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Tradizionale omaggio ai defunti di Marcianise.

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Giornata dedicata ai defunti, e come da tradizione e da fede, anche a Marcianise è stata rivolta alla commemorazione dei defunti, nel ricordo dei parenti scomparsi.

Nella mattinata il parroco del Duomo don Paolo dello Stritto ha officiato con l’ausilio dei parroci delle varie chiese di Marcianise la tradizionale santa messa, in onore dei defunti. una folta presenza di devoti marcianisani, hanno assistito alla messa, alla presenza anche delle autorità cittadine.

In questo giorno il pensiero come solito va a chi non c’è più nel fisico e nella materia, che essendo presente nella mente di chi lo ricorda continua a vivere almeno nei pensieri.

Il culto dei morti è uno status dell’umanità intera, basando, sui riti del ricordo e della commemorazione il proprio metro di comportamento contribuendo a scrivere gli obiettivi che ci si attende dalla vita.

Si può credere o non credere ad un prosieguo oltre la morte, ma, se siamo diversi dalle pietre o dagli alberi e nutriamo sentimenti, a volte positivi ed altre magari nefasti e negativi, qualcosa in noi umani a differenza del resto del creato di diverso dovrà pur esserci. Nelle società dove alberga la credenza di una vita oltre la morte, hanno spinto i Sapiens ad immaginare luoghi fisici ultraterreni, come Dante alighieri ha sapientemente fatto nella sua divina commedia. Non tutte le culture però ritengono l’anima eterna, anzi, alcune culture mesoamericane, quali Maya e Aztechi ritenevano, che le anime al termine di un lungo viaggio andassero incontro alla dissoluzione. Per gli antichi Egizi solo il Faraone e alcune personalità di grande importanza, avrebbero avuto accesso al mondo sovraterrenno

Da dove trae origine il culto e l’onoranza dei nostri defunti? Ovviamente non è semplice dare una risposta a questo quesito. Da testimonianze scientifiche il culto dei deceduti risale certamente a tempi molto remoti, di solito si pensa agli antichi egizi, ma scavando a fondo ben 10.000 anni fa, alla fine del Paleolitico si trovano già testimonianze di sepolture nelle tombe ritrovate a Qafzeh-Skhul, dove i primi Homo Sapiens, usavano inumare i loro morti, in molte sepolture i resti dei corpi erano dipinti con l’ocra, una sorta di argilla rossa, e decorati con conchiglie, corna di cervo e altri oggetti ornamentali, stessa cosa avveniva ai Neanderthal in prossimità di Dusseldorf.

A Shanidar in Iraq cinquantamila anni orsono, si presume, dai ritrovamenti fatti, che il culto dei defunti sia stato assai simile a quello odierno, sono stati ritrovati scheletri posti al centro di un cerchio di pietre, guarniti da fiori e deposti su un letto di steli di Efedra, un arbusto con note proprietà curative.

Tutti i luoghi di sepoltura della storia vanno sempre a braccetto con i riti della commemorazione, come a stabilire un luogo, un punto di passaggio, dalla vita terrena all’oltretomba, qualunque essa sia.

Le nostre menti sono in grado di viaggiare oltre la velocità della luce nel generare pensieri emozioni e sentimenti, questo, non può, essere frutto solo di un agglomerato di atomi di carbonio e di idrogeno messi alla rinfusa nel nostro cervello. Senza nulla togliere a chi è ateo o segue religioni diverse dal cattolicesimo, se è vero, che nulla si crea e nulla si distrugge qualcosa di noi dovrà pur restare dopo la morte al di là della polvere che diverremo.

Secondo lo studioso dell’antico Egitto, Jan Assmann, molte forme di arte, sono nate per ricordare i cari defunti, con l’ausilio ad esempio, di dipinti, maschere funerarie, ma anche espressioni verbali, i cari venivano ricordati e fatti sopravvivere nella memoria dei viventi.

Anche i rituali, della sepoltura seppur con modalità diverse sono sopravvissuti fino ad oggi, basti pensare alle maschere funerarie o alla cura che gli egizi ponevano per conservare i corpi o agli etruschi, che guarnivano le tombe con vettovaglie, che accompagnassero il trapasso. Ancor oggi si usa vestire bene la salma ed esporla ai parenti e agli amici per l’ultimo saluto, propiziando un rito sia esso religioso o civile. I cadaveri sono però soggetti a dissolversi, ma la cerimonia, la tomba e il rituale del ricordo, prolungano la vita, nel segno di quanti hanno conosciuto l’estinto.

I defunti sono oggi seppelliti in luoghi separati dalle città dove risiedono i vivi, i cimiteri però non sono stati sempre così un tempo erano parte attiva del centro cittadino spesso adiacenti a chiese facenti parte del tessuto urbano.

La morte non colpisce soltanto l’individuo e i suoi più stretti familiari, ma il più ampio gruppo a cui il morto apparteneva. Questo gruppo si stringe attorno alle persone in lutto durante i riti funebri che esistono in tutte le società del mondo e costituiscono la forma più diffusa di culto dei morti.

Qualunque sia il sentire delle persone, che nella giornata di ieri e di oggi, hanno affollato i cimiteri, un unico sentimento alberga nei cuori di quanto hanno oltrepassato il cancello dei cimiteri. Ricordare almeno per un giorno una persona cara a cui si è voluto bene o che si è conosciuta, che ha reso la nostra vita almeno un po’ più piacevole ed esprimere questa gratitudine, con un gesto concreto e terreno, regalando al defunto un cero o un fiore nella consapevolezza, che questo gesto possa continuare ad alimentare la fiaccola del nostro ricordo.

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