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Funivia, tutti contro tutti. Il…

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Dopo i primi interrogatori di garanzia è già tutti contro tutti. I tre indagati per la strage della funivia Stresa-Mottarone, fermati nella notte fra martedì e mercoledì scorso, hanno provato a scaricarsi la responsabilità l’un l’altro. Ieri sono stati interrogati per tutto il giorno dal giudice per le indagini preliminari Donatella Banci Bonamici, alla presenza del procuratore di Verbania Olimpia Bossi. Un confronto in cui non sono mancati momenti anche molto tesi. Il gip ha sciolto solo a tarda sera la decisione sulla nuova richiesta di misure cautelari nei confronti dei tre indagati: Gabriele Tadini, capo del servizio, Enrico Perocchio, responsabile tecnico dell’impianto, e Luigi Nerini, amministratore e proprietario della concessionaria Ferrovie del Mottarone srl. Perocchio ha negato di essere mai stato informato dell’uso dei “forchettoni” bloccafreni. Nerini sostiene di non avere le competenze tecniche per fermare l’impianto (accusando implicitamente Perocchio). Entrambi attaccano il sottoposto che li ha tirati in ballo, Tadini, l’uomo che ha materialmente disinnescato il sistema d’emergenza.

Perocchio, ingegnere dipendente della società di manutenzione Leitner, sostiene di “non essere mai stato informato dei malfunzionamenti” e, soprattutto, di “non aver mai autorizzato” l’uso dei forchettoni. Lo riferisce il suo avvocato Andrea Da Prato. “Solo un pazzo – ha detto sostanzialmente al giudice – sarebbe salito su quell’impianto senza il sistema di sicurezza. Avevo fatto colorare di rosso i dispositivi perché non accadesse mai che un operatore potesse dimenticarli inseriti con passeggeri a bordo”. Perocchio si proclama innocente e il suo legale aveva chiesto la sua scarcerazione immediata. Il giorno dell’incidente, ha raccontato al giudice, sarebbe stato avvertito alle 12.09, pochi istanti dopo il disastro, proprio da una chiamata di Tadini: “Enrico, la fune è a terra. È giù dalla scarpata. La vettura aveva i ceppi”. L’ingegnere, pagato dalla Leitner, percepiva per l’incarico presso la funivia “2mila euro l’anno”: “Non avevo interesse a farlo funzionare sapendo che esistevano delle avarie. Per me un impianto fermo è un impianto sicuro”.

Ad accusarlo, però, c’è un testimone che i carabinieri di Verbania hanno riascoltato venerdì pomeriggio: si chiama Fabrizio Coppi, ed è un operatore che domenica 23 maggio stava lavorando sulla funivia. Coppi conferma la versione del suo capo, Tadini, secondo cui Perocchio era a conoscenza di tutto. Tra le persone sentite c’è un altro testimone, che va in direzione opposta: Davide Marchetti, dipendente della Rvs, la ditta esterna intervenuta su impulso della Leitner ad aprile. Tadini, racconta Marchetti, non gli segnalò nessun “rumore alla centralina”, né la “perdita di pressione al sistema frenante”. Ossia, quei brutti segnali ignorati il giorno della strage. Chi era informato, dunque, dei problemi alla funivia?

Quanto a Luigi Nerini, il proprietario della Funivie del Mottarone srl, la sua versione è che non spettava a lui occuparsi degli aspetti tecnici: “La mia competenza era sulla gestione economica e amministrativa”. “La sicurezza non era affare suo – ha spiegato il suo avvocato Pasquale Pantano – smettetela di dire che il mio cliente ha risparmiato sulla sicurezza”. Rimane solo, dunque, Gabriele Tadini. L’uomo che martedì scorso, dopo oltre dieci ore di interrogatorio, si è prima autoaccusato (“domenica mattina ho inserito i forchettoni, è stata una decisione che ho preso senza consultare nessuno”) e poi ha coinvolto anche i suoi superiori: “Lo sapevano tutti”. “Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”, ha aggiunto. Il suo legale, Marcello Perillo, ha chiesto per lui i domiciliari. Su Tadini sono emersi alcuni dettagli inediti. La Ferrovie del Mottarone srl, riferiscono alcuni testimoni, ne avrebbe assunto la moglie, il figlio e anche due cugini. Inoltre, lo storico capo del servizio era stato sollevato dall’incarico dalla Leitner. Era tornato al vecchio ruolo dopo che il sostituto, un paio d’anni fa, era andato in pensione.

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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