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“Questo Policlinico non s’ha da fare”: ma chi sono i bravi?

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L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari, diceva Gramsci. Vero è che l’illusione foraggia la nostra sete di felicità, ma è opportuno non esagerare come con il sale. Molti hanno “lavorato” per convertire  il Policlinico Universitario di Caserta, tra i più importanti cantieri pubblici del Mezzogiorno d’Italia, da realtà irrinunciabile e prestigiosa di un territorio in illusione: crisi aziendali, istituzioni inadempienti, rescissioni contrattuali, commissariamenti delle imprese appaltanti, cantieri di lavoro gestiti a rilento, accordi e strategie di vendita non produttive. Con l’istituzione della seconda università di Napoli (oggi Università della Campania Luigi Vanvitelli) era nato il progetto del Policlinico con relativi finanziamenti attraverso un protocollo d’intesa nel 1995 tra Miur e Ministero della Salute. Nel 2005 il primo taglio del nastro al cantiere a cui sono seguiti altri paradossalmente a conferma dell’uso smodato delle grandi opere pubbliche nella costruzione del consenso da parte dei partiti.La data presunta di fine lavori era stata indicata nel 28 dicembre 2008.Cosa ha frenato i lavori della struttura che ad oggi è completata solo per il 35%? Perchè dopo quasi 20 anni non si ha ancora nessuna certezza intorno alla fine di quei lavori? Quali circostanze sfortunate o volontà definite a livello politico hanno dissolto disastrosamente le speranze di crescita di un’area della Campania così affamata di opportunità di rivitalizzazione socio-economica e di innalzamento della qualità di vita urbana, sociale e ambientale? Gli eventi salienti e funesti per il futuro del nosocomio si possono conoscere navigando agevolmente in rete. Per provare a fornire una chiave di lettura in risposta alle domande che ci siamo fatti, puntiamo qualche riflettore sui fatti più recenti. All’inizio di aprile viene diffusa la notizia del passaggio di mano del “core” di Condotte Spa, che ha una richiesta di commesse di lavori a finire per 1,2 miliardi tra i quali la città della salute di Milano e proprio il Policlinico di Caserta, a  Imprecim, controllata al 100% dalla Tiberiade Holding Spa (Famiglia Mainetti di Roma), che aveva a sua volta rilevato il 100% di Imprecim con l’autorizzazione del Tribunale di Trieste. La società Condotte d’acqua Spa, ricordiamo, dal 2018 è in amministrazione straordinaria a seguito di una crisi di liquidità, con 2 miliardi di debiti nei confronti di banche e fornitori. I commissari che hanno avuto affidata l’amministrazione hanno in realtà citato in giudizio in solido, per svariati miliardi, i componenti del consiglio di gestione e di sorveglianza di Condotte, la società di revisione e numerose banche, come a dire che il fallimento di quella che un tempo era la terza impresa di costruzioni italiana non era da addebitarsi solo a incassi evasi da parte delle pubbliche amministrazioni. Il ramo d’azienda rilevato dalla Tiberiade Holding afferisce a Con.cor.su, società a responsabilità limitata che si occupa della costruzione del nosocomio casertano. Di fatto Tiberiade con il subentro a Condotte Spa entra anche nel consorzio Eurolink di cui faceva parte la società Condotte ed Eurolink è il consorzio chiamato a riavviare la progettazione esecutiva e la cantierizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Si potrebbe a questo punto temere che l’impegno di Tiberiade nella realizzazione del Policlinico possa essere secondario a più sostanziosi interessi finanziari e trasformare il cantiere del Policlinico ancora una volta in un bacino di fondi da uso speculativo improprio. Al momento i 500 mq cantierizzati sono diventati 350 e delle tre aree (ricerca,didattica,assistenza) solo quella della didattica presenta lavori in buono stato di avanzamento. Sono attivi nel cantiere circa 20 operai oggi, ne occorrerebbero almeno 200 per portare a termine l’opera nel tempo annunciato di 32 mesi dal rettore dell’Ateneo Vanvitelli Gianfranco Nicoletti. Il comitato degli attivisti residenti in zona Policlinico promuove azioni sul territorio per rompere l’inerzia degli attori, istituzionali e non, coinvolti nella grande vergogna di questa opera incompiuta.Nello scorso mese di aprile il comitato ha organizzato un presidio davanti alla struttura di Tredici-San Clemente per sollevare l’attenzione sul tema.I sindacati nell’occasione hanno espresso la loro preoccupazione per il ritardo senza fine dei lavori. Da parte della politica ricordiamo le interrogazioni ai Ministeri della Salute e dell’Università di parlamentari di FdI e del Movimento 5 Stelle, che sostanzialmente a fronte di questo “monumento allo spreco di pubblico denaro, apoteosi della revisione continua dei prezzi e dei costi, trionfo del groviglio inestricabile creato dalla burocrazia e dall’incapacità politica ed amministrativa” chiedono l’intervento del governo con la nomina di un commissario ad acta. Intanto l’Anaao Assomed, la maggiore associazione sindacale dei dirigenti medici e sanitari, definisce non  opportuna la spesa di risorse provenienti da fondi PNRR per costruire ex novo ospedali e case di comunità per assicurare l’assistenza necessaria e urgente ai territori mentre non si procede ad un’accelerazione dei lavori dell’ospedale “fantasma” e non si realizzano sapientemente tutte le infrastrutture che lo devono servire.Nel Piano regionale per la programmazione della rete ospedaliera l’opera è considerata fondamentale e strategica, ma l’impegno profuso nel creare tavoli di concertazione utili e definitivi per il completamento dell’opera appare ancora poco deciso.Il comitato degli attivisti inviano un appello a tutte le associazioni, comitati cittadini, partiti, sindacati, al Rettore Nicoletti, al Presidente De Luca, al Sindaco Marino, ai consiglieri comunali, agli assessori e al Vescovo di Caserta perchè si possa costruire una rete di mobilitazione sul tema “Policlinico incompiuto” e porre fine a questa indiscutibile “sprecopoli”, che a ragione va considerata come l’emblema di pratiche irresponsabili di pianificazione di servizi essenziali per il territorio. La popolazione campana non può pagare un prezzo così alto in termini di occupazione, sviluppo e assistenza sanitaria. Altrove, per molto meno, cittadini più consapevoli salirebbero sinistramente sulle barricate e armerebbero gogne pubbliche con determinazione per coloro che condividono le gravi responsabilità per “il policlinico che non c’è”.

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