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Piana M.Verna. Confermata dalla Cassazione la condanna a 16 anni per il nipote-omicida di Angela Santabarbara

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angela_10x15-santabarbara2de+siato-11x15-pasquale+piana_eE’ definitiva la condanna a sedici anni di carcere, confermata dalla suprema corte, per Pasqualino De Siato, il 26enne di Piana di Monte Verna già condannato in appello a tale pena l’8 aprile 2014 per l’omicidio della zia Angela Santabarbara, cugina di sua madre, che risiedeva come lui in via Parco.

Va però precisato che giò attualmente il giovane, difeso dall’avvocato Bernardino Lombardi, non è in carcere atteso che, a causa delle condizioni  psichiche del giovane, ritenite non compatibili al regime carcerario, lo stesso gip di Santa Maria Capua Vetere dispose che il giovane trascorresse il lungo periodo detentivo presso un’idonea casa di cura.

I familiari dell’anziana vittima hanno chiesto giustizia, costituendosi parte civile nel processo con l’avvocato Romolo Vignola.

Angela Santabarbara venne ammazzata con 32 coltellate, da Pasqualino De Siato, oggi 26enne, che il 5 gennaio 2012 l’avrebbe brutalmente uccisa per derubarla.

Un omicidio efferato che aveva sconvolto la piccola comunità dove l’anziana viveva e dove era avvenuto l’assassinio.

La donna, infatti, era stata trovata in una pozza di sangue nella sua casa, dopo che il suo carnefice si era con violenza accanito sul suo corpo, proprio su segnalazione del suo omicida e nipote.

Il ragazzo corse dalla madre, la mattina del 5 gennaio, raccontandole di aver rinvenuto il cadavere della signora nella sua abitazione di via Parco.

La sua versione, però, non ha convinto gli inquirenti sin dal primo momento.

Il giovane, infatti, subito ascoltato come persona informata dei fatti, era stato indiziato dell’omicidio dopo che sui suoi indumenti erano state rinvenute diverse macchie di sangue.

De Siato, inoltre, non era stato in grado di fornire una spiegazione plausibile e convincente delle ferite da taglio presenti sulla sua mano destra.

Sotto le unghie della Santabarbara, poi, il nipote avrebbe lasciato anche materiale genetico, dopo aver infierito sul corpo della sua congiunta avrebbe frugato in armadi e cassetti al piano superiore dell’abitazione, lasciando un po’ ovunque le sue impronte insanguinate.

Per gli inquirenti, De Siato cercava denaro o forse qualche oggetto d’oro.

Per questo avrebbe strappato dal collo della 70enne una catenina, il cui pendente, un crocifisso, era stato poi trovato dagli investigatori sul corpo della donna.

Dopo la condanna a 16 anni in primo grado, già confermata in Appello, ora per il giovane è arrivato anche il verdetto della Corte di Cassazione che pone, almeno sul piano giudiziario, la parola fine a una tragedia che ancor oggi sconcerta la tranquilla e pacifica gente di Piana di Monte Verna.

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