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AttualitàCaserta e Sannio

ESCLUSIVA. Burn out e mobbing al covid hospital di Maddaloni che è di nuovo pieno. Il virus non è andato in vacanza

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Maddaloni – Sono oltre 2 anni che conviviamo con  il covid e tutte le sue varianti ( notizia di oggi la nuova variante indiana), e tra picchi e cali i contagi sono ormai difficilmente monitorabili e le degenze comunque ci sono. Nella virtuosa Campania, dove secondo il governatore De Luca, si sarebbe affrontato tutto meglio, non si è esitato a chiudere reparti covid e centri vaccinali con l’arrivo della stagione estiva.

Ma la versione estiva del covid quest’anno resiste anche alle temperature bollenti, anzi siamo in attesa di nuovi picchi, con contagi diffusi  complice il ritorno alla “normalità”. Notizia di oggi infatti è che la Campania detiene il primato nazionale dei contagi, un primato di cui certo non si può andar fieri ma che decisamente preoccupa.

Quello che non emerge in questo quadro noto a tutti è ciò che accade invece al covid hospital di Maddaloni, ultimo baluardo in provincia della resistenza al covid e della strenua lotta per curare i pazienti che vi giungono. Una lotta contro i mulini a vento, per parafrasare Cervantes. I don Chisciotte dell’ospedale di Maddaloni, osannati in una prima fase, mandati alla gogna social successivamente, oggi sono completamente abbandonati e dimenticati. Con la convinzione che il covid andasse in vacanza, in maniera frettolosa e prematura sono stati chiusi alcuni reparti del covid hospital, mandando parte del personale, già sottodimensionato rispetto alle esigenze, in altri ospedali, in particolare a quello di Marcianise.

Oggi i 40 posti attivi nei reparti di medicina e di subintensiva sono pieni. I 40 pazienti ricoverati sono in ospedale con il covid, ma non per il covid, questo va sottolineato, poiché ben altre sono le patologie da cui sono affetti e avrebbero bisogno di essere seguiti da specialisti per i loro problemi; qualcuno addirittura avrebbe bisogno di un intervento chirurgico a cui non può essere sottoposto stando in quell’ ospedale.E per i 15 della terapia intensiva vale lo stesso discorso. Per curare i 40 pazienti dei 2 reparti ( la terapia intensiva merita un discorso a parte) ci sono attualmente 8 medici titolari e 5 saltuari coprono il turno di un solo medico. Gli infermieri in servizio al momento ne sono 35: consideriamo che ne servirebbero 9 per ogni turno moltiplicati sui 3 turni. Se la matematica non è un’opinione i numeri non soddisfano chiaramente le esigenze. Per gli OSS la situazione è ancora peggio e molti pazienti sono allettati e hanno una necessità di essere aiutati in tutte le loro funzioni primarie. Con questi numeri i turni sono programmati in tempi brevi e nessuno di loro può programmare a lungo termine per la propria vita personale, gli straordinari sono indispensabili per non lasciare sguarniti i reparti e lo stress e la stanchezza hanno raggiunto picchi altissimi. Ospedale sold out quindi, ma con quotidiane continue richieste di ricoveri provenienti da tutta la regione che non si riescono a fronteggiare. Non a caso mentre scriviamo apprendiamo che sono stati riattivati anche i 10 posti letti di post – intensiva e sono stati richiesti 6 medici ad integrazione del personale già in sede e sono in programma lavori di riadattamento di un altro reparto.

Fatta questa doverosa premessa per rendere nota quale sia oggi la reale situazione all’interno del covid hospital, oltre a tutto quanto sopra elencato, da un po’ di tempo, precisamente da quando è subentrata la nuova direzione che gestisce ad interim con Marcianise questa struttura ospedaliera il personale vive una situazione di stress senza precedenti.Medici ed operatori lavorano da oltre 2 anni in condizioni difficili, molti di loro si sono ammalati e hanno rischiato in prima persona sul posto di lavoro. I casi di burn out sono tanti, dovuti ai turni massacranti e all’angoscia di vedere tanto dolore, sofferenza e morte. Circa un mese fa un infermiere si è anche suicidato e non è escluso che lo stress lavorativo abbia fatto la sua parte. Al burn out, lo stress cronico derivante da questa condizione va aggiunto anche il personale vive con la spada di Damocle della commissione di disciplina, alla quale alcuni di loro sono stati deferiti per poi essere sanzionati. Il paradosso è che chi manda la commissione di disciplina è lo stesso che emana le sanzioni. per dirla in breve: chi controlla il controllore? Questa situazione non può stare in piedi. Impensabile che chi manda i dipendenti a ogni piè sospinto dinanzi alla commissione di disciplina sia la stessa persona che poi li “giudica” e li ammonisca per obiettivi non raggiunti o per non aver rispettato qualche cavillo. Questi e altri motivi affini genererebbero  il continuo ricorso alla commissione: non si valuta invece che queste persone stanno solo facendo il loro lavoro, con tutti i limiti e le difficoltà che vi abbiamo descritto. Insomma oltre al danno anche la beffa del mobbing.

In ultimo, ci sono i problemi legati alla sicurezza e all’incolumità di cui vi abbiamo già parlato qualche giorno fa a margine della fuga di una paziente dall’ ospedale covid.

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Gli angeli salvatori sono ora bistrattati e sanzionati. Il covid hospital di Maddaloni, presidio esemplare e baluardo della lotta al covid è considerato uno “sversatoio” per pazienti da ogni dove, purché positivi, a prescindere dalle patologie. Gli arcobaleni hanno perso colore. Non è andato tutto bene. Anzi nulla va bene. La pandemia non è finita ma queste persone sono state lasciate da sole con le armi spuntate a fare da capro espiatorie a vittime predestinate. E non per loro respnsabilità.

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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