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Calcio. Serie A, reti inviolate per Roma e Napoli: che tutto cambi perché nulla cambi

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Il rammarico è evidente perché i partenopei avrebbero potuto portato a casa il risultato pieno, anche se tutto sommato la giornata è stata comunque positiva.

Una partita come previsto nervosa, con qualche punta di buona tecnica da parte del Napoli che ha dimostrato un valore alto, da prima in classifica, contro una squadra che giocava in modalità: “Ultima spiaggia”, in un ambiente ostile, con un arbitraggio non certo a favore. Uno 0 a 0 che consente agli azzurri di rimanere al primo posto, stavolta non da solo, ma in compagnia del Milan, vincitore dello scontro a Bologna.

Ai punti, gli azzurri avrebbero meritato la vittoria. Un palo, una traversa, un paio di rigori non visti (su Osimhen e Anguissa), alcune espulsioni ai giallorossi artatamente evitate dal signor Massa, che la dice lunga sulla qualità degli arbitri italiani, pessima e indirizzata.

A bocce ferme, c’è il rammarico. Sinceramente, la Roma non è parsa un granché: una squadra, tra l’altro impaurita. Con un poco di coraggio in più, i partenopei avrebbero portato a casa il risultato pieno, anche se tutto sommato la giornata è stata comunque positiva. Va bene così.

Il Napoli ha dimostrato dei limiti fisici e caratteriali in taluni calciatori, che ci auguriamo non siano un cattivo presagio per il risultato finale, sarebbe davvero un peccato mortale.

Gli azzurri hanno giocato in maniera autoritaria, con l’asse verticale al limite della perfezione. Tutti abili e arruolati, tranne quando la gara si mette sui binari della lotta, dove alcuni calciatori napoletani dimostrano la loro carenza concreta, e scompaiono. Purtroppo, la “garra” non si compra al supermercato, o ce l’hai o pazienza. “Quando il gioco si fa duro i duri entrano in gioco” diceva John Belushi, ma per qualche elemento tra gli atleti di Spalletti questa massima è sconosciuta.

Non è piaciuta la prestazione di Piotr Zielinsky, evanescente e spesso isolato dal gioco, autore di un errore a centrocampo con una uscita errata, stava causando la cosiddetta “frittata”, la cui reazione a catena sarebbe stata un contropiede micidiale. Per fortuna, Tammy Abraham, il centravanti della Roma, oltre ai falli impuniti commessi su Ospina e Rrahmani, senza pagarne dazio, sbaglia anche reti tipo calcio di rigore, come l’episodio in questione.

Una piccola analisi: un rendiconto su Insigne, va bene ed è giusto non dare addosso sempre al capitano, un rigore si può sbagliare, un dribbling pure, bisogna essere indulgenti e non si deve essere inclementi con il 24 azzurro, spesso autore di azioni che si tramutano in gol, però perdere 5 palloni di seguito, nei primi 15 minuti, con un atteggiamento al limite dell’indolenza (come gli è accaduto nella prima frazione di gioco) non è un comportamento da leader, da comandante, nei momenti più delicati. Commettere errori simili, o gettare alle ortiche alcuni palloni non sono azioni da campione indiscusso anzi, e a nostro sommesso avviso sia lui che Politano, assieme al polacco, sono stati la nota dolente dell’11 azzurro.

Per il resto sono tutti da elogiare, soprattutto la mediana e il reparto difensivo, che continua a essere una linea Maginot, inviolabile.

Victor Osimhen è stato marcato con cattiveria e attenzione da Gianluca Mancini e Roger Ibañez, marcatura asfissiante e fallosa, che ha causato tra l’altro una reazione pericolosa da parte del nigeriano. Durante una fase di gioco, nel primo tempo, Spalletti deve far entrare nella testa del centravanti azzurro, che la reazione a un fallo è causa di probabili espulsioni, e che quest’aspetto guascone va cambiato, magari facendogli vedere cassette video delle centinaia di falli che Maradona subiva dagli avversari senza mai reagire.

Si ha comunque la consapevolezza che il Napoli è una squadra vera, guidata da un tecnico vero, manca poco per raggiungere il Nirvana: chi vivrà… vedrà.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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