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Caserta. Verso la prescrizione il processo sulle ‘truffe del caro estinto’?

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bara-15xx10-soldi-11L’operazione di servizio scattò alle prime ore dell’alba di lunedì 26 gennaio 2009,

cioè quasi sette anni fa, quando, in varie località delle province di Caserta e Napoli, i carabinieri di Caserta eseguirono 22 ordinanze di custodia cautelare per ”associazione per delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali, estorsione ed illecita concorrenza nel mercato delle onoranze funebri”, notificando anche otto divieti di dimora nella provincia.
L’organizzazione, corrompendo alcuni dipendenti dell’Istituto di Medicina Legale dell’ospedale di Caserta, gestiva in modo monopolistico il mercato delle onoranze funebri. Tutto, secondo l’accusa, ruotava intorno ad un sistema di corruzione che la Procura di Santa Maria Capua Vetere, definì ‘ambientale’, tanto era radicato e collaudato.
Accordi precisi e tariffe altrettanto precise.
C’era questo dietro il racket delle onoranze funebri, smantellato in quel frangente dai carabinieri di Caserta: un giro d’affari che secondo gli investigatori ammontava a diverse decine di milioni di euro. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare in carcere, cinque domiciliari e divieto di dimora a Caserta per altre otto persone. Gli impiegati della sala mortuaria dell’ospedale civile di Caserta procuravano solo ad alcune imprese di pompe funebri i dati anagrafici delle persone appena decedute nei vari reparti dell’ospedale casertano. In questo modo tali imprenditori riuscivano a giungere in ospedale prima degli altri per il trasporto della salma e per l’organizzazione dei funerali, lasciando così intendere ai familiari delle persone decedute che tale servizio fosse convenzionato con la struttura sanitaria pubblica. Duecento euro a funerale era la somma che le pompe funebri pagavano agli impiegati della sala mortuaria che, così, riuscivano a guadagnare anche 6mila euro al mese. Intimidazione e minacce, anche con armi, per chi non rispettava il ‘sistema’ di accordi’: c’era anche questo dietro il racket delle onoranze funebri smantellato sei anni fa a Caserta dai carabinieri. Le indagini – che hanno portato all’arresto di 17 persone, a cinque domiciliari e al divieto di dimora a Caserta per altre 8 persone – accertarono ”inquietanti” fatti di intimidazione nei confronti di coloro che organizzavano funerali ‘fuori territorio’. I titolari delle pompe funebri non erano, infatti, liberi di organizzare funerali in contesti territoriali diversi da quelli pattuiti tra loro con i pubblici impiegati dell’ ospedale di Caserta: se non rispettavano i patti, secondo quanto rese noto la Procura di Santa Maria Capua Vetere, scattavano ‘violente intimidazioni’ durante lo svolgimento dei funerali. Le imprese funebri che facevano parte del ‘sistema’ operavano soprattutto nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, dell’Agro aversano e della zona di Marcianise. L’inchiesta della Procura sulle mazzette in obitorio portò agli arresti (in carcere) l’amministratrice della società di onoranze funebri di Santa Maria Capua Vetere Matilde Vecchione. Coinvolte anche le società casertane Last Travel, Cerreto, Imparato Funeral Home, Ferrara, Corvino e altre. Gli infermieri fulcro di tutta l’operazione tratti in arresto furono Antonio Chianese e Antonio Cammarota di Caserta e Domenico De Marco di Castel di Sasso. In un caso, l’organizzazione arrivò al punto di sottrarre fuori da una Chiesa un feretro ad un’ altra ditta che si era aggiudicata il funerale. Ebbene in tutto ciò, oggi si profila la prescrizione dei reati, visto che a distanza di tanti anni, sei e mezzo, solo il 17 dicembre prossimo ci sarà l’udienza davanti al Gup che dovrà decidere se si svolgerà o meno un processo. La sola richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata dal Pubblico Ministero due anni orsono. Questo ritardo ha già fatto scattare la prescrizione per alcuni reati contestati agli indagati, vuoi per una serie di mancate notifiche e/o altre pastoie burocratiche in sui finivano gli atti del processo L’inchiesta,nata per caso da una serie di intercettazioni telefoniche e poi supportata dalla denuncia di un imprenditore del settore delle pompe funebri, avrebbe accertato un giro di mazzette all’obitorio di Caserta. Dai 50 ai 200 euro a salma per un guadagno medio di circa 6mila euro al mese. Questo, secondo l’accusa,quanto guadagnato dai componenti di una vera e propria associazione per delinquere che gestiva il controllo delle persone decedute: salme da veicolare dall’obitorio dell’ospedale di Caserta,alle imprese “vicine” per accaparrarsi il funerale in alcune aree della provincia di Caserta e di Napoli. Impegnati gli avvocati Michele Di Fraia, Gennaro Iannotti, Alfonso Quarto, Mariano Omarto, Gianluca Di Matteo, Raffaele Gaetano Crisileo,Mauro Iodice, Luciano e Raffaele Costanzo,Paolo Trofino, Maria Lampitella, Giovanni Pastore e Nadia De Marco.

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