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Napoli. S.Giovanni Bosco, ospedale ‘della camorra’: amministrazione da sciogliere secondo il ministro Grillo

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La ministra alla Sanità Giulia Grillo ha chiesto di sciogliere l’ospedale San Giovanni Bosco per infiltrazioni camorristiche. È il nosocomio partenopeo balzato più volte alle cronache per la presenza di insetti nei reparti e per infiltrazioni nella gestione del parcheggio.

La camorra -ha scritto su Facebook la ministra Grillo- aveva fatto dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli una sua base logistica.

Ora basta, la camorra non può tenere in ostaggio la Sanità campana. Servono decisioni coraggiose e lo Stato farà la sua parte, perché non c’è salute senza legalità.

Giovedì  -ha sottolineato Grillo in un video- sarà convocato il Comitato nazionale per la sicurezza e l’ordine pubblico, ci sarà il procuratore Melillo che ha seguito le indagini e chiedo già di porre attenzione su questo ospedale:.

Se necessario, ed a mio avviso lo è, si deve convocare il Comitato di accesso e immaginare di sciogliere per infiltrazione mafiosa l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.

E dare ai cittadini, finalmente, una Sanità degna di questo nome”.

L’ospedale in questione, ricorda il ministro, “… è quello delle formiche, quello di plurimi episodi incresciosi.

La camorra aveva deciso di lucrare sulla pelle dei malati, la cosa più immorale che si può immaginare.

É una ferita quella che lascia una criminalità che si è impossessata di un ospedale, dando una mazzata alla qualità dei servizi.

Questo ci deve dare il coraggio e la forza di combattere e migliorare. Negli anni qualcuno avrebbe dovuto avere più coraggio, evidentemente è mancato. ora bisogna ripartire da zero”.

Dunque, all’ospedale San Giovanni Bosco comanda la camorra.

L’accusa della Dda di Napoli risuona in conferenza stampa, a poche ore dal blitz – da oltre 100 arresti – contro l’Alleanza di Secondigliano.

Anzi, del cartello di clan, l’ospedale “era diventato la sede sociale” dice il procuratore capo Giovanni MELILLO.

Gli uomini dei Contini “controllavano –sostiene- il funzionamento dell’ospedale, dalle assunzioni, agli appalti, alle relazioni sindacali”.

Lo stesso San Giovanni Bosco era “diventato la base logistica per trame delittuose”.

Uno scenario inquietante, a cui – secondo la procura – non erano estranei i camici bianchi.

Il controllo mafioso del funzionamento del San Giovanni Bosco -aggiunge Melillo- si realizzava attraverso la partecipazione anche di sanitari, a volte indotta dalla paura e a volte dalla coincidenza di interessi”.

L’egemonia del cartello mafioso, peraltro -precisa il procuratore- era nota “anche alle altre organizzazioni.

Ci sono collaboratori che hanno raccontato che gli altri clan, quando avevano bisogno di prestazioni illegali, non facevano altro che rivolgersi agli uomini del clan Contini.

Le pagine del giudice descrivono un sistema allarmante, come allarmante è anche il quadro che emerge dalle indagini in corso”.

I fatti relativi all’operazione ora eseguita si fermano al 2016, ma le indagini sulle attività successive sono ancora in corso, e quindi riservate.

Le mani dei clan sarebbero arrivate, ad esempio, fino alle liste d’attesa.

Si ipotizzano interventi in favore di ammalati andati “in pellegrinaggio” dai boss per aggirare l’impasse burocratica.

La camorra avrebbe condizionato pure decisioni dei sindacalisti, in alcune vertenze, e si sarebbe spinta ad imporre l’assunzione di affiliati, nelle ditte operanti in ospedale.

Un controllo a 360 gradi, sanitario e amministrativo: perfino cure mediche ai feriti d’arma da fuoco, senza passare dal pronto soccorso, o falsi certificati medici per gli imputati e le frodi assicurative.

Un presidio sanitario dove non regnava più lo Stato, ma l’anti Stato.

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