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Cronache dal Fronte. I nuovi equilibri politici: Sanna Marin e la Finlandia che pensa alla NATO

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Nuovo appuntamento con la rubrica Cronache dal Fronte, il punto giornaliero sulla situazione in Ucraina: numeri, analisi, approfondimenti

 

Dedichiamo l’articolo di oggi ad una vicenda di contorno alla guerra, ma ugualmente importante. Il conflitto sta cambiando gli equilibri politici europei: è il caso della Finlandia, che guidata da Sanna Marin pensa di abbandonare la storica neutralità.

 

La Finlandia neutrale – Fin dalla nascita della NATO, nel 1949, la Finlandia aveva scelto la strada della neutralità. Obiettivo sia della Germania nazista che dell’Unione Sovietica, dalla cui invasione si era dovuta difendere nel 1940, la Finlandia nel dopoguerra non si era schierata né col blocco occidentale, né con quello sovietico. Neutrale anche dopo l’ingresso nell’UE nel 1995, la Finlandia è l’unico Paese dell’area scandinava ad aver addottato l‘euro come moneta ufficiale. In cima alle classifiche di sviluppo umano ed economico, la Finlandia è considerata uno degli Stati al mondo con la miglior qualità della vita, oltre ad un sistema scolastico d’eccellenza.

 

Una svolta storica – Mai come ora, però, il clima internazionale sembra suggerire un cambio di direzione. E molto, naturalmente, dipende dal fatto che la Finlandia condivide oltre 1.300 km di confine proprio con la Russia.

Sin dai primi giorni di guerra Putin ha minacciato i Paesi vicini, promettendo conseguenze in caso di un ampliamento della NATO. Il Cremlino ha sostenuto più volte che l’ingresso nel Patto di Svezia e Finlandianon contribuirebbe di certo alla sicurezza del continente europeo“. E Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha rincarato la dose spiegando che “l’impegno del governo finnico a una politica militare di non allineamento è un fattore importante nella stabilità del Nord Europa“.

Ma proprio queste minacce hanno contribuito a far saltare il banco, aumentando il senso di insicurezza della Finlandia. Un’adesione alla NATO sembrerebbe l’unica strada per coprirsi le spalle.

 

Sanna Marin, la giovane premier – Protagonista di questa svolta è Sanna Marin, la giovanissima premier in carica da dicembre 2019. Classe ’85, di orientamento socialdemocratico, la Marin ha portato un’ulteriore ventata di freschezza in un Paese già all’avanguardia in tutti gli indici di sviluppo umano. Alfiere dei diritti sociali e civili, ha proposto la settimana lavorativa di quattro giorni, si è schierata a favore della comunità LGBT sfilando anche al Gay Pride. Lei che, tra l’altro, è cresciuta in una famiglia arcobaleno, con due madri.

La sua affermazione come premier è la vittoria di un Paese che guarda con fiducia ai giovani e al futuro, ed è pronto a concedere loro opportunità. La Marin è infatti partita dal basso, costruendosi da sé e lavorando anche come commessa per potersi permettere gli studi ai tempi dell’università.

 

 

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