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Alife. Scommettono sui prodotti tipici e genuini i giovani titolari del ‘Civico 69’

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 civico-15x10-69-logo-1alife-15x10-civico-69Un locale aperto da appena 5 mesi,

il Civico 69, ma che ha già la maturità giusta per cominciare a fare grandi cose e continuare a proporre ottime eccellenze.

Una creatura pensata e voluta da tre giovani amici, alifani veraci, come del resto tutto lo staff: Pietro Pacilio, Armando Del Toro e Alfonso Del Basso che hanno voluto insieme puntare alle cose buone del territorio, e quindi genuine, ma anche allargare gli orizzonti del termine “genuino” scommettendo sulla cultura delle carni.

Una media di trent’anni, la loro età, ma con già le idee ben chiare.

Il 28 maggio 2015 hanno cominciato quest’avventura, in piazza Liberazione, al civico 69, appunto, con dei compagni al loro pari, in termini di tenacia.

Degno di nota è il pizzaiolo: Antonio Rao, 26 anni, che viene da una buona scuola, rigorosamente napoletana, con all’attivo molte ore di collaborazione con “I fratelli La Bufala” e al servizio del più celebre “Trianon”.

Valido supporto l’aiuto pizzaiolo Angelo del Toro, 29 anni.

In cucina invece Salvatore Leonetti, 29 anni, giovane promessa formatasi sulla scia di un noto chef alifano: Gino Palomba, che ha fatto da sostegno all’idea sin dall’inizio, dispensando buoni consigli ai suoi giovani compaesani.

L’idea è nata per caso, dopo una partita di basket, chiacchierando sul da farsi per far risvegliare Alife dal torpore che l’attanaglia abbiamo pensato di provarci”.

Così Pietro, 27 anni, Armando, 33 anni, e Alfonso, 30 anni, hanno voluto mettere in piedi un’impresa giovane per i cultori del buon cibo nel loro paese.

La missione di questo locale è quella di creare piatti ricercati ma allo stesso tempo ricchi di genuinità e fantasia”.

Questo, invece, l’incipit sul menù del Civico 69, che è in continua evoluzione con pietanze che si aggiungono e in costante sperimentazione ma soprattutto che si arricchiscono a seconda delle stagioni.

A proposito di menù, diamo un’occhiata alle proposte: presentarle tutte sarebbe impossibile, potremo scoprirle tutte solo assaggiandole, che è meglio.

Intanto degni di nota sono i piatti scelti per far notare la differenza.

Cominciamo con l’attenzione che hanno riservato per i cibi da strada legati per antonomasia alla tradizione napoletana:

‘O cuoppo, la pizza fritta e la pizza a portafoglio.

Tanto ci sarebbe da raccontare di queste tipicherie campane ma ora importante è poterle gustare non più di fretta, come da tradizione, ma comodamente seduti ai tavoli del suggestivo locale del civico 69, arredato con gusto e curato nei minimi particolari.

Un locale che si sviluppa su due livelli, due ambienti più e meno rustici, arredati con dovizia di particolari in uno stile che va dal country shabby al rustico.

Tra le pizze, più o meno note, spunta con prepotenza una tutt’altro che banale la “Tradizionale”, arricchita con Mozzarella di Bufala Campana DOP, pomodorini secchi e origano del Matese.

Si, ecco, il Matese, imponente protagonista di molte altre prelibatezze, filo conduttore della nostra tradizione culinaria fantasticamente adottata dai ragazzi del Civico 69.

Non semplici bruschette racchiudono il Matese, ottima quella con ricotta di bufala e tartufo del Matese o sublime la variante con il caciocavallo del Matese.

Ultima sperimentazione, ormai diventata una must della cucina di piazza Liberazione, è la bruschetta con fagiolo cerato, cipolla alifana e speck.

Per i cultori delle carni, invece, una rara chicca si può trovare all’interno del piccolo paesino dalle mura romane: blackangus australiano e blackangus argentino per i palati più esigenti.

Sempre il territorio si vuole promuovere quando si propone il maialino nero casertano ma la tanto ottima quanto inusuale alternativa viene data con lo jamónibérico, tipo di prosciutto proveniente dal maiale di razza iberica, molto apprezzato nella cucina spagnola e portoghese.

Mentree si aspetta la carne, per esempio, ci si può deliziare con dei “bacetti” di pizza con radicchio, gorgonzola, speck e provola, ma ce ne sarebbero da aggiungere di proposte allettanti.

Insomma, a partire dalle stuzzicherie, passando per le carni, per i panini e finendo con le pizze c’è l’imbarazzo della scelta.

La carta dei vini s’ispira ai più importanti rossi italiani con un occhio particolare sulla Campania.

Cominciando da quelli che non possono mancare, due preziosità del nostro territorio: il Pallagrello e il Taurasi, ma allargando il raggio entro i confini italiani non manca il Barbera d’Asti, il Chianti, il Barolo, il Brunello di Montalcino e l’Amarone della Valpolicella.

E per gli irriducibili affezionati del Matese c’è sempre un eccellente vino della casa: il Rosso69, prodotto con vitigni locali.

Altra vasta scelta per i bianchi, dove addirittura la selezione sconfina e arriva oltralpe con un pregiato franciacorta.

Uno staff di giovani che, nella terra della ormai celebre “cipolla alifana”, sono assetati di voglia di fare bene e quando sarà il momento di fare anche meglio.

La loro età, non a caso mai tralasciata fino ad ora, parla chiaro: Alife ha bisogno di giovani così.

(Comunicato Stampa – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)

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