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Caserta. Protestano al palazzo dell’ASL gli invisibili della sanità che rischiano il licenziamento

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Davanti al palazzo ASL di Caserta i cosiddetti invisibili della sanità hanno protestato per chiedere la stabilizzazione della loro posizione lavorativa. La loro disperazione, rabbia, esasperazione è venuta fuori tutta, insieme alla paura di perdere il posto di lavoro, unico sostegno per molti di loro. Per ora hanno chiesto ed ottenuto un appuntamento con i vertici dell’ASL per la prossima settimana. Vi terremo aggiornati sulla vicenda. Intanto vi raccontiamo la loro storia.
La loro è una storia che parte da molto lontano, dal 2005 quando, 35 iscritti al collocamento vengono regolarmente assunti, con un contratto a tempo determinato di 8 mesi, come OSS negli ospedali di Maddaloni, Marcianise e San Felice a Cancello.

Il contratto verrà poi prorogato fino a 21 mesi. Dopodiché questi lavoratori, attraverso il meccanismo dei subappalti e delle cooperative, verranno assorbiti da una cooperativa. A loro si aggiungeranno altri 30 OSS.
Da quel momento inzia per loro un vero e proprio calvario lavorativo, di un percorso caratterizzato da incertezza e precarietà, di passaggi da una cooperativa all’altra, con trattamenti diversificati Icaro, AIDO, e oggi il Quadrifoglio giusto per citarne alcune. Riduzioni di orario, notevoli ritardi di pagamenti, mancato riconoscimento di buoni – pasto ed altro ancora. Non tutte le cooperative riconoscevano loro lo stesso trattamento, che spesso, appunto, era poco dignitoso e irrispettoso del loro lavoro.
In tutto questo periodo, a loro spese, hanno conseguito il titolo di OSS.
Eppure stiamo parlando di personale sanitario che è la prima linea dei reparti, che è a diretto contatto con i pazienti, si occupa della cura e della loro igiene e anche della somministrazione di terapie orali, di sostituzioni delle flebo, di accompagnare i pazienti a fare gli esami strumentali. Un ingranaggio indispensabile nella macchina ospedaliera.
Con l’avvento nella pandemia e la trasformazione dell’ospedale di Maddaloni in covid center il loro orario è stato modificato. Dal 22 marzo fanno turni di 6 h, facendo anche turni notturni. A questo cambiamento non è corrisposto un adeguato cambiamento contrattuale. Buoni pasto non ne hanno mai visti. E soprattutto nessuna indennità per il rischio covid, nonostante siano loro a stretto contatto con i pazienti infetti.
Oggi questa fetta di lavoratori, che si definiscono invisibili, perché così si sentono, chiedono a gran forza la stabilizzazione. Hanno una vita da precari alle spalle e temono che, a fine emergenza pandemica, nel marzo 2022, verranno mandati via per lasciar spazio ai loro colleghi che, nel frattempo, sono stati assunti per via diretta attingendo dalla graduatoria dell’ASL di Napoli Nord.
Oggi è servito il personale e loro sono stati utilizzati, rafforzando i reparti con questo nuovo contingente. A fine emergenza, dopo 17 anni, rischiano di andare a casa senza se e senza me, scalzati da personale proveniente da un’altra ASL.
Gli OSS non hanno mai avuto un supporto fattivo dai sindacati, e si sono attivati per una sorta di class action in cui li ha seguiti l’avvocato Izzo che è riuscito a vincere al TAR e al Consiglio di Stato. Ma l’ASL ha ricorso contro di loro. Per questi lavoratori è un accanimento nei loro confronti, un trattamento usa e getta, dopo che hanno lottato per una vita per il loro posto di lavoro, che lo hanno difeso continuando a lavorare senza sosta anche in questa situazione di emergenza, sempre presenti e puntuali al loro posto.
Questa amara e ingiusta situazione sta scatenando l’ennesima guerra tra poveri: da una parte 50 lavoratori della provincia di Caserta che da ben 17 anni sono un anello indispensabile della catena sanitaria. Dall’altra giovani lavoratori che hanno diritto ad entrare nel mondo del lavoro. Ma questo non vuol dire mandare via chi ha acquisito sul campo esperienza e competenza. E anche ad emergenza finita è necessario che gli ospedali ripartano con personale qualificato ma anche di esperienza, ma soprattutto con personale che non sia sottodimensionato rispetto alle esigenze dei reparti. Non si può e non si deve lucrare sulla vita delle persone, non si possono tagliare posti di lavoro nei settori dove si salvano le vite delle persone. I tagli nella pubblica amministrazione sono la malattia di cui soffre il nostro Paese e l’unica cura è il lavoro, per tutti.

(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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