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Attualità

Ecco Mia, la “riforma” del Rdc. Ma in realtà è un taglio del 30%

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GUERRA AI POVERI

Ecco Mia, la “riforma” del Rdc. Ma in realtà è un taglio del 30%

IL NUOVO DECRETO – Il governo cambia il Reddito a caccia di soldi: per risparmiare 3 miliardi. Giù l’assegno medio e via oltre un terzo della platea

DI CARLO DI FOGGIA E ROBERTO ROTUNNO 
7 MARZO 2023

Il governo annuncia la “riforma del Reddito di cittadinanza”, ma a guardarla nel dettaglio sembra più che altro un taglio netto. Gli importi diventeranno più bassi, i requisiti più severi, la platea di beneficiari sarà ridimensionata – stando alle simulazioni – di oltre un terzo, la durata del sussidio sarà più breve, i minori saranno penalizzati e la pensione di cittadinanza sparirà. Come detto, un taglio netto, compensato solo in minima parte da una miglioria che in realtà è imposta dall’Unione europea e riguarda il vincolo di residenza, che penalizza gli stranieri, una modifica che però inciderà su un numero molto ristretto di persone.

Da ieri gli italiani poveri sanno a grandi linee cosa li aspetta. È circolata la bozza del decreto con cui si interverrà sul Rdc a partire dal nome: si chiamerà Mia, ovvero “Misura di inclusione attiva”. Le novità confermano l’ossessione della destra nel voler distinguere i percettori occupabili e i non occupabili, anche se ha accettato di non poter eliminare del tutto i primi. A loro l’assegno potrà essere di massimo 375 euro al mese e lo si potrà percepire per un anno, poi si ridurrà a sei mesi e potrà essere richiesto ancora solo dopo un anno e mezzo. Per quelli non avviabili al lavoro, invece, la somma massima non potrà superare i 500 euro, che oggi è l’importo medio per nucleo (a fronte però di un limite individuale di 780 euro). Insomma, l’assegno medio calerà e potrebbe arrivare anche una sforbiciata al contributo per l’affitto (oggi massimo 280 euro). Dopo il secondo ciclo da 18 mesi, il sussidio durerà un anno anche per loro. In ogni caso, il tetto di Isee passerà per tutti dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro e questo restringerà molto la platea dei beneficiari.

Vale la pena di ricordare che già con i requisiti attuali, il Reddito di cittadinanza ha raggiunto massimo 4 milioni di persone l’anno, a fronte di 5,6 milioni di poveri assoluti certificati dall’Istat. Secondo i calcoli circolati al ministero, il risparmio di spesa sarà di tre miliardi, sugli otto totali del Rdc (grossomodo il costo lordo dei condoni in manovra). Il taglio Isee sembra cucito su misura: farà fuori un terzo della platea, a cui aggiungere buona parte dei 140 mila che oggi percepiscono la pensione di cittadinanza (massimo 214 euro) visto che la soglia sarà così bassa da rientrare nell’assegno sociale. Gli addetti ai lavori ipotizzano che alla fine i beneficiari non supereranno il milione, contro gli attuali 2,7 milioni.

