Caserta. Contratto di fiume Volturno: primi incontri di gruppo e prime ‘distinzioni’

La giornata del 20 luglio per la Provincia di Caserta è stata caratterizzata dai tre incontri con i gruppi di lavoro istituiti per avviare la stesura del documento strategico che si prevede di completare entro l’anno.

L’inutile querelle del 19 luglio a Napoli presso la sede della Regione, dove il presidente della VII Commissione Ambiente, Zannini, aveva convocato gli stakeolder coinvolti nella predisposizione del Contratto per dire la sua su un argomento insignificante e divisivo rispetto all’ottimo lavoro che sta portando avanti la Provincia, ha causato di fatto il defilarsi dei rappresentanti dei Comuni dai gruppi di lavoro.

Zannini, infatti (repetita juvant), confonde la Cabina di Regia con i Gruppi di Lavoro ed evidentemente non è il solo.

Vale la pena di ricordare che gli attori individuati dall’assemblea di Contratto, composta da tutti gli enti e associazioni che hanno aderito volontariamente, sono i gruppi di lavoro, che devono predisporre i documenti; la segreteria tecnica che, deve omogeneizzare i lavori e proporre la sintesi alla Cabina di Regia, che deve approvare, ma certo non può rifare il lavoro già fatto dai precedenti attori e, una volta approvati, li porta all’Assemblea che ne prende atto.

Quindi il lavoro vero, la costruzione del Contratto di Fiume Volturno, si fa nei gruppi di lavoro con la sintesi della Segreteria Tecnica.

Pertanto i numerosi comuni, ventisette, per i quali Zannini ha caldamente proposto l’ingresso in Cabina Di Regia perché non intendono essere rappresentati, ma essere attori di ciò che poi dovranno applicare secondo Contratto, se realmente vogliono essere protagonisti, devono farlo nei gruppi di lavoro.

Proprio questo è stato ribadito dalla Provincia nelle prime tre riunioni, una per ogni ambito (interno, intermedio e costiero) individuato, non in Cabina di regia come crede o voleva far credere Zannini.

Ma andiamo oltre. Bisogna subito far rilevare che, mentre l’associazionismo nelle sue varie componenti era ben rappresentato ed ha fornito contributi, ciascuno secondo le specifiche competenze, interessanti e concreti, i rappresetanti dei Comuni, ai quali per contare sarebbe bastato alzare la mano, al momento non hanno fornito alcun contributo.

Ed è lì che bisogna incidere perché in fase di sottoscrizione del contratto, tra un anno, o essi saranno stati attori o dovranno fare un atto di fede.

La terza opzione è non firmare il contratto, visto che l’adesione è volontaria, ma in caso di astensione ciascuno dovrebbe spiegare a tutti, rappresentati ed enti di riferimento, il perché.

La Provincia, preso atto che c’è molto da lavorare su questa sponda, per mutuare un gergo fluviale, sta già ipotizzando di organizzare le prossime riunioni dei gruppi di lavoro decentrandole sui territori e, comunque, svolgere un’attività promozionale e informativa nei singoli comuni, programmando una giornata dedicata alle scuole, alla comunità e alle associazioni in ognuno dei ventisette comuni aderenti.

Della serie “se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”!.

E credo che la determinazione con cui in Provincia si è affrontata questa sfida avrà la meglio.

Nel frattempo è importante continuare a parlare, informare, discutere sul Contratto di Fiume perché, come indicato dalla U.E. e come già fatto in altri luoghi della Penisola, può rappresentare un importante strumento di riduzione dei rischi, tutela ambientale e rilancio dei territori interni salvaguardando così le peculiarità storiche, turistiche ed economiche.

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