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CAMORRA, 41 BIS PROROGATO PER EX BOSS BELFORTE: TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA RESPINGE IL SUO RICORSO PERCHE ‘ LO RITIENE UN SOGGETTO ANCORA PERICOLOSO SU BASE ‘PROGNOSI PROBABILISTICA’. A SUPPORTO ANCHE INFORMATIVE DIA. NEGATE ANCHE DICHIARAZIONI COLLABORATIVE.

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CAMORRA, 41 BIS PROROGATO PER EX BOSS BELFORTE: TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA RESPINGE IL SUO RICORSO PERCHE ‘ LO RITIENE UN SOGGETTO ANCORA PERICOLOSO SU BASE ‘PROGNOSI PROBABILISTICA’. A SUPPORTO ANCHE INFORMATIVE DIA. NEGATE ANCHE DICHIARAZIONI COLLABORATIVE.

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha rigettato un ricorso presentato a firma dall’ex boss di Marcianise, Domenico Belforte (gruppo dei «Mazzacane») – detenuto a Sassari – contro la decisione del ministero di Giustizia di prorogare il 41 bis al quale è sottoposto dal 1998. Il Tribunale di Sorveglianza, in particolare, ritiene che inserendo Belforte in un normale circuito carcerario, potrebbe riprende i contatti criminali ma basa il grado di possibile pericolo sulla base di «una prognosi probabilistica» in quanto «non è necessario che attualmente sussistano tracce di contatti criminali». La motivazione con la quale i giudici romani hanno respinto il ricorso di Belforte presentato personalmente dall’ex boss di Marcianise, è basata su alcune informative della Dia e della Dda e di sentenze passate in giudicato che lo indicherebbero, ancora oggi, come personaggio in grado di mantenere presunti contatti con il mondo criminale. Tutto ciò, in parte – e questo è un aspetto giuridico interessante – si scontra con altre sentenze che parlano oramai di cosca oggi inesistente in quanto l’ex clan dei «Mazzacane» è stato oramai decapitato da operazioni e blitz dei carabinieri eseguite negli anni.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza infatti si scontra con alcune sentenze delle Misure di Prevenzione del 2021 e 2022 (appello) che hanno dichiarato il clan nato nel 1987 e morto nel 2022. L’ex capo della cosca marcianisana chiese peraltro di rendere dichiarazioni su alcuni crimini commessi nella zona. Anche lui ristretto dal 1998 come Schiavone, avrebbe più volte manifestato di riferire fatti e circostanze ancora oggi poco chiari e di indicare il luogo in cui furono seppelliti Vincenza D’Alessandro, uccisa insieme al marito Domenico Petruolo da Paolo Cutillo detto «U Jack». Per la Dda fatti datati, non interessanti o ritenuti strumentali.

FONTE: di Biagio Salvati da Il Mattino

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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