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'Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non valgono nulla le idee o non vale nulla l'uomo' (Ezra W.Pound)

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Si presenta ‘GOLA’ (Gente Onesta Libera Attiva): nuovo soggetto nazionale, interessato solo al bene collettivo

Fermati… e leggi acculturati. Lo affermava anche “il Maestro Camilleri docet”

Riteniamo che la Stampa e. I Mass Media siano prioritari per la comunicazione e l’informazione.

Abbiamo un onere e un onore immenso presentarci alla Opinione Pubblica.

GOLA SI PRESENTA – Gente Onesta Libera Attiva

Si presenta alla Opinione Pubblica per mezzo dei canali di comunicazione e informazione; alla Stampa e Mass Media, cartacei e online.

Una nuova creatura: GOLA.

GOLA non è una provocazione ma un riflesso cosciente, rivolto alla rappresentanza politica sociale italiana, e al mondo che ci guarda.

GOLA rappresenterà i bisogni e le esigenze della cittadinanza e della società.

GOLA è Gente; GOLA è Onesta; GOLA è Libera; GOLA è Attiva. Mission e Vision: Apertura, Ascolto, Intervento, Inclusione, Partecipazione e Socialità.

Un Coordinamento territoriale nella e dalla forma spontanea. Apartitico. Dalle Alpi al Meridione, alle Isole della Sicilia e della Sardegna.

Non è più il tempo di utilizzare il linguaggio dal latino mala current tempora, e italiano della acqua alla gola che ci attanaglia, e dei tanti nodi e fardelli che bloccano la crescita morale culturale economica e sociale.

Noi siamo un Grande Paese. Che si Fa GOLA. Perché… siamo GOLA.

Aosta, Bolzano, Trento, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, ,Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa e Carrara, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, Bologna, Ferrara, Firenze, Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Frosinone, Latina, Rieti, Roma, Viterbo, Perugia, Terni, Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbino, Chieti, l’Aquila, Pescara, Campobasso, Isernia, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Foggia, Barletta Andria Trani, Bari, Brindisi, Taranto, Lecce, Matera, Potenza, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Agrigento, Caltanissetta, ,Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani, Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari, Sud Sardegna.

Della sua bellezza e che vuole diffonderla.

Della Italianità, fatta di gente laboriosa, genuina, originale, spontanea, creativa. Dei suoi beni e prodotti naturali tipici, del cibo con i suoi sapori e odori, la sua cultura artistica secolare e millenaria, con i suoi illustri. Artisti e Monumenti. Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci, Giuseppe Verdi, Cristoforo Colombo, e tantissimi altri che si sono distinti in vari campi. Ricordiamo e non dimentichiamo. Falcone e Borsellino e Anna Magnani.

Coloro che ogni giorno ci riempiono di orgoglio.

I Ricercatori in Italia e nel mondo che vanno incoraggiati e ringraziati per la loro opera nella ricerca di invenzioni scoperte scientifiche e tecnologiche.

I paesaggi mozzafiato dalle montagne, alle colline, alle vallate naturali e i corsi d’acqua, alle pianure, al mare, il cibo e l’enogastronomia con i suoi sapori e odori, l’Agricoltura, la pesca, l’artigianato l’allevamento, il Turismo, e le sue tipicità: prodotti beni e risorse della natura.

Vogliamo dobbiamo farlo abbiamo un onere e un onore.

Promuovere e sostenere la Cura delle Relazioni e dell’Altruismo. Accoglienza e Ospitalità. Benessere e salute psicofisica. Ambiente, Economia, Sicurezza e legalità. Sviluppo e valorizzazione dei servizi e cura della persona. Lavoro, Istruzione e formazione. l’Arte del Bene e servizio pubblico. Della Cultura in tutte le sue forme. Non dimentichiamo la Disabilita e la diversità, la terza età, i bambini, i ragazzi e i giovani. Gli animali da affezione e da allevamento.

Certi dell’interesse di tutti coloro che ogni giorno contribuiscono con la loro opera e dedizione. Tra cui: le eccellenze della cultura e del merito che sono condizionate e costrette a vivere e lavorare anche fuori dalla propria terra e all’estero per costrizione e non per libera volontà.

GOLA Si Fa.

