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Calcio. ‘Arabia Calamita’: il grande magnete (economico) che attrae a sé i più ambiti camponi

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Da tentazione è diventata una certezza. Ora, una sorta di destinazione unica.

La Serie A sta traslocando in Arabia Saudita. Oggi il laziale Milinkovic sosterrà le visite mediche per poi firmare un contratto che porterà 40 milioni alla Lazio e 60 a lui in tre anni, per iniziare a giocare con l’Al-Hilal.

Dove trova Koulibaly e presto, forse, l’ex romanista Nicolò Zaniolo, a cui hanno fatto tremare i polsi con un’offerta da 90 milioni in tre anni. Dovrà pensarci, ma inutile nascondere che proposte così sono irrinunciabili: uno come lui in Europa impiegherebbe vent’anni a incassare la stessa cifra.

Ma attenzione, non ha più senso parlare di follie arabe. Non è più un’emulazione grottesca di quanto tentò il campionato cinese. È evidentissimo che sia un progetto. Che ha le proprie regole.

L’Italia è il serbatoio ideale, perché i sauditi adorano la Serie A: come fossero ancora gli anni Novanta, è il campionato che seguono più assiduamente, e gli azzurri di Mancini sono la nazionale per cui fanno il tifo, anche se loro ai Mondiali ci sono andati e noi no.

Una passione che si tradurrà anche in altre acquisizioni. I prossimi saranno Zielinski e Lozano del Napoli: il centrocampista polacco ha un’offerta dell’Al-Ahli da 12 milioni a stagione, l’ha già accettata e ora i sauditi trattano con De Laurentiis per 18 milioni di euro.

Pure Berardi è tentatissimo, più che dalla prospettiva di giocare con Cristiano Ronaldo all’Al-Nassr, dall’assegno mensile. Discorso simile per Ciro Immobile, a cui hanno fatto arrivare una proposta da 35 milioni per due anni: un tramonto dorato a cui è difficile dire no, mentre la schiera di colleghi che fanno i bagagli per Riad si allarga.

Progetto, dicevamo. Con un fine ultimo: il Mondiale per club del 2025. Il nuovo torneo organizzato dalla Fifa in cui confluiranno le migliori di ogni continente, in quella che a tutti gli effetti somiglierà a un’idea di Superlega ma su scala globale. E l’idea non è solo portare una squadra a giocare il nuovo torneo Mondiale voluto da Infantino. Ma provare a vincerlo. E se tanti di questi colpi finiscono all’Al-Hilal – oltre Milinkovic, Koulibaly e Zaniolo aspettano anche Bernardo Silva, ala portoghese fresco campione d’Europa con il Manchester City – è perché è l’unica già qualificata. Insomma, l’ambizione è battere le europee e per farlo punta a prendersi i suoi migliori giocatori. Ma non solo i più talentuosi.

Il governo saudita, che di fronte all’orizzonte della fine dei ricavi da petrolio punta fortissimo sulla differenziazione e quindi sul turismo dell’intrattenimento, ha messo lo sport in cima alla lista delle preferenze. Dopo essersi presa il golf, punta il padel ma soprattutto punta a costruire un campionato affascinante anche per il pubblico europeo. Come la Nba, per capirci. E per farlo serve creare attrattività. Per questo, la scelta dei giocatori spesso passa attraverso criteri inimmaginabili. Come i social network. E i follower.

Ogni calciatore che arrivi, ha uno scopo: attirare pubblico sul campionato saudita. O grazie al proprio bacino di tifosi personali, o perché rappresenta qualcosa. Come Koulibaly, un totem vero e proprio in Senegal. O come Brozovic e Zaniolo, personaggi molto attrattivi, oltre che calciatori. Idem Lozano, che in Messico è seguitissimo.

Non a caso il flusso lo ha inaugurato CR7, semplicemente l’essere umano più seguito al mondo su Instagram. Non solo acquisti di calciomercato insomma, ma calciatori-influencer che possano portare attenzione su un torneo che non vedrà nessuno in tv, ma che così girerà su tutte le piattaforme social grazie ai suoi protagonisti.

Quasi una dichiarazione di intenti. Come a dire: a noi gli occhi, please. Mentre il saccheggio al campionato italiano continua, lasciando inevasa una sola domanda: chi sarà il prossimo?

(Arabi di Giulio Cardone, Matteo Pinci la Repubblica – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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