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Testimonianze per Putin Ragazzo di strada di Bartolomeo Valentino*

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Testimonianze per Putin Ragazzo di strada

di Bartolomeo Valentino*

Quando si parla di Putin, riferendosi alla sua adolescenza,si è portati a immaginarlo come un ragazzaccio che camminasse nel suo quartiere di Leningrado con i coltelli in tasca. Niente di tutto questo. Come gli altri suoi coetanei definiti “ragazzi di strada” doveva rispettare delle precise regole. La convivenza gomito a gomito in quei formicai di Leningrado imponeva tutto ciò. Putin 11-12 anni era il più piccolo del gruppo, tuttavia era molto rispettato dai suoi compagni, comportandosi con gentilezza e rispetto con tutti. Riporto la testimonianza di una sua insegnante  di nome Vera Gurevich. ”Quando lo studente Putin entrò nella mia classe di prima media non si può dire che si impegnasse a fondo. Ma sentivo che era intelligente, che aveva potenziale energia, soprattutto carattere ed ottima memoria, interessato alla lingua tedesca che apprendeva con facilità”.Le intenzioni dei suoi genitori erano, ovviamente, delle migliori per il futuro di Putin, ma non avevano i mezzi né  cultura sufficiente per aiutarlo. Ed il futuro Presidente arrivò da solo  alla determinazione che per raggiungere qualche obiettivo nella vita era necessario impegnarsi a scuola. All’età di 11 anni decise  anche di dedicarsi  allo Sport, chiamato “sambo”, una sorta di Judo. Infatti, in russo la parola sambo significa difesa senza armi. Putin scriverà, ormai Presidente della Federazione russa,, un libro in cui incitava i giovani a dedicarsi allo Sport e a proposito del Judo dichiarava:” Il Judo  non è un uno sport, è filosofia. Nel Judo non esistono deboli, tutti vengono rispettati, soprattutto gli avversari e le persone anziane. E’ tutto rituale e fino alla più piccola circostanza contiene un momento educativo. Ancora oggi sono amico delle persone con le quali mi allenavo”. Questa è una testimonianza del suo allenatore di Judo di nome Rablich. “Ricordo l’autunno in cui Vladimir arrivò nella nostra palestra. Dal punto di vista sportivo, all’inizio era una nullità, ma cominciò presto a schiudersi e a mostrare il proprio potenziale. Era intelligente, con capacità di concentrazione  per  un dodici-tredicenne.  Era in grado di fissare un obiettivo e raggiungerlo. Un’altra qualità era il suo potenziale energetico e ancora la sua gentilezza nei confronti dei più piccoli e dei più anziani. Aveva una opinione personale di tutto e non si lasciava influenzare. Appena scattava  il contatto tra i lottatori si trasformava in una tigre. Poi, quando lo scontro finiva, ritornava il ragazzo buono e gentile.”

Mi piace chiudere questa parte con delle espressioni tratte dal linguaggio dei ragazzi di strada. “Siamo tutti figli della stessa strada. Forse troppo presto abbiamo  imparato a stare in piedi ed essere uomini. Se sei come noi sei sempre il benvenuto, ma se solo sei qui per dettare le tue regole, non ti offendere, ti faremo male”.

  • Già Professore di Anatomia II Università di Napoli-Cultore di Morfopsicologia e Linguaggi Extraverbali

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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