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Attualità

*Vannacci come Al Capone* di Vincenzo D’Anna*

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*Vannacci come Al Capone*

di Vincenzo D’Anna*

Come i lettori ricorderanno Roberto Vannacci è un generale dell’Esercito italiano. Impeccabile e capace, ha assunto la responsabilità di molte missioni all’estero ove sono state coinvolte le nostre truppe in missioni di pace. Per i suoi pregressi meriti avrebbe potuto terminare la carriera, già onusta di riconoscimenti, tranquillamente col massimo grado militare. Ha avuto però un’improvvida idea che gli ha procurato non pochi guai: scrivere un libro nel quale rendere edotti i lettori sulle sue personali opinioni circa una serie di questioni anche di carattere politico e sociale. Il libro, dal titolo “Il mondo al contrario”, ha avuto un grande successo editoriale, vendendo migliaia di copie. Un successo credo inatteso anche da parte dell’autore, ma che evidentemente ha colto nel segno, ossia ha saputo interpretare le opinioni di una moltitudine di cittadini che si sono evidentemente riconosciuti nelle opinioni espresse dal generale. Sia ben chiaro: molte di quelle opinioni non le ho personalmente  condivise, ritenendole espressione di un lamento qualunquistico che denuncia questioni irrisolte, critica taluni atteggiamenti senza però offrire tracce di analisi nè indicazioni risolutive sui problemi evidenziati. E tuttavia il successo è arrivato lo stesso, forse per comunanza di convincimenti da parte dei lettori, oppure perché quelli che l’hanno letto sono dei critici che appartengono alla stessa categoria di Vannacci. Insomma qui non interessa l’esegesi del libro né compete a noi discutere dei suoi contenuti. In uno Stato di diritto la morale risiede nella legge, affermava Hegel, e nessuna legge di questa nazione inibisce il cittadino dal manifestare liberamente e civilmente il proprio pensiero. Che i contenuti di quel libro non siano condivisi dai superiori del generale, sia militari che politici, è un fatto ininfluente sotto ogni profilo. Se invece i “manovratori”, cioè i suoi stessi superiori, non intendono essere disturbati dalle tesi esposte dal generale, allora la questione cambia radicalmente.

E poiché le opinioni contenute nel libro virano nel senso destrorso, su questioni sensibili e dibattute, ecco che il nostro soldato è venuto a trovarsi sotto il fuoco di fila dei critici di sinistra e di quello “amico” del potere costituito. Per farla breve Vannacci è diventato una specie di pericolo pubblico, un Al Capone che attenta sia agli interessi dell’Esercito sia a quelli del Governo, nella persona del ministro della Difesa Guido Crosetto. Quest’ultimo, prima che assurgesse alla carica ministeriale, passava per essere un liberale a tutto tondo, uno che si era battuto in Parlamento, insieme a pochi altri, per arginare derive dirigiste ed iniqui provvedimenti di natura economica. Fummo in pochi, alla Camera dei Deputati, a votare contro il “Fiscal compact”, la legge imposta all’Italia dalla UE per adeguare automaticamente la tassazione alla percentuale del rapporto tra debito e PIL (prodotto interno lordo). Ricordo che Crosetto era convintamente tra questi. Ma la politica di Governo nel Belpaese ha esigenze che stravolgono anche i personali “orientamenti” per una supposta ragion di Stato. Così per i nostri vertici militari che non brillano per autonomia di pensiero. Il combinato disposto di queste circostanze ha rappresentato per Vannacci una vera e propria nemesi: prima il generale è stato sollevato di peso dall’incarico di direttore della Scuola di topografia militare di Firenze, poi si è visto privare degli appannaggi e dei benefit goduti fino a quel momento. Infine è stato messo sotto accusa dagli ispettori inviati dal Ministero che hanno fatto le pulci alle spese documentate nel periodo delle sue missioni estere. Un’ispezione certosina, eseguita da occhiuti revisori, che avrebbe rilevato delle incongruenze circa alcuni pranzi che il generale, in veste di capo missione, avrebbe offerto in terra straniera uno dei quali, a quanto pare, inesistente. Insomma: dagli altari dei successi militari ed editoriali alla polvere di un processo per peculato, che solerti magistrati hanno prontamente imbastito per appurare, nella patria del debito pubblico e degli evasori fiscali, lo “sperpero” di pubblico denaro attraverso convivi e rimborsi non autorizzati. Nel paese di Azzecagarbugli non manca mai la grida (legge) manzoniana per incastrare chiunque. A prescindere da tutto, quello che più mi preme evidenziare è che in quel Paese in cui si bruciano i libri prima o poi, come accaduto nella Germania nazista, si bruceranno anche gli uomini. Insomma Vannacci deve essere cancellato e le sue idee disperse perché non confacenti a quelle dei poteri, ai soliti “maître a penser” della sinistra ed alle loro mosche cocchiere dei giornalisti ad essa organici che hanno recensito – si fa per dire – il libro. Tutto questo mentre sugli scaffali delle librerie fanno bella mostra di sé biografie di Stalin, Hitler, Mussolini, Mao Tze Dong e testi che neanche contengono uno straccio di decente opinione. Vannacci, come Al Capone, sarà cancellato per una contabilità fiscale.

Ciò contribuisce a far avanzare Il pensiero unico e far regredire la libertà. Come accade ogni qual volta da Benedetto Croce viriamo verso Girolamo Savonarola.

*già parlamentare

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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