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AttualitàCaserta e Sannio

È morto Michail Gorbačëv, uno dei protagonisti della Guerra fredda e della storia del Novecento

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All’età di 91 anni si è spento, dopo una lunga malattia, Mikhail Gorbaciov, uno dei maggiori protagonisti della storia del Novecento. Tant’è che più di qualcuno ha affermato che con la sua morte si chiude definitivamente il XX secolo.

La vita

Gorbaciov nasce  il 2 marzo 1931 da una famiglia di agricoltori. Dopo aver militato all’interno della  “gioventù comunista” arriva a Mosca e si laurea in giurisprudenza nel 1955. Durante gli studi  si iscrive al partito comunista e conosce la futura moglie Raissa Titarenko. Inizia a far politica a partire dagli anni ‘70, viaggia molto e nel 1984 incontra Margaret Thatcher, ha quindi modo di familiarizzare con un mondo diverso da quello da lui conosciuto. L’11 marzo 1985 , a 54 anni, diventa segretario generale del Pcus e fin da subito stabilisce rapporti di amicizia con i capi degli Stati occidentali, nella convinzione che l’economia sovietica esercitasse sempre meno attrattiva rispetto a quelle occidentali e asiatiche. Per questa ragione, optò per una politica di distensione nei confronti degli USA al fine di ridurre le spese militari che frenavano fortemente lo sviluppo dell’economia russa. Reagan e Gorbaciov si incontrarono una prima  volta a Ginevra nel 1985 e in questa occasione, Reagan chiese all’URSS di ritirarsi dall’Afganistan. Nel 1986 l’URSS, per mostrare le sue reali intenzioni di distensione della tensione fra i due blocchi, concordò con la Casa Bianca un piano di riduzione delle armi nucleari da attuare entro il 2000. Tale piano metteva in discussione uno dei presupposti della guerra fredda e cioè il fatto che il possesso delle armi nucleari potesse servire come deterrente contro il nemico.

Sempre nel 1986 l’esplosione del reattore nucleare di Cernobyl, in Ucraina, dimostrò che il sistema nucleare sovietico era inadeguato e che l’ossessione alla segretezza aveva finito per peggiorare ulteriormente la situazione, al punto che Gorbaciov affermò che Cernobyl riassumeva molti mali del sistema sovietico.

Proprio l’ossessione sovietica per la segretezza condusse il segretario del Pcus ad adottare il principio della glasnost (trasparenza), cioè della pubblicità delle informazioni politiche affinché l’opinione pubblica potesse accedervi. Successivamente, il Presidente incontrò -sempre nel 1986- nuovamente Reagan a Reykjavik, in Islanda. In questa occasione l’URSS si propose di ridurre del 50 per cento gli armamenti e di eliminare gli euromissili, in cambio gli USA avrebbero dovuto rinunciare alla Stretegic Defense Iniziative, cioè allo “scudo spaziale”con cui il Presidente americano intendeva difendere il proprio paese da un probabile attacco da parte di missili nucleari. Nell’ottica della distensione, della crisi economica del 1988 e delle tensioni etniche che imperversavano all’interno dei confini dell’URSS, Reagan chiese anche di abbattere il muro di Berlino. La richiesta giungeva in una fase in Gorbaciov era orientato sempre di più a smorzare la politica imperialistica dell’URSS (che non era più in grado di produrre ricchezza allo stesso modo del capitalismo occidentale) e a rompere con il marxismo così come era stato interpretato a partire da Lenin. Difatti, le condizioni economiche di paesi come Ungheria, la Repubblica democratica tedesca e la Polonia continuavano a peggiorare e in URSS le elezioni al Congresso dei deputati nel 1989- a cui per la prima volta parteciparono una pluralità di liste- portarono i partiti democratici ad ottenere più seggi dei comunisti. Un caso particolare fu rappresentato proprio dalla Rdt, il 7 ottobre 1989 ci furono infatti le celebrazioni per la nascita della Repubblica, alla parata erano presenti molti attivisti del partito comunista, ma anche da dirigenti locali ostili a Gorbaciov, che invece fu accolto dalla popolazione come una sorta di salvatore. Due giorni dopo, in un clima di proteste già molto teso, migliaia di berlinesi si diressero verso i posti di frontiera del muro, che poi fu distrutto. Il crollo del muro di Berlino avviò il processo di riunificazione della Germania a cui Gorbaciov non si oppone, infatti nel 1989 a Camp David il cancelliere tedesco Kohl e George H.W.Bush si accordarono e così nel 1990 la Rdt fu inglobata nel territorio tedesco. Intanto, sempre nel 1990 il crollo dei regimi dell’Europa dell’est accelerò la fine dell’Urss nel 1991, favorita anche dalla “perestrojka”, cioè della cosiddetta “ristrutturazione” democratica dell’economia e della società sovietiche. L’obiettivo della riforma di sistema era inserire l’esperienza sovietica nella comunità mondiale, tale intenzione fu chiarita da Gorbacev  a Stoccolma, dove gli conferito nel 1990 il premio Nobel per la pace

Noi vogliamo diventare una parte integrante della civilizzazione moderna, vivere in armonia con i valori universali del genere umano, rispettare le norme della legge internazionale, seguire le regole del gioco nelle relazioni economiche con il mondo esterno. Noi vogliamo condividere con tutti gli altri popoli il peso della responsabilità per il futuro della nostra casa comune”

La riforma democratica- in un contesto caratterizzato da un passato tragico, da diversità etniche e culturali, da forze conservatrici- fallì e nel 1991 Elstin fu eletto presidente della Repubblica russa, contestualmente i presidenti di Russia, Ucraina, e Bielorussia decretarono la fine dell’URSS l’8 dicembre 1991, al suo posto nacque la Comunità degli stati indipendenti (CSI).

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