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Campania. Medici carenti: ogni anno si perdono 40 milioni di euro?

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Il nosocomio del capoluogo matesino con la chiusura dei Reparti di Urologia e Patologia neonatale è in vantaggio rispetto a tutti gli altri ospedali della Provincia perchè ha riorganizzato il personale. Intanto c’è anche un’indagine della Guardia di Finanza su mandato della Corte dei Conti…
Le carenze dei medici in organico costano più di quaranta milioni all’anno. A tanto ammonta la spesa in Campania per pagare il lavoro ‘extra’ negli ospedali, negli ambulatori e negli altri servizi sanitari: 45 milioni nel 2014, 28 milioni in 9 mesi nel 2015. In calo, per effetto delle prime assunzioni, ma il totale è di oltre 73 milioni, in soli 21 mesi, cui si aggiunge un’altra voce di bilancio che fa riferimento a cifre ancora più elevate: quella per il lavoro straordinario che è garantito anzitutto dal personale del comparto. Ma già questi importi, e la ripartizione degli incarichi nel dettaglio, sono un indicatore delle difficoltà per assicurare i servizi che si registrano nelle strutture sanitarie, dal 25 novembre, chiamate ad applicare le norme europee sui turni light. Le nuove regole impongono, infatti, di lavorare in corsia massimo 48 ore a settimana e riposarne 11, tra un turno e l’altro. Per le violazioni, sono previste sanzioni amministrative da 25 euro che però possono arriva addirittura a 10mila euro e in casi particolari l’arresto, da due a quattro mesi. Rinunciare a queste prestazioni in regime di autoconvenzionamento significa, quindi, dover tagliare le attività, accorpare i reparti, sbarrare gli ambulatori, ridurre le ambulanze del 118 e rinviare interventi chirurgici. “Il caos di questi giorni è il risultato di tanti appelli inascoltati”, interviene Flora Beneduce, medico e consigliere regionale che, in qualità di componente della commissione sanità, solleva il caso: “Ho chiesto da tempo di stabilizzare i precari e sbloccare i concorsi, ho denunciato più volte il vulnus dovuto all’assenza del commissario ad acta (di nomina governativa). Facile prevedere quello che sarebbe accaduto: non la profezia di una Cassandra, ma una traiettoria impressa e imposta da cinque mesi di inattività”, accusa. “L’intersindacale ha diffidato il governo ad aggirare il problema con soluzioni-tampone e ha sollecitato un piano di assunzioni finalizzato a garantire almeno gli attuali livelli di assistenza”, dice Vittorio Russo, presidente dell’Anpo (la sigla dei primari). Da dicembre rischiano di saltare 6.000 interventi chirurgici, in tutta la regione, secondo una stima del sindacato Aaroi che con il suo presidente regionale Giuseppe Galano avvisa: “Potrebbe addirittura chiudere l’ospedale di Sapri, dove sono in servizio soltanto quattro anestesisti. E un’ambulanza si è già dovuta fermare alla Asl di Napoli”. Vittoriano L’Abbate, a nome dei colleghi, aggiunge: “Ogni presidio in città si sta adeguando come può per garantire almeno l’emergenza, ma ci sono reparti in cui è impossibile coprire tutte le guardie mediche. Agli Incurabili e al Loreto Mare,ad esempio: non bastano i neonatologi per l’assistenza al parto. All’Annunziata sono chiamati a coprire i turni di guardia anche i primari”. Per pagare ai medici il lavoro extra, in regime di autoconvenzionamento, l’Asl di Napoli ha speso 7,9 milioni, l’Asl di Salerno 16, il Ruggi 8,4. “Nei Policlinici le difficoltà sono altrettanto gravi perché i medici devono dedicarsi anche alla didattica e quindi è dimezzato il numero di ore che possono dedicare all’assistenza”, dice il commissario straordinario Maurizio Di Mauro, alle prese con la riorganizzazione e quindi con l’accorpamento dei reparti. Le misure d’emergenza scattano nei giorni in cui la Corte dei Conti inizia a tirare le somme dell’inchiesta sul’applicazione del decreto Balduzzi, datato 2012, e ipotizza un danno all’erario di oltre 10 milioni causato dalla mancata riforma. Acquisti gli atti in ospedali e Asl dalla Guardia di Finanza: al vaglio, il numero di strutture complesse, il nome più tecnico per indicare i reparti, che avrebbero dovuto essere ridotti del 20 per cento in questi anni. “Chiederò di essere sentito dal magistrato per spiegare la mia odissea”, dice Rocco Granata, ex manager del Cardarelli, che afferma: “Io ho tentato di procedere alla riorganizzazione. Una prima volta, il mio provvedimento è stato impugnato dai sindacati e dalla stessa Regione che avrebbe dovuto autorizzarlo (via libera mai arrivato). Poi l’ho riscritto, su una base diversa, ma il piano è comunque rimasto inapplicato e non per mia volontà”.

ORTOPEDIA E OCULISTICA IN CRISI IN PROVINCIA DI CASERTA. MA A GIORNI POTREBBE VERIFICARSI LA PARALISI IN TUTTI I NOSOCOMI CASERTANI. –  La resistenza della sanità casertana potrà durare ancora qualche giorno. Poi sarà paralisi in tutti gli ospedali della provincia. Ritardi e incertezze nell’applicazione delle nuove norme europee. E giovedì è in programma il vertice con il commissario dell’Asl Gaetano Danzi. Mentre nell’azienda ospedaliera del capoluogo i turni di dicembre sono un rompicapo e si rischia di avere un solo chirurgo per turno, il resto della provincia soffre ancora di più. “Attuare la normativa significa avere un deficit di organico tra il 20 e il 30 per cento”, spiega il direttore sanitario del ‘Moscati’ di Aversa, Mario Borrelli, e aggiunge: “Abbiamo avuto rassicurazioni che entro poco più di un mese arriveranno rinforzi, solo così potremo impedire il blocco dell’assistenza”. A Maddaloni si va verso la chiusura delle attività ambulatoriali per salvaguardare i reparti. I problemi più gravi si riscontrano in ortopedia, oculistica, chirurgia, radiologia e pronto soccorso. Già predisposta una rimodulazione dei turni. “A Marcianise – fa sapere il direttore sanitario, Matteo Alberico – si profila un calo di interventi ma anche una drastica riduzione delle visite ambulatoriali”. Paradosso a Piedimonte Matese, dove la chiusura del reparto di Urologia, da ormai tre anni, e di Patologia neonatale ha consentito di riorganizzare il personale in modo da assicurare i turni in base ai nuovi criteri. Al ‘San Rocco’ di Sessa Aurunca “il problema si proporrà nei mesi estivi per l’aumento dell’utenza sul litorale domizio”, sottolinea il ds Giuseppe Tatavitto. Super lavoro anche al ‘Melorio’ di Santa Maria Capua Vetere, “per poter garantire i servizi di emergenza”, spiega il ds Diego Colaccio. “Qui a breve entreranno in funzione le nuove sale operatorie, con l’incubo di non poterle far funzionare.”

(Comunicato Stampa – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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