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Attualità

Aversa. Cronaca anno 1957. Pasquale Costanzo voleva uccidere l’ex moglie Concetta Filosa invece colpì accidentalmente Anna Meles

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1957 Aversa,  Pasquale Costanzo tentava di uccidere la sua ex moglie  Concetta Filosa esplodendo contro la stessa 5 colpi di pistola, invece colpì accidentalmente per aberratio ictus Anna Meles,  la quale riversava in imminente pericolo  di vita di Ferdinando Terlizzi

Il 16 luglio del 1957 alle ore 14:45 furono ricoverate nell’ospedale civile di Aversa Concetta Filosofa e Anna Melis per lesioni prodotte da colpi di pistola. Nel corso delle indagini subito iniziate dal locale commissariato di pubblica sicurezza la Filosa, la quale era stata attinta da un unico colpo con forame di entrata e di uscita alla regione sotto ascellare destra, dichiarò che alle ore 14:30 circa di detto giorno, mentre si trovava all’esterno della propria abitazione, sita in Aversa alla via San Nicola 23,  intenta a sciorinare della biancheria, avevo notato Pasquale Costanzo,  marito di sua sorella Assunta, che le si avvicinava con fare minaccioso tenendo una pistola a rotazione redazione in pugno. Temendo che il predetto, che l’aveva già altre volte minacciata, intendesse farle del male, ella si era rifugiata nella stanza contigua alla sua, abitata da certa Maria De Santis, ove aveva tentato di nascondersi presso la cucina sita in un angolo a destra dell’ingresso. Se non che il Costanzo l’aveva raggiunto e alla presenza della De Santis le aveva  esploso dei colpi di pistola. Successivamente lo sparatore era uscito in strada e, vista fuggire una donna, certa Rosina, che era all’esterno della casa della De Santis, aveva continuato a sparare ferendo anche la Anna Melis. La Filosofa precisò inoltre che la ragione del comportamento del Costanzo andava ricercata nel fatto che lo stesso da circa tre anni viveva separato dalla moglie, e sospettava che quest’ultima fosse stata da  lei telaisti istigata a non ritornare nella casa coniugale; che però il predetto non aveva avuto più rapporti con lei da quando, nel 1955, era stato denunciato perché sorpreso in Aversa armato di pistola; che infine la Melis probabilmente era stata sparata perché scambiata dal Costanzo per Nicolina Rammairone, nuora di essa Filosa Concetta alla quale rassomigliava. A sua volta la Melis, che era stata attinta da un colpo alla natica destra penetrato in cavità addominale cui per cui fu giudicata il pericolo di vita e sottoposta ad intervento chirurgico, affermò che non aveva avuto alcun rapporto con il Costanzo  e pertanto non riusciva a spiegarsi perché questi avesse sparato contro di lei e chiarì che ella, ai primi spari, si era affacciato dalla sua casa, sita di fronte a quella della De Santis ed aveva visto il Costanzo far fuoco contro una donna che fuggiva dalla casa della De Santis  e poi anche contro di lei; che la De Santis confermò quanto raccontato dalla Filoso Concetta circa la sparatoria avvenuta nella sua casa e aggiunse che la Filosa era stato attinta dall’ultimo colpo, esploso dal Costanzo dopo che la porta, per un colpo di vento si era aperta, ed aveva gridato: “Oh Dio mi ha colpita” , dopo di che il Costanzo era  uscito in strada. Vennero escussi anche il figlio di Concetta FilosaGiovanni Tirozzi, sua moglie Nicolina Rammairone e suo figlio Gennaro Tirozzi. Il primo affermò che in mattinata aveva incontrato nei paraggi di via San Nicola il Costanzo che, tenendo la mano destra in tasca, aveva scambiato con lui qualche parola e gli aveva chiesto notizie  della propria moglie. La Rammairone riferì invece che al momento degli spari trovavasi nell’interno della propria abitazione sita in via San Nicola. E il  Gennaro Tirozzi,  infine dichiarò che aveva visto il Costanzo sparare contro “la Rosina” che era uscita dall’abitazione della De Santis correndo. Nella stanza  della De Santis i verbalizzanti  rinvennero tre proiettili che avevano attinto la parete destra del locale di circa metri uno e centimetri 90 dal pavimento. Il Costanzo, resosi dopo il fatto irreperibile in Lusciano ove risiedeva venne tratto in arresto in Aversa  la notte del 31 luglio. Raccontò che il 16 luglio si era portato in Aversa per ritirare del legname; che mentre passava innanzi alla casa della Concetta Filosa  era stato ingiuriato e  minacciato dalla propria moglie: che pertanto, estratta la pistola (una pistola a tamburo calibro 10,40), aveva inseguito la predetta in una casa vicino ed aveva fatto fuoco contro di lei quattro volte con intenzione di ucciderla. Negò di aver sparato altri colpi in strada e di aver comunque tentato di colpire oltre la moglie anche la Rammairone e la Concetta Filosa, benché avessi motivi di astio verso quest’ultima per avere essa istigata la sorella alla prostituzione.  Assunta Filosa da parte sua riferì chi aveva abbandonato il Costanzo, con il quale era sposato da otto anni, perché sottoposta dal medesimo a continui maltrattamenti, che si era trasferita in Villa Literno, quale domestica, in casa di tale Lorenzo Iavarone il quale fin da prima l’aveva aiutata fornendole viveri; che il 16 luglio essa  non era mai stata ad Aversa.

