Non erano medicinali ma orzo e detergente intimo. Assolta cinese con negozio a Santa Maria Capua Vetere
DETERGENTE E ORZO SCAMBIATI PER FARMACI: DONNA CINESE ASSOLTA DOPO 4 ANNI GRAZIE AD UNA SEMPLICE ‘TRADUZIONE’
Quattro anni di attesa per riconoscere l’innocenza di una donna cinese, titolare di un’ attività commerciale nel Casertano, assolta per non aver commesso il fatto dal giudice monocratico del tribunale di Napoli dalla pesante accusa di commercio illegale di farmaci. L’episodio risale al 2018 quando la cittadina cinese, tornando da un viaggio nel suo paese d’origine, fu fermata dagli agenti della Dogana all’aeroporto napoletano di Capodichino. In particolare, agli operanti destarono sospetti alcune bustine trovate nella valigia della donna che furono ritenute farmaci. La scritta sulle confezioni (in un caso era riportato un nome collegato al termine «farm») sarebbe stata associata a dei presunti farmaci e in particolare ad un anticoncezionale – rivelatosi però un detergente intimo a base di Aloe – mentre gli altri stick sequestrati contenevano del normale orzo solubile. La donna, che è titolare un’attività commerciale a Santa Maria Capua Vetere, fu destinataria di un giudizio immediato, quindi andò a processo senza passare per il filtro dell’ udienza preliminare e nessuno, prima dell’udienza dell’altro giorno, aveva mai pensato di tradurre quelle scritte riportate sulle confezioni.
Ci ha pensato invece il suo legale, l’avvocatessa Angela Cipullo del foro di Santa Maria Capua Vetere, che in udienza dibattimentale, servendosi di un’applicazione dello smartphone, mediante la fotocamera, ha tradotto in lingua italiana quanto riportato sugli stick sequestrati alla donna. Un elemento che ha fatto breccia nell’esito del processo terminato positivamente con la sentenza di assoluzione firmata dal giudice monocratico Alba Ilaria Napolitano, circostanza ha sostanzialmente fermato la richiesta di condanna che stava per essere incartata dal pubblico ministero poi tramutata in richiesta assolutoria. Per la cittadina cinese, che da anni vive in Italia insieme ad altri parenti tra la provincia di Caserta e Prato, è terminato un vero e proprio incubo anche perché si trattava di un’accusa – nata probabilmente anche da una sorta di forma di pregiudizio – che secondo la legge prevede l’arresto da 6 mesi ad un anno ed un’ammenda da diecimila a centomila euro. In realtà, la donna aveva tentato di spiegare, una volta fermata in aeroporto, cosa contenessero effettivamente le confezioni ma i doganieri hanno proceduto per il sequestro e la segnalazione alla Procura della Repubblica di Napoli. Dopo una serie di rinvii tecnici, il processo, radicatosi a Napoli per competenza territoriale, si è finalmente celebrato l’altro giorno davanti alla sezione monocratica e si è concluso con l’assoluzione per la commerciante di origine straniera.
(da Il Mattino del 16 febbraio 2023
– Biagio Salvati)
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