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Papa Celestino, nuova ‘maschera’: rimossa quella ‘ispirata’ a un cardinale

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Nuova maschera, stavolta d’argento, per l’effigie di Papa Celestino: la pregevole opera è stata realizzata dallo scultore Maestro Marino Di Prospero di Tornimparte (L’Aquila) e ha sostituito la precedente maschera di cera che presentava segni di deterioramento e raffigurava le sembianze del Cardinale Carlo Confalonieri.

La vita e la storia di Celestino V sono ricche di misteri e curiosità che hanno sempre spinto studiosi di tutto il mondo ad approfondire indagini e conoscenze, scavando anche nel mito e nelle leggende. Peraltro, ci sono anche pagine poco note.

In tempi più vicini a noi, precisamente nel 1940, fu nominato Arcivescovo di L’Aquila Monsignor Carlo Confalonieri che nel 1944 volle festeggiare il 650° anniversario della canonizzazione di Papa Celestino V, i cui resti mortali riposavano nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, ove si trovano tuttora.

L’Arcivescovo ordinò la ricognizione canonica delle spoglie del Santo e per la sistemazione delle stesse donò il suo anello episcopale e suoi paramenti arcivescovili che, in realtà, non erano consoni per essere indossati da un Papa e neanche da un eremita.

L’allestimento delle spoglie fu completato con la realizzazione della maschera di cera che coprì il volto del Santo, per la quale l’Arcivescovo Confalonieri volle utilizzare le fattezze del proprio viso: gli fu prelevato un calco con il quale fu realizzata la maschera che venne applicata sul cranio di Celestino V.

Questa decisione non fu esente da perplessità: il volto del vecchio Celestino V, vissuto molti secoli prima, ritraeva le sembianze moderne dell’Arcivescovo in carica a L’Aquila, che esercitò il proprio ministero episcopale per altri sette anni e che, successivamente, tornò più volte nel capoluogo d’Abruzzo anche dopo che fu elevato al rango di Cardinale. Le spoglie di Celestino V erano sempre là e mostravano costantemente le sembianze improprie dell’Arcivescovo.

In eminenti ambiti ecclesiastici diversi da quelli aquilani, ma anche nella comunità locale, destò sorpresa l’applicazione della suddetta maschera di cera, perché non esisteva alcuna attinenza tra l’Arcivescovo di L’Aquila Carlo Confalonieri e Papa Celestino V, che, peraltro, era stato elevato agli onori degli altari.

La singolare figuratività della maschera di cera che ritraeva una persona diversa da San Pietro Celestino – per giunta vivente – parve poco riverente e incongrua nei confronti di un umile anacoreta diventato Santo, che è stato sempre circondato da attenzione e devozione in tutto il mondo.

Dopo il terremoto che nel 2009 colpì al cuore il capoluogo d’Abruzzo, causando danni gravissimi anche alla Basilica di Collemaggio, risparmiando miracolosamente l’urna di cristallo che conteneva le sacre spoglie di Celestino V, le reliquie furono portate in pellegrinaggio nelle diocesi di Abruzzo e Molise.

Al termine di questi numerosi viaggi, si notò che la maschera in cera, che copriva il volto del Santo, in più punti aveva subito deterioramenti e segni di scioglimento generati da elevate temperature, nelle circostanze in cui l’urna era esposta al sole, specialmente nei periodi estivi.

Peraltro, per molto tempo, l’urna è stata collocata sul grande basamento di una colonna crollata all’interno della basilica di Collemaggio, sotto la copertura provvisoria in plexiglass del tempio, che consentiva il passaggio dell’irraggiamento solare, generando un doppio effetto serra, sia all’interno della basilica, sia all’interno della lipsanoteca di cristallo.

Al termine dell’intensa “perigrinatio” delle spoglie di Pietro da Morrone, nel 2013 l’Arcidiocesi di L’Aquila decise di effettuare la ricognizione canonica delle spoglie di Celestino V, e dopo aver ricevuto il consenso della Congregazione per le Cause dei Santi per la rimozione dei sigilli della lipsanoteca di cristallo e per operare sulle reliquie insigni, fu nominata la Commissione per farne la Ricognizione Canonica, al fine di ricostruire una nuova maschera d’argento con le vere fattezze del volto di Celestino e sostituire la precedente deteriorata e che, come già evidenziato, modellava in cera le sembianze dell’Arcivescovo Carlo Confalonieri.

La ricognizione del cranio confermò anche che il foro rettangolare presente nella regione frontale del teschio fu causato molto tempo dopo la morte di Celestino V.

La realizzazione della nuova maschera del Santo fu affidata all’autorevole scultore Marino di Prospero che per la ricostruzione utilizzò tecnologie moderne, ma tenne presente anche le immagini dell’iconografia esistente che riguardava Celestino V e si affidò al suo talento e alla maestria delle sue mani, per conferire alla fredda immagine ricostruita virtualmente, un aspetto realistico, espressivo e solenne.

Ecco come il M° Marino Di Prospero ha descritto il suo lavoro:

“Ho già realizzato in passato maschere funerarie per altri beati (il Beato Giaccardo, e il Beato Alberione): in questi casi il lavoro è stato più facile perché si trattava di corpi mummificati, e relativamente recenti, agevolato comunque dall’ausilio delle immagini fotografiche dei volti.

Nel caso di Celestino V, in primo luogo, ho avuto il compito non facile di rimuovere la maschera di cera con le sembianze del cardinale Confalonieri, che si era saldata perfettamente al cranio, constatando anche che mancava la mandibola.

Con l’aiuto del medico legale G. Sacchetti abbiamo ricostruito ed integrato il cranio con il modello di una mandibola perfettamente compatibile, al fine di avere un teschio completo per realizzare un calco di gesso.

Su questo calco ho individuato i primi riferimenti obbligati, come le orbite oculari e l’attacco delle orecchie, del naso e della bocca. Poi con la tecnica degli spessori, delle fasce muscolari e dei tessuti molli ho tracciato la base di riferimento.

Parallelamente, un laboratorio specializzato nella ricostruzione virtuale con il laser scanner, ha ricostruito un’anatomia del volto e questa ricostruzione è stata solo un supporto marginale al mio lavoro, in quanto, anche usando metodologie simili, abbiamo avuto esiti formali profondamente diversi.

Il risultato dell’operazione con il laser scanner del laboratorio è stato quello di un volto di un giovane cinquantenne.  

Il mio compito in sostanza non è stato solo quello della modellazione materiale da una ricostruzione virtuale fredda e priva di espressività, ma soprattutto quello della modellazione di un vecchio novantenne, santo, con il volto sereno e rilassato di un morto, che al contempo suscitasse emozione, compito meno scientifico e più artistico”.

Oggi, grazie al pregevole lavoro dello scultore Marino Di Prospero, le spoglie di Celestino V mostrano dignitosamente i tratti originali del vero volto di uno dei Santi più importanti dell’Abruzzo e Molise, il cui mito ha attraversato i secoli sino ai giorni nostri e continuerà ad affascinare studiosi e credenti di tutto il mondo.

(di Camillo Berardi – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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