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Caserta. Scandalo ‘Gomorra’ negli ospedali: lunedì la testimonianza fondamentale per incastrare o svincolare i maggiori inquisiti

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ferraiulo-15x10-cesarini+altri-ospedale-ce-12caserta-15x10-ospedale-ingresso-11É programmata per lunedì, 11 aprile un’udienza ritenuta determinante

nel contesto del processo che vede molti imputati accusati di concorso con Gomorra negli ospedali.

Davanti al collegio giudicante, infatti, sarà chiamato a testimoniare il capitano della Direzione Investigativa Antimafia Fabio Gargiulo, ufficiale dei Carabinieri cui si deve l’informativa che ha dato il via alle indagini.

Sarà quindi importante capire da dove sia partita l’inchiesta giudiziaria che ha travolto la sanità casertana, coinvolto manager e dipendenti dell’azienda sanitaria Sant’Anna e San Sebastiano, ancora oggi commissariata, portando all’arresto anche di imprenditori e politici.

Nel processo sono imputati Remo D’Amico, 57 anni; Elvira Zagaria, sorella del boss Michele, 49 anni; Raffaele Donciglio, imprenditore e socio R.D Costruzioni, 47 anni; Bartolomeo Festa, dirigente dell’Unità operativa ospedaliera di Caserta, 65 anni; Vincenzo Cangiano, imprenditore e socio Odeia Srl., 32 anni; Orlando Cesarini, imprenditore e socio Odeia Srl., 68 anni; Domenico Ferraiuolo, imprenditore e socio Odeia Srl., 39 anni; Gabriele D’Antonio, amministratore unico Odeia Srl., 46 anni.

Sorte diversa, al momento. per gli ultimi tre, tutti di Piedimonte Matese: mentre Ferraiuolo è ancora in carcere ad Avellino, infatti, gli altri due sono fuori, rispettivamente ai domiciliari e l’ultimo senza vincoli.

Nella lunga lista di imputati compaiono anche i nominativi di: Luigi Iannone, imprenditore, 37 anni; Francesco Alfonso Bottino, ex direttore generale dell’ospedale di Caserta e dell’Asl Caserta, 72 anni; Antonio Della Mura, imprenditore, 56 anni; Roberto Franchini, consulente Ivs Italia, 54 anni; Giuseppe Gasparin, ex direttore amministrativo dell’Asl (e sindaco) di Caserta , 64 anni; Antonio Maddaloni, dipendente dell’ospedale di Caserta , 37 anni; Paolo Martino, dipendente dell’ospedale di Caserta , 46 anni; Mario Palombi, imprenditore, 51 anni; Angelo Polverino, ex consigliere regionale , 57 anni; Giuseppe Porpora, imprenditore e socio Komè Srl, 45 anni; Rocco Ranfone, dipendente dell’ospedale di Caserta , 44 anni; Giuseppe Raucci, dipendente dell’ospedale di Caserta  58 anni; Umberto Signoriello, dipendente dell’ospedale di Caserta (ex assessore del Comune di Maddaloni), 45 anni; Giacinto Basilicata, 57 anni, di Caserta; Gerardo Covi, 48 anni di Casoria; Alfonso Cutillo, 51 anni di San Nicola la Strada; Ida De Palma, 50 anni di San Bartolomeo in Galdo (Benevento); Giuseppe Piccolo, 35 anni, Casapesenna; Domenico Silvano Ricciuto, 51 anni di Caserta; Nicola Tufarelli, 49 anni di Pompei, in provincia di Napoli.

Imputati tutti rappresentati e difesi dagli avvocati Giuseppe Stellato, Iannettone, Quaranta, Marco Carleo, Vittorio Giaquinto, Massimo Garofalo ed Ercole Di Baia.

LA STORIA DI GOMORRA NELL’OSPEDALE CASERTANO VISTA DA “REPUBBLICA”

Un uomo lasciato morire tra le fiamme della sua vecchia Fiat, una Brava amaranto. Dal paese di Cervino si vede l’incendio nel buio della collina. È da poco passata mezzanotte, 28 febbraio 2008. I pompieri nel rogo trovano il sindaco del paese. Con mani e piedi legati. Ma Giovanni Piscitelli, 52 anni, non è solo il «politico con oltre cento nemici», denunciato persino da una vigilessa per mobbing a Mi manda Rai 3. È anche il caposala della chirurgia d’urgenza nell’ospedale dei misteri infiniti di Caserta, Sant’Anna e San Sebastiano, 1.600 dipendenti, 150 milioni di fondi pubblici gestiti dal solito quartetto. Dal 1980 ha saccheggiato danaro pubblico nella Ricostruzione dell’Irpinia, nell’Emergenza rifiuti e continua a farlo nella sanità. Politici e burocrati disonesti, imprese avide di appalti truccati, camorra. Direttore generale dell’ospedale è Luigi Annunziata. «Piscitelli era un dipendente modello. Io lo conoscevo bene. Cercate altrove chi l’ha ucciso».

