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Caiazzo. Contro il cemento selvaggio si appella ai sindaci del comprensorio l’associazione ‘Città paesaggio’

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É decisamente interessante, ma anche molto coraggiosa, la proposta inoltrata da Nicola Sorbo, presidente dell’associazione “Città Paesaggio” nonché ex sindaco di Caiazzo, ai sindaci del comprensorio caiatino-formicolano e, pertanto, anche al suo attuale successore, di tutelare il suolo agricolo dalla persistente cementificazione selvaggia.

Interessante perché tesa, da un lato a evitare ulteriori speculazioni edilizie, dall’altro a preservare il patrimonio ambientale che abbiamo ereditato dai predecessori ma rischia di essere totalmente ignorato dai nostri posteri.

Coraggiosa perché, a prescindere dalla condivisione, che immaginiamo scontata, di vari sodalizi di tutela ambientale, l’appello è rivolto ai sindaci del comprensorio naturale del vino Casavecchia DOP e quindi, in particolare, a quello caiatino, che peraltro ne è principale destinatario.

Orbene, come si evince dal documento, di seguito riportato testualmente, il presidente Sorbo chiede agli otto sindaci del comprensorio in questione di riscontrare in modo tangibile la sua istanza entro la prima settimana di giugno, quindi entro lunedì 7 giugno, ma pare che finora nessuno degli 8 sindaci interessati abbia dato un cenno.

E non è facile immaginare che ciò avvenga per tutti sul rush anche perché in questi giorni i vari comuni sono alle prese con il PUC, successore del Piano Regolatore Generale, da approvare entro il mese e che di solito va in direzione decisamente contrapposta rispetto alle istanze-aspettative di “Città Paesaggio”.

Ancor più coraggiosa l’iniziativa di Nicola Sorbo appare, se è vero che almeno due volte ha già dovuto, in un certo senso, capitolare: nel caso dell’ex palazzo Acerra, ove è sorto un grosso complesso immobiliare senza che sia stato neanche realizzato il “promesso” varco d’accesso al retrostante parcheggio comunale, e per quanto riguarda la stazione dei Carabinieri finita a Ruviano, oggetto di un circostanziato esposto, a quanto è dato sapere, archiviato per difetto di legittimazione -pur essendo ineccepibile nella sostanza- perché sottoscritto come “semplice” cittadino, ma inviato anche al sindaco di Caiazzo che quindi avrebbe potuto “sposarlo”, legittimandone così la produzione, con ottime possibilità di evitare il trasloco-smacco.

Il tutto auspicando ovviamente di avere nei fatti una smentita, consistente nell’adesione, entusiastica, dei vari sindaci interessati e in particolare di quello caiatino, alla seguente istanza di Sorbo: chi vivrà… vedrà:

Ai Sigg. Sindaci dei Comuni di CAIAZZO, CASTEL CAMPAGNANO, CASTEL DI SASSO, FORMICOLA, LIBERI, PIANA DI MONTE VERNA, PONTELATONE, RUVIANO.

APPELLO AI SINDACI PER LA TUTELA DEI SUOLI AGRICOLI NEL COMPRENSORIO DEL CASAVECCHIA DOP.

I sottoscritti cittadini, aderendo all’iniziativa promossa dall’Associazione “Città Paesaggio”, esprimono
profonda preoccupazione per il futuro dei suoli agricoli e naturali delle Colline Caiatine e dei Monti
Trebulani dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed economico;

DENUNCIANO che da diversi anni è in atto una cementificazione selvaggia del territorio con
costruzioni e infrastrutture che, oltre a ridurre la superficie agraria e incentivare ulteriori, dannosi
frazionamenti della proprietà fondiaria, minacciano l’ecosistema, deturpano i valori paesaggistici e
ostacolano l’assorbimento di acqua nel suolo, compromettendo l’assetto idrogeologico e il micro-clima;

CHIEDONO che siano adottati con urgenza i provvedimenti necessari a contenere il fenomeno,
perseguendo senza esitazione una strategia volta allo sviluppo sostenibile del territorio; in particolare,
che siano salvaguardate le aree collinari vocate all’allevamento della vite di varietà Casavecchia e
Pallagrello, e dell’ulivo di varietà Caiazzana e Corniola. Tali aree risultano particolarmente meritevoli
di tutela anche per le caratteristiche paesaggistiche e pedo-climatiche, per cui vanno limitati gli
interventi alle opere edilizie strettamente necessarie alla conduzione dei fondi da parte dei coltivatori
diretti o degli imprenditori agricoli, ai sensi dell’art. 23 lettera h) della legge regionale n. 16/2004;

