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Rimini. Maxi sequestro ai danni di un pregiudicato casertano che aveva reddito modesto, ma 38 immobili

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Per esercitare una massiva e tempestiva azione privativa dei patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata e/o economica nella Provincia di Rimini, la Guardia di Finanza ha elaborato uno specifico progetto denominato “EmmePi” finalizzato all’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali di cui al decreto legislativo 159/2011 e al sequestro penale preventivo di beni, in relazione al disposto di cui all’art. 12 sexies della legge 356/1992, secondo la metodologia operativa denominata “doppio binario” (cioè aggredendo i beni sia da un punto di vista penale che di prevenzione antimafia).
Nell’ambito di tale progetto, nell’anno 2012, il Nucleo “PT” di Rimini aveva eseguito l’operazione convenzionalmente denominata “Coast To Coast” che, sotto stretto coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, a seguito di specifica proposta di misura di prevenzione patrimoniale avanzata al Tribunale di Bologna, Seconda Sezione Penale, aveva permesso di sequestrare e contemporaneamente confiscare ben 38 immobili ubicati nelle regioni Veneto, Lombardia e Campania nei confronti di Pezone Michele, pregiudicato di origine campane.
In particolare, l’attività investigativa svolta dal Nucleo pt aveva permesso di accertare che il proposto:
  • era in costante contatto con esponenti di un’associazione a delinquere di stampo mafioso localmente denominata “Clan dei Casalesi” ed in particolare con il pregiudicato Cecere Paolo;
  • era gravato da carichi pendenti, a seguito di indagini effettuate dalla G. di F. di Bologna e Rimini, per aver commesso delitti di estorsione ed usura nei confronti di imprenditori dell’Emilia Romagna e del Veneto, nonché per trasferimento fraudolento di beni a prestanomi compiacenti;
  • era titolare di beni mobili ed immobili in valore sproporzionato al reddito proprio e dei familiari conviventi, avendo dichiarato ai fini delle imposte sui redditi importi esigui, all’evidenza insufficienti a far fronte ai bisogni primari quotidiani e del tutto inadeguati a giustificare l’acquisto del rilevantissimo patrimonio immobiliare della sua famiglia;
  • nel periodo in cui erano stati acquistati gli immobili, non percepiva, né dichiarava redditi e, pertanto, potevasi presumere in forza di legge che i denari utilizzati per l’acquisto dei cespiti non potevano provenire da fonti lecite.
Per i motivi di cui sopra il Tribunale di Bologna, II Sezione Penale emetteva la misura di prevenzione patrimoniale richiesta, che il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rimini eseguiva in data 14 maggio 2012.
Di particolare rilevanza giuridica si ritengono le dettagliatissime motivazioni riportate nel decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Bologna nel quale si legge testualmente:
“vi è quindi una rilevantissima sproporzione tra i redditi dichiarati da Pezone Michele, dai familiari e dalle società riconducibili al prevenuto rispetto al numero, consistenza e valore degli immobili riconducibili ai medesimi … la Corte ha ritenuto la legittimità del provvedimento di confisca dei beni appartenenti al prevenuto che ne aveva giustificato il possesso dichiarando di averli acquistati con i proventi dell’evasione delle imposte sui redditi”.
La metodologia operativa e l’archetipo investigativo seguiti nell’ambito del Progetto “EmmePi” e posti pedissequamente in essere dal Nucleo “PT”, pertanto, si sono rivelati estremamente efficaci e concreti.
Puntuale conferma si è oltremodo avuta nel corso dei diversi gradi processuali formatisi a seguito dei ricorsi presentati nel tempo dal proposto e dagli intestatari fittizi dei beni finanche avanti alla Cassazione.
Recentemente, infatti, si è concluso il procedimento con sentenza della Suprema Corte che, condividendo pienamente l’impianto investigativo – giudiziario, ha rigettato i ricorsi rendendo “irrevocabile” e definitivo il decreto di confisca emesso a suo tempo dal Tribunale di Bologna su tutti gli immobili a suo tempo sequestrati e confiscati, ovverosia anche di due immobili ubicati in San Donà di Piave, in provincia di Venezia, che erano stati restituiti al proposto dalla Corte D’Appello.
Il valore commerciale attuale degli immobili è stimabile in circa 10 milioni di euro.
Spiccano anche una villetta con terreno nel territorio di Sessa Aurunca ed altri immobili in provincia di Caserta.
Nei giorni scorsi questo Comando ha dato esecuzione al provvedimento definitivo di confisca.
Il provvedimento è stato notificato all’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alla Criminalità poiché a seguito della confisca definitiva di prevenzione, i beni sono acquisiti al patrimonio dello Stato.
<i>(Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in @TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)</i>
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