Dopo il delitto, respinge sospetti e giornalisti. Ma quella feroce esecuzione, ancora senza colpevoli, richiama l’attenzione dei carabinieri di Caserta e dei Ros, della procura di Santa Maria Capua Vetere e infine dei pm anticamorra di Napoli. Antonello Ardituro, Cesare Sirignano, Giovanni Conzo hanno ascoltato anche il boss pentito Antonio Iovine sui suoi interessi e sui tanti familiari nella sanità. Attenti alle date: accade tutto nel 2008. La politica a onda lunga determina un cambio di poteri anche nella sanità campana, che tra il 2007 e 2010 consolida un debito record di 4,3 miliardi di euro. Crolla così l’Udeur di Clemente Mastella, costretto a dimettersi il 15 gennaio 2008 dopo l’arresto della moglie Sandra Lonardo. E s’impone con il Pdl Nicola Cosentino, ex viceministro dell’Economia, da mesi in carcere. Ma non cambiano i metodi per gli appalti, banditi secondo i requisiti di chi deve vincerli . Nell’ospedale di Caserta i carabinieri nel gennaio 2014 sorprendono i Belforte (i Mazzacane) di Marcianise in società con dirigenti e imprese. Il pm Antonello Ardituro, ora al CSM, indagando con la collega Annamaria Lucchetta su Nicola Cosentino ricostruisce ruoli e personaggi del Pdl nel giro della sanità. Angelo Polverino, consigliere regionale riarrestato nell’operazione di servizio, Antonio Magliulo, consigliere provinciale, anche lui in cella, l’imprenditore Domenico Ferraiuolo, ex assessore comunale a Piedimonte Matese e segretario cittadino del Partito Democratico (ora “sospeso” dal partito che, da quando è stato incarcerato lo stesso Ferraiuolo, i vertici Pd non lo hanno più sostituito!!!). Torna ai domiciliari il direttore sanitario Francesco Alfonso Bottino, 73 anni.

Sono 24 gli arresti del più recente dei blitz nella sanità, coordinati dalla procura diretta da Giovanni Colangelo. Indagini sempre più scabrose e frequenti. Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto, delega anche la Dia. E Giuseppe Linares, superpoliziotto arrivato dalla Sicilia, crea una cellula segreta nell’indagine. Il vicequestore Loredana Di Persia e il capitano Fabio Gargiulo in diretta con foto e bobine ricostruiscono gli affari sporchi del più grande ospedale di Gomorra. Lì comanda dal 2008 la famiglia del padrino Michele Zagaria. Ebbe negli anni 90 una parte nell’Alta Velocità tra Napoli e Roma: binari per 5mila miliardi di lire. Trenta imprenditori arrestati, nessuna contestazione alla Tav. Con Michele Zagaria in carcere dal dicembre 2012, interviene sugli appalti Elvira, «una donna con gli attributi» secondo gli affiliati, 50 anni, vedova. Subentra al fratello, ma anche al marito, Francuccio Zagaria, che in ospedale andava ogni giorno. Un direttore ombra. Così appare nelle indagini. È morto con i suoi segreti anche Luigi Annunziata, il direttore generale. Ma proprio un suo colloquio con Francuccio Zagaria, chiarisce oggi i misteri della svolta nel 2008. Annunziata denunciò Sandra Mastella, rifiutando le sue richieste.

Due posti da primario. E la donna, allora presidente del consiglio regionale, minacciò: «Per me è un uomo morto, e deve esserlo anche per mio marito». Le sembra lo sgarbo di un ingrato, perché era stato il partito di famiglia a dargli la direzione dell’ospedale. Perplesso anche il consuocero di Mastella, Carlo Camilleri, arrestato per un appalto da 1,2 milioni di euro. «Io non capisco se Gigi Annunziata è ancora nostro o di un altro. Su qualsiasi cosa, ora ci dice sempre no. Il ginecologo l’ha preso, ed è proprio il fratello di uno che sta contro di me a Benevento». La verità appare adesso, sette anni dopo. Le dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia (15 gennaio 2008) e la fine del governo Prodi (8 maggio, stesso anno) si rimettono infatti sulla politica campana e sui centri di potere. Annunziata, mancato sindaco di Terzigno, medico che si vanta di far quadrare i conti, uomo di pubbliche relazioni, abiti di alta sartoria e profumi marcati, non obbedisce più a Sandra Mastella. Non può. Deve ascoltare altri padroni. La sanità è passata dall’Udeur al Pdl, dai Mastella a Nicola Cosentino. Lo ammette, Annunziata, nei suoi ormai quotidiani incontri con Francuccio Zagaria.