CHIEDONO che la disciplina urbanistica, in fase di valutazione di nuovi interventi, tenga conto
delle infrastrutture esistenti e del loro dimensionamento effettivo;

CHIEDONO che, più in generale, le zone agricole siano considerate territori storici rispetto ai quali
andrebbero adottate misure di tutela analoghe a quelle previste per i borghi medievali che
caratterizzano gran parte dei centri urbani del comprensorio;

CHIEDONO, in particolare, che per le nuove costruzioni in zona agricola la disciplina urbanistica
comunale definisca i materiali e gli elementi tipologici confacenti ad un corretto inserimento
paesaggistico e ambientale degli edifici, anche in relazione alla salvaguardia delle tradizioni
architettoniche; inoltre, che si incentivi lo sviluppo della bio-edilizia, il perseguimento del risparmio
energetico e l’utilizzazione delle energie rinnovabili;

CHIEDONO che la disciplina urbanistica comunale salvaguardi il carattere identitario delle zone
rurali attraverso la tutela delle cosiddette componenti strutturali del paesaggio agrario;
In particolare, che siano salvaguardati: i corsi d’acqua classificati come pubblici ai sensi del R.D. 11
dicembre 1933, n. 1775 e del D.P.R. 18 febbraio 1999, n. 238; gli scoli consortili; i capifosso; i fossi
di importanza ambientale; gli alberi secolari, i filari alberati e le alberature isolate di primaria
importanza; la vegetazione ripariale principale; la viabilità storica; le strade scomparse (segni della
viabilità storica); gli edifici storico-testimoniali; il verde privato di rispetto degli edifici storici; tutti i
manufatti minori di carattere storico-testimoniale, quali i ponti, i cippi, le edicole, i lavatoi, i pozzi,
le cisterne e le fontane; le recinzioni, le opere di protezione quali i terrazzamenti, i muri a secco e le
arginature, realizzati con materiali e forme tradizionali; la vegetazione interpoderale tradizionale;

CHIEDONO, allo scopo di assicurare la salute dei cittadini, che sia garantito un livello elevato di
tutela dell’ambiente conformemente ai principi dello sviluppo sostenibile. In particolare, chiedono
che sia vietato, attraverso apposite norme regolamentari, l’utilizzo di prodotti fitosanitari classificati
come Molto Tossici (T+) o Tossici (T) o con classificazione corrispondente, ai sensi del Regolamento
(CE) n. 1272 del Parlamento Europeo e del Consiglio;

CHIEDONO che, per il perseguimento delle suddette finalità, i Comuni impegnino gli agricoltori ad
avviare entro e non oltre il 2025 un processo di conversione dall’agricoltura convenzionale a quella
biologica, lasciando incolto almeno il 10% delle superfici aziendali per tutelare la fauna e la flora
selvatiche;

CHIEDONO che, in un’ottica di sostenibilità ambientale, sia salvaguardato il mosaico produttivo
caratteristico del comprensorio in cui il vigneto diventi fattore economico trainante di altre produzioni
come l’ulivo, il ciliegio, i cereali e l’allevamento bovino/bufalino/ovino/caprino;

CHIEDONO che i Comuni promuovano e finanzino attività di ricerca al fine di innovare le
metodiche agricole, migliorando l’impatto ambientale e promuovendo gli elementi distintivi delle
aree interessate per contribuire alla competitività delle produzioni locali;

CHIEDONO che, per il raggiungimento di tali obiettivi, vi sia il più ampio coinvolgimento delle
associazioni di categoria, delle istituzioni pubbliche, delle associazioni culturali e degli operatori del
settore turistico e artigianale;

CHIEDONO che il coinvolgimento dei soggetti interessati (associazioni, istituzioni, operatori, etc.)
diventi un metodo sistematico applicato con la massima trasparenza, aprendo un serio confronto
dialettico per il miglioramento continuo del bene comune basato su dati oggettivi.

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