In morte di un avvocato, quello di ‘B’: Marco Travaglio ricorda ‘a modo suo l’onorevole Ghedini
Mi raccontò della sua famiglia-bene, che vantava un paio di dogi. Gli spiegai che non ero comunista, come lui e il Presidente pensavano.
“Avvocato, lei è ricco sfondato, è un principe del foro, ha tutte le soddisfazioni dalla vita. Perché continua a sputtanarsi dietro le balle del suo capo, a fabbricare leggi ad personam, a mettere la faccia su tesi, norme e conflitti d’interessi, incluso il suo, indifendibili? Non c’è più gusto a vincere i processi nelle aule di tribunale che in quelle del Parlamento?”.
Lui mi sorprese: “Lo faccio perché sono affezionato al Presidente, a cui devo molto. Ma sono così bravo che l’avrei fatto assolvere anche senza quelle leggi, che ho sempre sconsigliato, perché adoro lo scontro in aula, ma di giustizia”.
Mi spiegò che le leggi ad personam le avevano volute Previti e altri cattivi consiglieri.
“Dubito che avrebbe vinto anche i processi per falso in bilancio senza depenalizzare il reato”.
Lui fu onesto: “Beh, quelli, in effetti…”.
Alla fine, ai saluti, non mi chiese di tenere riservata la chiacchierata, ma non ce ne fu bisogno.
Non so perché non ne scrissi nulla. Forse perché, dopo averlo conosciuto un po’ meglio, temevo che fosse talmente stronzo da iniziare a diventarmi simpatico.
(Di Marco Travaglio, Direttore del “Fatto Quotidiano” – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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