Potrebbe “esplodere” nei prossimi giorni in tutto il suo “fragore” la vicenda
scaturita nei mesi scorsi, per quanto è dato sapere, dalla denuncia prodotta da un tranquillo dipendente comunale in seguito alla divulgazione di suoi dati sensibili ovvero strettamente personali, con tanto clamore, paventando chissà quali gravi conseguenze, salvo a ridimensionare il tutto dopo qualche giorno, in seguito al riconoscimento di ogni diritto del dipendente, che forse qualcuno puntava a “declassare”.
Secondo la (stessa?) “talpa”, dopo la denuncia del dipendente comunale, “vittima” della pubblicazione, su qualche sito web e qualche testata cartacea, di dati riguardanti la sua sfera strettamente privata, anche fisica, evidentemente tratti da un documento riservato, interno al Comune, cioè custodito nel sul fascicolo personale, la magistratura avrebbe aperto un’inchiesta e pare che qualcuno sia stato già ascoltato mentre, sempre “vox populi”, altri interrogatori sarebbero imminenti da parte dei Carabinieri della locale stazione, retta dal Maresciallo Capo Michele Fioraio, su delega della stessa magistratura, per individuare (se possibile) la “talpa” ovvero scoprire se la stessa è “interna” al Comune di Caiazzo o magari ha potuto “manovrare” da altri ambienti anche “sovraordinati”.
Nei prossimi giorni, quindi, secondo tali indiscrezioni, più di un dipendente comunale, compreso qualche superiore del denunciante, responsabile dell’ufficio dal quale potrebbero essere trapelati dati sensibili, potrebbe essere ascoltato dagli inquirenti e non è escluso che anche qualche amministratore potrebbe essere invitato a recarsi in Caserma, per riferire, quale “persona informata dei fatti”.
Doveroso sottolineare infine che la stampa, invero, si sarebbe limitata ad esercitare il proprio diritto-dovere di cronaca, accertando in via prioritaria -giusta prassi- anche se tramite fidati referenti la veridicità della notizia e il suo interesse di natura “pubblica”, indispensabile per renderla idonea alla divulgazione.
Il caso in questione non rientrerebbe neanche nella riforma da cui è scaturita la cosiddetta “legge-bavaglio alla stampa”, che cambia, si, taluni criteri, lasciando però il giornalista libero di procedere qualora appuri una notizia di pubblico interesse.
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