 

Concetta Filosa,  e Anna Meles precisarono però che il Costanzo iniziando  a sparare le aveva detto: “Debbo uccidere prima te e poi tua sorella”, e l’altra che il Costanzo le aveva esploso ben tre colpi dicendo: “qui sei fuggita e qui ti debbo sparare”.

 Durante la formale istruzione le parti lese ed i testi escussi in sede di indagini confermarono le dichiarazioni già rese. Concetta Filosa,  e Anna Meles precisarono però che il Costanzo iniziando  a sparare le aveva detto: “Debbo uccidere prima te e poi tua sorella”, e l’altra che il Costanzo le aveva esploso ben tre colpi dicendo: “qui sei fuggita e qui ti debbo sparare”. Sia la Concetta Filosa che la Meles, la De Santis, la Rammairone, i Tirozzi, Angelo Prisco e Rosa Di Gennaro, riferirono poi che la Filosa il giorno in cui si verificò il fatto non fu vista in Aversa. Si accertò mediante perizia medico legale che Concetta Filosa  era guarita dalla lesione riportata alla regione pettorale destra in giorni 20 che la Meles  invece era guarita dalla lesione alle regioni glutei in giorni 60. L’imputato, interrogato con mandato di cattura, insistette nella versione data alla pubblica sicurezza. Chiarì, inoltre, che non vede bene essendo stato colpito da cataratte e che il giorno in cui si verificò il fatto aveva addosso  la pistola ( che deteneva senza denuncia e portava senza licenza ) perché intendeva venderla in Aversa. Con sentenza del 25 giugno del 1958 il giudice istruttore, in parziale difformità delle richieste del pubblico ministero,  rinviò il Costanzo al giudizio della Corte di assise di Santa Maria Capua Vetere per rispondere di duplice tentato omicidio in persona  di Concetta Filosa e di Nicolina Rammairone e di lesioni nei confronti di Anna Meles  per errore di persona.  In dibattimento l’imputato – al quale veniva contestata la recidiva generica per i delitti e la recidiva specifica infra quinquennale per le contravvenzioni, Concetta Filosa, costituitasi parte civile, e altre parti lese, i testi si riportavano e quanto già dichiarato in istruttoria.

“Non può minimamente prestarsi credito all’assunto del Costanzo  – precisarono i giudici nella motivazione della loro sentenza di condanna  – di aver fatto fuoco contro la cognata Concetta Filosa  perché dalla stessa minacciato. Concetta Filosa non aveva infatti alcun motivo per indurre a minacciare il prevenuto con il con il quale non aveva rapporti da anni; ed al contrario le circostanze che lo incontro avvenne fuori all’ingresso dell’abitazione della donna, ove la medesima era intenta a sciorinare dei panni, e che la donna subito fuggì nella sua abitazione della vicina Maria De Santis ed ivi fu raggiunta dal cognato e fatto segno di colpi di pistola, dimostrano che l’iniziativa dell’episodio si appartenne  all’imputato”. “Parimenti è da disattendersi la tesi del Costanzo di aver ritenuto di riconoscere nella cognata di lei sorella Assunta, cioè sua moglie, dalla quale era da  anni separato. Assunta Filosa non abitava ad Aversa, ove il fatto avvenne, ma a Villa Literno in casa di tale Lorenzo Iavarone, né comunque si era portata quel giorno in Aversa, non si vede pertanto come lo imputato, che, pur risiedendo in altro comune, in Lusciano, era a conoscenza che la moglie viveva altrove e che nel luogo in cui effettuò la sparatoria abitava invece la cognata, sia potuto incorre nell’asserito errore di persona.

Vero è che egli è menomato nella vista per essere stato colpito da cataratte, rintuzzarono i giudici nelle  loro motivazione – ma ciò nonostante  è assolutamente da escludere che gli abbia potuto scambiare la cognata per sua moglie  appunto perché ben sapevo che in quel luogo poteva incontrare la prima ma non la seconda”.  La convinzione della Corte di assise è che il Costanzo abbia diretta la sua azione violenta contro Concetta Filosa di proposito e non già per errore trova poi il conforto nell’esistenza di una precisa  causale di rancore del prevenuto oltreché verso la moglie, chi lo aveva abbandonata per andare a vivere presso lo Iavarone, anche verso la Concetta,  che egli, come è pacifico, sospettava di avere istigata la moglie a non riconciliarsi con lui e di avere anzi favorito la medesima dei suoi illeciti amori.

 

Del resto si spiega facilmente perché l’imputato ha tentato di far credere, contrariamente al vero, di aver preso la cognata per la moglie perché egli non è in grado di addurre prove dell’accusa mossa dalla cognata e quindi, al fine di carpire attenuanti, ha preferito assumere di aver diretta la sua azione contro la moglie il cui allontanamento dalla casa coniugale è pacifico.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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