Appello a: Testimonial. Artisti e Personaggi pubblici. Blogger Influencer Reporter e Speaker. Giornalisti, Medici e Professionisti delle professioni sanitarie e assistenziali. Psicologi. Ingegneri. Difensori e Professionisti della Giustizia, Insegnanti, educatori e operatori del mondo scolastico ed educativo. Imprenditori, Quadri, Dirigenti, Risorse Umane, e tutte le componenti produttive sociali e spirituali. Liberi professionisti, autonomi e partite Iva. Amministratori Civici. Studenti. Giovani, Universitari e laureati. Disoccupati e precari. Pensionati e casalinghe. Corpi di categorie produttive sociali sindacali culturali associativi rappresentanti l’operoso mondo del. Volontariato.

Tutti coloro che si prodigano e si riconoscono. Da oggi si riuniscono. Si siamo GOLA.

É possibile trovarci anche su Facebook: “www.facebook.com/ioCosaFaccio?locale=it_IT”.

(Coordinamento GOLA – Gente Onesta Libera Attiva – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

Digital detox

Sul limitare del bosco, nei prati che sovrastano il piccolo abitato di Malosco (Tn), mi incuriosisce un cartello realizzato in plastica trasparente. Riporta i simboli dei principali social media (Instagram, Facebook e Twitter) e la scritta “In Val di Non, nei luoghi più belli, il cellulare non prende. Ritorna ad apprezzarli con gli occhi, con il cuore e con la mente”. Quello che poteva essere un disagio è stato qui trasformato intelligentemente in un’opportunità, in un valore aggiunto a qualche giorno di riposo e di vacanza immersi nella natura. A fianco, un altro cartello indica cosa fare nel caso di incontro con un orso. Il rischio oggi è, per tutti, indubbiamente molto alto. Non quello di un faccia a faccia con un plantigrado, ma quello di vedere e di vivere sempre le cose attraverso la mediazione di un dispositivo elettronico (del suo schermo e della sua fotocamera) e di dover in tempo reale “condividere” con altri quello che si sta vedendo, facendo, perfino mangiando. Quasi che, se gli altri non lo sanno, la mia esperienza sia meno reale, il panorama meno bello, il mio pasto meno gustoso. E siamo sinceri, questo non è (solo) un problema dei giovani. Il cellulare, o sarebbe meglio dire lo smartphone, ovvero questo dispositivo elettronico che per sbaglio funge anche da telefono, ma che ci permette di scattare foto e realizzare filmati, ascoltare musica e guardare video, compiere pagamenti e altre operazioni bancarie, trovare la strada giusta, consultare il meteo, monitorare la nostra attività fisica e mantenere appunto in ogni momento attiva la nostra rete sociale attraverso i social e svariate app di messaggistica – incorporando così in un unico aggeggio le funzioni di telefono, macchina fotografica, cinepresa, sveglia, computer, TomTom e iPod (e chi se li ricorda più questi ultimi?), barometro e cardiofrequenzimetro… – è diventato per la maggior parte di noi una sorta di protesi, inseparabile e indispensabile. Tanto che quando non c’è rete, quando WhatsApp non funziona o addirittura quando è lo stesso telefono a non volerne sapere di accendersi (pare che moltissime persone non lo spengano mai neppure di notte), l’ansia e il panico si diffondono rapidamente, a tutte le età. Ma è proprio in quei luoghi e in quei momenti che puoi avere la grazia di riprendere contatto con la realtà, di renderti conto che il mondo esiste, gli altri esistono e perfino tu esisti, anche quando sei disconnesso e non raggiungibile; che i panorami si possono fissare nella mente e nel cuore; che il silenzio può diventare la più bella colonna sonora di un momento speciale. La buona notizia è che questa condizione può essere non solo il positivo effetto collaterale di un disservizio tecnologico, ma anche il frutto di una libera scelta. Gli esperti di comunicazione la chiamano “digital detox”, ovvero “disintossicazione digitale” e pare sia praticata da un numero crescente di persone di tutte le età che decidono per un periodo più o meno lungo (in genere un weekend o un’intera settimana di ferie) di spegnere del tutto o limitare al massimo l’utilizzo del telefono, del computer e di ogni altro dispositivo elettronico. E per non “cadere in tentazione” si può addirittura decidere di lasciarli a casa, comunicando, come si faceva un tempo, un proprio recapito in caso di autentiche emergenze. All’inizio potrà risultare difficile, ma i benefici, assicurano gli psicologi, saranno una maggior attenzione a ciò che ci circonda, meno ansia, miglior capacità di rilassarsi e più disponibilità nel vivere a pieno il rapporto con chi si ha vicino. E forse anche una maggiore facilità di “connessione” con Dio. Penso proprio valga la pena provare!