Alcune migliorie ci sono. Il requisito minimo di residenza in Italia passerà da 10 a 5 anni, ma è imposto dall’Ue che ha aperto una procedura di infrazione e viene inserito solo per evitare la bocciatura del Quirinale. Viene poi consentito ai beneficiari di cumulare l’assegno con il reddito da lavoro fino a 3 mila euro senza subire decurtazioni. Tuttavia sarà peggiorata la scala di equivalenza, cioè il meccanismo per cui il beneficio aumenta al crescere dei componenti famigliari e che oggi penalizza i nuclei più numerosi. Finora ha previsto 100 euro per ogni minore, e già era considerato insufficiente per aiutare i nuclei numerosi: ora la cifra si ridurrà a 50. Una madre single con due bambini, per fare un esempio, oggi prende 700 euro, domani ne prenderà 600. L’impostazione insomma resta improntata sul colpire gli occupabili. “Definizione che non esiste altrove – spiega Cristiano Gori, ordinario di Sociologia all’Università di Trento – e sarà disfunzionale usarla per stabilire chi ha diritto a un sussidio più alto e duraturo. Alcune modifiche sono positive, ma c’è un significativo taglio negli importi e nella durata che ridurrà di parecchio la platea. Così sembra più che altro una malriuscita politica di protezione della famiglia”. Tra l’altro l’individuazione degli occupabili sarà legata al semplice fatto di non avere minori, disabili o anziani nel nucleo. Un paradosso per cui una persona senza figli ma con problemi a entrare nel mercato del lavoro avrà un aiuto inferiore e obblighi più stringenti rispetto a chi ha figli ma un curriculum più spendibile. Secondo Andrea Morniroli del Forum Disuguaglianze Diversità “ci sono tre aspetti molto negativi: l’approccio punitivo per cui i poveri sono colpevoli della loro condizione, il fatto di continuare a confondere sostegni al reddito con le politiche del lavoro e la divisione tra occupabili e non occupabili in un Paese con molto lavoro povero”. Critici anche l’alleanza contro la povertà, Cgil e Uil. L’opposizione annuncia battaglia.

FONTE:

Marco TravaglioDirettore del
Fatto Quotidiano
CAMBIA DATA

Mia Culpa

7 MARZO 2023

Farà piacere ai poveri sapere che il Reddito di cittadinanza cambia nome: si chiamerà Mia. Che non è solo l’acronimo di Misura di inclusione attiva. È anche uno stigma per il fancazzista che si ostina a non trovare un lavoro: “colpa Mia”. Il governo che aveva promesso di abolire il Reddito di cittadinanza (detto anche “di delinquenza” dalla stampa destronza e di “divananza” dall’impiegato di Bin Salman), ultimo residuo degli “scappati di casa” a 5Stelle, ha capito di non poterlo cancellare. Però finge di farlo cambiandogli il nome. E lo taglia di un terzo (da 500 a 375 euro mensili, e solo per un anno al massimo) a chi non trova lavoro, che prima si chiamava disoccupato e ora diventa “occupabile”: il che già migliora la sua condizione. Come chiamare “trombabile” chi non tromba mai, così continua a non trombare e per di più si sente in colpa. Siccome difficilmente si campa con 375 euro al mese, salvo imparare a nutrirsi d’aria o andare a rubare, è un bel modo per dirgli: senti, caro, o crepi di fame o accetti di fare lo schiavo a 500 euro, come abbiamo promesso agli amici prenditori-elettori che non ne possono più di gente che pretende addirittura uno stipendio o un contratto. Per i non occupabili (anziani, minori e disabili) cambia poco, a parte l’indubbio vantaggio della scicchissima Mia al posto del putribondo Rdc. Se fanno i bravi, avranno la bellezza di 50 euro al mese per l’affitto, utilissimi a chi vive nell’armadio delle scope (i loculi al cimitero costano molto di più). Ma dovranno superare un nuovo ostacolo: la nuova soglia Isee per poter fare domanda: che scende da 9.360 euro all’anno, roba da nababbi, a 7.200 (600 al mese), sennò poi come fa il classico prenditore modello a offrire un lavoro full time a 700 euro: capace che il classico occupabile fancazzista glielo lo rifiuta.

Siccome c’è una logica in ogni follia di questo sgoverno, l’unica che viene in mente è che devono fare altra cassa sui deboli, dopo il blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Tagliando un terzo dei percettori, risparmiano quasi 3 miliardi l’anno per finanziare i 12 condoni fiscali che – unici nella storia – costano 3,6 miliardi anziché portare gettito. Rubano ai poveri per dare ai ricchi e ai ladri. Perchè i ladri corrono troppo veloci e i ricchi sono troppo pochi, mentre i poveri e gli anziani sono tanti, corrono più lenti e non finanziano i partiti. Intanto l’Europa va in direzione ostinata e contraria. Tipo la Germania, che aumenta il Reddito, abbassa le pene per chi froda, ha il salario minimo legale a 12 euro l’ora e 110mila addetti ai centri per l’impiego (noi, dopo la cacciata dei navigator, 8mila). Ma questi tedeschi, com’è noto, sono tutti grillini. Anzi, comunisti.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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