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S.Maria C.Vetere. ‘Viaggio della Speranza’ nel petenziario ‘a due facce’, di cui una positivache mostra due ricorda

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E’ un carcere a due facce il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, che mercoledì ha ospitato la seconda tappa – dopo Arienzo – de «Il viaggio della speranza: visitare i carcerati», iniziativa promossa dalle Camere penali della Campania, dall’Associazione «Nessuno tocchi Caino», dal Movimento forense e dal Garante campano dei detenuti.

Da un lato i progetti, i laboratori di sartoria con le produzioni artigianali e le attività sociali.

 

Dall’altro, l’inferno di alcune aree, come il reparto Tevere, in parte in ristrutturazione, con camerate che ospitano anche fino a cinque persone, senza docce ed acqua calda nei bidet, muffa ed anche alcuni ratti che girano avvistati da qualche detenuto.

Il racconto della visita è stato illustrato mercoledì nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Francesco Petrillo che, con il vicepresidente Luca Viggiano e l’avvocato consigliere Nicola Bovienzo ha partecipato alla visita nel penitenziario «Uccella», insieme ai responsabili di «Nessuno Tocchi Caino» (Rita Berardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti); al responsabile dell’Osservatorio Carcere dell’Unione camere penali italiane, Riccardo Polidoro e l’avvocato Fabio Della Corte per l’Osservatorio regionale carcere; il Garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello; il presidente della Camera Penale di Napoli Nord Antonio Barbato, la vice presidente Anna Gargiulo; i rappresentanti della Camera Penale di Nola (avvocati Antonio Manzi e Antonio Giordano); l’avvocatessa Sabrina Coppola, della Camera Penale di Napoli e il sindaco di Santa Maria Capua Vetere che è tra l’altro, anche un avvocato penalista, tra l’altro.

Apprezzato da D’Elia l’intervento del primo cittadino che ha parlato di ubicazione «demenziale del carcere accanto ad un impianto di rifiuti (lo Stir) ricordando però gli impegni mantenuti per l’allacciamento della rete idrica al carcere lo scorso anno e i progetti come un canile e una biblioteca comunale nel penitenziario.

«E’ sempre emozionante visitare il carcere e parlare con i detenuti – ha spiegato il presidente Petrillo – la direttrice ci ha dato tante speranze, ma devo dire che oggi siamo passati dai ricordi delle note violenze dell’aprile del 2020 alle tante attività concluse e in itinere.

Purtroppo la visita dei reparti ci ha dato un’ immagine diversa. Oggi abbiamo un insufficiente numero di agenti penitenziari così come è critica la parte sanitaria e di salute mentale dove c’è un detenuto come piantone ad assistere il compagno di cella di cella».

Il problema sanitario è stato sviluppato anche dal Garante regionale, Ciambriello, il quale ha svelato che su 1506 detenuti del casertano c’è a disposizione un reperto per quattro persone nell’ospedale di Sessa Aurunca; un solo medico e un numero insufficiente di psicologi e psichiatri per 853 detenuti (capienza regolamentare 818) del carcere sammaritano.

Per Riccardo Polidoro, ci sono anche realtà positive ma limitate, occorrerebbe «incrementare il lavoro per tutti i detenuti non per i reclusi che attualmente, a turno, sono destinati ai laboratori. Le produzioni sono destinate solo all’amministrazione penitenziaria – ha proseguito Polidoro – ma il Dap è un’azienda nazionale che potrebbe produrre anche per l’esterno grazie alla sua filiera controllata e certificata».

La presidente di «Nessuno tocchi Caino», Rita Berardini, ha evidenziato che attualmente la direttrice è una funzionaria distaccata dal ministero, affiancata da una vice nominata da poco tempo mentre la pianta organica degli agenti è ferma con una penalizzazione sulla rieducazione ed il percorso trattamentale.

Le attività importanti non sono per tutti ma tutti fanno il conto con il funzionamento della giustizia e la lentezza dell’applicazione della pena alternativa.

«Ci sono detenuti al Tevere che finiranno la pena nel  2047, diversi condannati all’ergastolo, con fine pena tra tre anni ed un recluso di 63 anni, alla sua prima entrata, per 5 mesi di condanna. I reclusi chiedono di lavorare e di andare in una casa di reclusione dove sono ospitati detenuti con pene lunghe».

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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