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Professore minaccia gli studenti: arrivano le scuse dopo la sospensione

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In questi giorni circolano in rete gli screenshot del profilo Facebook di un professore di Fiorenzuola d’Arda, un Comune di 15000 abitanti in provincia di Piacenza.

Il Professore di latino Giancarlo Talamini Bisi, simpatizzane di partiti di destra, aveva minacciato giorni fa i suoi studenti con un post pubblico ,dichiarando che, nel caso in cui avesse trovato alcuni dei suoi studenti alla manifestazione “Fiorenzuola non si lega” (manifestazione del recente movimento delle 6000 sardine), non solo di negare loro la sufficienza ma addirittura di rendere la loro “vita un inferno”. A un commento a tale post, ha rincarato la dose dichiarando di gradire e condividere “la retorica nazionalista e fascistoide di Salvini e Meloni e pure Casa Pound” (movimento politico di estrema destra).

Le reazioni del popolo del web non sono tardate ad arrivare, facendo diventare in poco tempo virali le esternazioni del professore e di conseguenza quelle delle istituzioni, a partire dal Preside dell’Istituto nel quale il professor Talamini Bisi insegna, che si dissocia da qualsivoglia dichiarazione del docente, fino alla perentoria decisione del Ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti di sospenderlo motivando così la sua decisione:

“Educare al rispetto dei principi della Costituzione è uno dei fondamenti dell’istituzione scolastica, tra questi vi sono certamente il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero ed a partecipare alla vita pubblica secondo i modi garantiti dalla Costituzione stessa. La scuola è inclusiva e, per definizione, deve educare al pensiero critico e indipendente. Anche il corpo docente, nell’esercitare la sua importantissima funzione, deve attenersi a questi principi, trasferendoli agli studenti, per non venir meno ai suoi doveri. Non sono perciò assolutamente ammissibili condotte lesive di tali valori, o che addirittura mettano a rischio la fiducia della comunità scolastica. A tutela dei diritti degli studenti e della stessa scuola ho attivato gli uffici del MIUR per verificare i fatti e procedere con provvedimento immediato alla sospensione.”

Il diretto interessato, come prevedibile, ha cancellato il proprio profilo social e inviato a varie testate giornalistiche le seguenti scuse via mail:

“Mi scuso pubblicamente con tutti gli studenti, genitori, colleghi e dirigenti. Non era certo nelle mie intenzioni mettere in difficoltà attraverso il mio scritto. Chi mi ha conosciuto sa che non sarei mai e poi mai in grado di compiere azioni del genere.”

Lacrime di coccodrillo e ritirata strategica che molto probabile non serviranno a rimediare alla evidente figuraccia di un professore che evidentemente ha perso la strada dell’obiettività e la vocazione di educatore.

Il punto è che la parola- come ci ricorda Gorgia è una potente signora che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine.
Attraverso le parole un docente insegna (cioè lascia un segno nei suoi studenti) ed educa (nel senso che cerca di trarre da loro il meglio, affinché esprimano tutta la loro bellezza che risiede nella capacità di essere se stessi). L’atteggiamento del professore è grave nella misura in cui ,attraverso il suo post, ha inficiato i principi della buona e sana didattica, abusando di un “potere” di  cui ogni docente dispone per far crescere e migliorare e non per incutere paura e riserve ai propri discenti, di cui non si accettano idee e iniziative.

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