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Italia. Giustizia: carceri fuori controllo, tempo scaduto

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Il sessantunesimo suicidio in carcere proprio nelle ore del ritorno dopo 2 anni e mezzo sopra i 60.000 detenuti in Italia (60.117, da 300 a 700 in più al mese, media +117% rispetto alla capienza teorica ma +126% rispetto ai 47.000 posti disponibili, punte vicine al 200% in istituti come Foggia o Brescia, Grosseto o Como, 18.000 agenti di custodia meno del dovuto). San Vittore ha del resto anche il record di spesa pro capite in farmaci antipsicotici dati al 40 per cento degli “ospiti”: 83 euro per detenuto, quasi il triplo di 5 anni fa, 12 volte la media della gente fuori. Sbalzo che (pur con tutte le ovvie differenze) fa comprendere il dubbio mesi fa del presidente della “Società italiana di epidemiologia psichiatrica” se nelle carceri si stia “sedando i disturbi o i disturbanti”.

E istruttiva è anche la contraddizione tra l’importanza (additata a parole nel messaggio giovedì sera del ministro Carlo Nordio) di “favorire il più possibile le occasioni di lavoro in carcere”, e l’ordine di servizio in vigore dal 15 settembre proprio a San Vittore: testo che, “vista la situazione dei fondi sul capitolo per il pagamento delle mercedi ai detenuti lavoratori” – 128 milioni il budget nazionale non del lavoro esterno “vero” e professionalizzante, che in Italia coinvolge meno del 5% dei detenuti, ma dei già pochi impieghi orari interni a rotazione alle dipendenze dell’Amministrazione, senza i quali ogni istituto si bloccherebbe nelle pulizie, cucine e mini-manutenzioni – ha comunicato ai detenuti “la riduzione delle ore”.

Riduzione che molte testimonianze segnalano però al Corriere essere solo delle ore dichiarate (e quindi retribuite), e non anche delle ore ugualmente lavorate dai detenuti: i quali tuttavia non se ne lamentano non solo perché temono di esserne esclusi, ma anche perché comunque, nel sovraffollamento reso ancor più insopportabile dalla scelta governativa di tornare dalla “vigilanza dinamica” alle celle chiuse quasi tutto il giorno, finisce per essere un modo di respirare anche il lavorare pur senza essere pagati (prassi che, quand’è praticata dai caporali nei campi di pomodoro, è perseguita dallo Stato che nelle carceri invece se ne avvale).

A caldo della “Prima” scaligera interrotta dal suicidio, gli avvocati della Camera Penale e dell’Ordine hanno additato “la contraddizione esplosa con la sgradevole sensazione di una ricorrenza in cui si fa finta che vada tutto bene”, mentre “i numeri sono destinati troppo spesso a sopraffare le persone”. Ma ci sono segnali altrettanto significativi, benché meno percepiti, del quasi punto di rottura del sistema nazionale. I disordini sempre più frequenti, come giorni fa a Como, dove da fuori sono dovuti correre pompieri e polizie a spegnere un incendio non più metaforico.

I casi non più di sporadiche prevaricazioni tra detenuti, ma di eventi (come omicidi a Genova e Velletri, quasi un terzo l’altro ieri a Pescara, o la tortura dell’assassino della sorella a Sanremo) che, protraendosi per ore nelle celle, disvelano il non controllo dello Stato sull’incolumità di chi detiene. E il prorompere di alcuni tabù linguistici non sulla bocca di pericolosi sovversivi o velleitarie anime belle, ma nei comunicati di sindacati di polizia penitenziaria: come quello (Uilpa) che il 3 dicembre, oltre a tornare a chiedere personale e strutture, ha “invitato il governo Meloni” a prendere atto dell’emergenza e a varare “provvedimenti deflattivi della densità penitenziaria”.

Prima, magari, che a fare la deflazione arrivi la Corte Costituzionale, la quale giusto 10 anni fa, dopo la condanna dell’Italia per “trattamenti inumani e degradanti” in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, arrivò a un soffio dal considerare l’idea di carceri “a numero chiuso”, dove cioè l’esecuzione delle pene sia sospesa qualora non vi siano più posti disponibili. All’epoca i detenuti erano 66.000: ancora un anno, e ci si arriverà di nuovo vicini.

(Luigi Ferrarella/ Corriere della Sera – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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