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Condannato a sette anni dopo aver ucciso, giovane su scooter

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Non è stato facile per un genitore dopo la perdita di un figlio assistere , quasi inerme ad un processo che è durato un bel po’ di tempo.

Stiamo parlando del processo per la morte,in seguito di un incidente stradale,di un giovane 15enne,  Ciro Modugno, deceduto mentre era alla guida del suo Scooter nel mese di Ottobre.

La dinamica dell’ accaduto fu piuttosto chiara. , il giovane uomo , si scontrò con un’ auto , guidata da Pietro , 30 anni , che procedeva contromano il 30 enne Pietro.

Dai primi accertamenti del caso , trapeli’ che il 30enne aveva ingerito alcol e droga.

Ieri la sentenza : Pietro è stato condannato a 7 anni e quattro mesi dal Tribunale di Napoli Nord.

La Signora Covielli , mamma del malcapitato Ciro ,era presente al processo, e a sostenerla fuori dal Tribunale c’era un presidio di persone a lei vicine.

Ad aiutarla in questi mesi sono state le associazioni di coloro che hanno perso i propri cari in incidenti stradali. “Sono passati quasi sei mesi dalla perdita del mio adorato figlio Ciro – ha detto Nunzia Covelli – e finalmente arriva una condanna, anche se mi aspettavo una pena più forte. Insieme al mio avvocato, Nicola Martinelli, e alle associazioni , che erano parte civile nel processo, abbiamo aspettato in Tribunale tutto il giorno, digiuni, dalle 10 alle 18, per sentirci dire che la vita di mio figlio Ciro vale solo 7 anni e 4 mesi. Purtroppo, viviamo in Italia, dove noi mamme dei ragazzi vittime della strada non possiamo contare su una giustizia giusta. Certo, anche 30 anni non mi avrebbero ridato il mio Ciro, ma non mi sembra giusto che una persona che aveva bevuto e assunto cocaina possa uccidere un bambino, distruggere una famiglia e cavarsela con pochi anni. Io, purtroppo, sono ormai una ergastolana condannata dall’assassino di mio figlio, il quale oggi non era nemmeno presente all’udienza. Questa pena così lieve non sarà certo di esempio per tante altre persone, che si sentiranno in dovere di mettersi al volante dopo aver assunto stupefacenti. Sono delusa della legge italiana. Io non avrò più mio figlio, la mia famiglia è distrutta e lui, sempre se andrà in carcere, fra sette anni potrà ricominciare la sua vita. Il mio Ciro, che aveva solo quindici anni, non può più sognare”. Guardano il “bicchiere mezzo pieno” le associazioni. “Finalmente un po’ di giustizia” dicono Alberto Pallotti ed Elena Ronzullo, rispettivamente presidenti dell’Associazione “Familiari e Vittime della Strada Odv” e dell’Associazione “Mamme Coraggio e Vittime della Strada”, le due associazioni ammesse parti civili nel processo. “Questa sentenza – affermano – per noi è una soddisfazione, poiché in questi mesi siamo stati vicini alla mamma di Ciro e abbiamo combattuto insieme a lei. Continueremo a lottare affinché tutte le vittime della strada e le loro famiglie ottengano giustizia”. Parla di “sentenza esemplare” l’avvocato Davide Tirozzi, che con il collega Walter Rapattoni ha difeso le associazioni. “Il pubblico ministero aveva chiesto otto anni, il giudice ne ha inflitti sette anni e quattro mesi, riconoscendo tutte le aggravanti del caso”.

 

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(Fonte: BelvedereNews – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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