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Casertano coinvolto in associazione criminosa nazionale

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Reati tributari, sottrazione fraudolenta di beni all’azione di recupero dell’Erario, illecito reimpiego e autoriciclaggio: questi i reati che sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza di Pistoia e che hanno dato il via oggi – su delega della locale Procura della Repubblica – a una serie di attività di polizia giudiziaria sul territorio toscano e nazionale.

Quattordici i soggetti coinvolti a vario titolo, di cui ben sette sono risultati componenti di un’associazione a delinquere, per cui il Tribunale ha disposto il sequestro ai fini di confisca diretta e per equivalente di somme di denaro, immobili, beni, un complesso aziendale e quote societarie, per un valore complessivo di circa 2,8 milioni di euro.

Con base a Montale (Pt), l’associazione criminosa ha operato – sin dal 2011 – nell’area delle province di Pistoia, Prato, Frosinone e Caserta, “al fine di preservare due centri di interesse economico-finanziario, operanti nei settori della produzione e commercializzazione di materassi e dell’intrattenimento ludico e sportivo, riconducibili a un imprenditore montalese”.

Quest’ultimo – con la speranza di far perdere le tracce dei proventi illeciti, nel tempo accumulati – si era spogliato di ogni bene a lui formalmente riconducibile anche, e soprattutto, grazie all’ausilio degli altri componenti l’organizzazione criminale: un ragioniere (addetto alla gestione contabile dell’intero gruppo di aziende coinvolte) e un commercialista di Prato (presso cui era domiciliata una parte delle attività economiche e che, in alcuni casi, si prestava, altresì, a rivestirne anche cariche societarie).

Il “pactum sceleris”, ricostruito dagli investigatori della Gdf, ha oltrepassato i confini regionali grazie all’apporto fornito da un consulente della provincia di Frosinone (operante tra Pistoia, Pontecorvo e Sessa Aurunca), che aveva il compito di schermare i principali beneficiari delle frodi, reclutando e gestendo tre prestanome: un viareggino (deputato a rappresentare formalmente le aziende in bonis) e due pregiudicati (privi di alcun reddito) residenti in provincia di Caserta e di Latina, per le aziende indebitate da rendere non più operative, né tantomeno rintracciabili per i creditori, Erario compreso.

In apparenza fisiologico (anche grazie ai tecnicismi adoperati dai professionisti contabili), l’illecito modus operandi è emerso soltanto a conclusione delle indagini, coordinate dalla Procura pistoiese dai primi mesi del 2017, che hanno visto le fiamme gialle impegnate in una certosina analisi di dati e notizie (acquisite dalle banche dati in uso al Corpo), unitamente all’esecuzione di sopralluoghi, riscontri contabili, accertamenti bancari e perquisizioni locali, che consentivano di rinvenire e sequestrare copiosa documentazione utile alle indagini.

Al termine delle investigazioni, infatti, è stato possibile svelare che – nel tempo – il gruppo criminale aveva accumulato debiti (tributari e previdenziali) per diversi milioni di euro: a fronte di tale situazione, di volta in volta, la bad company veniva posta in liquidazione e per poi essere trasferita in altre Regioni italiane, mediante la sostituzione del precedente amministratore con una testa di legno che, successivamente, si rendeva irreperibile celando non solo i beni ma anche l’intera contabilità aziendale.

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