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Finanziaria, tutti contro Meloni: iniqua e classista

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MANOVRA

Finanziaria, tutti contro Meloni: iniqua e classista

ALTRE CRITICHE NELLE AUDIZIONI IN PARLAMENTO – Stroncata da Bankitalia. Penalizza i dipendenti, premia gli evasori e contro il Rdc aumenta i poveri

DI NICOLA BORZI
6 DICEMBRE 2022
L’ultimo ceffone alla manovra di Giorgia Meloni l’ha mollato ieri Banca d’Italia. Per l’istituto di via Nazionale, con l’innalzamento della soglia del contante la Finanziaria premia evasori e sommerso, con l’ampliamento della flat tax penalizza ulteriormente i lavoratori dipendenti rispetto agli autonomi, con i tagli al reddito di cittadinanza aumenteranno i poveri. Se il presidente del Consiglio Meloni ha definito la manovra “coraggiosa, coerente, politica” e quello del Senato, Ignazio La Russa, la sostiene affermando che se è criticata “sia da Confindustria che dai sindacati vuol dire che siamo nel giusto”, le staffilate contro la legge di bilancio “classista e contro i poveri” (copyright Chiara Saraceno) ormai fioccano da tutte le parti. Critiche sono arrivate ieri anche da Istat, Cnel e Ufficio parlamentare di Bilancio. Ma la lista comprende anche Corte dei Conti (“Si inducono i contribuenti a pensare che non pagare le tasse sia vantaggioso”), Cgil (contro il taglio alla rivalutazione delle pensioni), Uil (per le nuove iniquità fiscali), Confindustria (per la debolezza delle misure sul lavoro e i sostegni alle imprese), Associazione costruttori (contro il blocco del superbonus), sindaci che lamentano il calo dei fondi, specie al Sud, giudici che criticano le norme che favoriscono riciclaggio ed evasione, associazioni dei consumatori per i nuovi limiti ai pagamenti digitali. Una vera gragnuola.Banca d’Italia ha una posizione molto critica verso alcune misure della manovra. L’ha espressa ieri Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del dipartimento Economia e Statistica, nell’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. A sentirlo c’erano appena sette parlamentari (tre collegati da remoto) su 53 previsti, ma le sue dichiarazioni hanno fatto rumore. “Le disposizioni sul contante e le regole che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta a modernizzare il Paese che anima il Pnrr e di ridurre l’evasione fiscale”, ha spiegato il dirigente. “I limiti al contante, pur non fornendo un impedimento assoluto agli illeciti, rappresentano un ostacolo a forme di criminalità ed evasione. Soglie più alte favoriscono l’economia sommersa; l’uso dei pagamenti elettronici riduce l’evasione fiscale”. Bankitalia ha ricordato che “la definizione di efficaci sanzioni per il rifiuto di accettare pagamenti elettronici era tra i traguardi del Pnrr”. Sul Reddito di cittadinanza, il dirigente della Banca d’Italia ha spiegato che la sua introduzione ha cambiamento significativamente la struttura del welfare italiano. Banca d’Italia ha poi segnalato che secondo l’Istat, senza Rdc nel 2020 sarebbero finite in povertà assoluta circa 450 mila famiglie in più, pari a un milione di persone. Pur non negando gli aspetti critici, “la riforma annunciata dal governo potrebbe essere un’occasione per rafforzare l’efficacia delle misure nelle situazioni di bisogno”. Balassone ha poi stigmatizzato l’iniquità fiscale esacerbata dall’alta inflazione. L’allargamento della flat tax voluto dal governo, per Bankitalia, penalizza i dipendenti perché “eventuali aumenti di retribuzione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata cui invece i contribuenti forfetari non sono sottoposti”.

Altre bordate ieri sono arrivate dall’audizione del presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. Con la riforma, l’anno prossimo l’Rdc sarà accorciato a “circa 846 mila individui, vale a dire poco più di un beneficiario su cinque: la loro incidenza è di oltre un terzo per i percettori fra 18 e 59 anni. La decurtazione della durata coinvolgerebbe in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni (più della metà dei single), gli uomini e quasi la metà dei beneficiari fra 45 e 59 anni”, ha detto Blangiardo.

Quanto al Cnel, il presidente Tiziano Treu ha spiegato che “valuta criticamente l’estensione dei voucher, soprattutto in alcuni settori particolarmente fragili dove rischiano di sostituire occupazione più garantita e tutelata”. Treu ha espresso “riserve e preoccupazioni sul provvedimento riguardante il reddito di cittadinanza. Le parti riconoscono la necessità non di abolire ma di rivederlo in più punti, puntando sul rafforzamento e affinamento dei sistemi per ridurre al minimo il rischio di abusi”. Manca poi un’impostazione di contrasto all’evasione fiscale: “Il ricorso ripetuto allo strumento del condono e l’estensione del tetto al contante sembrano andare in direzione opposta”.

L’ultima punzecchiatura, seppur sfumata nei torni, ieri è arrivata dall’audizione dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’organismo indipendente che verifica le previsioni di finanza pubblica e il rispetto delle regole di bilancio. Per l’Upb, che pur conferma “una valutazione positiva sull’impegno, ribadito in manovra, a ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil”, “andranno valutati gli effetti su equità ed efficienza del sistema di tassazione, sul contrasto dell’evasione fiscale, sui costi legati all’invecchiamento della popolazione e sulla sostenibilità di medio-lungo termine delle finanze pubbliche”. Quanto alle “misure per fronteggiare il caro-energia, alle quali è riconducibile pressoché interamente il peggioramento del deficit tendenziale per il 2023, l’Upb ha già evidenziato il rischio di dover disporre interventi aggiuntivi, dal momento che quelli inseriti nella manovra avrebbero riguardato solo i primi mesi del 2023”. “Nella manovra sono presenti alcune misure le cui quantificazioni risultano piuttosto incerte sia sul versante delle coperture, con riferimento ad esempio alle stime del gettito derivante da definizione agevolata del contenzioso, sia dal lato degli impieghi, come nel caso della flat tax incrementale sugli autonomi. Le relazioni tecniche non quantificano inoltre gli effetti che le misure che incidono sui meccanismi di monitoraggio, accertamento e riscossione delle imposte potranno avere sul livello di compliance, e quindi sul livello delle entrate future” e “margini di dubbio riguardano anche gli effetti di gettito” della tassa sugli extraprofitti nell’energia, conclude Upb.

Dalle critiche nelle aule parlamentari alle proteste il passo è breve: i primi a scendere in piazza saranno il 16 dicembre i pensionati della Cgil.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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