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Calvi Risorta. Area ex Pozzi, disastro ambientale: i primi dieci inquisiti

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Un vero verminaio, composto da ogni tipologia di rifiuti speciali, dal liquido percolante alle lastre di amianto: questo è l’aggiornamento sui ritrovamenti nell’area Pozzi a Calvi Risorta, scoperta dai tecnici intervenuti sul posto.
Una scoperta inquietante e che alza l’asticella della tensione e soprattutto accende i fari sulla zona, scenario da due settimane di lavoro intenso da parte dei tecnici intervenuti in quello che è un vero e proprio cimitero dei rifiuti chimici di mezza Italia: quello finito sotto la lente dalla forestale, alla periferia di Calvi Risorta.
Una novità da pelle d’oca: spuntano i rifiuti chimici in forma liquida.
Roba in grado di far temere il peggio in fatto di capacità d’inquinamento dei terreni (questi sì, agricoli e coltivati) circostanti il luogo dei ritrovamenti: 24 ettari di terreni privati attigui “e non coincidenti”, come non smette di precisare il sindaco di Calvi Risorta, Giovanni Marrocco, al perimetro dell’ex opificio Pozzi Ginori.
È lì che si conta di portare alla luce e poi smaltire due milioni di metri cubi di rifiuti tossici interrati.
Gli stessi luoghi sui quali, l’8 luglio,sarà posta in essere la prima ispezione a cura della Commissione bicamerale.
Il motivo per il quale la situazione appare più preoccupante: i fusti che stanno venendo alla luce “dalle sezioni, rispettivamente, di sei e tre metri di profondità dal piano di campagna” non sono più soltanto del tipo “arrugginiti e pieni di materiale gommoso, gelatinoso, già definito dagli esperti resine solidificate” ma, ecco il punto: le ruspe del Genio militare si stanno imbattendo in fusti contenenti sostanze liquide, dall’odore nauseabondo e di assoluta incerta composizione chimica.
Non solo. Dal terreno stanno anche emergendo tubazioni (tappate, evidentemente, all’estremità) con altri misteriosi liquidi, oltre a materiale di risulta proveniente da attività edilizia, tra cui lastre di eternit (scientificamente indicate come lastre e condotte in fibrocemento) e altri fanghi di varia densità, fetore e colorazione.
Tanto lavoro in più per i chimici dell’Arpac che, dalle informazioni in circolazione, avrebbero decisamente accelerato sul lavoro di analisi dei rifiuti rinvenuti caleni.
Tanto, proprio per dare la possibilità a tutti i soggetti in campo di valutare i danni subiti, quelli potenziali e infine studiare una piattaforma d’interventi di bonifica ambientale.
Temo che nei prossimi giorni – ha dichiarato ieri Marrocco, evidentemente molto bene informato – l’attenzione su Calvi sarà più marcata di adesso.
Non ci sarebbe affatto da esserne contenti, lo so.
Ma almeno potremo sperare di avere la giusta considerazione per gli sviluppi successivi della vicenda: l’esito delle prime analisi dell’Arpac e un piano di risanamento.
Al momento sono otto le buche scavate, con una tecnica detta a intreccio, per sondare e definire meglio il perimetro da indagare, sotto il controllo del Corpo Forestale dello Stato.
Le altre novità potrebbero venire dalla visita, in programma nelle prossime ore, di ispettori dell’Istituto di geofisica e vulcanologia.
Di ogni novità è prima informata la Procura di Santa Maria Capua Vetere che sta coordinando le operazioni che vedono già indagate dieci persone; tra i quali i proprietari dei terreni.
L’ipotesi di reato è quella di disastro ambientale.

(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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