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

La Chiesa colombiana parte attiva del processo di pace: “Assicuriamo accompagnamento, aiuto nel discernimento e nell’ascolto paziente e sincero”

Un passo fondamentale, forse storico (lo si vedrà nei prossimi mesi) verso un’autentica pace per la Colombia. Ma in ogni caso insufficiente, se una pace integrale, dentro un’autentica giustizia sociale, non sarà perseguita nei territori più periferici e abbandonati del Paese, affrontando le cause profonde di una violenza che dura da decenni. Mentre all’Avana, venerdì 9 giugno, il presidente della Colombia Gustavo Petro e i capi dell’Esercito di liberazione nazionale, ultima guerriglia di matrice marxista attiva in America Latina, firmavano l’accordo per un cessate-il-fuoco di sei mesi, necessaria premessa per un’intesa definitiva, a Cartagena, su iniziativa della Conferenza episcopale colombiana e del segretariato di Pastorale sociale, si incontravano i vescovi delle zone ancora coinvolte in conflitti e violenze, causati da molteplici soggetti: non solo l’Eln, ma anche i dissidenti delle Farc, i paramilitari del Clan del Golfo, bande criminali e narcotrafficanti di ogni tipo.

Una coincidenza che ha il merito di mettere a fuoco che la pace si costruisce, certo, ai tavoli delle trattative, ma anche e soprattutto sui territori. Di questo cessate-il -fuoco aveva certamente bisogno, come l’ossigeno, il presidente Petro: l’obiettivo della “pace totale”, sbandierato lo scorso anno a inizio mandato, rischiava di essere un vuoto slogan, in un Paese dove, dall’inizio dell’anno alla prima decade di giugno, secondo l’ong Indepaz, ci sono stati 44 massacri e sono stati uccisi 72 leader sociali e ambientali, dove le popolazioni continuano a vivere nel terrore e i minori continuano a essere reclutati dai gruppi armati. E il precedente del 2016, l’accordo di pace con le Farc, che ha avuto un impatto certo importantissimo, ma non decisivo, sul conflitto colombiano, deve servire da lezione.

L’accompagnamento della Chiesa. Ha le idee, chiare, su questo padre Rafael Castillo, dinamico direttore del segretariato di Pastorale sociale della Chiesa colombiana. “Le notizie che giungono dall’Avana sono positive – dichiara al Sir -. Il messaggio è che nella ricerca di pace non ci possono essere rinvii, ma che si deve andare avanti con tutte le forze, e parlando con tutti gli attori. Rispetto all’Eln, come Chiesa colombiana confermiamo il nostro appoggio perché il cessate-il-fuoco si mantenga nel tempo. Noi abbiamo la nostra identità e finalità, assicuriamo accompagnamento, aiuto nel discernimento e nell’ascolto paziente e sincero”.

Secondo il sacerdote, particolare attenzione dev’essere posta sui territori: “La pace duratura può nascere solo dal basso. Non è sufficiente il dialogo con i vertici. È un cammino complesso. Per esempio, è da mettere in conto, rispetto all’Eln, che non tutti i capi locali recepiscano immediatamente le direttive. E poi non dobbiamo dimenticare gli altri attori. Il contesto generale, poi, dev’essere di giustizia riparativa e comunitaria, e di attenzione agli incubatori di violenza e ingiustizia, come il narcotraffico, l’attività mineraria illegale, i sequestri e le estorsioni. La cosiddetta ‘pace totale’ si deve cercare con tutti gli attori, e i tavoli di pace devono essere anche territoriali”. L’importanza della dimensione territoriale è emersa con forza all’incontro dei vescovi a Cartagena, i cui si sono state “numerose testimonianze di una missione portata avanti in mazzo al sangue e alle minacce”.

Le voci dalle diocesi. L’opera di accompagnamento, in sinergia con molti soggetti, da parte della Chiesa, viene sottolineata da due vescovi presenti a Cartagena e intervistati dal Sir. Parlando con mons. Israel Bravo, vescovo di Tibú. Nel suo territorio, nel nordest della Colombia (dipartimento di Norte de Santander), ai confini con il Venezuela, si trova la regione del Catatumbo, uno dei luoghi al mondo con la più alta concentrazione di piantagioni di coca e di gruppi armati e criminali. E’, tra l’altro, uno dei “feudi” dell’Eln. “Le notizie sul cessate-il-fuoco che arrivano dall’Avana – afferma – danno certamente speranza. La situazione, però. Nel territorio, resta di grande tensione. È presente una grande varietà di gruppi armati, insieme a numerose attività illegali: il narcotraffico, estrazione illegale di petrolio, miniere clandestine”. Non aiuta, evidentemente, la vicinanza con il confinante Venezuela. “Accanto a questa situazione – prosegue il vescovo – spiccano l’assenza cronica dello Stato e la mancanza di opportunità di sviluppo, soprattutto per i giovani. In pratica, da anni il Catatumbo è terra di nessuno”.

