…sempre dove con i proventi di Milano, Milano…con i proventi di Roma, Roma.. con i proventi di Calabria, Calabria…con i proventi di Sicilia, Sicilia…certo così noi sul territorio non abbiamo discordanze…tu prendi i soldi da Milano da investire a Roma”.

I rapporti con la leghista Rizzi – Sempre lo stesso Amico per programmare i lavori di sanificazione Covid in Regione Lombardia si interfaccia con Monica Rizzi (non indagata), già assessore al Pirellone, leghista della prima ora. Dice Amico: “Quel lavoro sarà solo mio amore..lo sai?”. Risponde il politico leghista: “Ovviamente ci sono anche degli Assessori che hanno..eee..degli interessi però tu mi dai una presentazione cartacea..fatta bene..dell’azienda..ok?”. Con una delle tante società riferibili ad Amico, la Logistica 2000 in cui sarà assunto Giuseppe Fidanzati, il gruppo ottiene la gestione dei parcheggi all’interno dell’Humanitas di Bergamo, dell’ospedale di Desio e della esclusiva clinica privata milanese Columbus, dove effettuano le visite mediche i calciatori del Milan. Infiltrazione che però non passa inosservata. Tanto che in una intercettazione si ascolta: “Questi son convinti che la mala si è presa tutto il parcheggio, no questi sono convinti che i parcheggi ce li ha in mano la mafia”. Alla faccia della non visibilità la cui presunta assenza secondo il gip è motivo per bocciare l’idea del Consorzio.

“Eravamo io, Lele Mora e Dell’Utri” – Ma proseguiamo. Nella lista delle infiltrazioni, non manca certo l’Ortomercato di Milano. Qui si registra tra l’altro l’amicizia tra Giancarlo Vestiti e l’ex direttore generale di Sogemi, la società pubblica che controlla la struttura, tra le più grandi d’Europa, Stefano Zani, già arrestato nel 2019 in una inchiesta per corruzione. Con Zani, il proconsole a Milano del boss Senese ha rapporti confidenziali. Tanto che l’ex dirigente pubblico gli racconta la vicenda di una cena: “Volevo far ridere Giancarlo perché siamo andati l’altra sera a cena no…dalla mia amica che è l’avvocato (…) e allora sembrava le mie prigioni no, poi gli manderò la foto…c’ero io Lele (Mora) e Dell’Utri”. Inoltre da segnalazioni di Banca d’Italia emerge che Amico, attraverso sue società, ha preso lavori per oltre 3 milioni di euro.

Gli affari coi crediti Iva – E poi ci sono crediti fittizi con l’erario venduti con denaro incassato in contanti e frutto di fatture per operazioni inesistenti emesse dagli imprenditori lombardi. Su questo fronte, l’epicentro è l’ufficio di Cinisello Balsamo riconducibile ai Pace. Una vera banca clandestina, dove i carabinieri filmano centinaia di mazzette che passano da una mano all’altra e finiscono ai Pace e in parte ai fratelli Abilone: in quattro giorni oltre centomila euro. Gli stessi Pace, a dimostrazione di una rete di rapporti, prometteranno di corrispondere il 10% degli incassi mensili a Paolo Errante Parrino, il boss silenzioso. Ed è grazie ai crediti d’Iva che gli stessi Abilone creeranno il gioiello societario da mettere a disposizione del nuovo sistema mafioso lombardo. Si tratta della International Petroli spa con sede spostata da Milano a Roma. E nelle cui casse come capitale sociale vengono accreditati oltre 300 milioni di euro, frutto di crediti d’iva in mano agli stessi Abilone.

“Il primo che sbaglia prende un colpo di pistola” – Il loro sistema è così descritto dal pm: “Gli Abilone utilizzano 200 ‘società cartiere’ ubicate sia nel territorio nazionale che all’estero, al fine di generare fittiziamente crediti d’imposta, sfruttando anche le opportunità che fornisce la normativa del Reverse Charge, applicata negli scambi commerciali comunitari tra società nazionali e società estere”. Intercettato Abilone spiega ai Pace: “Qua c’è tutto il mio archivio”. Al che l’altro risponde: “Minchia questo computer ci rovina a tutti”. Abilone lo rassicura: “ Io non sono come gli altri, io con questa… oh! (mostra la chiavetta usb che si passa dalla mano sinistra alla mano destra) c’hai duecento società qua dentro, oh! Questa qui sta fuori di casa, ne ho tre copie per sicurezza, ogni tanto l’aggiorno, non saprà mai nessuno del rapporto tra me e te, nessuno!”. Per creare la provvista della International, Abilone sposta oltre 200 milioni di crediti da una sua società già finita indagata in passato e li gira a una società americana, la Phoneix Llc che a sua volta controlla la londinese Sirio Group che detiene le quote della International Petroli. L’obiettivo della società è quello di “realizzare un imponente apparato societario strumentale all’evasione dell’IVA generata dalla commercializzazione di prodotti petroliferi”. Il commento di Abilone sulla Petroli spa da solo rappresenta l’intera vicenda societaria gestita dagli uomini del Consorzio: “E’ giusto che lo sai perché io rispetto a tutti gli altri, il primo che sbaglia qui prende un colpo di pistola, non ci sono chiacchiere… perché qui nessuno… siamo gli unici in Italia a lavorare con 250 milioni di sospensione di Iva”.

Il nuovo Mondo di mezzo – Insomma, ci troviamo davanti al nuovo mondo di mezzo. Dove il mutuo soccorso dagli atti d’indagine risulta chiaro. Come avviene per l’episodio di un imprenditore che per non farsi portare via la società chiede aiuto a un calabrese, dopodiché ne parla con Vestiti, il quale, rispondendo, svela l’essenza stessa del Consorzio: “Hai visto quello? Io sono della Jonica, ehee sei della Jonica, come ha sentito che era un compare mio ehee…ho detto ma quello è una famiglia con me..! Mongoloide, quello si siede al tavolo con me per decidere le cose, lo sai? Mongoloide. E quello glielo dice? Quello si siede al tavolo e decide le cose insieme a me? Ah? E’ uno di quei tre o quattro che si siede con me, lo sai tu questo?” Non lo sai. “E tu gli hai detto di no, a posto”.

(di Davide Milosa  – Fonti: Fatto Quotidiano – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)