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Pontelatone. il Reddito di Cittadinanza non ha abolito la povertà ma l’ha ridotta notevolmente

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A
Pontelatone c’è stato un minor rischio di povertà e un minor
rischio di esclusione sociale mettendo a confronto l’anno 2021
con il 2022. Per raggiungere il risultato, secondo l’ultimo
report Istat su “condizioni di vita e reddito delle famiglie”, ha contribuito in modo determinante il Reddito di Cittadinanza.

La misura infatti percepita nel piccolo paese della provincia di Caserta nel 2022 dalle famiglie meno abbienti, ha pesato notevolmente sul reddito familiare.

Il dato è in crescita rispetto al 2021, quando la percentuale di famiglie percettrici a Pontelatone
era più bassa.

Le famiglie più povere del paese hanno visto un netto miglioramento della loro condizione socio-economica proprio grazie al Reddito di Cittadinanza.

Un incremento nel totale delle famiglie percettrici che, numeri alla mano, sembra aver favorito il miglioramento dei dati relativi alla povertà in paese.

A Pontelatone dal 2021 al 2022 il rischio di povertà o esclusione sociale scende infatti in maniera consistente. Migliora anche l’indicatore relativo alla “grave deprivazione materiale e sociale”.

Non si tratta però di performance uniformi in provincia di Caserta, avverte l’Istat: il rischio di povertà o esclusione sociale aumenta soprattutto al Sud.

I miglioramenti latonesi sulla povertà non mascherano però un quadro ancora molto grave per il piccolo paese. Con un rischio di povertà in senso stretto per alcune famiglie, Pontelatone come anche altri
piccoli centri urbani del Sud, restano ancora attenzionati dall’Istat.

Con la ripresa dell’economia nel post-Covid si è ridotta inoltre in tutta Italia la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5 per cento rispetto al 5,9 per cento del 2021) e rimane stabile la popolazione a rischio di povertà in senso stretto (20,1 per cento).

Le percentuali rendono ancor più palesi i risultati raggiunti in termini di contrasto alla povertà da misure come il Reddito di Cittadinanza, che pesa mediamente per il 34,5 per cento del reddito
delle famiglie beneficiarie al Sud. 

Da sottolineare inoltre come nel 2022 il reddito dichiarato delle famiglie più abbienti sia 5 o 6 volte quello delle famiglie più povere (rapporto sostanzialmente stabile rispetto ai redditi 2020 dichiarati nel 2021).

Tale valore sarebbe stato più alto in assenza del Reddito di Cittadinanza alle famiglie povere.

È difficile comprendere perché in Italia le politiche contro la povertà abbiano da sempre suscitato diffidenze e divisioni.

Negli ultimi vent’anni si sono succeduti almeno una decina di provvedimenti: un “avanti e indietro” che non ha paralleli in Europa. Nessuna politica pubblica nasce perfetta e va periodicamente rivista sulla base dell’esperienza.

Ma non si può ricominciare ogni volta da capo, sennò scatta quella che gli esperti chiamano la trappola dell’insuccesso: si finisce per screditare qualsiasi proposta pragmatica con il vecchio adagio “ci vorrebbe ben altro”, lasciando di fatto il problema senza soluzione.

Come ha mostrato fin troppo drammaticamente la pandemia, il rischio povertà è ancora molto elevato nel nostro Paese. Prima del Covid-19, quella che l’Istat chiama povertà assoluta colpiva già 4,6 milioni di
persone, diventati 5,6 milioni nel corso del 2020.

Un aumento massiccio, che sarebbe stato molto superiore se non avessimo avuto, appunto, il Reddito di Cittadinanza.

Certo, la riforma che doveva “abolire la povertà” è nata in fretta, con molti difetti di progettazione che andavano solo corretti e non stravolta radicalmente dal governo Meloni che ha deciso chi è povero e chi no, chi è “occupabile” e chi no.

(di Mimmo Iodice – Fonte: Caserta 24h – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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