La Chiesa fa tutto il possibile per dare speranza e appoggio alla popolazione: “Cerchiamo di consolidare la nostra presenza, privilegiando l’attività educativa verso bambini e giovani, oltre l’accoglienza dei migranti. Non mancano progetti di carattere sanitario e di sostegno ai campesinos, ai piccoli agricoltori, con l’obiettivo di sostituire la coca con altre attività agricole. La gente di queste zone vuole bene alla sua terra, va accompagnata in iniziative di sviluppo e rafforzamento della democrazia. Ma condizione ineludibile è una presenza reale e continua dello Stato e delle sue istituzioni”.

Altro “epicentro” della coltivazione di coca è il dipartimento del Putumayo, nel sud del Paese, ai confini con Ecuador e Perù. “Nel nostro territorio – spiega mons. mons. Joaquín Humberto Pinzón, vescovo del vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano e missionario della Consolata – l’Eln non è presente, visto che questa guerriglia è forte soprattutto nel Nordest e lungo il Pacifico, a ovest, anche se, naturalmente, la notizia del cessate-il-fuoco ci rende felici. Ma abbiamo vari gruppi della dissidenza Farc (Emc, Iván Mordisco e Nueva Marquetalia), i paramilitari del Clan del Golfo, nel sud della regione un’altra banda criminale, il Commando de la frontiera. In pratica, siamo una delle centrali del narcotraffico, a partire dalla produzione della coca, anche se, per ragioni che non conosco, negli ultimi mesi il mercato della cocaina ha subito un brusco rallentamento”.

Ha destato scalpore, nel Putumayo, quanto accaduto lo scorso 14 maggio: l’assassinio di quattro minori indigeni di etnia murui, che cercavano di sfuggire a un reclutamento forzato da parte della dissidenza Emc-Farc. “Sì, quanto è accaduto fa parte di una realtà che purtroppo è abituale nella nostra realtà così difficile, una pratica che coinvolge tutti i gruppi armati. Si tratta di ragazzi abituati a crescere tra le armi, diventano ‘grandi’ presto, ma con una condizione psicologica che è appunto quella relativa a dei minori. I reclutamenti sono forzati e la diserzione equivale al tradimento. È quanto accaduto le scorse settimane, nonostante la comunità si fosse attivata in difesa di questi ragazzi”. Anche in questo caso, la Chiesa è una delle poche realtà a dare speranza. “I nostri criteri guida sono tre – spiega mons. Pinzón -: anzitutto essere presenti, condividere la vita dei ragazzi, dei giovani, degli indigeni, dei campesinos; quindi, ascoltare; infine dare risposte. Abbiamo in atto alcuni progetti, soprattutto di carattere educativo. Abbiamo anche una scuola per formare leader indigeni e campesinos, oltre a delle mense per andare incontro alle famiglie più povere”.

(*) giornalista de “La vita del popolo”

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

Juvecaserta.È attiva su Azzurroservice/Vivaticket la vendita online dei biglietti per la quinta e decisiva gara dei playoff

È attiva su Azzurroservice/Vivaticket la vendita online dei biglietti per la quinta e decisiva gara dei playoff di ammissione alla serie B nazionale in programma alle 20.30 di mercoledì 24 maggio al palaPiccolo di Caserta tra la Ble Decò Juvecaserta e la Teramo a spicchi 2k20.

Come già comunicato, la società bianconera ha deciso di fissare a 3,00 il prezzo per tutti i settori dell’impianto di viale Medaglie d’oro. Tale costo è comprensivo di commissioni ed ogni altro onere. L’intero incasso sarà devoluto in beneficenza a favore delle popolazioni colpite dalla recente alluvione che ha devastato l’Emilia-Romagna.

Per gli abbonati al settore numerato è prevista la possibilità di confermare il proprio posto, sempre al costo di 3 euro, entro le ore 12.00 di domani, martedì 23 maggio. Per gli altri settori la vendita è libera fino ad esaurimento dei posti.

La Ble Decò Juvecaserta si aspetta una risposta solidale da parte dei tifosi bianconeri in modo da sostenere la squadra in questa ultima e decisiva gara della stagione e, nello stesso tempo, collaborare alla realizzazione della maggiore somma possibile da devolvere alle popolazioni dell’Emilia-Romagna così duramente colpite.

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