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Presidente della Repubblica: l’elezione non risolve la crisi del sistema Italia (L’Espresso)

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Il cortile del Quirinale è vuoto. Campeggia in bianco e nero sulla copertina del nuovo numero dell’Espresso.

In alto un titolo in rosso, “Anno Zero”, richiama la cupezza del famoso film di Roberto Rossellini. Perché l’elezione del presidente della Repubblica non risolve la crisi del sistema Italia: che rimane senza partiti e leader degni di questo nome, e con l’incognita del governo con cui affrontare il 2022 appena iniziato.

La scelta del nuovo capo dello Stato avviene nel vuoto di leadership delle forze politiche e in un sistema nazionale fragile, spiega Marco Damilano nel suo editoriale, mentre Susanna Turco racconta il dietro le quinte del Transatlantico, zeppo di peones senza qualità, pronti a tutto e capaci di nulla. Marco Follini medita sul legame tra politica e intrighi; Massimo Cacciari affida al nuovo presidente un compito duro quanto importante: restaurare la Costituzione tradita. In Francia intanto la corsa all’Eliseo si scalda: e Federica Bianchi racconta le armi segrete di Valérie Pécresse, la più agguerrita concorrente alla carica di presidente francese.

L’Italia però ha anche altri problemi. Gloria Riva firma un’inchiesta accorata sul sistema sanitario al collasso in tutto il Paese. Eugenio Occorsio indaga su perché la ripartenza economica del 2021 si è già esaurita, e su come può ripartire. Erika Antonelli e Chiara Sgreccia ricostruiscono la repressione delle proteste studentesche, dalle valanghe di sospensioni alle manganellate sui liceali romani che ricordavano il diciottenne morto a Udine durante uno stage scuola-lavoro.

Nelle pagine di esteri tiene banco la crisi ucraina. Gastone Breccia svela le strategie dietro alle minacce russe, mentre L’Espresso riapre la pagina dell’uccisione di Rocchelli e Mironov in Donbass svelando una nuova pista (di Valerio Cataldi, Giuseppe Borrello e Andrea Sceresini).

In Cile indigeni, minoranze, ambientalisti preparano la nuova costituzione (ne scrive Elena Basso), in Africa invece l’inferno dei migranti oggi non è solo in Libia ma anche in Tunisia (lo denunciano Silvia Di Meo e Matteo Garavoglia). E Paolo Biondani e Leo Sisti svelano perché i traffici di chi nasconde soldi offshore tengono in ostaggio anche opere di Banksy.

Altan ride amaro della finta ricerca di una donna presidente, Makkox mette a confronto gommoni e carri armati, Mauro Biani riempie la poltrona presidenziale vuota, Michele Serra elenca i ricorsi al Tar che, da Napoleone a Hitler, avrebbero potuto riscrivere la Storia. E mentre Stefania Rossini sprona una giovane lettrice a non cercare una guida negli adulti ma a costruirne di nuove con i suoi coetanei, Marco Belpoliti invita a meditare sulla parola della settimana: paese.

L’Espresso chiude con un inno di Paolo di Paolo al coraggio di essere sentimentali: magari ispirandosi a Goliarda Sapienza (ne scrive Viola Ardone). Piero Melati spiega il fascino riscoperto degli epistolari, Gaia Manzini invita alla lettura di Bette Howland mentre Emanuele Coen mostra in anteprima un graphic novel promosso da Amnesty International: quello che ricostruisce studi, passioni e prigionia di Patrick Zaki.

L'Espresso(Fonti: L’Espresso – Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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