Racconta pure di Nicola Ferraro, politico Udeur più volte inquisito, arrestato nell’ultimo blitz. «Anche dopo la rottura, Ferraro veniva a chiedere cose che non gli ho mai dato». Ma Ferraro in quell’epoca ha perso quota. Il suo leader, Mastella, ormai è un ex ministro. E poi è considerato amico di Francesco Schiavone, Sandokan , inchiodato da un ergastolo. Nell’ospedale ora conta Nicola Cosentino. E il padrino di riferimento è il latitante Michele Zagaria, attraverso il cognato Francuccio. È un caso, forse, ma al ginecologo segnalato dalla Mastella (che lui chiama ormai con irriverenza la Nutella ) Annunziata preferisce Sergio Izzo, fratello di Mino, esponente di Forza Italia. «Per motivi di merito», ovvio. Ha poteri condizionati: di qua la politica, di là i Casalesi. «Troppe pressioni dai miei sponsor, così sono diventato un uomo morto». Non può neanche far trasferire da Benevento a Caserta il primario di neurochirurgia che stima e vuole a tutti i costi. Convive con la paura. «Ogni giorno che entro in questo ospedale, penso sia l’ultimo». Un presentimento, forse. È morto l’8 luglio 2013. Tumore al cervello. Deficit di 4 miliardi, carriere di manager e primari decise dalla politica, appalti pilotati dai clan, tra gli ultimi ce n’è uno da 27 milioni per pulizie in ospedale, rivelato dal blitz dei carabinieri del colonnello Giancarlo Scafuri, ancora Caserta, ancora sanità. In questo scenario, ci si può curare? L’ha chiesto la Cisl, invitando a denunciare disagi e abusi. Trentamila contatti in un mese. Centomila pazienti in pellegrinaggio fuori regione.

Lina Lucci, segretario regionale, osserva: «Il bilancio è tornato in pareggio, resta il deficit. Un merito per Stefano Caldoro, il governatore. Ma i tagli hanno deteriorato i servizi e l’assistenza, stressato il personale con tremila posti non rimpiazzati, e ci sono ancora due scandali. Le lobby non consentono di aprire il pronto soccorso al Monaldi di Napoli per evitare il caos e lo strazio dei malati in barella al Cardarelli. In almeno due ospedali si opera poco, le liste di attesa sono lunghe per favorire interventi a pagamento. Per soli ricchi. Nessuno interviene. Il centrodestra governa, il centrosinistra tace perché ha ancora molti posti chiave. Tra primari e quasi primari, con il sistema della struttura semplice e complessa, se ne contano ottomila, ormai. Bel sistema: senza concorsi, seimila poltrone in più». A febbraio del 2015, un libro bianco aveva avvertito. «La sanità campana va messa subito in sicurezza. Devo leggere i documenti che ho chiesto subito dopo i 24 arresti. Non è nei nostri poteri commissariare gli ospedali. Ma per gli appalti intervengo subito. Camorra e corruzione rendono la situazione drammatica. Un terreno fertile la Campania per scandali come questi», osserva Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anti-corruzione.

Il deficit in Campania della Sanità. 4 miliardi di euro nel 2005 era di 4,9 miliardi di euro debiti Asl verso i Fornitori 7 miliardi di euro nel bilancio 2009, 3 miliardi di euro nel bilancio 2013, disavanzo sanitario 773 milioni di euro nel 2009, 6,1 milioni di euro di attivo nel bilancio 2013, ticket 36,6% aumento del ticket (media nazionale 24,9%) il commissariamento ha causato l’aumento del ticket sanitario, tra i più alti d’Italia, oltre alla chiusura di alcune strutture. Liste di attesa 100 giorni anche per interventi salvavita Fuga dei pazienti 8,2% si fa curare fuori regione 2,6% pazienti in arrivo da altre regioni posti di Lavoro; 15.000 lavoratori in pensione non sostituiti.  (Il Venerdì di Repubblica – N.1402 – pagina 40)

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